Codice di Procedura Civile art. 93 - Distrazione delle spese.

Mauro Di Marzio

Distrazione delle spese.

[I]. Il difensore con procura [83] può chiedere che il giudice, nella stessa sentenza in cui condanna alle spese, distragga in favore suo e degli altri difensori gli onorari non riscossi e le spese che dichiara di avere anticipate.

[II]. Finché il difensore non abbia conseguito il rimborso che gli è stato attribuito, la parte può chiedere al giudice, con le forme stabilite per la correzione delle sentenze [288], la revoca del provvedimento, qualora dimostri di aver soddisfatto il credito del difensore per gli onorari e le spese.

Inquadramento

La norma consente al difensore, a determinate condizioni, d'inserirsi nel processo, in una posizione il cui carattere è discusso, affiancandosi alla parte difesa, per domandare ed ottenere di essere riconosciuto, nel caso di soccombenza della controparte, esclusivo creditore delle spese del giudizio.

La disposizione, in particolare, stabilisce che il difensore il quale dichiari di avere anticipato le spese e non riscosso gli onorari possa chiedere che la liquidazione delle spese venga distratta in suo favore, di modo che egli sia direttamente legittimato ad agire esecutivamente nei confronti del soccombente e non, come di regola, del proprio cliente.

Problema centrale posto dalla disposizione in commento è il suo inquadramento entro la complessiva disciplina del processo, con riguardo, in particolare, alla suscettibilità dell'istanza di distrazione di essere qualificata come vera e propria domanda, tale da far assumere al difensore antistatario la qualità di parte processuale.

Il difensore antistatario

L'art. 93 contempla un caso che fa eccezione essenzialmente sotto un profilo alla disciplina comune posta dall'art. 91: il compenso al difensore antistatario (o anticipatario, o distrattario che dir si voglia) è dovuto non soltanto dal cliente di esso, come di regola accade in applicazione delle regole generali, ma anche dalla controparte che abbia subito il provvedimento di distrazione. Il soccombente, in altri termini, è tenuto al rimborso delle spese di lite non già in favore del vincitore, come prevede l'art. 91, bensì del difensore del vincitore.

Tale configurazione — definita di «spostamento di direzione soggettiva, che si produce nel processo formativo di un diritto destinato a realizzare un interesse di un certo soggetto» (De Stefano, 38) — pone in evidenza la peculiarità della posizione del difensore antistatario, al quale la giurisprudenza ha per lungo tempo riconosciuto, a certe condizioni, la qualità di vera e propria parte nel processo, sia pure limitatamente all'aspetto della distrazione (Cass. n. 670/1962; Cass. n. 1202/1965; Cass. n. 2494/1969; Cass. n. 2307/1974; Cass. n. 2870/1984).

Secondo questa impostazione, dunque, il difensore antistatario introdurrebbe nel giudizio un'autonoma domanda sua propria e, pur partecipando al giudizio, a seguito della domanda di distrazione, in posizione di semplice adiectus solutionis causa, assumerebbe la veste di parte in caso di mancato accoglimento della domanda medesima (Cass. n. 329/1964).

Le ricadute pratiche della ricostruzione così riassunta erano importanti, sul piano delle impugnazioni, dal momento che, una volta riconosciuta la qualità di parte al difensore antistatario che avesse visto disattesa la domanda di distrazione, veniva parimenti ammesso che egli potesse in tal caso impugnare la sentenza dolendosi del mancato accoglimento di essa: mancato accoglimento che, secondo quanto emerge dal dato giurisprudenziale, presentava i caratteri non già del rigetto, bensì, costantemente, della omessa pronuncia, intuitivamente addebitabile — è il caso di dire — a distrazione del giudice, comprensibile, se non giustificabile, per il fatto che la richiesta di attribuzione può essere formulata in qualunque momento e senza formalità alcuna, e pertanto non necessariamente viene rinvenuta nelle conclusioni definitive prese dalla parte.

