Codice di Procedura Civile art. 186 ter - Istanza di ingiunzione 1 .

Antonio Scarpa

Istanza di ingiunzione 1.

[I]. Fino al momento della precisazione delle conclusioni [189 1], quando ricorrano i presupposti di cui all'articolo 633, primo comma, numero 1), e secondo comma, e di cui all'articolo 634, la parte può chiedere al giudice istruttore, in ogni stato del processo, di pronunciare con ordinanza ingiunzione di pagamento o di consegna. Se l'istanza è proposta fuori dall'udienza il giudice dispone la comparizione delle parti ed assegna il termine per la notificazione 2.

[II]. L'ordinanza deve contenere i provvedimenti previsti dall'articolo 641, ultimo comma, ed è dichiarata provvisoriamente esecutiva ove ricorrano i presupposti di cui all'articolo 642, nonché, ove la controparte non sia rimasta contumace [290, 291, 294 1], quelli di cui all'articolo 648, primo comma. La provvisoria esecutorietà non può essere mai disposta ove la controparte abbia disconosciuto la scrittura privata prodotta contro di lei [214 1] o abbia proposto querela di falso contro l'atto pubblico [221].

[III]. L'ordinanza è soggetta alla disciplina delle ordinanze revocabili di cui agli articoli 177 e 178, primo comma.

[IV]. Se il processo si estingue [310 2] l'ordinanza che non ne sia già munita [642, 648] acquista efficacia esecutiva ai sensi dell'articolo 653, primo comma.

[V]. Se la parte contro cui è pronunciata l'ingiunzione è contumace [290 ss.], l'ordinanza deve essere notificata ai sensi e per gli effetti dell'articolo 644. In tal caso l'ordinanza deve altresì contenere l'espresso avvertimento [641 1] che, ove la parte non si costituisca entro il termine di venti giorni dalla notifica, diverrà esecutiva ai sensi dell'articolo 647.

[VI]. L'ordinanza dichiarata esecutiva costituisce titolo per l'iscrizione dell'ipoteca giudiziale [2818 2 c.c.].

 

[1] Articolo inserito dall'art. 21 l. 26 novembre 1990, n. 353.

[2] Periodo aggiunto dall'art. 2 1 lett. l) l. 28 dicembre 2005, n. 263, con effetto dalla data indicata sub art. 92. Per la disciplina transitoria v. art. 2 4 l. n. 263, cit.

Inquadramento

L'art. 186-ter contempla un'ipotesi di innesto del procedimento d'ingiunzione ex art. 633 e seguenti all'interno di un giudizio di cognizione ordinario. La relativa istanza può essere proposta in ogni stato e grado del processo, purché prima della precisazione delle conclusioni; è condizionata alla sussistenza di alcune (non di tutte) le condizioni di ammissibilità del decreto ingiuntivo, ovvero, in particolare, quelle di cui all'art. 633, comma 1, numero 1, e comma 2, e di cui all'art. 634 (prova scritta del diritto fatto valere e adempimento della controprestazione o avveramento della condizione), sicché non è ammessa nelle ipotesi di cui agli artt. 635 e 636; se l'istanza è proposta fuori dall'udienza, deve su di essa preliminarmente attivarsi il contraddittorio; l'ordinanza deve liquidare le spese processuali ed ingiungere il pagamento; va notificata al convenuto contumace, pena la sua inefficacia ai sensi dell'art. 644, e deve in questo caso contenere l'espresso avvertimento che, ove la parte non si costituisca entro il termine di venti giorni dalla notifica, essa diverrà esecutiva ai sensi dell'articolo 647; la medesima ordinanza non è ex se immediatamente esecutiva, ma va dichiarata tale ove ricorrano i presupposti di cui all'art. 642 (credito fondato su cambiale, assegno bancario o circolare, atto pubblico, documentazione sottoscritta dal debitore, sussistenza di grave pericolo nel ritardo), nonché, quando il convenuto si sia costituito, ove ricorrano i presupposti di cui all'art. 648 (l'opposizione non sia fondata su prova scritta o di pronta soluzione, oppure nei limiti della somme non contestate); la provvisoria esecutorietà è esclusa se la controparte abbia disconosciuto la scrittura privata o abbia proposto querela di falso contro l'atto pubblico; l'ordinanza ingiuntiva è revocabile o modificabile a norma degli artt. 177 e 178; se il processo si estingue, l'ordinanza che non ne sia già munita acquista efficacia esecutiva.

