Codice di Procedura Civile art. 156 - Rilevanza della nullità.Rilevanza della nullità. [I]. Non può essere pronunciata la nullità per inosservanza di forme di alcun atto del processo, se la nullità non è comminata dalla legge [128 1, 158, 160, 161 1, 164, 221 2, 360 1 n. 4, 480 2, 807 1, 808, 829]. [II]. Può tuttavia essere pronunciata quando l'atto manca dei requisiti formali indispensabili per il raggiungimento dello scopo [121]. [III]. La nullità non può mai essere pronunciata, se l'atto ha raggiunto lo scopo a cui è destinato. InquadramentoLa disposizione in commento stabilisce le tre regole fondamentali in materia di nullità degli atti processuali, la prima volta a stabilire il principio generale, le altre due dirette a limitare il campo di applicazione della prima. La norma prevede anzitutto la regola della tassatività della nullità degli atti processuali, nullità che non può essere dichiarata se non è comminata dalla legge. Le altre due regole sono commisurate all'idoneità dell'atto a raggiungere lo scopo, inteso come scopo obiettivo, ossia con riguardo alla funzione astratta che l'atto deve assolvere (Picardi, 269): da un lato l'atto, quantunque caratterizzato da inosservanza di forme, può in deroga al principio di tassatività essere dichiarato nullo quando manca dei requisiti formali indispensabili al raggiungimento dello scopo (in tal senso la barriera della tassatività viene infranta, ma, in effetti, il dato giurisprudenziale offre esempi alquanto rari di atti di nulli non già in ossequio all'espressa previsione, bensì per l'intrinseca inidoneità al raggiungimento dello scopo); dall'altro lato non può in nessun caso essere dichiarato nullo se lo scopo è stato raggiunto. La nozione di forma cui la norma si riferisce è oggetto di un ampio dibattito dottrinale, con importanti ricadute sul piano applicativo, dal momento che, a seconda che detta nozione venga intesa in senso più o meno ristretto, l'operatività del congegno del raggiungimento dello scopo (unitamente agli ulteriori meccanismi di sanatoria previsti) si amplia o si restringe. Al di là delle diverse opinioni (la quale dà luogo, già soltanto nel campo processuale, e senza considerare quello sostanziale, ad una nozione di «forma» alquanto variegata), su un punto sembra esservi un consenso generalizzato, il quale si riassume nell'affermazione secondo cui il codice accoglie una nozione ampia di forma: forma intesa in senso lato, come complesso dei requisiti minimi dell'atto, requisiti in cui si inquadra anche il contenuto del medesimo, sicché si discorre comunemente di «forma-contenuto» dell'atto. L'identificazione del concetto di forma-contenuto discende dalla constatazione che il codice di rito (pur proclamando il principio della libertà di forme: art. 121), nel disciplinare la gran parte degli atti processuali, vi provvede elencando gli elementi che essi devono necessariamente contenere, descrivendo cioè lo schema al quale gli atti stessi devono conformarsi (Redenti, 112; Andrioli, 538; Liebman, 200). Secondo alcuni dai vizi di forma andrebbero tenute distinte le nullità extraformali (perlopiù conseguenti a carenza di potere: difetto di giurisdizione o di competenza, difetto di rappresentanza o di autorizzazione della parte ecc.), assoggettate a specifica disciplina (negli esempi fatti v. artt. 37, 38, 182). Si replica che la normativa dettata per la nullità degli atti a carattere generale, sicché essa deve trovare applicazione in tutti i casi in cui non sia derogata da disposizioni particolari (Picardi, 268). Sebbene la norma in commento non ne discorra espressamente, si ritiene altresì che la difformità dell'atto dal paradigma prefissato dal codice di rito possa determinare vizi minori o maggiori: da un lato la semplice irregolarità, come tale inoffensiva, dall'altro lato l'inesistenza, insuscettibile di qualunque sanatoria. È invece sconosciuta al campo processuale la figura dell'annullabilità. Nullità e inesistenzaSi discorre di inesistenza in presenza di una difformità dell'atto dal paradigma legale talmente grave da renderlo abnorme e, così, inidoneo a produrre qualunque effetto. Si tratta di una nozione ampiamente avversata in dottrina, sul rilievo, riassunto in breve, che l'atto o è valido o non lo è (Satta, 340). La figura della inesistenza è invece sovente utilizzata in giurisprudenza (ad es. in materia di notificazioni: v. sub artt. 137 ss., nonché 160; per l'inesistenza