Successivamente, ed al precipuo scopo di negare al difensore antistatario la legittimazione all'impugnazione, la S.C., ha ribaltato il precedente insegnamento ed ha negato che la richiesta di distrazione possa essere qualificata come domanda giudiziale proveniente dal procuratore antistatario ed affiancata alla domanda spiegata dalla parte da questi rappresentata (Cass.  S.U., n. 16037/2010; Cass. n. 293/2011; Cass. n. 8578/2014).

Quella di distrazione, in definitiva, secondo l'attuale orientamento della S.C., non è una domanda giudiziale ma un'istanza occasionata dalla lite pendente per avere il difensore anticipato le spese e non riscosso gli onorari: di guisa che il provvedimento di distrazione, pur trovando ospitalità nella sentenza, è in effetti del tutto svincolato da essa e non incide sul rapporto tra le parti in lite.

Sul piano applicativo va sottolineato anzitutto che il debito della parte soccombente nei diretti confronti del difensore antistatario della parte vincitrice si aggiunge al debito che il cliente ha nei confronti del proprio difensore: il che val quanto dire che il difensore antistatario può agire per ottenere il pagamento del dovuto tanto verso il cliente quanto verso la controparte Cass. n. 5678/1988). Ed in ogni caso può far valere il proprio credito nei confronti del cliente (e non, naturalmente, nei confronti della controparte) in ordine all'eventuale differenziale tra l'importo spettantegli in applicazione della tariffa ed in considerazione dell'attività prestata ed il minor importo eventualmente liquidato dal giudice (Cass. n. 2814/1990; Cass. n. 9097/2000).

Il difensore distrattario è tale per aver chiesto la distrazione nel giudizio in cui l'attività professionale è stata prestata e non per il fatto in sé considerato di aver anticipato le spese (Cass. n. 1352/1975). 

Il difensore munito di procura, il quale chieda la distrazione, a proprio favore, delle spese di giudizio e degli onorari, dichiarando di avere anticipato le prime e di non avere ricevuto i secondi, deve cioè ottenere il relativo provvedimento sulla base della sua semplice dichiarazione, la quale non può essere sindacata dal giudice (Cass. n. 8436/2019). 

Per altro verso, la mancata dichiarazione di antistatarietà non esclude che l'anticipazione sia stata effettuata (Cass. n. 4780/1978). 

La distrazione non è impedita dalla cessazione della materia del contendere (Cass. n. 7057/1982), né è influenzata dalla natura della controversia cui accede l'attività professionale prestata (Cass. n. 1256/1964; Cass. n. 3474/1997).

Una volta riformata la decisione cui la distrazione accede, anche questa ne viene travolta, sicché il difensore antistatario il quale abbia ottenuto il pagamento di quanto liquidato in suo favore è tenuto alla restituzione della somma incassata (Cass. n. 2728/1986). L'istanza di distrazione delle spese processuali consiste nel sollecitare l'esercizio del potere/dovere del giudice di sostituire un soggetto (il difensore) ad altro (la parte) nella legittimazione a ricevere dal soccombente il pagamento delle spese processuali e, come si è già accennato, non introduce, dunque, una nuova domanda nel giudizio, perché non ha fondamento in un rapporto di diritto sostanziale connesso a quello da cui trae origine la domanda principale; ne consegue, da un lato, che non sono applicabili le norme processuali sui rapporti dipendenti e che l'impugnazione della sentenza non deve essere rivolta anche contro il difensore distrattario, benché il capo della sentenza reso sull'istanza di distrazione sia destinato a cadere nello stesso modo in cui cade quello sulle spese reso nell'ambito dell'unico rapporto processuale, dall'altro, che il difensore distrattario subisce legittimamente gli effetti della sentenza di appello di condanna alla restituzione delle somme già percepite in esecuzione della sentenza di primo grado, benché non evocato personalmente in giudizio (Cass. n. 25247/2017).

