Codice di Procedura Civile art. 187 - Provvedimenti del giudice istruttore 1

Antonio Scarpa

Provvedimenti del giudice istruttore1

[I]. Il giudice istruttore, se ritiene che la causa sia matura per la decisione di merito senza bisogno di assunzione di mezzi di prova, rimette le parti davanti al collegio [189, 277 2; 80-bis att.].

[II]. Può rimettere le parti al collegio affinché sia decisa separatamente una questione di merito avente carattere preliminare, solo quando la decisione di essa può definire il giudizio [279 2].

[III]. Il giudice provvede analogamente se sorgono questioni attinenti alla giurisdizione o alla competenza [37, 38] o ad altre pregiudiziali, ma può anche disporre che siano decise unitamente al merito [225 2, 279 2].

[IV]. Qualora il collegio provveda a norma dell'articolo 279, secondo comma, numero 4), i termini di cui all'articolo 183, quarto comma, non concessi prima della rimessione al collegio, sono assegnati dal giudice istruttore, su istanza di parte, nella prima udienza dinanzi a lui2.

[V]. Il giudice dà ogni altra disposizione relativa al processo.

 

[1] Articolo così sostituito dall'art. 18 l. 14 luglio 1950, n. 581.

[2] Comma sostituito dall'art. 22 l. 26 novembre 1990, n. 353. Successivamente le parole « di cui all'articolo 183, ottavo comma » sono state sostituite alle parole « di cui all'articolo 184 » dall'art. 23 lett c-quinquiesd.l. 14 marzo 2005, n. 35, conv., con modif., in l. 14 maggio 2005, n. 80, inserita dall'art. 12l. 28 dicembre 2005, n. 263, con effetto dal 1° marzo 2006. Ai sensi dell'art. 2 3-quinquies d.l. n. 35, cit., le modifiche si applicano ai procedimenti instaurati successivamente al 1° marzo 2006. Il testo precedentemente in vigore recitava: «Se ritiene che siano ammissibili e rilevanti, ammette i mezzi di prova proposti dalle parti, ordina gli altri mezzi che può disporre d'ufficio, tranne quelli riservati al collegio, e a meno che non ritenga opportuno rimettere le parti al collegio per la sola decisione della questione relativa alla ammissibilità o alla rilevanza dei predetti mezzi di prova. In tal caso il giudice assegna alle parti termini per la comunicazione di memorie. Per la decisione del collegio si osservano i commi sesto e settimo dell'articolo 178» e, da ultimo, modificato dall'art. 3, comma 13, lett. h), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 che ha sostituito la parola: «quarto» alla   parola: «ottavo»  (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022, il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come sostituito dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.".

Inquadramento

Per stabilire se un provvedimento costituisca sentenza o ordinanza endoprocessuale, è necessario avere riguardo non alla sua forma esteriore o all'intestazione adottata, bensì al suo contenuto e, conseguentemente, all'effetto giuridico che esso è destinato a produrre, sicché hanno natura di sentenze - soggette agli ordinari mezzi di impugnazione e suscettibili, in mancanza, di passare in giudicato - i provvedimenti che, ai sensi dell' art. 279 , contengono una statuizione di natura decisoria (sulla giurisdizione, sulla competenza, ovvero su questioni pregiudiziali del processo o preliminari di merito), anche quando non definiscono il giudizio (Cass. I, n. 3945/2018).

A norma dell'art. 187, il giudice, ove ritenga che la causa sia matura per la decisione senza necessità di assunzione di mezzi di prova, rimette immediatamente la stessa in decisione. Ciò significa che l'udienza per le deduzioni istruttorie e l'assunzione delle prove non costituiscono fasi indefettibili, che debbano necessariamente precedere la rimessione della causa in decisione. La rimessione in decisione non comporta, peraltro, la perdita del diritto ad integrare le deduzioni istruttorie, poiché l'art. 187, comma 4, prevede che, qualora risulti necessario procedere all'istruzione della causa, i termini di cui all'art. 183, se richiesti e non concessi prima del trattenimento della causa per la decisione, devono poi essere assegnati dal giudice istruttore su istanza di parte nella prima udienza dinanzi a lui.  Tuttavia, l’attuale quarto comma dell’art. 183 (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024) non contempla alcuna concessione di termini su istanza di parte, quanto, piuttosto che il giudice provveda sulle richieste istruttorie, predisponga il calendario delle udienze successive inclusa  quella di rimessione della causa in decisione, indicando gli incombenti che verranno espletati in ciascuna di esse, e fissi l’udienza per l’assunzione dei mezzi di prova ammessi.