della notifica eseguita dal procuratore semplice domiciliatario Cass. n. 20468/2015) al fine di identificare un vizio assolutamente insanabile, e tale da poter impedire, a seconda della sequenza procedimentale, lo stesso passaggio in giudicato della sentenza. Di recente si è chiarito che l'inesistenza della notificazione (nella specie del ricorso per cassazione) è configurabile, in base ai principi di strumentalità delle forme degli atti processuali e del giusto processo, oltre che in caso di totale mancanza materiale dell'atto, nelle sole ipotesi in cui venga posta in essere un'attività priva degli elementi costitutivi essenziali idonei a rendere riconoscibile un atto qualificabile come notificazione, ricadendo ogni altra ipotesi di difformità dal modello legale nella categoria della nullità. Tali elementi consistono: a) nell'attività di trasmissione, svolta da un soggetto qualificato, dotato, in base alla legge, della possibilità giuridica di compiere detta attività, in modo da poter ritenere esistente e individuabile il potere esercitato; b) nella fase di consegna, intesa in senso lato come raggiungimento di uno qualsiasi degli esiti positivi della notificazione previsti dall'ordinamento (in virtù dei quali, cioè, la stessa debba comunque considerarsi, ex lege, eseguita), restando, pertanto, esclusi soltanto i casi in cui l'atto venga restituito puramente e semplicemente al mittente, così da dover reputare la notificazione meramente tentata ma non compiuta, cioè, in definitiva, omessa (Cass. S.U. n. 14916/2016; da ult. Sulla scia, Cass. n. 31085/2022; Cass. n. 26511/2022).Così, ad esempio, non è inesistente ma nulla la notifica dell'atto di appello effettuata, a seguito di intervenuta fusione tra due istituti bancari durante il giudizio di primo grado, presso il procuratore domiciliatario della incorporata, poiché con la costituzione in appello del procuratore dell'incorporante, anche se solo per eccepire l'inammissibilità dell'appello, si deve considerare raggiunto lo scopo al quale l'atto era destinato con sanatoria della nullità della notificazione (Cass. n. 20659/2017). Ed ancora, nel caso in cui la parte sia assistita da due difensori, uno dei quali abbia rinunciato al mandato, la notifica eseguita nei confronti dell'avvocato non rinunciante, ma presso il domicilio dell'altro legale, non è affetta da inesistenza, bensì da nullità, trattandosi di un procedimento notificatorio che non è privo dei suoi elementi essenziali (Cass. n. 20650/2024). Nel caso di notifica di un atto a mezzo posta elettronica certificata, qualora la parte non sia in grado di fornirne la prova, ai sensi dell'art. 9 della l. n. 53 del 1994, la violazione delle forme digitali non integra l'inesistenza della notifica del medesimo bensì la sua nullità che, pertanto, può essere sanata dal raggiungimento dello scopo (Cass. n. 14063/2024). La notificazione dell'atto di appello perfezionatasi presso il procuratore della parte erroneamente dichiarata contumace, anziché personalmente alla parte stessa, non è inesistente ma nulla, ricorrendo in tal caso l'ipotesi di mera difformità del procedimento notificatorio dal modello legale, non quella di carenza degli elementi costitutivi essenziali idonei a qualificare l'atto come notificazione (Cass. n. 16663/2024). Si giunge per questa via ad esiti interpretativi talora collocati ai confini del paradosso, come nel caso della notificazione, ritenuta nulla e sanabile, di un atto che semplicemente non c’è, perché l’allegato è un file totalmente vuoto (Cass. n. 30082/2023: ragionando negli stessi termini, nel mondo analogico, dovrebbe dirsi semplicemente nulla e sanabile una notificazione che consti della sola relata, allegata al nulla), ovvero nel caso, estremo, della notificazione, ritenuta anch’essa nulla, di un atto che non è stato mai consegnato al destinatario perché trasferito altrove (Cass. n. 14705/2024). Nullità e irregolaritàGuardando ad alcuni responsi e senza pretesa di completezza (data l'enorme mole del dato giurisprudenziale), è stata ritenuta la nullità della citazione mancante della sottoscrizione del difensore nella copia notificata, se dalla copia stessa non sia possibile desumerne la provenienza da un procuratore abilitato munito di mandato (Cass. n. 8815/2020); della sentenza emessa dal giudice prima della scadenza dei termini ex art. 190 (Cass. n. 20180/2015; ma v. Cass. n. 7086/2015, Cass. n. 29354/2019 ha però escluso