Codice di Procedura Civile art. 100 - Interesse ad agire.

Mauro Di Marzio

Interesse ad agire.

[I]. Per proporre una domanda o per contraddire alla stessa è necessario avervi interesse [105, 216 2].

Inquadramento

La norma in commento, nel contemplare il necessario requisito dell'interesse sia per proporre una domanda che per contraddire alla stessa, sembra porre sullo stesso piano l'interesse ad agire e quello a contraddire.

Secondo la dottrina prevalente, viceversa, interesse ad agire ed interesse a contraddire non potrebbero essere equiparati, dal momento che, mentre la nozione di interesse ad agire (condizione dell'azione, unitamente alla legittimazione ad agire, tale da dar corso al dovere per il giudice di rendere una pronuncia di merito, accogliendo o respingendo la domanda) possiede uno specifico contenuto, risolvendosi nell'idoneità della pronuncia richiesta ad apportare un risultato utile, giuridicamente apprezzabile e non conseguibile senza l'intervento del giudice (v. Cass. n. 6749/2012; Cass. n. 8464/2011), l'interesse a contraddire altro non sarebbe che una formula vuota, giacché il convenuto, ammessa la sua legittimazione a contraddire, avrebbe intrinsecamente interesse a contraddire, ossia a resistere in giudizio alla domanda spiegata nei suoi confronti (Redenti, 62). Secondo altro indirizzo, l'interesse a contraddire rifletterebbe l'attualizzazione del diritto del convenuto ad ottenere una pronuncia di merito di rigetto della domanda attrice, come sarebbe dimostrato dall'art. 306, che, nel richiedere ai fini della rinuncia agli atti l'accettazione delle parti costituite che abbiano interesse alla prosecuzione, consente di dare ingresso all'azione di accertamento negativo esercitata dal convenuto (Sassani, 2).

In giurisprudenza si afferma, in adesione all'indirizzo tradizionale, che l'interesse a contraddire non opera sullo stesso piano di quello ad agire e deve essere verificato con minor rigore, in quanto, in presenza della legittimazione passiva della parte convenuta, esso sussiste per il semplice fatto della presentazione di una domanda nei suoi confronti (Cass. n. 11796/2003).

Interesse ad agire

Si è già accennato che l'interesse ad agire è condizioni dell'azione, assieme alla legittimazione ad agire, volta ad impedire l'esercizio di un'azione astrattamente idonea a tutelare l'interesse fatto valere, quando, quando, in concreto, la sentenza di accoglimento non arrecherebbe all'attore alcun vantaggio obiettivo (Sassani, 2).

In giurisprudenza si osserva che l'interesse deve essere attuale e concreto ed apportare cioè una utilità pratica che l'attore non potrebbe ottenere altrimenti (Cass. n. 13906/2002; Cass. n. 2721/2002).

L'interesse ad agire in giudizio trascende cioè il piano della mera prospettazione soggettiva dell'agente, dovendo, per converso, assurgere ad una consistenza giuridicamente oggettiva, tale da rinvenire la sua caratterizzazione nella necessità di una decisione del giudice che non si limiti ad un'affermazione di puro principio, di massima o accademica, ma che sia invece idonea ad accertare, costituire, modificare o estinguere una situazione giuridica direttamente ed effettivamente incidente sulla sfera patrimoniale dell'agente (Cass. n. 12548/2002; Cass. n. 12532/2024).

In tale prospettiva la S.C. n. ha ad esempio escluso l'interesse dei proprietari di un immobile, che avevano ottenuto dal giudice ordine di demolizione di opere abusive eseguite dal proprietario di un immobile confinante, ad agire per la dichiarazione di nullità della vendita del suo immobile stipulata dal confinante al fine di sottrarsi alla esecuzione dell'ordine di demolizione, giacché detta vendita non poteva in alcun modo pregiudicare l'esecuzione coattiva del provvedimento del giudice — avendo il giudicato efficacia anche nei confronti degli aventi causa dalle parti del processo — e dunque inutile si rivelava il nuovo giudizio (Cass. n 2721/2002). È parimenti inammissibile, per difetto di interesse ad agire, rilevabile d'ufficio in ogni stato e grado del processo, la domanda di condanna al pagamento di un credito proposta con ricorso per decreto ingiuntivo sulla scorta di un dispositivo generico di condanna, qualora la portata precettiva del medesimo possa essere integrata dalla motivazione, che permetta di quantificare la somma oggetto della pronunzia di condanna (Cass. n. 11779/2003).

Ed ancora, l'ammissibilità dell'accertamento tecnico preventivo ex art. 445 bis presuppone, come proiezione dell'interesse ad agire ai sensi dell'art. 100, che l'accertamento medico-legale, richiesto in vista di una prestazione previdenziale o assistenziale, risponda ad una concreta utilità per il ricorrente - la quale potrebbe difettare ove siano manifestamente carenti, con valutazione prima facie, altri presupposti della predetta prestazione -, al fine di evitare il rischio della proliferazione smodata del contenzioso sull'accertamento del requisito sanitario. (Cass. n. 14629/2021), che ha negato la sussistenza dell'interesse ad agire del soggetto carente del requisito anagrafico per fruire dell'assegno mensile di invalidità). Egualmente, in tema di mutuo, la parte mutuataria non ha interesse ad agire per la declaratoria di usurarietà degli interessi moratori, allorché manchino i presupposti della mora per avere l'obbligato adempiuto al pagamento di tutti i ratei, di modo che possa escludersi che possano trovare applicazione detti interessi (Cass. n. 1818/2021).  In tema di condominio, l'azione di annullamento della deliberazione assembleare, disciplinata dall'art. 1137 c.c., presuppone, quale requisito di legittimazione, la sussistenza della qualità di condomino dell'attore sia al momento della proposizione della domanda sia al momento della decisione della controversia, in quanto la perdita di tale status determina, di regola, il venir meno dell'interesse dell'istante alla caducazione o alla modifica della portata organizzativa della deliberazione impugnata, salvo che questi vanti un diritto correlato alla sua passata partecipazione al condominio e tale diritto dipenda dall'accertamento della legittimità della deliberazione, ovvero che la medesima continui ad incidere, in via derivata, sul suo patrimonio (Cass. n. 16654/2024).

