Codice di Procedura Civile art. 230 - Modo dell'interrogatorio.

Antonio Scarpa

Modo dell'interrogatorio.

[I]. L'interrogatorio deve essere dedotto per articoli separati e specifici.

[II]. Il giudice istruttore procede all'assunzione dell'interrogatorio nei modi e termini stabiliti nell'ordinanza che l'ammette [102 att.].

[III]. Non possono farsi domande su fatti diversi da quelli formulati nei capitoli, ad eccezione delle domande su cui le parti concordano e che il giudice ritiene utili; ma il giudice può sempre chiedere i chiarimenti opportuni sulle risposte date.

Inquadramento.

Sono stabilite espressamente dalla legge le modalità per l'interrogatorio formale.

La parte interrogata deve rispondere personalmente.

Se la parte non si presenta o rifiuta di rispondere senza giustificato motivo, il giudice, valutato ogni altro elemento di prova, può ritenere come ammessi i fatti dedotti.

Deduzione ed ammissibilità dell’interrogatorio

Strumento tipico di provocazione della confessione giudiziale è invece l'interrogatorio formale, mezzo di prova costituendo, che non può essere disposto d'ufficio dal giudice ed impone l'espressa deduzione della parte, soggetta poi alla valutazione di ammissibilità e di rilevanza dell'istruttore. Nonostante la comunanza del nome con l'istituto contemplato nell'art. 117,  le diversità dell'aggettivazione sottintendono radicali differenze di disciplina e di effetti tra interrogatorio formale ed interrogatorio non formale: quest'ultimo è rivolto dal giudice a tutte le parti, mentre l'interrogatorio formale è diretto ad una o ad alcuna soltanto di esse; l'interrogatorio libero può essere disposto dal giudice sia in caso di richiesta congiunta delle parti, sia quando lo ritenga comunque utile, mentre l'interrogatorio formale deve essere formalmente richiesto dalla parte; l'interrogatorio non formale verte su tutti i fatti principali o secondari di lite, laddove l'interrogatorio formale concerne unicamente fatti sfavorevoli alla parte interrogata; ben diversa è, infine, l'efficacia probatoria delle dichiarazioni rese nel corso dell'uno o dell'altro interrogatorio.

Così, a norma dell'art. 230, l'interrogatorio formale deve essere preventivamente formulato per articoli separati e specifici, e il giudice istruttore deve procedere all'assunzione nei modi e termini stabiliti nell'ordinanza che l'ha ammesso. Non può ammettersi allora un interrogatorio formale articolato in maniera indistinta o confusa, mediante mero rinvio alle circostanze esposte negli atti difensivi; così come inammissibile è l'interrogatorio formale richiesto su tutto il contenuto della comparsa di risposta, neppure potendosi attendere che sia il giudice ad estrapolare i capitoli di prova dal testo dell'atto (Cass. II, n. 12292/2011).

Peraltro, l'art. 102 disp. att. precisa che nell'ordinanza che ammette l'interrogatorio o la prova testimoniale non è necessario che siano ripetuti i capitoli relativi, se il giudice fa richiamo a quelli contenuti nell'atto di citazione e nella comparsa di risposta o nei processi verbali di causa. Non possono poi farsi domande su fatti diversi da quelli formulati nei capitoli, ad eccezione delle domande su cui le parti concordano e che il giudice ritenga utili; ma il giudice può sempre chiedere i chiarimenti opportuni sulle risposte date. La parte interrogata deve rispondere personalmente (art. 231, comma 1). Se la parte non si presenta o rifiuta di rispondere senza giustificato motivo (art. 232), il giudice, valutato ogni altro elemento di prova, può ritenere come ammessi i fatti dedotti; il che ovviamente non significa che la mancata risposta equivalga ad una confessione, ma che essa può assurgere a prova dei fatti dedotti secondo il prudente apprezzamento del giudice.

L'ordinamento, dopo aver fissato i limiti della disponibilità soggettiva ed oggettiva del diritto implicato (artt. 2731 e 2733, comma 2, c.c.) ed aver prescritto le modalità di deduzione (art. 230), non detta espresse regole ulteriori per orientare la valutazione del giudice in ordine alla ammissibilità ed alla rilevanza della richiesta di interrogatorio formale. Non essendo il giudice per principio obbligato ad ammettere tutti i mezzi di prova dedotti dalle parti, gli è comunque consentito di non assumere il richiesto interrogatorio formale, allorché, alla stregua di tutte le altre risultanze di causa, ritenga ormai sufficientemente istruito il processo e valuti piuttosto l'interrogatorio dedotto come meramente dilatorio e defatigatorio (Cass. III, n. 24370/2006). Il giudizio sulla influenza dell'interrogatorio formale va comunque dato alla luce della rilevanza giuridica del suo contenuto, e non già in rapporto al supposto suo esito negativo (Cass. II, n. 1629/2007). Né l'ammissione della prova per interrogatorio formale può essere negata a motivo dell'inverosimiglianza dei fatti allegati (Cass. II, n. 5313/1998).