la sussistenza di un contrasto del quale investire le S.U. ritenendo del tutto prevalente il primo orientamento ricordato, successivamente la questione è stata rimessa alle S.U., che allo stato non si sono pronunciate); della chiamata in causa senza preventiva richiesta di autorizzazione (Cass. n. 22113/2015); della partecipazione al giudizio di un soggetto privo di capacità processuale (per essere stato interdetto legalmente ex art. 32 c.p. (Cass. n. 12714/2015); della sentenza fin dall'origine priva di una pagina, se la motivazione risultante dalle altre pagine evidenzia una frattura logico-espositiva che non consente di ricostruire l'esatto e compiuto ragionamento posto a base della decisione (Cass. n. 9488/2015); del pignoramento di beni appartenenti solo in quota all'esecutato ove, nel relativo atto, non sia indicata la misura di quest'ultima (Cass. n. 6833/2015); della sentenza ex art. 281-sexies, la cui pronuncia, sebbene avvenuta all'esito di udienza all'uopo appositamente fissata, non sia stata preceduta dalla discussione orale delle parti, bensì dallo scambio di comparse conclusionali, sempre che la nullità venga tempestivamente eccepita nel corso dell'udienza in cui la sentenza sia stata pronunciata (Cass. n. 7104/2015); della sentenza pronunciata a norma dell'art. 281-sexies, con la lettura del dispositivo in udienza ma senza il contestuale deposito della motivazione (Cass. n. 6394/2015); della sentenza mancante nell'intestazione del nome di una delle parti in quanto riveli che il contraddittorio non si è regolarmente costituito a norma dell'art. 101, o generi incertezza circa i soggetti ai quali la decisione si riferisce (Cass. n. 5660/2015); della consulenza tecnica che abbia accertato i fatti posti a fondamento di domande ed eccezioni, in violazione dell'onere probatorio delle parti (Cass. n. 4729/2015); della sentenza contenente statuizione difformi dal dispositivo letto in udienza nel rito del lavoro (Cass. n. 1906/2015). Tra le ipotesi più comuni di nullità possono altresì annoverarsi: la riapertura del verbale di udienza e svolgimento di attività in assenza dell'altra parte in precedenza (Cass. n. 12006/2009; Cass. n. 8002/2009); la mancata comunicazione di ordinanza pronunziata fuori udienza (Cass. n. 4866/2007; Cass. n. 24159/2006). È stata ritenuta invece mera irregolarità la mancata o incompleta trascrizione nella sentenza delle conclusioni delle parti (Cass. n. 18609/2015); la costituzione in giudizio dell'opponente a decreto ingiuntivo avvenuta mediante deposito in cancelleria, oltre che della nota di iscrizione a ruolo, del proprio fascicolo contenente, tuttavia, copia dell'atto di citazione (cosiddetta velina) anziché, come previsto dall'art. 165 l'originale di essa (Cass. n. 15130/2015); l'effettuazione del pignoramento presso terzi in cui l'intimazione al terzo pignorato di non disporre, senza ordine del giudice, delle somme o delle cose da lui dovute al debitore esecutato appaia proveniente dall'ufficiale giudiziario, richiesto di effettuare il pignoramento, piuttosto che dal creditore pignorante, tenutovi ex art. 543, comma 2, n. 2 (Cass. n. 6835/2015); l'incompletezza o irregolarità della nota di iscrizione a ruolo quando essa sia comunque tale da consentire d'individuare con sicurezza il rapporto processuale su cui è invocata la pronuncia del giudice adito (Cass. n. 4163/2015). Da ultimo si è detto che, in tema di opposizione allo stato passivo, il deposito del ricorso in via telematica utilizzando un registro diverso da quello degli affari contenziosi (nella specie quello relativo alla volontaria giurisdizione) non determina alcuna nullità, ma una mera irregolarità, sia perché manca una espressa norma di legge che commini al riguardo una nullità processuale, sia perchè una volta che l'atto sia stato inserito nei registri informatizzati dell'ufficio giudiziario, previa generazione della ricevuta di avvenuta consegna da parte del gestore di posta elettronica certificata del Ministero della giustizia, è sempre integrato il raggiungimento dello scopo, perché questo riguarda la presa di contatto tra la parte e l'ufficio giudiziario e la messa disposizione dell'atto alle altre parti (Cass. n. 15243/2022). Il raggiungimento dello scopoIl raggiungimento dello scopo pone un limite al potere del giudice di pronunciare la nullità degli atti. In proposito si è già osservato che lo scopo dell'atto processuale, secondo la disposizione