Codice di Procedura Civile art. 208 - Decadenza dall'assunzione 1 .

Antonio Scarpa

Decadenza dall'assunzione 1.

[I]. Se non si presenta la parte su istanza della quale deve iniziarsi o proseguirsi la prova, il giudice istruttore la dichiara decaduta dal diritto di farla assumere, salvo che l'altra parte presente non ne chieda l'assunzione.

[II]. La parte interessata può chiedere nell'udienza successiva al giudice la revoca dell'ordinanza che ha pronunciato la sua decadenza dal diritto di assumere la prova. Il giudice dispone la revoca con ordinanza, quando riconosce che la mancata comparizione è stata cagionata da causa non imputabile alla stessa parte.

 

[1] Articolo così sostituito dall'art. 26 l. 26 novembre 1990, n. 353. Il testo precedente recitava: «[I]. Se nessuna delle parti si presenta nel giorno fissato per l'inizio o la prosecuzione della prova, il giudice istruttore le dichiara decadute dal diritto di farla assumere. [II]. Il giudice provvede analogamente, su istanza della parte comparsa, se non si presenta quella su istanza della quale deve iniziarsi o proseguirsi la prova. [III]. La parte interessata può chiedere nell'udienza successiva al giudice istruttore la revoca dell'ordinanza che ha pronunciato la sua decadenza dal diritto di assumere la prova. Il giudice dispone la revoca con ordinanza, quando riconosce che la mancata comparizione è stata cagionata da gravi motivi».

Inquadramento.

Gli artt. 208 e 209 sono espressione dei poteri direttivi del giudice istruttore nell'assunzione delle prove, trovando la loro ratio nel principio dispositivo del processo e nel rilievo del contraddittorio. La prima disposizione rimette al giudice la pronuncia di decadenza allorché non si presenta all'udienza fissata per l'assunzione la parte che abbia chiesto la prova, a meno che non richieda di assumerla comunque l'altra parte presente. L'ordinanza di decadenza è revocabile, su istanza dell'interessato, se la mancata comparizione risulti dovuta a causa non imputabile alla parte. 

Ambito e funzionamento della decadenza.

La decadenza ex art. 208 postula che il giudice abbia determinato il tempo, il luogo ed il modo dell'assunzione del mezzo istruttorio a norma dell'art. 202, non potendo trovare pertanto applicazione nell'ipotesi in cui il giudice non abbia fissato tale udienza, ancorché la parte interessata non abbia provveduto a sollecitarlo in proposito (Cass. III, n. 9766/2005).

La disposizione di cui all'art. 208 trova applicazione nei confronti del giuramento decisorio, il quale essendo deferito su fatti e tendendo al loro accertamento, costituisce un mezzo di prova vero e proprio, come anche nelle controversie soggette al rito del lavoro.

La norma in esame, come novellata dalla riforma di cui alla l. n. 353/1990, va interpretata nel senso che la decadenza debba essere dichiarata d'ufficio dal giudice, e non più su istanza della parte comparsa, come nel precedente regime normativo, senza che sia rilevante che la controparte interessata abbia sollevato la relativa eccezione all'udienza successiva (Cass. III, n. 15368/2011).

La dichiarazione di decadenza dall'assunzione della prova va ritenuta implicita nel provvedimento del giudice che dichiari chiusa l'istruttoria (Cass. lav., n. 2327/2003), come anche nell'ordinanza di cancellazione della causa dal ruolo, con la conseguenza che, in tale ultimo caso, la facoltà di richiedere la revoca e la conseguente riammissione all'espletamento dei mezzi istruttori va esercitata in sede di riassunzione della causa (Cass. lav., n. 12279/1998).

Il giudice, dichiarata la decadenza della prova, è tenuto a fissare un'udienza successiva, per dar modo alla parte non comparsa di instare, se del caso, per la rimessione in termini e per consentire l‘eventuale difesa della stessa parte, dovendosi ritenere che, ove il giudice d'appello ometta tale adempimento, decidendo la causa subito dopo la declaratoria di decadenza, la sentenza sia viziata da «error in procedendo» (Cass. lav., n. 20777/2012). Nel procedimento dinanzi al giudice di pace, l'art. 320, comma 3, stabilendo la possibilità di fissare un'udienza successiva per ulteriori produzioni e mezzi di prova quando ciò sia reso necessario dalle attività svolte dalle parti in prima udienza, consente al giudice di assumere le prove senza fissazione di una udienza successiva alla prima, sicché, in ragione del regime delle preclusioni e, in particolare, del disposto dell'art. 208, che assoggetta l'assunzione della prova all'impulso della parte, richiedendo l'istanza di almeno una di esse, l'assenza della parte interessata alla prima udienza di trattazione si risolve nella decadenza dalla prova medesima (Cass. II, n. 11973/2006).