L'istanza di distrazione delle spese processuali consiste nel sollecitare l'esercizio del potere/dovere del giudice di sostituire un soggetto (il difensore) ad altro (la parte) nella legittimazione a ricevere dal soccombente il pagamento delle spese processuali e, come si è già accennato, non introduce, dunque, una nuova domanda nel giudizio, perché non ha fondamento in un rapporto di diritto sostanziale connesso a quello da cui trae origine la domanda principale; ne consegue, da un lato, che non sono applicabili le norme processuali sui rapporti dipendenti e che l'impugnazione della sentenza non deve essere rivolta anche contro il difensore distrattario, benché il capo della sentenza reso sull'istanza di distrazione sia destinato a cadere nello stesso modo in cui cade quello sulle spese reso nell'ambito dell'unico rapporto processuale, dall'altro, che il difensore distrattario subisce legittimamente gli effetti della sentenza di appello di condanna alla restituzione delle somme già percepite in esecuzione della sentenza di primo grado, benché non evocato personalmente in giudizio (Cass. n. 25247/2017).

Si è di recente precisato che l'art. 93, nel prevedere che il difensore con procura può chiedere che il giudice distragga in favore suo e degli altri difensori gli onorari non riscossi e le spese che dichiara di avere anticipato, contempla un caso di sostituzione processuale, agendo il difensore che chiede la distrazione anche per gli altri difensori dello stesso cliente in nome e per conto proprio, quanto agli onorari e le spese che gli spettano, ed in nome proprio e per conto altrui, per gli onorari e le spese degli altri difensori; tuttavia, la distrazione può essere disposta se sia stata chiesta all'interno del singolo grado, dovendosi escludere che la distrazione delle spese di un determinato grado sia domandata per la prima volta in un grado successivo (Cass. n. 16244/2019, che ha respinto la domanda di distrazione avanzata in sede di legittimità dal difensore con riguardo all'attività prestata dal precedente difensore nei gradi di merito, nei quali la distrazione non risultava essere stata richiesta).

Distrazione e impugnazioni

Sulla base del principio poc'anzi richiamato (Cass. S.U., n. 16037/2010), nessuna vera e propria impugnazione da parte del difensore sembra ormai configurabile, tanto più che il provvedimento di distrazione è assolutamente vincolato ed a priori sottratto a qualsiasi forma di valutazione, sicché neppure può configurarsi, al riguardo, una legittima pronuncia di rigetto che richieda di essere demolita attraverso l'appello o il ricorso per cassazione. Né, d'altro canto, è pensabile in proposito un'impugnazione ad opera della parte rappresentata dal procuratore antistatario (Cass. n. 3045/1986).

In sede di gravame, del resto, il difensore distrattario delle spese processuali assume la qualità di parte, sia attivamente che passivamente, solo quando l'impugnazione riguarda la pronuncia di distrazione in sé considerata, con esclusione delle contestazioni relative al loro ammontare, giacchè l'erroneità della liquidazione non pregiudica i diritti del difensore, che può rivalersi nei confronti del proprio cliente in virtù del rapporto di prestazione d'opera professionale, bensì quelli della parte vittoriosa, che, a sua volta, è tenuta al pagamento della differenza al proprio difensore e che è legittimata, pertanto, ad impugnare il capo della sentenza di primo grado relativo alle spese, pur in presenza di un provvedimento di distrazione, in caso di loro insufficiente quantificazione, avendo interesse a che la liquidazione giudiziale sia il più possibile esaustiva delle legittime pretese del professionista (Cass. n. 6481/2021).

E cioè, il difensore che abbia chiesto la distrazione delle spese può assumere la qualità di parte, attiva o passiva, nel giudizio di impugnazione, solo se la sentenza impugnata non abbia pronunciato sull'istanza di distrazione o l'abbia respinta, ovvero quando il gravame investa la pronuncia stessa di distrazione, sicché, ove il gravame riguardi solo l'adeguatezza della liquidazione delle spese, la legittimazione spetta esclusivamente alla parte rappresentata (Cass. n. 3290/2022).