Natura dell'ordinanza

La disciplina contenuta nell'art. 186-ter non contempla l'apertura di una fase autonoma di opposizione, svincolata dal giudizio di merito pendente nel quale è stata emessa, né la sua definitività con gli effetti del giudicato in caso di omessa opposizione, prevedendo, piuttosto, che il processo debba proseguire regolarmente, affinché la condanna provvisoria venga revocata, modificata o confermata dalla sentenza conclusiva, dalla quale è necessariamente destinata ad essere sostituita o assorbita.

Infatti, detto provvedimento anticipatorio è assoggettato al regime delle ordinanze revocabili di cui agli artt. 177 e 178, comma 1, ed è, quindi, inidoneo ad assumere contenuto decisorio e ad incidere con l'autorità del giudicato su posizioni di diritto sostanziale. Di conseguenza, poiché gli eventuali vizi di tale ordinanza devono essere fatti valere nel giudizio di merito nel corso del quale viene adottata, la costituzione in giudizio del contumace a seguito dell'avvenuta notificazione dell'ordinanza medesima nei suoi confronti deve intendersi necessariamente come accettazione del contraddittorio in ordine alla controversia nel suo complesso (Cass. S.U., n. 1820/2007).

L'ordinanza-ingiunzione emessa ai sensi dell'art. 186-ter non può mai considerarsi come decisione sul merito, essendo soggetta alla disciplina delle ordinanze revocabili di cui agli artt. 177 e 178,  comma 1, sicché non preclude la proponibilità del regolamento di giurisdizione (Cass. S.U., n. 26397/2013).

Proprio perché si assume che l'ordinanza ex art. 186-ter non possa mai pregiudicare la decisione della causa, si nega che tale provvedimento sia impugnabile con ricorso straordinario per cassazione, dovendo i suoi eventuali vizi essere fatti valere sempre e soltanto nel giudizio di merito e, se disattesi, essere riproposti in sede di conclusioni e quali motivi di impugnazione della sentenza che definisce il giudizio (Cass. S.U., n. 7292/2002; Cass. III, n. 6325/1999).

Anche i provvedimenti, diversi dalla sentenza, di revoca o modifica dell'ordinanza anticipatoria ex art. 186-ter ne condividono la natura, essendo inidonei ad assumere contenuto decisorio e ad incidere, con autorità di giudicato, su posizioni di diritto sostanziale e, pertanto, non sono ricorribili per cassazione (Cass. II, n. 23513/2016).

Secondo la dottrina, tuttavia, il provvedimento in esame manifesta ab origine una astratta vocazione al giudicato, simmetricamente a quanto previsto per il decreto ingiuntivo (Mirenda, 189 ss.).

Profili processuali

L'istanza di ordinanza ingiuntiva ex art. 186-ter può formularsi anche prima dell'udienza trattazione e, se proposta fuori udienza, è rimessa alla discrezionalità del giudice l'individuazione del termine per la notifica della stessa, nonché del decreto di fissazione dell'udienza (Didone, 333 ss.).

Ove sia stata pronunciata dal giudice istruttore ordinanza d'ingiunzione provvisoriamente esecutiva ex art. 186-ter, e sia poi stata e revocata, successivamente, soltanto l'efficacia esecutiva dell'ordinanza stessa, il debitore ingiunto, il quale abbia nel frattempo pagato la somma portata dall'ingiunzione provvisoriamente esecutiva a seguito di intimazione ad adempiere contenuta in atto di precetto notificatogli dal creditore, non può instaurare autonomo e distinto (rispetto al processo in cui è stata emessa l'ordinanza d'ingiunzione) procedimento di ingiunzione ai sensi degli artt. 633 ss. al fine di far valere la propria pretesa restitutoria, atteso che gli errori e/o i vizi afferenti all'ordinanza di ingiunzione ovvero al sub-procedimento nell'ambito del quale essa è stata adottata possono essere emendati esclusivamente in tale ambito, mediante la sua revoca e/o la sua modifica ad opera dello stesso giudice che l'ha pronunciata, oppure nel più ampio ambito della decisione che definisce il giudizio di merito, ed in tali ambiti esclusivamente possono e debbono inserirsi anche le domande restitutorie del debitore ingiunto (Cass. I, n. 8917/2003).

