Codice di Procedura Civile art. 50 bis - Cause nelle quali il tribunale giudica in composizione collegiale 1 .Cause nelle quali il tribunale giudica in composizione collegiale1 . [I]. Il tribunale giudica in composizione collegiale: 1) nelle cause nelle quali è obbligatorio l'intervento del pubblico ministero, salvo che sia altrimenti disposto; 2) nelle cause di opposizione, impugnazione, revocazione e in quelle conseguenti a dichiarazioni tardive di crediti di cui al regio decreto 16 marzo 1942, n. 267 e alle altre leggi speciali disciplinanti la liquidazione coatta amministrativa2 ; 3) nelle cause devolute alle sezioni specializzate; 4) nelle cause di omologazione del concordato fallimentare e del concordato preventivo; [5) nelle cause di impugnazione delle deliberazioni dell'assemblea e del consiglio di amministrazione, nonché nelle cause di responsabilità da chiunque promosse contro gli organi amministrativi e di controllo, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari3 e i liquidatori delle società, delle mutue assicuratrici e società cooperative, delle associazioni in partecipazione e dei consorzi;]4 [6) nelle cause di impugnazione dei testamenti e di riduzione per lesione di legittima;]5 7) nelle cause di cui alla legge 13 aprile 1988, n. 117; [7-bis) nelle cause di cui all'articolo 140-bis del codice del consumo, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206.]6 [II]. Il tribunale giudica altresì in composizione collegiale nei procedimenti in camera di consiglio disciplinati dagli articoli 737 e seguenti, salvo che sia altrimenti disposto.
[1] Gli articoli della presente Sezione VI bis sono stati inseriti dall'art. 56 d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51, con effetto, ai sensi dell'art. 247 comma 1 dello stesso decreto quale modificato dall'art. 1 l. 16 giugno 1998, n. 188, dal 2 giugno 1999. [2] Numero così modificato dall'art. 98 d.lg. 8 luglio 1999, n. 270. [3] Le parole « , i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari » sono state inserite dall'art. 152l. 28 dicembre 2005, n. 262. [4] Numero soppresso dall'art. 3, comma 4, del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022, il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale) . Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come da ultimo sostituito dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". [5] Numero soppresso dall'art. 3, comma 4, del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022, il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale) .Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come da ultimo sostituito dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". [6] Numero aggiunto dall'art. 2448l. 24 dicembre 2007, n. 244 (legge finanziaria 2008). Ai sensi dell'art. 23, comma 16, del d.l. 1° luglio 2009, n. 78, conv. dalla l. 3 agosto 2009, n. 102, la presente disposizione diviene efficace decorsi 24 mesi dalla data di entrata in vigore della legge finanziaria [1° gennaio 2008]. Tale termine sostituisce il precedente, di 18 mesi, che era stabilito dal comma 447 dell'art. 2 l. n. 244 del 2007, cit., come modificato dall'art. 19 del d.l. 30 dicembre 2008, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla l. 27 febbraio 2009, n. 14. Da ultimo, l'art. 3, comma 1, lett. c) d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 ha soppresso il numero 7-bis; a norma dell'art. 7, comma 2, del d.lgs. n. 164/2024 cit. le disposizioni di cui al presente numero continuano ad applicarsi alle condotte illecite poste in essere precedentemente alla data di entrata in vigore della legge 12 aprile 2019, n. 31. InquadramentoLa disposizione in commento elenca le cause nelle quali il tribunale giudica in composizione collegiale. Essa va letta in combinato disposto con il successivo art. 50 ter, il quale — dettando la regola della composizione monocratica del giudice di primo grado, a fronte della norma in esame, la quale enumera le eccezioni a detta regola — stabilisce che, fuori dei casi previsti dall'art. 50-bis, il tribunale giudica in composizione monocratica. La dottrina condivide l'affermazione secondo cui il rapporto tra giudice monocratico e collegiale si pone in termini di regola-eccezione (Olivieri, 466; Didone, 53), e ne trae la conseguenza della tassatività dell'elencazione contenuta nella disposizione in discorso. Sebbene la composizione monocratica del giudice risponda ad un principio generale (Corte cost. n. 53/2005), essa è stata oggetto di deroghe legislative successive (v. le modifiche apportate dalla l. n. 269/2004 all'art. 56 l. n. 392/1978 in tema di fissazione del termine per l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio di immobili urbani). Non si pone più la questione del rapporto tra sezioni distaccate e sede centrale del tribunale, presso la quale potevano in esclusiva trattarsi, in passato, ai sensi dell'abrogato art. 48 quater r.d. n. 12/1941 (recante l'ordinamento giudiziario) le cause rientranti nella riserva di collegialità. È appena il caso di osservare che si collocano al di fuori della regola della monocraticità le cause assegnate in primo grado alla competenza della Corte d'appello (p. es. opposizione alla stima dell'indennità di espropriazione). Cause sottoposte a riserva di collegialitàLa disposizione in esame è stata modificata dall'art. 3 d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149, al fine di dare attuazione alla lettera a) del comma 6 dell'art. 1 della legge delega, la quale ha imposto la riduzione dei casi in cui il tribunale decide in composizione collegiale, limitando a tale organo i casi di «oggettiva complessità giuridica» e tenendo conto della «rilevanza economico-sociale delle controversie»: sicché si è ritenuto di procedere all'abrogazione