Codice di Procedura Civile art. 60 - Responsabilità del cancelliere e dell'ufficiale giudiziario.Responsabilità del cancelliere e dell'ufficiale giudiziario. [I]. Il cancelliere e l'ufficiale giudiziario sono civilmente responsabili: 1) quando, senza giusto motivo, ricusano di compiere gli atti che sono loro legalmente richiesti oppure omettono di compierli nel termine che, su istanza di parte, è fissato dal giudice dal quale dipendono o dal quale sono stati delegati; 2) quando hanno compiuto un atto nullo con dolo o colpa grave [162 2]. InquadramentoLa norma in commento disciplina la responsabilità del cancelliere e dell'ufficiale giudiziario. Essa stabilisce che l'uno e l'altro rispondono se rifiutano di compiere un atto al quale sono tenuti senza giustificato motivo, ovvero se compiono gli atti di loro competenza oltre il termine previsto, ovvero compiono un atto nullo con dolo o colpa grave. Cancelliere ed ufficiale giudiziario intrattengono con le parti un rapporto di natura pubblicistica (Tedoldi, 487), non è inquadrabile nell'ambito del mandato. Anche in giurisprudenza si è osservato che nel sistema delle leggi vigenti, l'ufficiale giudiziario adempie a pubbliche funzioni nei limiti della competenza che gli è assegnata e, per gli atti che egli compie su istanza o iniziativa della parte, deve considerarsi organo giudiziario dotato di autonomia funzionale nei confronti della parte stessa e, quindi, legato a questa non da un rapporto privatistico di preposizione, avente cioè carattere contrattuale (mandato, rappresentanza, ecc), ma da un rapporto pubblicistico. Pertanto, ove egli, nell'esecuzione di un sequestro conservativo su beni mobili, soggetta alla stessa disciplina formale della esecuzione del pignoramento mobiliare, abbia esteso il vincolo a beni eccedenti per valore i limiti fissati nel provvedimento cautelare, attuando quella stima che rientra nelle sue esclusive attribuzioni, e da tale eccesso siano derivati danni al debitore, la relativa responsabilità, per eventuale dolo o colpa, sussiste direttamente nei suoi confronti, secondo i principi generali della responsabilità civile extracontrattuale (art. 2043 c.c.) e non può essere estesa alla parte procedente, salvo che non sia dimostrata concretamente una partecipazione di questa (personalmente o a mezzo del procuratore) all'illecito (Cass. n. 287/1963). La colpa dell'ufficiale giudiziario, in sede di esecuzione mobiliare ed immobiliare, non può dunque farsi risalire al creditore procedente per costituire titolo di sua responsabilità civile, diretta o indiretta, esclusiva o concorrente (Cass. n. 3329/1968). CasisticaIn giurisprudenza è stato affermato che, ove dovuta, la trascrizione di atti, domande giudiziali, sentenze e decreti, costituisce un obbligo del cancelliere, obbligo che, qualora non osservato, dà luogo a responsabilità ai sensi dell'art. 60 (Cass. n. 1242/1978, in cui si precisa essere irrilevante che la parte abbia o non abbia chiesto la trascrizione poi disposta con la sentenza); gli atti compiuti dall'ufficiale giudiziario nel quadro del processo esecutivo non sono suscettibili di impugnazione ai sensi dell'art. 617; tale opposizione è infatti esperibile esclusivamente nei confronti di atti riferibili al giudice dell'esecuzione, che è l'unico titolare del potere di impulso e controllo del processo esecutivo, sicché, ove l'atto (anche eventualmente omissivo) che si assume contrario a diritto sia riferibile solo ad un ausiliario del giudice, ivi compreso l'ufficiale giudiziario, esso è sottoponibile al controllo del giudice dell'esecuzione, ai sensi dell'art. 60 o nelle forme desumibili dalla disciplina del procedimento esecutivo azionato, e solamente dopo che questi si sia pronunciato sull'istanza dell'interessato diviene possibile impugnare il relativo provvedimento giudiziale con le modalità di cui all'art. 617 c.p.c. (Cass. n. 19573/2015; Cass. n. 1335/2011); l'art. 111 d.P.R. n. 1229/1959 conferisce all'ufficiale giudiziario il potere di rilasciare, ai fini della notifica, ulteriori copie di atti, quali le sentenze, senza limitazioni od eccezioni di sorta, sicché, qualora egli si rifiuti di provvedere, è responsabile dei danni subiti dalla parte istante (Cass. n. 