Codice di Procedura Civile art. 97 - Responsabilità di più soccombenti.Responsabilità di più soccombenti. [I]. Se le parti soccombenti sono più, il giudice condanna ciascuna di esse alle spese [91] e ai danni [96] in proporzione del rispettivo interesse nella causa. Può anche pronunciare condanna solidale di tutte o di alcune tra esse, quando hanno interesse comune. [II]. Se la sentenza non statuisce sulla ripartizione delle spese e dei danni, questa si fa per quote uguali. InquadramentoLa norma in commento disciplina la liquidazione delle spese del giudizio nel caso del processo con pluralità di parti. In tale frangente occorre tener distinte due ipotesi: a) se il rapporto processuale è unico, come nel caso del litisconsorzio necessario; b) se il rapporto processuale è plurimo, come accade ad esempio in caso di chiamata in garanzia, ipotesi, questa, già trattata nel commento all'art. 91, al quale si rinvia. Nella prima ipotesi l'applicazione del principio della soccombenza non si atteggia diversamente da quanto accade nell'ipotesi di singoli contraddittori: la pronuncia in punto di spese giudiziali, in applicazione del principio, non può che essere unitaria, salva eventualmente la compensazione quando acquistino rilievo le differenti condotte difensive di ciascun soccombente. La condanna alle spese, nell'ipotesi considerata, può essere o no pronunciata in solido tra i soggetti soccombenti. Nel primo caso il giudice tiene conto del «rispettivo interesse nella causa», avuto riguardo, cioè all'interesse al giuridico perseguito. La condanna in solido può invece essere disposta, anche in mancanza di un'istanza in tal senso da parte del vincitore, non soltanto in caso di rapporto processuale unico, ma in ogni caso in cui i soccombenti abbiano un «interesse comune alla causa», interesse derivante non solo da una indivisibilità o solidarietà del rapporto sostanziale, ma anche dalla identità delle questioni sollevate o dibattute ovvero dalla convergenza di atteggiamenti difensivi a contrastare la pretesa avversaria. La condanna solidale può quindi ricorrere, oltre che in caso di litisconsorzio necessario, in caso litisconsorzio facoltativo, in ipotesi di obbligazione solidale o indivisibile, quando la decisione dipende totalmente o parzialmente dalla risoluzione di identiche questioni (art. 103, comma 1, ultima parte), nei confronti del garante e del garantito in favore della controparte vincitrice, nei confronti dell'interveniente ad adiuvandum e della parte adiuvata. Al contrario, in caso di intervento principale la comunanza d'interessi tra l'interveniente e alcuna delle parti originarie è in linea di principio da escludere. Come si è affermato di recente, la condanna di più parti soccombenti al pagamento in solido può essere pronunciata non solo quando vi sia indivisibilità o solidarietà del rapporto sostanziale, ma pure nel caso in cui sussista una mera comunanza di interessi, ad esempio tra l'attore ed uno o più interventori, che può desumersi anche dalla semplice identità delle questioni sollevate e dibattute, ovvero dalla convergenza di atteggiamenti difensivi diretti a contrastare la pretesa avversaria; ne consegue che la condanna in solido è consentita anche quando i vari soccombenti abbiano proposto domande di valore notevolmente diverso, purché accomunate dall'interesse al riconoscimento di un fatto costitutivo comune, rispetto al quale vi sia stata convergenza di questioni di fatto e di diritto, ma tanto non si verifica nei confronti della parte che abbia proposto un intervento autonomo nel processo (Cass. n. 1650/2022). Ma in franco contrasto è stato anche detto che la condanna solidale non è consentita quando i vari soccombenti abbiano proposto domande di valore notevolmente diverso, posto che la solidarietà cessa quando il comune interesse sussiste per una parte della domanda e non per il resto (Cass. n. 16116/2024). Al contrario, in caso di intervento principale la comunanza d'interessi tra l'interveniente e alcuna delle parti originarie è in linea di principio da escludere. Profili processualiIl potere di pronunciare la condanna in solido