Pertanto, il giudice non può rigettare l'istanza di ammissione dell'interrogatorio formale, sol perché la parte che si voglia interrogare abbia già negli atti difensivi categoricamente smentito quanto posto ad oggetto dell'interrogatorio stesso, potendo comunque la parte medesima, posta a diretto contatto con il giudice e con l'avversario, modificare il proprio comportamento processuale.

In ogni caso, la verifica dell'ammissibilità e della rilevanza dell'interrogatorio formale va compiuta pur sempre avendo a mente la sua naturale propensione provocare la confessione, e quindi considerando l'efficacia di quest'ultima, e cioè il vincolo che da essa deriva al giudice per la fissazione del fatto e, ancor prima, per la eliminazione della controversia sulla posizione del fatto. La natura strumentale dell'interrogatorio formale, in quanto diretto a provocare la confessione giudiziale il cui effetto probatorio ha la sua base giuridica e logica nella conoscenza che il confitente ha del fatto che ne costituisce l'oggetto, comporta la sua inammissibilità ogni volta che sia da escludere che il fatto rientri nella diretta conoscenza dell'interrogando (Cass. II, n. 6816/1988).

Invero, alcune interpretazioni sarebbero favorevole a recidere il nesso di corrispondenza biunivoca fra interrogatorio formale e confessione giudiziale, evidenziando come alla funzione “provocatoria” della confessione l'interrogatorio abbini anche l'abilità alla raccolta di prove libere o di elementi indiziari, comunque rilevanti sotto il profilo istruttorio e quindi utilizzabili dal giudice per la decisione della lite. Tale ampliamento dello scopo dell'interrogatorio formale si rifletterebbe inoltre sul contenuto dei fatti articolati nella deduzione di interrogatorio, i quali potrebbero perciò essere anche non del tutto sfavorevoli al dichiarante, oppure relativi a diritti indisponibili, rimanendo la dichiarazione della parte utilizzabile come mero argomento di prova. Tuttavia, ciò rischia di svilire le essenziali differenze correnti tra interrogatorio formale ed interrogatorio libero.

Parte processuale, nei confronti della quale può essere dedotto l'interrogatorio formale o il giuramento, è la persona dalla quale, o nei confronti della quale è stata proposta la domanda o il suo rappresentante processuale nel caso previsto dall'art. 77 oppure, se parte del giudizio è una persona giuridica, la persona fisica che ne abbia la rappresentanza legale (Cass. lav., n. 2058/1996). L'interrogatorio formale non può, peraltro, essere reso a mezzo di procuratore speciale (Cass. II, n. 19718/2024).

Il potere di disposizione delle situazioni giuridiche sotteso alla confessione lascia desumere che la stessa abbia piena efficacia solo nei confronti del confitente e nel processo in cui è resa, e non anche nei confronti di persone estranee al rapporto processuale: essendo l'interrogatorio preordinato alla confessione, esso non potrà deferirsi che tra parti contrapposte, e le dichiarazioni di una delle parti su fatti a sé sfavorevoli non può giovare che a quella che nei suoi confronti abbia proposto domanda.

È inammissibile l’interrogatorio formale del debitore assoggettato a procedura di liquidazione giudiziale nelle controversie relative a rapporti di diritto patrimoniale (Cass. I, n. 26145/2023), così come non ha valore di confessione stragiudiziale la quietanza "atipica" pattuita dal medesimo in un contratto (Cass. II, n. 23963/2023).

L'interrogatorio formale reso in un processo con pluralità di parti, essendo volto a provocare la confessione giudiziale di fatti sfavorevoli alla parte confidente e ad esclusivo favore del soggetto che si trova, rispetto ad essa, in posizione antitetica e contrastante, non può essere deferito, da una parte ad un'altra, su un punto dibattuto in quello stesso processo, tra il soggetto deferente ed un terzo soggetto, diverso dall'interrogando, non avendo valore confessorio le risposte, eventualmente affermative, dell'interrogato alle domande rivoltegli. Invero, la confessione giudiziale produce effetti nei confronti della parte che la fa e della parte che la provoca, ma non può acquisire il valore di prova legale nei confronti di persone diverse dal confidente, in quanto costui non ha alcun potere di disposizione relativamente a situazioni giuridiche facenti capo ad altri, distinti soggetti del rapporto processuale e, se anche il giudice ha il potere di apprezzare liberamente la dichiarazione e trarne elementi indiziari di giudizio nei confronti delle altre parti, tali elementi non possono prevalere rispetto alle risultanze di prove dirette (Cass. lav., n. 22753/2004; Cass. VI n. 20476/2015; Cass. II, n. 3118/2022).

Il deferente può rinunciare all'interrogatorio formale, anche in forma tacita o in maniera desumibile dal suo contegno successivo all'ammissione (ad es., ove siano state rassegnate le conclusioni), ed anche durante l'espletamento del mezzo istruttorio, manifestando l'intento di non proseguire nell'ulteriore acquisizione di altre dichiarazioni della controparte, senza alcuna incidenza su quelle già assunte. Essendo soltanto la parte richiedente interessata all'espletamento dell'interrogatorio formale della controparte, essa può rinunciarvi liberamente senza necessità di assenso delle controparti o del giudice e tale potere è speculare all'impossibilità per la parte di chiedere il proprio interrogatorio formale (Cass. II, n. 2956/2018).

Bibliografia

Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006.

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