L'ordinanza ingiunzione emessa, ai sensi dell'art. 186-ter nei confronti del contumace e regolarmente ad esso notificata, ove questi non si costituisca nel termine di venti giorni dalla notifica, diventa inoppugnabile e, quindi, la decisione sulla domanda ovvero sul capo di domanda che ne era oggetto si intende passata in cosa giudicata, senza che all'uopo sia necessaria l'istanza del creditore di attribuzione all'ordinanza della esecutività ai sensi dell'art. 647. In presenza dell'istanza del creditore il processo, ove l'ordinanza abbia deciso sull'intera domanda che ne costituisce l'oggetto, dev'essere definito con un'ordinanza che dichiari l'esecutività dell'ordinanza ingiuntiva ai sensi dell'art. 647 e l'idoneità alla definizione del processo, mentre, se l'ordinanza ingiuntiva abbia deciso solo su una delle domande oggetto del giudizio ovvero su un capo o su parte dell'unica domanda, l'ordinanza deve provvedere in tal senso riguardo a detta domanda, capo o parte, e disporre il prosieguo del giudizio per il residuo. Viceversa, in difetto dell'istanza del creditore, il processo dev'essere deciso necessariamente con sentenza, la quale deve dare atto della definizione dell'oggetto deciso dall'ordinanza perché quest'ultima è passata in cosa giudicata a seguito della mancata costituzione del contumace. Ciò anche nell'ipotesi in cui, a seguito della rituale notificazione dell'ordinanza, il contumace si sia costituito tardivamente, poiché in questo caso valgono le ragioni che impediscono di applicare l'art. 647 all'ipotesi di opposizione a decreto ingiuntivo tempestiva, seguita da una costituzione tardiva dell'ingiunto ed a quella di opposizione tardiva seguita dalla costituzione, e che esigono la definizione dell'opposizione con la cognizione ordinaria, ferma restando, tuttavia, la cosa giudicata sul decreto, della quale la sentenza deve prendere atto, dichiarando rispettivamente improcedibile ed inammissibile l'opposizione. Nel caso dell'ordinanza ingiuntiva il processo dev'essere, pertanto, definito, in tutto od in parte, con sentenza che darà atto della definitività dell'ordinanza (Cass. III, n. 13252/2006).

La modifica o la revoca dell'ordinanza-ingiunzione di cui all'art. 186-ter deve essere chiesta allo stesso giudice del procedimento nel cui ambito è stata emanata (Cass. III, n. 34491/2023). Scarpa Antonio

Bibliografia

Caponi, Il processo civile telematico tra scrittura e oralità, in Riv. trim. dir e proc. civ. 2015, 305 ss.; Cordopatri, Per la chiarezza delle idee in tema di forma del provvedimento dichiarativo dell'estinzione del processo e del suo regime impugnatorio, in Riv. trim. dir e proc. civ., 2014, 785 ss.; Didone, Le ordinanze anticipatorie di condanna e la nuova trattazione della causa, in Giur. mer. 2008, 333 ss.; Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006; Mirenda, Le ordinanze ex art. 186-bis, ter e quater c.p.c., in Giur. mer. 1999, 189 ss.; Punzi, Il processo civile. Sistema e problematiche, II, Torino, 2010; Saletti, voce Estinzione del processo: 1) dir. proc. civ., in Enc. giur., XIII, Roma, 1989; Scrima, Le ordinanze ex art.186-bis e ter c.p.c., in Giur. mer. 1998, 137 ss.

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