in esame, non va confuso con il fine che l'autore dell'atto intende perseguire, ma va rapportato alla funzione astratta e oggettiva dell'atto nel processo (Oriani, 3). Volendo rammentare alcune fattispecie, tra le innumerevoli anche in questo caso esaminate dalla giurisprudenza, occorre anzitutto constatare che il congegno di sanatoria ben può operare anche nell'ambito degli adempimenti telematici. Difatti, in tema di deposito telematico di un atto processuale, la presenza, all'esito dei controlli della cancelleria, di un "errore fatale" che, non imputandosi necessariamente a colpa del mittente, esprime soltanto l'impossibilità del sistema di caricare l'atto nel fascicolo telematico, impedendo al cancelliere l'accettazione del deposito, oltre a consentirne l'eventuale rinnovazione con rimessione in termini, non determina effetti invalidanti, quando vi sia il pieno raggiungimento dello scopo, ai sensi dell'art. 156, comma 3, c.p.c. (Cass. n. 238/2023). Inoltre, quanto al ricorso per cassazione, il mancato deposito dell'istanza di trasmissione del fascicolo d'ufficio non determina l'improcedibilità del ricorso se il suo esame non è indispensabile (Cass. n. 20898/2004; Cass. n. 18744/2003); lo stesso discorso in appello vale per il mancato deposito di copia autentica della sentenza impugnata (Cass. n. 2171/2009); contraddittorio ad opera dell'attore rende superfluo l'ordine del giudice in tal senso (Cass. n. 194/1985); il deposito di copia autentica della sentenza impugnata da parte del controricorrente sana il vizio derivante dal mancato deposito di essa da parte del ricorrente, ex art. 369 (Cass. n. 8764/2003); la presenza nel fascicolo d'ufficio di copia autentica della sentenza impugnata sana l'improcedibilità del ricorso per cassazione (Cass. n. 13741/2003); la procura alle liti firmata in modo illeggibile è sanabile attraverso l'integrazione dell'atto iniziale (Cass. S.U., n. 4810/2005); la costituzione del minore divenuto maggiorenne sana il difetto di legittimazione processuale del genitore (Cass. n. 23291/2004); l'integrazione spontanea del la nullità della notificazione dell'atto di citazione di primo grado è sanabile con effetto ex tunc dalla costituzione della parte in giudizio o dalla sua rinnovazione, disposta ex art. 291 (Cass. n. 8777/1995); la nullità della notifica dell'atto di riassunzione della causa davanti al giudice competente è sanata dalla costituzione della parte destinataria della notifica (Cass. n. 11028/2003); la nullità della notificazione di un atto di impugnazione è sanata, per raggiungimento dello scopo, dalla costituzione in giudizio del destinatario e la sanatoria retroagisce al momento del compimento della notifica viziata, rendendo così tempestiva l'impugnazione (Cass. n. 21079/2005) anche se la costituzione avviene al fine di eccepire il vizio (Cass. n. 10457/2011); la nullità dell'atto introduttivo del processo del lavoro per violazione dei termini a comparire è sanata dalla costituzione del convenuto (Cass. n. 9150/2004); la nullità della notificazione del verbale di accertamento di infrazione del codice della strada può dirsi sanata per il raggiungimento del relativo scopo ove sia proposta una tempestiva e rituale opposizione (Cass. n. 11550/2022). BibliografiaAndrioli, Diritto processuale civile, Napoli, 1979; Anzilotti, De Rossi, Inesistenza o nullità della notificazione: incertezze della giurisprudenza, in Foro pad. 1995, 182; Auletta, Nullità e «inesistenza» degli atti processuali civili, Padova, 1999; Balena, Elementi di diritto processuale civile, I, Bari, 2007, 283; Carnacini, Ancora una vittima della notificazione per posta, in Riv. trim. dir. proc. civ. 1957, 1180; Ciaccia Cavallari, La rinnovazione nel processo di cognizione, Milano, 1981; Furno, Nullità e rinnovazione degli atti processuali civili, in Studi in onore di Enrico Redenti, I, Milano, 1951; Giordano, Le Sezioni Unite restringono la categoria dell'inesistenza della notificazione, in Giust. civ. 2004, I, 1712; Liebman, Manuale di diritto processuale civile, I, Milano, 1980; Oriani, Nullità degli atti processuali, in Enc. giur., XXI, Roma, 1988; Picardi, Manuale del processo civile, Milano, 2013; Poli, Sulla sanabilità dei vizi degli atti processuali, in Riv. dir. proc. 1995, 473; Redenti, Atti processuali civili, in Enc. dir. IV, Milano, 1959; Satta, Sull'inesistenza degli atti processuali civili, in Riv. trim. dir. proc. civ. 1956, 337. |