Mentre è stabilita dall'art. 208, una decadenza a carico della parte per la mancata comparizione all'udienza fissata per l'espletamento della prova, così come si intende, di regola, tacitamente abbandonata l'istanza istruttoria non accolta nel corso del giudizio e poi non riproposta in sede di precisazione delle conclusioni, non può invece intendersi quale rinuncia implicita alle deduzioni istruttorie, comunque formulate dalla parte negli atti introduttivi o nelle appendici scritte dell'udienza di trattazione, la semplice mancata comparizione della stessa all'udienza fissata per l'ammissione delle prove, atteso che la legge non prevede un obbligo per la parte di "insistere" in udienza per l'ammissione di una prova già regolarmente indicata e valendo, piuttosto, l'opposta presunzione che la parte assente abbia voluto tenere ferme le richieste istruttorie precedentemente formulate, sulle quali il giudice ancora non si sia pronunciato (Cass. II, n. 25894/2016).

Si è precisato che, in ipotesi di assunzione frazionata della prova testimoniale, la decadenza per mancata comparizione, ai sensi del combinato disposto degli artt. 104 disp. att. e 208, non si estende a tutta la prova già ammessa ma opera unicamente in relazione all'udienza nella quale in concreto la prova stessa doveva essere assunta e limitatamente alle attività ivi previste (Cass. lav. n. 1926/2021).

Revoca della decadenza.

Se il provvedimento di decadenza deve essere emesso d'ufficio dal giudice e può essere anche implicito, è, invece, necessaria una motivata istanza di parte ed un altrettanto motivato provvedimento del giudice per la revoca della detta statuizione di decadenza. Consegue che, in difetto di una tale revoca, non ravvisabile nella mera assunzione della prova, la stessa, in quanto espletata malgrado la decadenza, deve ritenersi come mai assunta, sempreché la nullità (relativa) conseguente a tale assunzione sia stata dalla parte interessata fatta valere, ai sensi dell'art. 157, comma 2, nella prima istanza o difesa successiva (Cass. Lav., n. 4906/1991).

La «causa non imputabile» che, ai sensi dell'art. 208, legittima la revoca della decadenza dalla prova deve consistere in un fatto esterno alla sfera di controllo della parte o del suo difensore, che dev'essere specificamente allegato e spiegato nella sua efficienza causale, e non può risolversi in una mancanza di diligenza, non può quindi dipendere da un difetto di organizzazione dell'attività professionale da parte del difensore (Cass. I, n. 15908/2006).

Non costituisce impedimento idoneo ad escludere la decadenza ex art. 208, con riguardo ad adempimento necessario per l'assunzione della prova delegabile dal difensore, la mera allegazione di un certificato medico relativo a quest'ultimo, in difetto di dimostrazione della concreta incidenza dell'addotto impedimento rispetto al tipo di attività difensiva da svolgere, nonché della totale compromissione della capacità di porre, comunque, in essere la richiesta condotta (Cass. II, n. 11819/2015).

Neppure può essere utilmente addotto ai fini della revoca dell'ordinanza di decadenza dall'assunzione della prova il concomitante impegno del difensore presso altro giudice, atteso che, essendo detto impegno verosimilmente noto in anticipo, si può ovviare a tale inconveniente mediante richiesta di differimento dell'orario dell'udienza o di rinvio di essa (Cass. I, n. 7865/2000).

La decadenza va del pari dichiarata se non sia presente all'udienza di assunzione della prova il difensore che abbia rinunziato al mandato, non essendo tale rinuncia legittimo motivo di rinvio della trattazione della causa (Cass. I, n. 1374/1987).

Spetta esclusivamente al giudice del merito valutare se sussistono giusti motivi per revocare l'ordinanza di decadenza della parte dal diritto di far assumere la prova per la sua mancata comparizione all'udienza fissata, esulando dai poteri della Corte di cassazione accertare se l'esercizio di detto potere discrezionale sia avvenuto in modo opportuno e conveniente (Cass. Lav., n. 18478/2014; Cass. VI, n. 9840/2018 ; Cass. VI, n. 19529/2018)

Bibliografia

Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006; Punzi, Il processo civile. Sistema e problematiche, II, Torino, 2010.

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