In caso di liquidazione delle spese della fase monitoria in favore del difensore distrattario, inoltre, questi non è legittimato a intervenire nel giudizio di opposizione al decreto ingiuntivo, se non quando nello stesso si controverta anche sulla disposta distrazione, e può dolersi soltanto del diritto alla distrazione, ma non della sussistenza del credito ingiunto né della misura delle spese liquidate (Cass. n. 27166/2016).

In caso di omessa pronuncia sull'istanza di distrazione delle spese il rimedio esperibile è costituito dal procedimento di correzione degli errori materiali ed il difensore è legittimato a proporre il relativo ricorso se nel corso del giudizio ne aveva formulato specifica richiesta (Cass. n. 3566/2016Cass. n. 12437/2017); Cass. n. 5082/2024).Il ricorso per correzione di errore materiale di una sentenza della Corte di cassazione per omessa pronuncia sulla distrazione delle spese può essere proposto dal difensore, fermo restando che, concernendo la correzione sia la posizione del soggetto passivo della condanna nelle spese, sia quella del soggetto attivo, riguardo al quale il difensore ha esercitato il suo ministero, il ricorso (o l'istanza) devono essere notificati ad entrambi, e l'omessa notifica disposta dalla S.C. determina l'inammissibilità del ricorso (Cass. n. 36579/2022).

Naturalmente, essendo in radice esclusa l'ammissibilità di una impugnazione del difensore antistatario, non è il caso di soffermarsi ulteriormente sull'indirizzo giurisprudenziale, da ritenersi anch'esso ormai inattuale, secondo cui egli non poteva interloquire sul merito della pronuncia sulle spese e, in particolare, sul quantum (Cass. n. 13290/2003; Cass. n. 14637/2004 ; Cass. n. 13516/2017), ovvero, sulla compensazione disposta dal giudice (Cass. n. 4792/2006).

Distrazione delle spese e gratuito patrocinio

Un ampio dibattito giurisprudenziale ha avuto ad oggetto la questione della compatibilità della distrazione delle spese con l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Secondo alcune pronunce, se la parte «povera» ha chi anticipa le spese per essa, non v'è ragione di ammetterla al gratuito patrocinio. Altri raggiungono la soluzione opposta.

Secondo un primo indirizzo, cioè, gratuito patrocinio e distrazione delle spese sono incompatibili. Nel processo del lavoro, la richiesta di distrazione delle spese ai sensi dell'art. 93 concreta infatti un'implicita rinuncia al beneficio del patrocinio a spese dello Stato, in quanto la non abbienza significa difficoltà nel sostenere le spese del giudizio, che più non sussiste quando la parte ha trovato chi anticipa per lei dette spese e non pretende da lei l'onorario (ossia l'avvocato distrattario), rivolgendosi direttamente, per le une e per l'altro, alla parte soccombente (Cass. n. 5007/1981; Cass. n. 3901/1983; Cass. n. 267/1984).

È stato dunque ribadito che il sistema del patrocinio a spese dello stato, escludendo ogni rapporto fra il difensore della parte non abbiente assistita e la parte soccombente non assistita, è incompatibile con l'istituto della distrazione delle spese, il quale eccezionalmente istituisce un rapporto obbligatorio tra il difensore della parte vittoriosa e la parte soccombente con la conseguenza che il relativo credito sorge direttamente a favore del primo nei confronti della seconda. Pertanto l'eventuale richiesta di distrazione, essendo diretta a far valere una situazione nella quale la parte ha già trovato chi anticipa per lei le spese e non pretende l'onorario (avvocato distrattario), costituisce una rinuncia implicita al patrocinio a spese dello stato e preclude la possibilità di fruire di tale assistenza, senza che sia rilevante l'anteriorità o meno del decreto sull'ammissione a siffatto patrocinio (Cass. n. 5232/2018).

