Codice di Procedura Civile art. 298 - Effetti della sospensione.

Rosaria Giordano

Effetti della sospensione.

[I]. Durante la sospensione non possono essere compiuti atti del procedimento [48 2, 52 3, 669-quater 2, 699 1].

[II]. La sospensione interrompe i termini in corso [152 ss.], i quali ricominciano a decorrere dal giorno della nuova udienza fissata nel provvedimento di sospensione o nel decreto di cui all'articolo precedente [304].

Inquadramento

La sospensione del processo è una fase di quiescenza dello stesso nel corso della quale non possono essere compiuti, a pena di nullità, atti processuali ed è sospeso il decorso dei termini (Menchini, 56).

Sono stati individuati, oltre a quelli cautelari (Luiso, 2013, II, 230 ss.), una serie di atti che possono essere compiuti anche quando il processo è sospeso, come, ad esempio, il conferimento della procura (Cass. n. 2618/1999), la rinuncia e l'accettazione di cui all'art. 306 (Menchini, 56), la proposizione del regolamento preventivo di giurisdizione (Cass. S.U., n. 11131/2015).

In accordo con la giurisprudenza di legittimità, prima della cessazione della causa di sospensione, non possono invece essere compiuti gli atti volti alla riattivazione del processo sospeso (Cass. n. 3718/2013).

Effetti della sospensione

La norma in commento stabilisce, innanzitutto, al comma 1, che, mentre il processo è sospeso, non possono essere compiuti atti del procedimento (Menchini, 56), che, invero, entra in uno stato di quiescenza che potrà venire meno soltanto a seguito della tempestiva riassunzione dello stesso a seguito della cessazione della causa di sospensione necessaria (di regola determinata dal passaggio in giudicato della decisione sulla controversia c.d. pregiudicante).

Pertanto, gli atti processuali compiuti eventualmente durante la sospensione del processo sono radicalmente nulli e non producono alcun effetto, meno che mai quello di determinare uno spostamento del termine per la riassunzione del processo, decorrente ineludibilmente dalla conoscenza della cessazione della causa di sospensione (Cass. S.U., n. 23836/2004).

La regola generale secondo la quale durante la stasi processuale determinata dalla sospensione del giudizio non possono essere compiuti atti processuali comporta non soltanto la nullità degli stessi ma altresì quella sentenza pronunciata nel corso di detta sospensione (Cass. n. 4427/2004).

Il comma 2 dello stesso articolo in commento dispone che la sospensione interrompe anche i termini in corso, che ricominciano a decorrere dal giorno della nuova udienza fissata nel provvedimento di sospensione o nel decreto disposto a seguito dell'istanza di riassunzione del processo.

Atti che possono essere compiuti: casistica

Nonostante la formulazione generale della disposizione in esame in ordine alla regola secondo cui durante la sospensione non possono essere compiuti atti del procedimento, la giurisprudenza ha temperato in sede applicativa, talvolta non senza incertezze, la portata della stessa.

Sotto un primo profilo, si è affermato che la procura ad un nuovo difensore è validamente rilasciata anche durante la sospensione del processo, atteso che il divieto posto dall'art. 298 concerne gli atti che comportano uno sviluppo del giudizio e non anche quelli diretti alla riattivazione del processo o ad assicurare la difesa della parte (Cass. n. 2618/1999).

Distinta questione è quella, che appare allo stato controversa nella giurisprudenza di legittimità, in ordine all'operare del divieto di compiere atti del procedimento durante l'interruzione del processo anche rispetto agli atti diretti alla prosecuzione o alla declaratoria di estinzione del processo.

