Codice di Procedura Civile art. 219 - Redazione di scritture di comparazione.Redazione di scritture di comparazione. [I]. Il giudice istruttore può ordinare alla parte di scrivere sotto dettatura, anche alla presenza del consulente tecnico [194]. [II]. Se la parte invitata a comparire personalmente non si presenta o rifiuta di scrivere senza giustificato motivo, la scrittura si può ritenere riconosciuta [215 1]. InquadramentoGli artt. 217, 218 e 219 dettano le modalità di svolgimento del procedimento di verificazione. È in facoltà del giudice, oltre che l'adozione delle misure di custodia del documento, anche l'individuazione delle prove rilevanti. Un ruolo centrale è rivestito dalle scritture di comparazione. Scritture di comparazioneLa verificazione di scrittura privata mediante scritture di comparazione ben può essere effettuata direttamente dal giudice del merito, senza ricorrere alla consulenza tecnica o a prove testimoniali. Tuttavia, a norma dell'art 217, il giudice può ammettere ed utilizzare, quali scritture di comparazione, soltanto quelle la cui provenienza dalla persona che si afferma autrice della scrittura sia riconosciuta oppure accertata per sentenza di giudice o per atto pubblico, onde non possono essere adoperate scritture riconosciute soltanto tacitamente nelle forme di cui all'art. 215 per il mancato disconoscimento da parte di colui cui sono attribuite (Cass. III, n. 4866/1978). Scritture di comparazione sono, pertanto, quelle determinate dal giudice ai sensi dell'art. 217 e solo queste possono essere tenute presenti nel procedimento di verificazione, mentre non è consentito alle parti indicare e sottoporre all'esame dei consulenti una scrittura che non sia stata indicata e ammessa dal giudice come scrittura di comparazione. Le uniche eccezioni alla regola della libertà di prova nel procedimento di verificazione concernono proprio l'idoneità alla funzione di comparazione delle scritture private, la cui autenticità, in mancanza di accordo tra le parti, deve essere stata previamente riconosciuta o accertata giudizialmente o per autenticazione stragiudiziale; pertanto, ben può il giudice ordinare alla parte che ha disconosciuto la scrittura di scrivere sotto dettatura con o senza la presenza del C.T.U., ancorché siano acquisite agli atti scritture di comparazione. A tal riguardo, la valutazione del giudice di merito sulla sussistenza o meno di un legittimo impedimento alla comparizione della parte per scrivere sotto dettatura, e quindi sulla configurabilità — ai sensi del comma 2 dell'art. 219 — del riconoscimento della scrittura sottoposta a verificazione, costituendo un giudizio di fatto, non è sindacabile in sede di legittimità (Cass. III, n. 5237/2004). L'idoneità di una scrittura privata alla funzione di comparazione richiede non già il dato negativo della mancanza di un formale disconoscimento nei tempi e nei modi di cui agli artt. 214 e 215, bensì quello positivo del riconoscimento, espresso o tacito (per non essere, cioè, mai stata contestata l'autenticità della scrittura), atteso che, dovendo fungere da fonte di prova della verità di altro documento, è indispensabile che sia certa la provenienza della scrittura da colui al quale quel documento si intende attribuire (Cass. VI, n. 13078/2016). L'ordinanza del giudice che, a norma dell'art. 219 invita la parte costituita a comparire per il rilascio delle scritture di comparazione ai fini del giudizio di verificazione della scrittura privata disconosciuta, non va notificata alla stessa parte personalmente, giacché l'art. 219 non contiene alcuna deroga al principio posto dall'art. 170, comma 1, in forza del quale, dopo la costituzione in giudizio, tutte le notificazioni e le comunicazioni si fanno al procuratore costituito salvo che la legge disponga altrimenti (Cass. I, n. 5068/1988). Tuttavia, la nullità della consulenza tecnica d'ufficio disposta nel procedimento di verificazione, derivante dal fatto che il consulente si sia avvalso di scritture di comparazione non preventivamente indicate dal giudice (in mancanza di accordo delle parti) a norma dell'art. 217, comma 2, resta sanata ai sensi dell'art. 157 se non dedotta dalla parte interessata nella prima istanza o difesa successiva al deposito della consulenza stessa (Cass. II, n. 23851/2011). Si è precisato che l'onere di produzione delle scritture private di comparazione che incombe sul richiedente la verificazione della scrittura privata disconosciuta, non è assoluto, ma subordinato alla circostanza che le predette scritture esistano e siano in suo possesso; in mancanza, la comparazione può, perciò, essere affidata a scritture provenienti da altre parti del processo, purché ne sia certa l'autenticità e la riferibilità al disconoscente (Cass. III, n. 19279/2014). Il giudice della verificazione, nello stabilire quali scritture debbano servire da comparazione, non è, infatti, vincolato da alcuna graduatoria tra le fonti di accertamento della autenticità, essendo utilizzabili, per il cosiddetto principio generale dell'acquisizione della prova, anche le scritture prodotte dalla parte diversa da quella che ha proposto l'istanza di verificazione (Cass. II, n. 6460/2019; Cass. II, n. 17794/2005). BibliografiaLuiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006. |