12516/1993); con riguardo all'osservanza del termine ex art. 331, il ritardo da parte dell'ufficiale giudiziario nella riconsegna al notificante del plico contenente l'atto ricevuto in restituzione dall'ufficio postale e non consegnato al destinatario, non vale ad impedire la decadenza dall'impugnazione, ricadendo sulla parte notificante la negligenza dell'ufficiale giudiziario, senza che sia consentita la rinnovazione della notificazione a norma dell'art. 291, vertendosi in un'ipotesi non di nullità ma di inesistenza della notificazione, di talché, si configura una responsabilità ex art. 60 dell'ufficiale giudiziario medesimo (Cass. n. 11763/1992); incorre in responsabilità civile ai sensi del n. 1 dell'art. 60, perché sostanzialmente rifiuta di provvedere nel termine e secondo le modalità volute dalla parte, l'ufficiale giudiziario che esegue un sequestro conservativo richiesto d'urgenza, non lo stesso giorno della richiesta, ma due giorni dopo, con risultato negativo (Cass. n. 2984/1972); gli uffici unici per le notificazioni, esecuzioni e protesti nei capoluoghi di distretto o di circondario non hanno natura di enti pubblici, e neppure di persone giuridiche private bensì di associazioni prive di personalità giuridica, le quali, costituite, sulla base di un fondo comune, tra tutti gli ufficiali di uno stesso distretto o circondario e da uno di essi diretti, sono soltanto destinate a svolgere, nell'interesse comune e con vincoli tra gli associati, un'attività volta a disciplinare la organizzazione degli uffici medesimi, salvo sempre, peraltro, il carattere strettamente personale, anche sul piano della responsabilità verso terzi, delle attività compiute dai singoli uffici giudiziari; conseguentemente, nei rapporti verso terzi, tranne che per le obbligazioni assunte al fine dello svolgimento dell'anzidetta attività di organizzazione, non è configurabile una responsabilità dell'ufficio unico, il quale, in particolare, difetta di legittimazione passiva rispetto alla domanda (da proporsi invece nei confronti del singolo ufficiale giudiziario) di risarcimento dei danni derivati dall'illegittima inclusione nell'elenco ufficiale dei protesti (Cass. n. 6269/1980). L'opposizione agli atti esecutivi, di cui all'art. 617, è esperibile esclusivamente nei confronti di atti riferibili al giudice dell'esecuzione, che è l'unico titolare del potere di impulso e controllo del processo esecutivo, sicché, ove l'atto (anche eventualmente omissivo) che si assume contrario a diritto sia riferibile solo ad un ausiliario del giudice, ivi compreso l'ufficiale giudiziario, esso è sottoponibile al controllo del giudice dell'esecuzione, ai sensi dell'art. 60 o nelle forme desumibili dalla disciplina del procedimento esecutivo azionato, e solamente dopo che questi si sia pronunciato sull'istanza dell'interessato diviene possibile impugnare il relativo provvedimento giudiziale con le modalità di cui all'art. 617 (Cass. n. 19573/2015). In tema di espropriazione mobiliare presso il debitore, l'art. 513 pone una presunzione di titolarità in capo a quest'ultimo dei beni che si trovano nella sua casa e negli altri luoghi a lui appartenenti; pertanto, poiché l'attività svolta dall'ufficiale giudiziario in sede di pignoramento mobiliare è meramente esecutiva, è preclusa al medesimo qualsiasi valutazione giuridica dei titoli di appartenenza dei beni da sottoporre al pignoramento, rimanendo a disposizione degli eventuali terzi proprietari lo strumento processuale dell'opposizione di terzo all'esecuzione (Cass. n. 23625/2012). In tema di esecuzione forzata, il rimedio dell'opposizione agli atti esecutivi di cui all'art. 617 è esperibile esclusivamente nei confronti di atti riferibili al giudice dell'esecuzione, il quale è l'unico titolare del potere di impulso e controllo del processo esecutivo; pertanto, ove tale giudice abbia delegato ad un notaio lo svolgimento delle operazioni, gli atti assunti dal professionista possono essere sottoposti al controllo del giudice dell'esecuzione ai sensi dell'art. 60 ovvero nelle forme desumibili dalla disciplina del procedimento esecutivo azionato ma non possono essere impugnati direttamente con l'opposizione agli atti esecutivi (Cass. n. 