Codice di Procedura Civile art. 290 - Contumacia dell'attore.Contumacia dell'attore. [I]. Nel dichiarare la contumacia dell'attore a norma dell'articolo 171, ultimo comma, il giudice istruttore, se il convenuto ne fa richiesta nella comparsa di risposta1, ordina che sia proseguito il giudizio e dà le disposizioni previste nell'articolo 187, altrimenti dispone che la causa sia cancellata dal ruolo, e il processo si estingue [181, 3071]. [1] Le parole « nella comparsa di risposta» sono state inserite dall'art. 3, comma 1, lett. ll), del d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164. Ai sensi dell'art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. InquadramentoLa contumacia — che non comporta non contestazione dei fatti ex adverso allegati — è la situazione di inattività unilaterale che consegue all'omessa costituzione in giudizio della parte e si distingue dall'assenza ad una o più udienze della parte validamente costituita (Ciaccia Cavallari, 322). Nell'ipotesi di contumacia dell'attore (non configurabile nei riti da ricorso) possono verificarsi due situazioni alternative: a) la causa prosegue regolarmente se il convenuto lo chiede; b) ove il convenuto non chieda che la causa prosegua, la stessa viene cancellata dal ruolo ed il processo si estingue. Nozione di contumaciaLa contumacia è la situazione di inattività unilaterale che consegue all'omessa costituzione in giudizio della parte e si distingue dall'assenza ad una o più udienze della parte validamente costituita (Ciaccia Cavallari, 322). La contumacia di una parte, di per sé sola considerata, nel nostro sistema processuale, a differenza di quelli che, invece, la equiparano ad una ficta confessio, non può assumere alcun significato probatorio in favore della domanda avversaria, e non comporta deroghe al principio dell'onere della prova (Cass. n. 15777/2006). Una limitata eccezione, volta ad avvicinare il nostro ordinamento a quei sistemi giuridici nei quali la contumacia è invece ficta confessio dei fatti ex adverso allegati, si era realizzata, nell'ambito del processo societario, con l'art. 13 d.lgs. n. 5/2003, in virtù del quale, se il convenuto non notifica o notifica tardivamente la comparsa di risposta all'attore, quest'ultimo potrà decidere di notificare al convenuto una nuova memoria ovvero l'istanza di fissazione dell'udienza ed in quest'ultimo caso “i fatti affermati dall'attore...si intendono non contestati e il tribunale decide sulla domanda in base alla concludenza di questa”. Questa disciplina era non poco innovativa per il nostro sistema processuale, in quanto sul modello del § 331 della ZPO tedesca, sebbene l'inerzia del convenuto non obbligasse il giudice competente a verificare la “concludenza” delle rappresentazioni di fatto del ricorrente rispetto all'effetto giuridico richiesto ad accogliere la domanda, l'attore era comunque esonerato dalla prova dei fatti costitutivi posti alla base della propria pretesa (Sassani, 143). Prima ancora dell'abrogazione — fatta eccezione proprio delle norme sull'arbitrato — del rito societario ad opera della l. n. 69/2009, la Corte Costituzionale è tuttavia intervenuta per dichiarare la predetta disposizione costituzionalmente illegittima per contrasto con l'art. 76 Cost., ossia per eccesso di delega (Corte cost. n. 340/2007). La piena conferma di un assetto processuale nel quale, nonostante le avvertite critiche di autorevole dottrina (Luiso II, 110), la contumacia è condotta neutra si è avuta con la novellazione dell'art. 115 da parte della stessa l. n. 69/2009 che, nel prevedere che i fatti non specificamente contestati si intendono per pacifici ha fatto riferimento alla sola parte costituita. Per altro verso, la S.C. ha chiarito che nel processo tributario, non è prevista la dichiarazione di contumacia, rilevando la mancata costituzione del resistente come mera assenza di fatto (Cass. n. 14577/2018). La dichiarazione, da parte del giudice, della contumacia