Secondo un opposto indirizzo, la richiesta di distrazione non importa automatica rinuncia al patrocinio a spese dello Stato. In presenza di un provvedimento di ammissione al beneficio del patrocinio statale per il quale non sia intervenuta revoca nei casi previsti dalla legge ed ove non risulti in modo certo ed univoco la volontà della parte di rinunciare al beneficio stesso, il giudice, in sede di regolamento delle spese processuali non può tenere conto dell'eventuale richiesta di distrazione delle spese formulata dal difensore di ufficio; ma deve, in ogni caso, emettere il provvedimento di liquidazione in conformità della disciplina del patrocinio a spese dello Stato (Cass. n. 2535/1984; Cass. n. 3079/1985). È stato dunque ribadito che il sistema del patrocinio a spese dello stato, escludendo ogni rapporto fra il difensore della parte non abbiente assistita e la parte soccombente non assistita, è incompatibile con l'istituto della distrazione delle spese, il quale eccezionalmente istituisce un rapporto obbligatorio tra il difensore della parte vittoriosa e la parte soccombente con la conseguenza che il relativo credito sorge direttamente a favore del primo nei confronti della seconda. Pertanto l'eventuale richiesta di distrazione, essendo diretta a far valere una situazione nella quale la parte ha già trovato chi anticipa per lei le spese e non pretende l'onorario (avvocato distrattario), costituisce una rinuncia implicita al patrocinio a spese dello stato e preclude la possibilità di fruire di tale assistenza, senza che sia rilevante l'anteriorità o meno del decreto sull'ammissione a siffatto patrocinio (Cass. n. 5232/2018).

Le Sezioni Unite hanno stabilito che la presentazione dell'istanza di distrazione delle spese proposta dal difensore della parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato non costituisce rinuncia implicita al beneficio da parte dell'assistito, attesa la diversa finalità ed il diverso piano di operatività del gratuito patrocinio e della distrazione delle spese - l'uno volto a garantire alla parte non abbiente l'effettività del diritto di difesa e l'altra ad attribuire al difensore un diritto in rem propriam - con la conseguenza che il difensore è privo del potere di disporre dei diritti sostanziali della parte, compreso il diritto soggettivo all'assistenza dello Stato per le spese del processo, potendo la rinuncia allo stesso provenire solo dal titolare del beneficio, e tenuto conto, peraltro, che l'istituto del gratuito patrocinio è revocabile solo nelle tre ipotesi tipizzate nell'art. 136 del d.P.R. n. 115 del 2002, norma eccezionale, come tale non applicabile analogicamente (Cass. S.U., n. 8561/2021).

Aspetti processuali dell'istanza di distrazione

Vale anzitutto osservare che la domanda di distrazione non richiede formule sacramentali, essendo sufficiente, ai sensi dell'art. 93, la semplice dichiarazione di aver anticipato le spese e di non aver riscosso diritti ed onorari, senza che il soccombente abbia alcun interesse ad opporsi alla relativa pronuncia (Cass. n. 234/1990; Cass. n. 1442/1990). D'altro canto il difensore non necessariamente deve dichiarare di avere anticipato le spese e non riscosso gli onorari, essendo la dichiarazione insita nella richiesta di distrazione (Cass. n. 8085/2006; Cass. n. 21966/2010).

Neppure il difensore è sottoposto ad alcun onere probatorio: e cioè egli non è tenuto a provare di aver anticipato le spese e non riscosso gli onorari. In definitiva gli basta dichiararsi antistatario (Cass. n. 4889/1981). La distrazione non può essere però chiesta dal difensore che abbia rinunciato al mandato (Cass. n. 9994/1992; Cass. n. 31687/2019).