ha carattere discrezionale nella valutazione sul punto non è sindacabile in sede di legittimità. Infine, se la sentenza nulla dispone, che l'obbligazione di rimborso per le spese si considera effettuata per quote uguali. In giurisprudenza si evidenzia anzitutto che in mancanza dell'interesse comune le spese vanno ripartite tra le parti soccombenti (Cass. n. 1142/1962). Quando ne ricorrano i presupposti, la condanna solidale può essere pronunciata d'ufficio. Il potere di pronunciare condanna solidale al pagamento delle spese può cioè essere esercitato dal giudice senza istanza di parte essendo la condanna alle spese del giudizio della parte o delle parti soccombenti provvedimento conseguenziale alla decisione di merito (Cass. n. 1799/1963; Cass. n. 243/1966; Cass. n. 84/1983). La condanna solidale può tuttavia essere pronunciata soltanto in presenza dell'interesse comune (Cass. S.U. , n. 2422/1966; Cass. n. 1032/1963). Quanto alla nozione di «interesse comune», è stato chiarito che esso ricorre allorché si abbia una convergenza ed unitarietà di interesse al provvedimento del giudice, la quale si riveli in un'identità di atteggiamento difensivo diretto a contrastare la pretesa avversaria (Cass. S.U., n. 1536/1987; Cass. n. 4155/1989, e, da ult. Cass. n. 9876/2018). La comunanza di interessi può desumersi anche dalla semplice identità delle questioni sollevate e dibattute ovvero dalla convergenza di atteggiamenti difensivi diretti a contrastare la pretesa avversaria (Cass. n. 6739/1988; Cass. n. 1100/1995; Cass. n. 5825/1996; Cass. n. 6761/2005). Per altro verso, se c'è solidarietà, ciò basta per la sussistenza dell'interesse comune, anche se le strategie difensive sono diverse (Cass. n. 4871/1988). L'interesse comune non è escluso dall'essere state riunite più cause. L'autonomia di più cause connesse e riunite non esclude cioè l'unicità del processo derivante dalla loro trattazione congiunta e non è, perciò, sufficiente ad escludere la condanna solidale alle spese delle rispettive parti soccombenti, aventi interesse comune, rivelatosi, secondo l'apprezzamento incensurabile del giudice di merito, nella convergenza di atteggiamenti difensivi (Cass. n. 2644/1968; Cass. n. 210/1978; Cass. n. 2241/1980). Neppure l'interesse comune non è escluso dall'essere una parte intervenuta in un giudizio già pendente. Il soggetto che interviene in un giudizio tra altre parti, facendo propria la posizione di uno dei contendenti ed assumendo attiva posizione di contrasto verso l'altro, resta dunque soggetto al principio della soccombenza (Cass. n. 6880/1997; Cass. n. 12025/2017). Nel caso di due domande, tra loro autonome, e di valore diverso, la solidarietà deve essere rapportata alla misura dell'interesse comune e cioè a quella delle due domande che, per essere di minor valore, è ricompresa nel valore dell'altra, dovendosi per il resto rispettare il disposto dell'art. 97, comma 2, periodo 2 per il quale il giudice, se le parti soccombenti sono più, condanna ciascuna di esse alle spese in proporzione del rispettivo interesse nella causa (Cass. n. 1063/1966; Cass. n. 1628/1972). La condanna in solido di più parti soccombenti alla rifusione delle spese di lite, ai sensi dell'art. 97 non è consentita quando i vari soccombenti abbiano proposto domande di valore notevolmente diverso, a nulla rilevando che tutti avessero un interesse comune all'accoglimento delle rispettive domande (Cass. n. 6976/2016). L'apprezzamento della comunanza di interessi è incensurabile in cassazione se congruamente motivato (Cass. S.U. , n. 902/1962; Cass. n. 3345/1987; Cass. n. 4155/1989; Cass. n. 24757/2007). Allo stesso modo è incensurabile in cassazione l'apprezzamento dell'opportunità della pronuncia della condanna solidale alle spese in presenza di un interesse comune (Cass. n. 1123/1968; Cass. S.U. , n. 1010/1972; Cass. n. 2265/1974). BibliografiaAnnechino, Art. 90-97, in Vaccarella e Verde, Codice di procedura civile commentato, I, Torino, 1997; Balena, La nuova pseudo-riforma della giustizia civile, in Giusto proc. civ. 2009, 749. 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