della parte non costituita non rappresenta una formalità essenziale e la sua omissione, pertanto, non comporta la nullità del procedimento o della sentenza, ove risulti che il contraddittorio è stato ritualmente costituito nei confronti di detta parte (Cass. S.U., n. 2881/2002; conf., da ultimo, Cass. n. 5408/2020). L'erronea dichiarazione della contumacia di una parte non determina un vizio della sentenza deducibile in cassazione, se non abbia cagionato, in concreto, alcun pregiudizio allo svolgimento della attività difensiva, in quanto l'irritualità della dichiarazione di contumacia non rileva in sé e per sé ma si riflette sulla regolarità del processo solo se la parte abbia subito una lesione effettiva del suo diritto (Cass. II, n. 10503/2013). La condanna alle spese processuali non può essere pronunziata in favore del contumace vittorioso, poiché questi, non avendo espletato alcuna attività processuale, non ha sopportato spese al cui rimborso abbia diritto (Cass. VI, n. 24750/2013). Contumacia dell'attoreLa norma in esame è dedicata, specificamente, alla contumacia dell'attore, che si verifica nell'ipotesi di mancata costituzione dello stesso ai sensi dell'art. 171, ultimo comma (v. Commento). In detta ipotesi — che non è configurabile nei riti c.d. da ricorso, come quello del lavoro, nei quali mediante il deposito del ricorso la parte che propone la causa iscrive la causa a ruolo prima di notificare l'atto introduttivo ed il decreto di fissazione dell'udienza al resistente — possono verificarsi due situazioni alternative: a) la causa prosegue regolarmente se il convenuto lo chiede; b) ove il convenuto non chieda che la causa prosegua, la stessa viene cancellata dal ruolo ed il processo si estingue. Il d.lgs. n. 164 del 2024 è intervenuto sulla norma in commento per coerenziarne la disciplina rispetto a quella dettata, a seguito della riforma Cartabia, per la fase introduttiva e di trattazione del processo ordinario di cognizione. In particolare, tenendo conto delle considerazioni critiche espresse da diversi commentatori all’indomani dell’emanazione del d.lgs. n. 149 del 2022, è stato coordinato il regime processuale delle verifiche preliminari introdotta dallo stesso con la previsione contenuta nell’art. 290 c.p.c. che demanda ad una manifestazione di volontà del convenuto la decisione, nell’ipotesi di contumacia dell’attore, sul proseguire o meno il giudizio. Di qui l’intervento si è sostanziato nella puntualizzazione che la richiesta di prosecuzione deve essere contenuta nella comparsa di risposta, in modo che sia possibile, ove il convenuto non operi tale richiesta, effettuare detta cancellazione della causa dal ruolo già con il decreto emesso dal giudice istruttore all’esito delle verifiche preliminari, nel momento in cui questi dichiara la contumacia ai sensi dell’art. 171 c.p.c. Come noto, la cancellazione della causa dal ruolo determina, ex art. 307 c.p.c., l’immediata estinzione del processo: di qui, stante il valore sostanziale di ordinanza assunto dal decreto di cui all’art. 171-bis c.p.c., dovrebbe ritenersi che la pronuncia possa essere impugnata in parte qua dal convenuto, ove voglia dedurre l’errore del giudice, nell’ambito del reclamo al collegio ai sensi dell’art. 178 c.p.c. BibliografiaBrandi, Contumacia, in Enc. dir., X, Milano 1962, 465 ss.; Caponi, La rimessione in termini nel processo civile, Milano, 1996; Ciaccia Cavallari, Contumacia, in Dig. civ., III, 1989, 320 ss.; De Santis F., La rimessione in termini nel processo civile, Torino, 1997; De Santis F., Decadenza del convenuto e rimessione in termini, in Riv. dir. proc. 1995, 507; Giannozzi, La contumacia nel processo civile, Milano, 1962; Punzi, La notificazione degli atti nel processo civile, Milano, 1959; Raganati, L'ordinanza che dispone l'interrogatorio libero deve essere notificata al contumace?, in Giur. mer. 2005, IV, 1495; Sassani (a cura di), La riforma delle società. Il processo, Torino 2013. |