La domanda di distrazione, inoltre, può essere proposta in qualunque momento del processo, anche nelle conclusioni (Cass. n. 304/1965), o in comparsa conclusionale (Cass. n. 3616/1974; Cass. n. 412/2006), o in sede di discussione orale (Cass. n. 2455/1972). La qual cosa viene giustificata sul rilievo che la controparte non ha interesse ad interloquire sull'istanza di distrazione dal momento che, ove essa risulti in definitiva soccombente, deve comunque pagare l'importo delle spese liquidate dal giudice, mentre è per la stessa indifferente essere tenuta a pagare al vincitore o, direttamente, al suo difensore.

Naturalmente, la distrazione può essere richiesta nel processo e non al di fuori di esso, sicché non è ipotizzabile una domanda di distrazione formulata dopo lo spirare del termine per il deposito delle conclusionali o, nel rito del lavoro, dopo la chiusura della discussione (Cass. n. 2667/1969).

La distrazione può essere chiesta nel procedimento di esecuzione (Cass. n. 2916/1971; Cass. n. 3879/2000).

In caso di pluralità di difensori, ciascuno di essi è legittimato a chiedere la distrazione delle spese giudiziali, non solo per sé ma anche per gli altri (Cass. n. 329/1964). All'opposto, nell'ipotesi detta in cui la parte sia difesa da più avvocati, non è necessario che tutti abbiano anticipato le spese di non riscosso gli onorari, ben potendo la dichiarazione di antistatarietà essere compiuta da uno soltanto di essi (Cass. n. 1907/1984).

Su quali spese opera il provvedimento di distrazione

L'efficacia del provvedimento di distrazione delle spese a favore del difensore non si limita alle sole spese liquidate, ma si estende a quelle relative ad atti accessori della sentenza, quali le spese di pubblicazione, di notificazione e di precetto (Cass. n. 2870/1984).

È stata oggetto di dibattito la questione se il compenso al difensore distrattario sia soggetto a ritenuta d'acconto. In un primo tempo è stato affermato che l'obbligo della ritenuta a titolo d'acconto riguarda i pagamenti effettuati in forza di un rapporto di lavoro autonomo, ancorché beneficiario della prestazione sia un terzo estraneo al rapporto stesso, e, pertanto, non opera per i pagamenti eseguiti in esecuzione di una sentenza di condanna alle spese processuali, in favore del professionista che sia stato in giudizio di persona e sia risultato vittorioso, ovvero del difensore distrattario della parte vittoriosa, i quali non integrano corrispettivo di attività professionale nell'interesse del cliente, ma trovano fondamento causale nella soccombenza in giudizio (Cass. n. 1774/1979). Dopo che sul punto è insorto contrasto (Cass. n. 3777/1982), è stato ribadito l'opposto insegnamento (Cass. S.U., n. 19594/2008; Cass.  S.U., n. 15031/2009).

Altra questione di particolare rilievo pratico è quella concernente l'individuazione del soggetto tenuto al pagamento dell'Iva, ex art. 18 d.P.R. n. 633/1972, sul compenso al creditore distrattario. Secondo alcune decisioni è il cliente, non il soccombente, ad essere tenuto per il pagamento dell'Iva (Cass. n. 3025/1979; Cass. n. 440/1981; Cass. n. 854/1981). A fronte di tale indirizzo altra parte della giurisprudenza ha affermato che anche l'Iva debba essere pagata dal soccombente e non dal cliente (Cass. n. 3165/1981), soluzione accolta dalle Sezioni Unite (Cass.  S.U., n. 3544/1982).

L'esecuzione del provvedimento di distrazione

Una volta ottenuta la distrazione, il procuratore antistatario può agire esecutivamente nei confronti del soccombente il quale abbia subito la condanna. Il titolo esecutivo per il pagamento dell'importo delle spese e degli onorari dei quali il giudice abbia disposto la distrazione a favore del difensore si costituisce sin dall'origine a favore del distrattario, il quale soltanto è, quindi, legittimato ad intimare al soccombente il precetto di pagamento (Cass. n. 2768/1974).