dei nn. 5 e 6 del comma 1, devolvendo quindi al giudice monocratico le cause di impugnazione delle deliberazioni dell'assemblea e del consiglio di amministrazione, nonché quelle di responsabilità da chiunque promosse contro gli organi amministrativi e di controllo, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari e i liquidatori delle società, delle mutue assicuratrici e società cooperative, delle associazioni in partecipazione e dei consorzi e le cause di impugnazione dei testamenti e di riduzione per lesione di legittima. La norma menziona dunque anzitutto le cause in cui è obbligatorio l'intervento del pubblico ministero. Per il caso della querela di falso proposta in via incidentale (che richiede l'intervento del pubblico ministero) nell'ambito di un processo di competenza del giudice monocratico v. sub art. 225. Peraltro In tema di querela di falso, l'art. 225, comma 1, nell'imporre la pronuncia del collegio, non detta una regola di trattazione collegiale del procedimento ma esprime solo una riserva al tribunale in composizione collegiale limitatamente ai poteri decisori, sicché, ove la querela venga proposta davanti a sezione distaccata di tribunale, in composizione monocratica, non si verifica alcuna nullità o vizio di costituzione del giudice se l'attività in concreto svolta dal giudice monocratico, prima di rimettere l'affare alla sezione centrale del tribunale per la decisione sul falso, abbia rilievo meramente ordinatorio, oppure sostanzialmente istruttorio (Cass. n. 8705/2016). Non rientrano pertanto nella riserva di collegialità i casi di intervento facoltativo del pubblico ministero menzionati dall'art. 70, u.c. Ulteriore deroga alla regola qui in esame si rinviene nell'art. 244 d.lgs. n. 51/1998, che, al momento della soppressione del pretore, ha trasferito le sue competenze al tribunale in composizione monocratica anche se relative a procedimenti nei quali è previsto l'intervento obbligatorio del pubblico ministero. Rientra nella riserva di collegialità la materia concorsuale: le impugnazioni dello stato passivo (art. 98 l. fall. – per la nuova disciplina v. art. 206 d.lgs. n. 14/2019 – Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza); le domande di rivendicazione, restituzione e separazione di cose mobili (art. 103 l. fall. – per la nuova disciplina v. art. 210 d.lgs. n. 14/2019 – Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza); le opposizioni all'approvazione del concordato (art. 214 l. fall. – per la nuova disciplina v. art. 314 d.lgs. n. 14/2019 – Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza). L'elencazione delle controversie per le quali è stabilito che il tribunale giudica in composizione collegiale, quale contenuta sia nell'art. 48 comma 2, r.d. n. 12/1941, sia nell'art. 50-bis, comma 2, introdotto dal d.lgs. n. 51/1998, ha carattere tassativo e, conseguentemente, nel giudizio relativo all'azione revocatoria fallimentare ex art. 64 l. fall. (per la nuova disciplina v. d.lgs. n. 14/2019 – Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza) il tribunale giudica in composizione monocratica, in quanto detto giudizio non è menzionato tra quelli che dette norme riservano al tribunale in composizione collegiale, poiché esso non rientra tra i giudizi di «revocazione», menzionati da dette norme, che riguardano esclusivamente le cause aventi ad oggetto l'azione revocatoria del credito ammesso al passivo per effetto di dolo o di errore essenziale (art. 102 l. fall. – per la nuova disciplina v. art. 209 d.lgs. n. 14/2019 – Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza), che, insieme con le cause di opposizione ed impugnazione e con quelle conseguenti a dichiarazioni tardive di crediti compongono il quadro delle controversie riservate alla decisione del tribunale in composizione collegiale, che devono essere mantenute distinte dalle cause dirette ad ottenere la dichiarazione di inefficacia degli atti pregiudizievoli ai creditori concorsuali (Cass. n. 19892/2005). La norma elenca poi le cause devolute alle sezioni specializzate, tra cui le sezioni specializzate agrarie, il Tribunale dei minorenni nelle materie civili, le sezioni specializzate in materia di proprietà industriale ed intellettuale. Sono di competenza del tribunale in composizione collegiale le cause di omologazione del concordato fallimentare (art. 129 l. fall. -per la nuova disciplina v. art. 245 d.lgs. n. 14/2019 – Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza) e del concordato preventivo (art. 180 l. fall. – per la nuova disciplina v. d.lgs. n. 14/2019 – Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza). La norma indica poi le cause in tema di responsabilità dei magistrati. E' stata introdotta la decisione collegiale nelle azioni di classe disciplinate dall'art. 140-bis d.lgs. n. 206/2005 (codice del consumo), ora abrogato dall' art. 5, comma 1, l. n. 31/2019. Infine la riserva di collegialità si estende ai procedimenti in camera di consiglio ex artt. 737 ss. Anche in questo caso, sulla base dell'elaborazione svolta con riferimento all'art. 48 vecchio testo, può ribadirsi che rientrano in tale comma 2 dell'art. 50-bis tutti i procedimenti invero innumerevoli. BibliografiaCarbone, Giudice monocratico e giudice collegiale, in Riv. dir. proc. 1996, 558; Chiarloni, Giudice monocratico e giudice collegiale nella riforma del processo civile (ancora contro il formalismo delle garanzie), in Formalismi e garanzie, Studi sul processo civile, Torino, 1995; Consolo, Spiegazioni di diritto processuale civile, Bologna, 1998; Didone, Processo di cognizione e giudice unico, Milano, 1999; Montesano-Arieta, Diritto processuale civile, II, Napoli, 1999; Olivieri, Il giudice unico di primo grado nel processo civile, in Giust. civ. 1998, II, 466. |