Codice di Procedura Civile art. 281 quinquies - Decisione a seguito di trattazione scritta o mista 1

Antonio Scarpa

Decisione a seguito di trattazione scritta o mista1

[I]. Quando la causa è matura per la decisione il giudice fissa davanti a sé l'udienza di rimessione della causa in decisione assegnando alle parti i termini di cui all'articolo 189. All'udienza trattiene la causa in decisione e la sentenza è depositata entro i trenta giorni successivi.

[II]. Se una delle parti lo richiede, il giudice, disposto lo scambio dei soli scritti difensivi a norma dell'articolo 189 numeri 1) e 2), fissa l'udienza di discussione orale non oltre trenta giorni dalla scadenza del termine per il deposito delle comparse conclusionali e la sentenza è depositata entro trenta giorni.

 

[1] Articolo inserito dall'art. 68 d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51, con effetto, ai sensi dell'art. 247 comma 1 dello stesso decreto quale modificato dall'art. 1 l. 16 giugno 1998, n. 188, dal 2 giugno 1999. Successivamente  sostituito dall'art. 3, comma 19, lett. a), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022, il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022 , come sostituito dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". Si riporta il testo prima della sostituzione: «Il giudice, fatte precisare le conclusioni a norma dell'articolo 189, dispone lo scambio delle comparse conclusionali e delle memorie di replica a norma dell'articolo 190 e, quindi, deposita la sentenza in cancelleria entro trenta giorni dalla scadenza del termine per il deposito delle memorie di replica. Se una delle parti lo richiede, il giudice, disposto lo scambio delle sole comparse conclusionali a norma dell'articolo 190, fissa l'udienza di discussione orale non oltre trenta giorni dalla scadenza del termine per il deposito delle comparse medesime; la sentenza è depositata entro i trenta giorni successivi all'udienza di discussione.». 

Inquadramento.

Gli artt. 281-quinquies e 281-sexies disciplinano le diverse procedure della trattazione scritta, mista o orale.

Il d.lgs. n. 149/2022, con la decorrenza indicata dall'art. 35 dello stesso decreto, ha modificato l'art. 281-quinquies, disponendo che, quando la causa è matura per la decisione il giudice fissa davanti a sé l'udienza di rimessione della causa in decisione assegnando alle parti i termini a ritroso di cui all'articolo 189. All'udienza trattiene la causa in decisione e la sentenza è depositata entro i trenta giorni successivi. Se una delle parti lo richiede, il giudice, disposto lo scambio dei soli scritti difensivi a norma dell'articolo 189 numeri 1) e 2), fissa l'udienza di discussione orale non oltre trenta giorni dalla scadenza del termine per il deposito delle comparse conclusionali e la sentenza è depositata entro trenta giorni.

Valgono le considerazioni già svolte con riguardo alla rimessione della causa al collegio per la decisione.

Non è specificato nell'art. 281- quinquies quale sia il termine ultimo per chiedere la discussione orale (a differenza di quanto fa l'art. 275, comma 2, per le cause riservate alla decisione collegiale, individuando tale termine in rapporto a quello della nota di precisazione delle conclusioni).

Vale altresì quanto detto circa l'omessa fissazione dell'udienza di discussione orale, pur ritualmente richiesta dalla parte: essa comporta di per sé la nullità della sentenza, senza che sia necessario indicare quali siano gli specifici aspetti che la discussione avrebbe consentito di evidenziare o approfondire.

L'art. 281- quinquies , comma 2, continua a parlare di « scambio » degli scritti difensivi, seppure richiami l'art. 189 numeri 1) e 2), ove è sancita la perentorietà dei termini, sicché si impone il deposito delle note e delle comparse, come del resto afferma di seguito la medesima norma.

Trattazione scritta e mista

 

Il giudice davanti al quale vengono precisate le conclusioni, ove si tratti di procedimento davanti al tribunale in composizione monocratica, è garantito da un vincolo di immutabilità, con conseguente necessità di rinnovazione dell'udienza di conclusioni ove si debba provvedere alla sostituzione del magistrato già designato (Cass. S.U., n. 26938/2013).

Nel procedimento davanti al tribunale in composizione monocratica, costituisce, quindi, corollario dell' art. 281-quinquies la regola dell'immutabilità del giudice davanti al quale vengono precisate le conclusioni. Tuttavia, il vizio che deriva dall'inosservanza di tale regola non rientra nella fattispecie di cui all'art. 161, comma 2, onde la relativa sentenza - ancorché affetta da nullità assoluta ed insanabile - è idonea a passare in giudicato; ne consegue che, ove il giudice d'appello rilevi detta nullità, è tenuto a decidere la causa nel merito, non potendo rimetterla al giudice di primo grado ai sensi dell'art. 354 (Cass. II, n. 20859/2009).

Sia l' art. 281-quinquies che l'art. 281-sexies suppongono la necessità che le parti siano chiamate a precisare le conclusioni.

Si è affermato in giurisprudenza che nelle cause attribuite alla competenza del tribunale in composizione monocratica, il giudice unico può stabilire di decidere separatamente dal merito le questioni di giurisdizione e di competenza ovvero altre questioni pregiudiziali di rito, ma è tenuto – ai sensi degli artt. 187 e 281-bis ad invitare le parti a precisare le conclusioni. Ne deriva che, quando ci si trovi davanti ad un provvedimento relativo all'ordine del processo e, tuttavia, contenente affermazioni relative alla competenza (come quella secondo cui « l'eccezione pregiudiziale non è idonea a definire il giudizio »), alle stesse si deve attribuire il valore di mero provvedimento sulla gestione dell'istruttoria, con conseguente esclusione della sua impugnabilità (Cass. VI, n. 14136/2013).

