Codice di Procedura Civile art. 207 - Processo verbale dell'assunzione.

Antonio Scarpa

Processo verbale dell'assunzione.

[I]. Dell'assunzione dei mezzi di prova si redige processo verbale sotto la direzione del giudice [126, 130, 422].

[II]. Le dichiarazioni delle parti e dei testimoni sono riportate in prima persona e sono lette al dichiarante  1.

[III]. Il giudice, quando lo ritiene opportuno, nel riportare le dichiarazioni descrive il contegno della parte e del testimone [116 2].

 

[1] L'art. 45, d.l. 24 giugno 2014 n. 90, conv., con modif., in l. 11 agosto 2014, n. 114, ha soppresso le parole «che le sottoscrive».

Inquadramento

L’art. 207 fissa il contenuto del processo verbale di assunzione dei mezzi di prova.

Verbale di assunzione

Com'è noto, in riferimento alle modalità di rappresentazione del fatto da provare, le prove si distinguono poi tra “prove precostituite” (quali i documenti) e “prove costituende” (come la testimonianza). Nelle prove precostituite, la rappresentazione del fatto controverso tra le parti è immediata e permanente: essa si sostanzia in un oggetto che esiste al di fuori del processo ed è durevole. Nelle prove costituende, viceversa, la rappresentazione del fatto è mediata dalla memoria dell'uomo che assume uno specifico ruolo nel processo ed è transeunte, perché correlata all'istruzione della causa. Ai fini, tuttavia, della disciplina processuale, sia alle prove costituende che alle prove precostituite si ritiene applicabile l'identico regime temporale delle preclusioni istruttorie, non potendosi del resto concepire l'ammissibilità di una produzione documentale quando sia ormai maturato il limite preclusivo per la deduzione delle prove orali. In ogni caso, se per le prove costituende, stante il dispendio di energie processuale che esse comportano, il giudizio di ammissibilità e di rilevanza viene svolto antecedentemente alla loro acquisizione, per le prove precostituite, che sono acquisite mediante mera produzione, la valutazione di ammissibilità e rilevanza è differita al momento della sentenza.E' nelle prove costituende che assume, pertanto, un rilievo centrale il procedimento di assunzione, in quanto ne consente la formazione endoprocessuale mediante il processo verbale di cui all'art. 207. Il processo verbale dell'assunzione dei mezzi di prova è atto compiuto dal cancelliere sotto la direzione del giudice: esso è dunque atto di un pubblico ufficiale, che riveste di pubblica fede le attività ivi documentate, dandone prova fino a querela di falso. Di conseguenza, della attività compiute e delle dichiarazioni rese dai soggetti intervenuti all'udienza (parti, testimoni, consulenti, ecc.) fanno fede le firme sia del giudice che del cancelliere. Tuttavia, secondo la giurisprudenza, la mancata sottoscrizione da parte del cancelliere del processo verbale, come anche la mancata assistenza del cancelliere stesso alla formazione del processo verbale, non comportano l'inesistenza o la nullità dell'atto, adempiendo il cancelliere ad una funzione solo integrativa di quella del giudice; di tal che, pure il verbale formato dal solo giudice costituisce atto provvisto di fidefacienza. L'art. 44 disp. att., secondo il quale il cancelliere “nel processo verbale  fa risultare le attività da lui compiute, quelle delle persone intervenute nell'atto e le dichiarazioni da esse rese”, conferma che non è necessaria la sottoscrizione del processo verbale da parte dei soggetti intervenuti. Non costituisce perciò motivo di nullità della prova la mancata sottoscrizione del verbale ad opera dei testimoni che abbiano reso le loro deposizioni, ovvero ad opera della parte che abbia prestato il giuramento.

Nel verbale di assunzione di una prova orale, il giudice non è tenuto ad una riproduzione meccanica ed integrale delle dichiarazioni rese dal teste o dalla parte, ma deve riportarne soltanto l'effettivo contenuto, anche mediante una verbalizzazione sintetica, che riproduca, senza sommarietà e sciatteria, le parti rilevanti, così da assicurare la comprensibilità, la contestualizzazione e l'incisività delle dichiarazioni, nonché le eventuali contraddittorietà.

Quanto alla facoltà di porre domande a chiarimenti, essa va circoscritta a meglio dettagliare lo svolgimento di un fatto, allegato e oggetto di prova con il capitolo ammesso, e non ad introdurre fatti nuovi o circostanze che, pur rilevanti sul piano probatorio, non siano state oggetto di capitoli di prova oppure appartengano a capitoli non ammessi per come formulati, non potendo l'intervento del giudice assumere una funzione di supplenza rispetto all'onere probatorio della parte (Cass. III, n. 18481/2015).

Per l'interrogatorio libero delle parti, non è poi prescritta la risposta né la verbalizzazione singola, pretese per l'interrogatorio formale in dipendenza della sua efficacia confessoria, onde nulla vieta che si riporti in verbale contestualmente l'identità di dichiarazioni delle diverse parti non formalmente interrogate (Cass. II, n. 1772/1976).

Poiché il verbale di udienza costituisce atto pubblico, che fa fede fino a querela di falso della sua provenienza da parte del pubblico ufficiale che lo forma e delle dichiarazioni rese dalle persone intervenute, la mancata sottoscrizione da parte dei testimoni delle dichiarazioni da essi rese e riportate a verbale, o la mancata lettura da parte del giudice della verbalizzazione delle loro dichiarazioni costituisce mera irregolarità della prova testimoniale e non già nullità della stessa, potendo presumersi, fino a querela di falso, che quanto riportato a verbale corrisponda a quanto dichiarato al giudice da parte dei testimoni (Cass. lav., n. 12828/2003).

La verbalizzazione del contegno delle parti rileva agli effetti dell'art. 116, sia quale elemento di valutazione delle risultanze acquisite, ma anche quale unica e sufficiente fonte di prova idonea a sorreggere la decisione del giudice.

L'art. 126, di per sé, non prescrive che si indichi la fonte delle dichiarazioni di cui si dà atto nel verbale, tuttavia, in tanto può attribuirsi un qualche effetto ad una dichiarazione in quanto ne sia precisata la provenienza da un soggetto determinato, quale manifestazione di una sua conoscenza od ammissione di un dato fatto. Nel caso una siffatta precisazione non sia contenuta nel processo verbale, il giudice non può fondare il proprio convincimento sulla relativa dichiarazione, giacche il difetto di documentazione dell'attività probatoria da lui svolta determina, più che la nullità, l'inesistenza dell'atto (Cass. II, n. 1832/1966).

Se il giudice dispone la riapertura del verbale di causa per ammettere prove ritualmente dedotte, non sussiste alcuna violazione delle regole procedurali, purché nessuna decadenza sia stata dichiarata all'atto della prima chiusura del verbale (Cass. L, n. 5525/1999).

Bibliografia

Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006; Punzi, Il processo civile. Sistema e problematiche, II, Torino, 2010.

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