1335/2011). Il rimedio dell'opposizione agli atti esecutivi, di cui all'art. 617, è esperibile soltanto contro atti riferibili al giudice dell'esecuzione, il quale è l'unico titolare del potere di impulso e controllo del processo esecutivo. Quando, invece, l'atto (anche eventualmente omissivo) che si assume contrario a diritto sia riferibile non al giudice, ma ad un suo ausiliario, ivi compreso l'ufficiale giudiziario, esso è sottoponibile al controllo del giudice dell'esecuzione ai sensi dell'art. 60 o nelle forme desumibili dalla disciplina del procedimento esecutivo azionato e solo dopo che il giudice stesso si sia pronunciato sull'istanza dell'interessato sarà possibile impugnare il suo provvedimento con le modalità di cui all'art. 617 (Cass. n. 7674 /2008). Nell'ipotesi in cui venga proposta opposizione direttamente avverso il verbale di contestazione per violazione al codice della strada, la legittimazione passiva va riconosciuta, alternativamente, sia alle singole amministrazioni centrali, cui appartengono i vari Corpi autorizzati alla contestazione (nella specie, i Carabinieri, e perciò il Ministro della Difesa) sia al Ministero dell'Interno, il quale, ai sensi dell'art. 11 cod. strada, possiede specifiche competenze in materia di circolazione stradale, ed ha il compito di coordinamento dei servizi di Polizia stradale. Peraltro, la carente legittimazione processuale della Prefettura che sia stata erroneamente evocata in giudizio [nella specie, pur dotata di legittimazione sostanziale in ordine alla opposizione alla sospensione della patente di guida, dalla stessa irrogata ai sensi dell'art. 179, comma 9, d.lgs. n. 285/1992 (codice della strada), ma carente di detta legittimazione con riguardo alla opposizione alla sanzione pecuniaria conseguente alla violazione ex art. 179, comma 2, d.lgs. n. 285/1992 (codice della strada), consistita nella circolazione di veicolo con cronotachigrafo non funzionante] è sanata dalla impugnazione proposta dal predetto Ministero, il cui ricorso vale come ratifica, operata dal soggetto sostanzialmente legittimato, della condotta processuale del suo ufficio periferico che si è costituita e difesa nel merito, sebbene privo di capacità di stare in giudizio nella opposizione al verbale di contestazione di sanzione pecuniaria, conseguendone l'ammissibilità del ricorso per cassazione proposto dal Ministero dell'Interno nei confronti della sentenza sulla opposizione al verbale di contestazione di violazione del codice della strada redatto dal Corpo dei Carabinieri (Cass. n. 3144/2006). Il termine assegnato alla parte, a norma dell'art. 331, per l'integrazione del contraddittorio ha natura perentoria ed il giudice non ha il potere di prorogarlo, né prima né dopo la sua scadenza, neppure su accordo delle parti, sicché la sua inosservanza è causa di inammissibilità dell'impugnazione, rilevabile d'ufficio, a prescindere dalle ragioni che l'abbiano determinata, salvo che la parte interessata non dimostri la propria impossibilità all'osservanza del detto termine per fatto a lei non imputabile néper dolo, né per colpa. Non è legittimamente riconducibile a tale ipotesi scriminante il ritardo, da parte dell'Ufficiale giudiziario, nella riconsegna al notificante del plico contenente l'atto ricevuto in restituzione dall'ufficio postale e non consegnato al destinatario, ritardo che, pertanto, non è idoneo ad impedire la decadenza dall'impugnazione, ricadendo sulla parte notificante la negligenza dell'Ufficiale giudiziario, senza che sia consentita la rinnovazione della notificazione, a norma dell'art. 291, vertendosi in un'ipotesi non di nullità, ma di inesistenza della notificazione stessa (Cass. n. 9090/2001). L'art. 2050 c.c. il quale pone a carico di chi esercita un'attività pericolosa la presunzione di responsabilità per i danni cagionati nello svolgimento della medesima richiede per la sua applicabilità l'esistenza di un nesso causale tra l'esercizio dell'attività stessa e l'evento dannoso, la cui prova dev'essere fornita dal danneggiato che agisce per il risarcimento dei danni (Cass. n. 7177/1995). Con riguardo all'osservanza del termine perentorio disposto a norma dell'art. 331 per l'integrazione del contraddittorio in