Codice di Procedura Civile art. 296 - Sospensione su istanza delle parti1.Sospensione su istanza delle parti1. [I]. Il giudice istruttore, su istanza di tutte le parti, ove sussistano giustificati motivi, può disporre, per una sola volta, che il processo rimanga sospeso per un periodo non superiore a tre mesi, fissando l’udienza per la prosecuzione del processo medesimo.
[1] Articolo così sostituito dall'art. 46, comma 11, della l. 18 giugno 2009, n. 69 (legge di riforma 2009), con effetto a decorrere dal 4 luglio 2009, per i giudizi instaurati dopo la data della sua entrata in vigore. Il testo precedente recitava: «Il giudice istruttore, su istanza di tutte le parti, può disporre che il processo rimanga sospeso per un periodo non superiore a quattro mesi». InquadramentoL'istituto della sospensione facoltativa del processo — per un periodo non superiore a tre mesi, dopo la riforma di cui alla l. n. 69/2009 — è pressoché desueto, in quanto nella maggior parte degli uffici giudiziari i rinvii disposti hanno una durata maggiore. Per l'accoglimento dell'istanza è sufficiente che la stessa provenga dai procuratori delle parti costituite. Il giudice potrà peraltro valutare la sussistenza dei giusti motivi posti a fondamento dell'istanza. Il provvedimento è assunto con ordinanza che, in quanto insuscettibile di regolamento di competenza, è revocabile e modificabile ex art. 177. Profili generaliLa ratio originaria della norma in commento, già inserita nel codice di procedura civile nel 1942, era quella, introdotto il principio c.d. di eventualità o di preclusione, di consentire una deroga allo stesso in omaggio al generale principio dispositivo che domina il processo civile, consentendo alle parti in causa di limitare con la richiesta congiunta di sospensione l'ulteriore corso del processo su impulso d'ufficio. Peraltro, eliminato con la c.d. controriforma del 1950 il sistema delle preclusioni introdotto nella versione iniziale del codice di procedura civile del 1942, l'art. 296 ha finito con il diventare disposizione assolutamente desueta nella prassi applicativa, potendo le parti ottenere il medesimo risultato con la semplice richiesta di un rinvio d'udienza. Né, allo stato, soprattutto nella maggior parte degli uffici giudiziari, la norma in commento risulta applicata nonostante la rinnovata introduzione del principio di eventualità sin dalla novella del processo civile realizzata dalla l. n. 353/1990 (principio la cui portata è stata resa successivamente sempre più rigorosa dalle legge successivamente intervenute sino alla l. n. 69/2009). Invero l'eccessivo carico dei ruoli giudiziari comporta di norma sia rinvii delle udienze molto più lunghi del termine di giorni quindici previsto dall'art. 81 disp. att. sia la concreta difficoltà del giudice istruttore, in una situazione di strutturale impossibilità di gestione del ruolo secondo le cadenze normativamente imposte, di non concedere su richiesta congiunta delle parti almeno un rinvio d'udienza nella prospettiva di una composizione bonaria della controversia. Anche se, come rilevato, la disposizione in commento è stata scarsamente applicata nella prassi giudiziaria mediante la riforma realizzata dalla già citata l. n. 69/2009 il legislatore ha ritenuto di intervenire sulla stessa restringendo la durata del periodo di sospensione concordata (ridotto da quattro a tre mesi) nonché prevedendo che tale sospensione possa essere disposta soltanto una volta. Istanza e provvedimentoL'istanza volta alla sospensione c.d. concordata del processo civile deve essere proposta congiuntamente dalle parti, da intendersi, peraltro, come parti costituite. Sin da un risalente precedente, tuttavia, la S.C. ha chiarito che non osta all'accoglimento dell'istanza l'eventuale situazione di contumacia di una delle parti (Cass. n. 95/1951). L'istanza in esame rientra nell'esercizio del mandato difensivo conferito ai procuratori delle parti non comportando alcuna disposizione del diritto fatto valere in giudizio di talché non è necessario né che la stessa venga proposta dalle parti personalmente né che i difensori siano muniti a tal fine di procura speciale. A fronte dell'istanza, la decisione di sospensione non è automatica, essendo stato sempre ribadito in giurisprudenza il principio — oggi espressamente codificato dalla norma in commento a seguito della novellazione operata dalla l. n. 69/2009 — per il quale nell'ipotesi di sospensione facoltativa, l'esercizio del potere discrezionale da parte del giudice del merito di disporla o meno non è censurabile in sede di legittimità (Cass. n. 3139/1979): ciò comporta, quindi, che il giudice istruttore possa valutare la sussistenza dei giusti motivi posti a fondamento dell'istanza di sospensione concordata, rigettando l'istanza, ad es., nell'ipotesi in cui la stessa sia meramente defatigatoria, specie ove questo possa comportare un ulteriore allungamento dei tempi di un processo già pendente da diversi anni. Avverso la decisione del giudice resa sull'istanza di sospensione concordata non è previsto alcun rimedio impugnatorio (essendo il regolamento di competenza ammesso, come dispone espressamente l'art. 42, soltanto per i provvedimenti che dispongono la sospensione del giudizio ai sensi dell'art. 295): pertanto, in accordo con la regola generale prevista dall'art. 177, il provvedimento emesso dal giudice su detta istanza è revocabile e modificabile da parte dello stesso. BibliografiaBove, Sospensione del processo e tutela cautelare, in Riv. dir. proc. 1989, 977; Calvosa, Sospensione del processo civile (di cognizione), in Nss. 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