Qualora il difensore distrattario abbia intimato al soccombente, con unico atto di precetto, il pagamento contestuale del proprio credito e del credito del proprio cliente riconosciuto dal titolo esecutivo rappresentato dalla sentenza che ha autorizzato la distrazione, e l'intimato abbia proposto, avverso la doppia intimazione, due distinte opposizioni a precetto avanti i giudici rispettivamente competenti ratione valoris, non sussiste per le due cause di opposizione un vincolo di connessione qualificata (artt. 35, 36, 37) che è il solo idoneo a consentire il simultaneus processus in deroga alla competenza per valore, stante l'autonomia del credito del difensore rispetto a quello del cliente, anche se formalmente cumulati nella stessa sentenza, né sussiste fra le due cause un vincolo di accessorietà che presuppone una identità di soggetti della causa principale e della causa accessoria (Cass. n. 13165/1991).

Il soccombente non può opporre al difensore distrattario un proprio controcredito nei confronti del vincitore. L'accoglimento dell'istanza di distrazione, con costituzione di un titolo esecutivo in capo al difensore medesimo, esclude che a questo ultimo possa essere opposto in compensazione, dal soccombente, un credito vantato verso la parte vittoriosa (Cass. n. 1202/1965; Cass. n. 3037/1972). L'autonomia del provvedimento di distrazione rispetto alla sentenza cui accede fa sì, d'altronde, che il soccombente non possa opporre al difensore distrattario la rinuncia del vincitore ad eseguire la sentenza (Cass. n. 649/1971).

Nel rito del lavoro il difensore distrattario non può mettere in esecuzione, per le spese distratte, il solo dispositivo. Difatti, il credito azionato in executivis dal difensore del lavoratore munito di procura nella sua veste di distrattario delle spese di lite, ancorché consacrato in un provvedimento del giudice del lavoro, non condivide la natura dell'eventuale credito fatto valere in giudizio, cui semplicemente accede, ma ha natura ordinaria, corrispondendo ad un diritto autonomo del difensore, che sorge direttamente in suo favore e nei confronti della parte dichiarata soccombente. Conseguentemente, tale diritto non può essere azionato sulla base del solo dispositivo della sentenza emessa dal giudice del lavoro e, se esercitato sulla scorta di questo solo provvedimento, si fonda, in effetti, su un titolo esecutivo inesistente, con la conseguente rilevabilità d'ufficio di tale circostanza (Cass. n. 17134/2005; Cass. n. 11804/2007).

Il credito per spese, competenze e onorari attribuiti al difensore distrattario in esito al giudizio di esecuzione forzata introdotto per il soddisfacimento di credito di lavoro subordinato riconosciuto da sentenza irrevocabile nei confronti del soggetto in seguito fallito ha privilegio generale sui mobili (Cass. n. 24052/2006).

La revoca della distrazione

Si è visto in precedenza che il provvedimento di distrazione non fa venir meno il rapporto debitorio tra la parte vincitrice ed il proprio difensore, sicché ben può accadere che il cliente, nonostante la distrazione delle spese, abbia soddisfatto il credito dell'avvocato.

In tal caso, la già operata distrazione gli impedisce di agire esecutivamente nei confronti del soccombente per la ripetizione delle spese di lite liquidate dal giudice: soccorre in tal caso la previsione del secondo comma dell'art. 93, in forza del quale, fintanto che il difensore non abbia conseguito il rimborso che gli è stato attribuito, la parte può chiedere al giudice la revoca del provvedimento di distrazione, dimostrando di aver soddisfatto il credito del difensore.

La revoca, secondo la norma, va richiesta con le forme stabilite per la correzione delle sentenze ai sensi dell'art. 288 e, una volta ottenuto, consente al cliente di sostituirsi al difensore nell'esecuzione contro l'avversario soccombente (Cass. n. 27041/2008).

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