Più in particolare, infatti, in accordo con un primo e più risalente orientamento, l'art. 298, nella parte in cui prevede che durante la sospensione non possono essere compiuti atti del procedimento, non implica il divieto anche di quegli atti processuali diretti alla riattivazione del processo (Cass. n. 6431/1995) che sono, anzi, previsti e disciplinati dal precedente art. 297, sicchè   di prosecuzione del processo, ancorché proposta prima del passaggio in giudicato della decisione definitiva della causa pregiudiziale, che ai sensi dell'art. 295 ha provocato la sospensione del processo, non è affetta da nullità, al pari del successivo decreto che fissa la nuova udienza, bensì soltanto revocabile, con ulteriore sospensione del giudizio, ove espressamente dedotto da una delle parti presenti alla detta udienza (Cass. n. 7519/1992).

In senso diverso appare orientata la giurisprudenza di legittimità per la quale la norma in commento implica il divieto anche del compimento degli atti processuali diretti alla riattivazione del processo se compiuti prima che si verifichino i relativi presupposti (Cass. n. 1580/2020Cass. n. 3718/2013).

È inoltre pacifico che la sospensione del processo non impedisce la proposizione del regolamento di giurisdizione, tenuto conto che tale sospensione non esclude la pendenza della causa, e che il divieto di compiere atti processuali, nel periodo della sospensione, riguarda gli atti che integrino sviluppo del giudizio sospeso, non la promozione di un'autonoma fase del processo, rivolta alla verifica del potere giurisdizionale del giudice adito (Cass. S.U., n. 11131/2015).

Secondo una parte della dottrina sarebbero poi ammessi durante la sospensione del giudizio atti come la rinuncia ex art. 306 e la relativa accettazione (Menchini, 56).

Gli atti urgenti

È opinione comune in dottrina come in giurisprudenza che l'art. 48, comma 2, secondo cui nel periodo di sospensione del processo determinato dalla proposizione del regolamento di competenza il giudice può autorizzare il compimento degli atti che ritiene urgenti, debba trovare applicazione in via di interpretazione sistematica, stante l'eadem ratio, anche in tutte le altre ipotesi di sospensione del processo.

In dottrina si è evidenziato,a riguardo, che l'urgenza deve essere valutata rispetto all'atto, nel senso che il giudice deve verificare tale requisito sia riguardo all'eventualità che l'atto, pur necessario ed utile per la decisione sul merito, non possa essere più compiuto dopo la riattivazione del processo, sia in relazione al fatto che lo stesso atto, pur potendo essere compiuto, non possa produrre quegli effetti o quelle utilità per il cui conseguimento la parte ha richiesto di porre in essere lo stesso (Cipriani, 1978, I, 1414).

Nell'individuare nel senso descritto il novero degli atti urgenti che sono ammessi nonostante la sospensione del processo, escludendo peraltro i provvedimenti cautelari, la dottrina si discosta, tuttavia, specie in quest'ultimo senso, dalla giurisprudenza di legittimità dominante la quale è incline ad annoverare anche detti provvedimenti tra quelli che possono essere compiuti ex art. 48, comma 2.

La S.C., infatti, affermato il principio per il quale durante la sospensione del processo, il divieto di cui all'art. 298 non impedisce l'emanazione di provvedimenti d'urgenza tendenti ad assicurare provvisoriamente gli effetti della successiva decisione di merito, ha ritenuto ammissibile la richiesta ex art. 700 di reintegrazione nel posto di lavoro nonostante la sospensione per pregiudizialità penale del giudizio promosso dal lavoratore per accertare la illegittimità del licenziamento (Cass. n. 5779/1990).

La questione sinora esaminata, i.e. quella relativa alla possibilità di annoverare tra gli atti urgenti richiamati dal capoverso dell'art. 48 i provvedimenti cautelari appare comunque ormai normativamente risolta in senso affermativo a seguito dell'introduzione, mediante la l. n. 353/1990 delle norme sul procedimento cautelare uniforme, potendosi tale soluzione, invero, argomentare dal disposto dell'art. 669-quater in tema di competenza a conoscere del ricorso cautelare in corso di causa proposto durante la sospensione del processo (Luiso, 2013, II, 230 ss.).

Bibliografia

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