L'assenza di interesse ad agire, richiesto per qualsiasi domanda dall'art. 100, va scrutinato dal giudice in via preliminare rispetto all'indagine sull'ammissibilità della domanda sotto altri profili e sul merito della controversia (Cass. n 3060/2002; Cass. n 10708/1993; Cass. n 7319/1993), ed è rilevabile anche d'ufficio in ogni stato e grado del procedimento, salva la formazione di un giudicato sul punto, poiché l'esistenza di una utilità concreta al giudizio costituisce un requisito per la trattazione del merito della domanda (Cass. n. 15084/2006; Cass. n. 971/2008).

Quando nel corso del processo sopraggiungano determinate circostanze riferibili a fatti obiettivi, ammessi da entrambi le parti, che, avendo incidenza sulla situazione sostanziale prospettata, facciano venire meno la necessità della pronuncia del giudice in precedenza richiesta, senza che sia, pertanto, a tal fine sufficiente il mero riconoscimento, ad opera del convenuto, del diritto vantato dall'attore, ove non risulti integralmente soddisfatta la domanda di quest'ultimo, la materia del contendere può ritenersi cessata (Cass. n. 13217/2013).

Si ritiene in prevalenza che l'interesse ad agire sia di per se stesso incorporato nell'esercizio delle azioni costitutive, in mancanza delle quali per definizione l'attore non può conseguire il risultato utile voluto (Attardi, 521; Verde, 100). Secondo altro indirizzo non mancherebbero ipotesi mancanza di interesse ad agire nelle azioni costitutive (Sassani, 2).

L'interesse ad agire con azione di mero accertamento non implica necessariamente l'attuale verificarsi della lesione d'un diritto, essendo sufficiente uno stato di incertezza oggettiva sull'esistenza d'un rapporto giuridico e sull'esatta portata dei diritti e degli obblighi da esso scaturenti, costituendo la rimozione della detta incidenza un risultato utile e giuridicamente rilevante e non conseguibile senza l'intervento del giudice (Cass. n. 7096/2012; Cass. n. 8464/2011; Cass. n. 6891/1998). È stata così esclusa la sussistenza dello stato di incertezza oggettiva nel caso in cui l'accertamento abbia ad oggetto un fatto non contestato, ovvero solo una componente della fattispecie costitutiva del diritto (Cass. n. 5074/2007; Cass. S.U., n. 27187/2006).

Nel campo delle impugnazioni si ritiene da alcuni che l'interesse ad agire sarebbe assorbito dal fatto oggettivo della soccombenza (Liebman, 8 ss.; Redenti, 318), mentre altri affermano che detto interesse va autonomamente scrutinato (Sassani, 2).

La S.C. ripete che l'interesse ad agire deve sussistere anche nella fase di impugnazione e deve essere desunto dall'utilità giuridica che colui che impugna può oggettivamente conseguire attraverso l'accoglimento dell'impugnazione ( Cass. n. 19327/2024; Cass. n. 6543/2016Cass. n. 5581/2014, concernente sopravvenuta carenza di interesse ad impugnare per cessione di azienda; Cass. n. 8934/2013; Cass. n. 6770/2012). Così, manca l'interesse ad agire in sede di impugnazione ove si intenda ottenere una corretta motivazione in iure che sottenda però alla medesima decisione già adottata nel precedente grado (Cass. S.U., n. 6057/2009; Cass. n. 26171/2006). In particolare, ai fini della sussistenza dell'interesse ad impugnare una sentenza con il mezzo della revocazione, rileva una nozione sostanziale e materiale di soccombenza, che faccia riferimento non già alla divergenza tra le conclusioni rassegnate dalla parte e la pronuncia, ma agli effetti pregiudizievoli che dalla medesima derivino nei confronti della parte stessa (Cass. n. 27387/2022).

Come è stato ribadito, il principio contenuto nell'art. 100, secondo il quale per proporre una domanda o per resistere ad essa è necessario avervi interesse, si applica anche al giudizio di impugnazione, in cui l'interesse ad impugnare una data sentenza o un capo di essa va desunto dall'utilità giuridica che dall'eventuale accoglimento del gravame possa derivare alla parte che lo propone e non può consistere in un mero interesse astratto ad una più corretta soluzione di una questione giuridica, non avente riflessi sulla decisione adottata e che non spieghi alcuna influenza in relazione alle domande o eccezioni proposte. Ne consegue, per un verso, che deve ritenersi normalmente escluso l'interesse della parte integralmente vittoriosa ad impugnare una sentenza al solo fine di ottenere una modificazione della motivazione, ove non sussista la possibilità, per la parte stessa, di conseguire un risultato utile e giuridicamente apprezzabile; per altro verso, che l'interesse all'impugnazione va ritenuto sussistente qualora la pronuncia contenga una statuizione contraria all'interesse della parte medesima suscettibile di formare il giudicato (Cass. n. 28307/2020, che, cassando la pronuncia gravata, ha ritenuto sussistente in capo all'appellante l'interesse ad impugnare la pronuncia di primo grado che, con statuizione suscettibile di passare in giudicato, gli aveva riconosciuto la posizione di mero detentore dell'immobile controverso, anziché di possessore).  

Bibliografia

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