Il tribunale in composizione monocratica, dopo avere trattenuto la causa in decisione, può emettere altresì un provvedimento non decisorio, attinente all'istruzione della causa, atteso che, per effetto del richiamo compiuto dall'art. 281-bis, anche nel procedimento davanti ad esso è applicabile l'art. 279, comma 1 (Cass. VI, n. 5186/2012).

Le comparse conclusionali hanno unicamente la funzione di illustrare le ragioni di fatto e di diritto sulle quali si fondano le domande e le eccezioni già proposte: esse non possono perciò contenere domande o eccezioni nuove, ovvero non sono idonee in alcun modo a provocare un ampliamento del thema decidendum, né ad evidenziare una volontà di rinunzia rispetto a conclusioni contenute in precedenti atti processuali che non vi vengano riprodotte. Con le memorie ex art. 190, invece, le parti possono solo replicare alle deduzioni avversarie e spiegare ulteriormente le tesi difensive già enunciate nelle comparse conclusionali. La giurisprudenza aggiunge poi che la memoria di replica può essere depositata anche se non vi sia stato il preventivo scambio di comparse conclusionali, e deve, quindi, essere sempre presa in considerazione dal giudice, a nulla rilevando che quella stessa parte non avesse provveduto a depositare preventivamente una sua comparsa conclusionale (Cass. III, n. 4211/2002).

I termini per il deposito delle comparse conclusionali, come anche delle memorie di replica, sono perentori (Cass. II, n. 509/2006).

È nulla la sentenza emessa dal giudice prima della scadenza dei termini fissati per il deposito delle comparse conclusionali e delle memorie di replica, ovvero senza assegnare alle parti tali termini, risultando in tal modo impedito ai difensori delle parti di svolgere nella sua completezza il diritto di difesa, con conseguente violazione del principio del contraddittorio (Cass. S.U. , n. 36596/2021;Cass. II, n. 7072/2010; Cass. VI, n. 7760/2011). Così come nulla è la sentenza che abbia erroneamente considerato tardivo il deposito della comparsa conclusionale (Cass. I, n. 9539/2012).

In ogni modo, ove si tratti di decisione assunta dal tribunale in composizione monocratica o dal giudice di pace, essendo la sentenza formata soltanto a seguito della pubblicazione con deposito in cancelleria (art. 133), è a questa data – e non anche a quella diversa ed anteriore eventualmente indicata in calce all'atto come data della decisione – che va fatto riferimento per stabilire se la causa sia stata decisa prima o dopo la scadenza dei termini previsti dall'art. 190, non rinvenendosi un momento deliberativo dotato di autonoma rilevanza, come nel caso della deliberazione collegiale disciplinata dall'art. 276 (Cass. II, n. 6239/2009).

Si ricordi, in proposito, come Corte cost. n. 275/1998, avesse negato l'illegittimità costituzionale (di cui è invece convinta parte della dottrina) dell'art. 190-bis, proprio per la parte in cui non era previsto, anche nel processo davanti al giudice istruttore in composizione monocratica, lo scambio delle memorie di replica oltre a quello delle comparse conclusionali, qualora una delle parti richiedesse la fissazione dell'udienza di discussione. La Corte, dopo aver ribadito il principio generale che il legislatore è dotato di ampia discrezionalità nel dettare le norme processuali, con l'unico limite della ragionevolezza, evidenziava come certamente il legislatore del 1990, regolando la fase conclusiva del processo davanti al tribunale, avesse disciplinato in modo differenziato la procedura a seconda che la decisione sia affidata al collegio oppure al giudice monocratica, nel senso che soltanto davanti al secondo il deposito delle memorie di replica e la discussione orale si presentano come alternativi, nel senso che l'uno esclude l'altra. Tale diversità, ad avviso della Corte costituzionale, non sarebbe comunque arbitraria, secondo il parametro dell'art. 3 Cost.; né sussisterebbe alcuna violazione dell'art. 24 Cost., non risultandone pregiudicati lo scopo e le funzioni del diritto di difesa, in quanto ‹‹porre un'alternativa tra difesa scritta e discussione orale nel processo civile non può determinare alcuna lesione di un adeguato contraddittorio, anche perché le parti permangono su di un piano di parità. Né può dirsi che l'art. 24 Cost. sia vulnerato per il fatto che una sola delle parti, chiedendo la discussione orale, precluda all'altra il diritto alle memorie di replica. Tale richiesta, infatti, non esclude comunque la possibilità per entrambe le parti di esporre integralmente e in condizioni di parità le proprie tesi difensive, nell'immediatezza derivante dalla presenza dei contraddittori innanzi al giudice››.

L'adozione, innanzi al tribunale in composizione monocratica, del modello a trattazione scritta, in luogo di quella mista richiesta dalla parte, non è, comunque, causa di nullità della sentenza per violazione del principio del contraddittorio o di difesa, attesa l'equipollenza tra i detti modelli decisionali, salvo che la parte dimostri una lesione concreta del diritto di difesa mediante l'indicazione degli aspetti che la discussione orale le avrebbe consentito di evidenziare ed approfondire, ad integrazione dei precedenti atti difensivi (Cass. II, n. 464/2016).

Bibliografia

Liebman, Manuale di diritto processuale civile, Principi, a cura di V. Colesanti, E. Merlin, E.F. Ricci, Milano, 2002; Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006; Punzi, Il processo civile. Sistema e problematiche, II, Torino, 2010.

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