sede d'impugnazione, il ritardo da parte dell'Ufficiale giudiziario nella riconsegna al notificante del plico contenente l'atto ricevuto in restituzione dall'ufficio postale e non consegnato al destinatario, non vale ad impedire la decadenza dall'impugnazione, ricadendo sulla parte notificante la negligenza dell'Ufficiale giudiziario, senza che sia consentita la rinnovazione della notificazione a norma dell'art. 291, vertendosi in un'ipotesi non di nullità ma di inesistenza della notificazione (Cass. n. 11763/1992). Il rifiuto dell'ufficiale giudiziario di eseguire il pignoramento richiesto dal creditore non è atto immediatamente suscettibile del rimedio dell'opposizione di cui all'art. 617, ma può essere sottoposto al controllo del giudice ai sensi dell''art. 60 o nelle forme desumibili dalla disciplina del procedimento esecutivo azionato mentre il suddetto rimedio resta eventualmente sperimentabile avverso il provvedimento del giudice conclusivo di tale controllo (Cass. n. 3030/1992). La negligenza dell'ufficiale giudiziario incaricato della notificazione di un atto d'impugnazione non può evitare la decadenza dall'impugnazione stessa, ma importa solo una responsabilità dell'ufficiale giudiziario medesimo (Cass. n. 3775/1974). Incorre in responsabilità civile — ai sensi del n. 1 dell'art. 60 —, perché sostanzialmente rifiuta di provvedere nel termine e secondo le modalità volute dalla parte, l'ufficiale giudiziario che esegue un sequestro conservativo richiesto d'urgenza, non lo stesso giorno della richiesta, ma due giorni dopo, con risultato negativo (Cass. n. 2984/1972). L'ufficiale giudiziario e legato alla parte privata da un rapporto di carattere pubblicistico, che importa un'autonomia funzionale. Pertanto, è responsabile in proprio, se, nell'esecuzione di una misura cautelare, assoggetti a vincolo beni eccedenti la necessita di cautela. Tale responsabilità non può essere estesa alla parte privata, se questa non abbia, direttamente o a mezzo del suo procuratore, partecipato all'illecito (Cass. n. 2773/1969). La colpa dell'ufficiale giudiziario, in sede di esecuzione mobiliare ed immobiliare, non può farsi risalire al creditore procedente per costituire titolo di sua responsabilità civile, diretta o indiretta, esclusiva o concorrente (Cass. n. 3329/1968). La negligenza dell'ufficiale giudiziario incaricato della notifica di un atto di impugnazione non può evitare la eventuale decadenza della parte dall'impugnazione stessa, ma importa solo una responsabilità dell'ufficiale giudiziario medesimo (Cass. n. 643/1963). Poiché il processo esecutivo è articolato su di un sistema chiuso di rimedi e non è consentita azione in forme diverse dalle opposizioni esecutive o dalle altre iniziative cognitive specificamente previste da detto sistema processuale, non è ammessa la contestazione di un atto dell'Ufficiale giudiziario (nella specie: avviso di prosecuzione di operazioni di pignoramento mobiliare rivolto anche a chi non era debitrice esecutata) nelle forme di un'ordinaria azione di cognizione o di un'opposizione esecutiva, essendo anche tale atto assoggettato esclusivamente al controllo del giudice dell'esecuzione ai sensi dell'art. 60 o nelle eventualmente diverse forme desumibili dalla disciplina del procedimento esecutivo azionato; sicché solo dopo che il giudice stesso si sia pronunciato sull'istanza dell'interessato è possibile impugnare il suo provvedimento con le modalità di cui all'art. 617 (Cass. n. 5175/2018). La responsabilità dell'ufficiale giudiziario per il ritardo nel compimento dei propri atti, ai sensi dell'art. 60, n. 1, sussiste anche quando il termine non sia stato fissato dal giudice, ma sia stato legittimamente stabilito dalla parte, purché, in quest'ultimo caso, la relativa scadenza sia stata chiaramente evidenziata dalla parte al momento della richiesta, non potendosi configurare, in capo all'ufficiale giudiziario, un onere di esaminare il contenuto dell'atto al fine di trarne le informazioni giuridicamente rilevanti circa lo spirare del relativo termine (Cass. n. 24203/2018). BibliografiaPunzi, Il processo civile, sistema e problematiche, I, Torino, 2010; Tedoldi, Ufficiale giudiziario, in Dig. civ., XIX, Torino, 1999. |