Si esclude anche che le parti abbiano diritto all'immediata fissazione della udienza di precisazione delle conclusioni, atteso che l' art. 187 affida alla discrezionalità del giudice l'apprezzamento del "se" la causa "sia matura per la decisione" senza necessità di assunzione di mezzi di prova, ciò che può avvenire se tra le parti sia insorta controversia solo in punto di diritto relativamente a diritti disponibili delle parti, o se i fatti controversi siano provati attraverso documenti, ovvero quando le parti stesse non abbiano chiesto l'ammissione di prove sui punti controversi (Cass. III, n. 1036/2019).

Analogamente, il giudice può rimettere la causa a sentenza per la decisione di una questione preliminare di merito o pregiudiziale di rito che appaia assorbente o impediente rispetto alla pretesa fatta valere. In tale ipotesi, il giudice è comunque è investito del potere di decisione dell'intera controversia e, in mancanza di conclusioni istruttorie, deve decidere la causa allo stato delle prove eventualmente esistenti (Cass. I, n. 20641/2011).

Se, tuttavia, la causa viene trattenuta in decisione perché sia decisa immediatamente una questione pregiudiziale di rito o preliminare di merito, il solo fatto che la parte non abbia, nel precisare le conclusioni, reiterato le istanze istruttorie già formulate non consente al giudice di ritenerle abbandonate, se una volontà in tal senso non risulti in modo in equivoco (Cass. III, n. 8576/2012).

Qualora il giudice, dopo che la causa sia stata rimessa a sentenza ai sensi dell'art 187, decida con pronuncia non definitiva questioni pregiudiziali di rito e di merito, si verte nell'ipotesi dell'art. 279, comma 2, n. 4.

L'ordinanza istruttoria, con la quale il giudice detta i provvedimenti relativi alla istruzione della causa, non ha, neppure implicitamente, e, pur in presenza della relativa eccezione di parte, natura di decisione, affermativa o negativa, sulla competenza; pertanto, avverso di esso non è proponibile il regolamento di competenza, mezzo non utilizzabile, in assenza di un provvedimento decisorio impugnabile, al fine di ottenere una pronuncia preventiva su di essa (Cass. I. n. 3150/2018).

Il regolamento di competenza non è, in sostanza, mai esperibile contro il provvedimento del giudice che, nel disattendere la corrispondente eccezione di parte, affermi la propria competenza - senza rimettere la causa in decisione, invitando previamente le parti a precisare le rispettive integrali conclusioni anche di merito - e disponga la prosecuzione del giudizio innanzi a sé, salvo che il giudice non manifesti, in termini di assoluta e oggettiva inequivocità ed incontrovertibilità, la natura decisoria della propria pronuncia, evenienza che ricorre quando risulti, in modo appunto inequivoco ed oggettivo, che egli, nell'esprimersi sulla questione di competenza, ha inteso fare luogo ad una valutazione che reputa non più discutibile ai sensi degli art. 187, comma 3, e 177, comma 1, (Cass. VI -3, n. 14223/2017).

Se, invece, il convenuto proponga tardivamente un'eccezione di incompetenza per materia o per territorio inderogabile o per valore, secondo il regime dell'art. 38, ed il giudice, senza avvedersi della tardività, la reputi infondata con un'ordinanza ex art. 187, comma 3, non preceduta da invito a precisare le conclusioni (nel rito ordinario) o da invito alla discussione (nel rito del lavoro ed assimilati), e dunque non impugnabile ai sensi dell'art. 42, egli non può successivamente in sede decisoria riesaminare la questione e dichiarare l'incompetenza, ostandovi la tardività dell'eccezione di parte; né tale potere gli si potrebbe riconoscere sulla base della rilevabilità d'ufficio dell'incompetenza nei casi di cui all'art. 38, comma 3, in quanto la delibazione di infondatezza della relativa eccezione di parte, compiuta nella udienza di trattazione, ne ha determinato la definitiva preclusione, nonostante il disposto mutamento dell'originario rito locatizio in rito ordinario (Cass. VI, n. 7339/2018).

Bibliografia

Caponi, Il processo civile telematico tra scrittura e oralità, in Riv. trim. dir e proc. civ. 2015, 305 ss.; Cordopatri, Per la chiarezza delle idee in tema di forma del provvedimento dichiarativo dell'estinzione del processo e del suo regime impugnatorio, in Riv. trim. dir e proc. civ., 2014, 785 ss.; Didone, Le ordinanze anticipatorie di condanna e la nuova trattazione della causa, in Giur. mer. 2008, 333 ss.; Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006; Mirenda, Le ordinanze ex art. 186-bis, ter e quater c.p.c., in Giur. mer. 1999, 189 ss.; Punzi, Il processo civile. Sistema e problematiche, II, Torino, 2010; Saletti, voce Estinzione del processo: 1) dir. proc. civ., in Enc. giur., XIII, Roma, 1989; Scrima, Le ordinanze ex art.186-bis e ter c.p.c., in Giur. mer. 1998, 137 ss.

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