Codice di Procedura Civile art. 311 - Rinvio alle norme relative al procedimento davanti al tribunale 1 .Rinvio alle norme relative al procedimento davanti al tribunale1. [I]. Il procedimento davanti al giudice di pace, per tutto ciò che non è regolato nel presente titolo o in altre espresse disposizioni, è retto dalle norme relative al procedimento davanti al tribunale, in composizione monocratica, in quanto applicabili.
[1] Articolo già sostituito dall'art. 22 2 l. 21 novembre 1991, n. 374, e poi di nuovo così sostituito dall'art. 70 d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51, con effetto, ai sensi dell'art. 247 comma 1 dello stesso decreto quale modificato dall'art. 1 l. 16 giugno 1998, n. 188, dal 2 giugno 1999. Il testo immediatamente previgente recitava: «[I]. Il procedimento davanti al pretore e al giudice di pace, per tutto ciò che non è regolato nel presente titolo o in altre espresse disposizioni, è retto dalle norme relative al procedimento davanti al tribunale, in quanto applicabili». Anteriormente l'articolo era così formulato: «Il procedimento davanti ai pretori e ai conciliatori, per tutto ciò che non è regolato nel presente titolo o in altre espresse disposizioni, è retto dalle norme relative al procedimento davanti al tribunale, in quanto applicabili». Inquadramento
Secondo l’art. 311, il procedimento davanti al giudice di pace, per tutto quanto non appositamente regolato, è retto dalle norme relative al procedimento davanti al tribunale in composizione monocratica, in quanto applicabili. Sono poi stabilite norme particolari in tema di forma (art. 316) e contenuto (art. 318) della domanda, rappresentanza davanti al giudice di pace (art. 317) e querela di falso presentata in procedimento pendente innanzi allo stesso (art. 313). CompetenzaAi sensi dell'art. 7, la competenza del giudice di pace riguarda: 1) le cause relative a beni mobili di valore non superiore a diecimila euro, non attribuite per legge ad altro giudice; 2) le cause di risarcimento del danno prodotto dalla circolazione di veicoli e di natanti, purché il valore della controversia non superi venticinquemila euro ; 2) le cause relative ad apposizione di termini ed osservanza delle distanze stabilite dalla legge, dai regolamenti o dagli usi riguardo al piantamento degli alberi e delle siepi; 4) le cause relative alla misura ed alle modalità d'uso dei servizi di condominio di case; le cause relative a rapporti tra proprietari o detentori di immobili adibiti a civile abitazione in materia di immissioni di fumo o di calore, esalazioni, rumori, scuotimenti e simili propagazioni che superino la normale tollerabilità; 5) le cause relative agli interessi o accessori da ritardato pagamento di prestazioni previdenziali o assistenziali. Cass. S.U., n. 21582/2011 , ha esteso, peraltro, la competenza per valore del giudice di pace alle controversie aventi ad oggetto pretese che abbiano la loro fonte in un rapporto, giuridico o di fatto, riguardante un bene immobile, salvo che la questione proprietaria non sia stata oggetto di una esplicita richiesta di accertamento incidentale di una delle parti e sempre che tale richiesta non appaia, "ictu oculi", alla luce delle evidenze probatorie, infondata e strumentale - siccome formulata in violazione dei principi di lealtà processuale - allo spostamento di competenza dal giudice di prossimità al giudice togato. Le Sezioni Unite hanno, invero, ritenuto che il filone interpretativo, propenso alla competenza del tribunale sulle controversie che abbiano come causa petendi un immobile, pur se accompagnate da un petitum immediato avente ad oggetto una somma di denaro nei limiti del valore indicato dall'art. 7, non appare coerente con l'evoluzione del sistema processualcivilistico e con l'intento deflattivo che anima il legislatore. Per fondare la competenza, in proposito, del Giudice di pace, l'ord. n. 21582/2011, valorizza i seguenti argomenti: 1) il progressivo aumento della competenza ordinamentale del giudice di pace rispetto a quella riservata al vecchio giudice conciliatore; 2) l'interpretazione sistematica, alla luce delle norme di cui agli artt. 10, 12 e 14, del triplice limite della competenza generale per valore del giudice di pace, costituito dall'importo della domanda, desunto dal petitum, dal carattere mobiliare dell'azione e dalla mancanza di competenza per materia di altro giudice; 3) l'individuazione delle "cause relative a beni mobili" con quelle, soltanto, aventi per oggetto immediato beni mobili, nonché con tutte quelle che si riferiscano a diritti tendenti all'attuazione di un obbligo pecuniario, ancorché collegato ad un diritto reale immobiliare. Da ciò la conclusione prescelta, secondo cui il giudice di pace deve ritenersi competente a giudicare sulle azioni personali concernenti beni immobili e, in particolare, sulle cause che hanno per oggetto somme di denaro relative a quei beni e non involgenti questioni sul rapporto giuridico o di fatto con i medesimi. In ogni caso, il giudice di pace si pronuncerà con efficacia di giudicato solo su diritti che non abbiano per oggetto beni immobili. Solo qualora la discussione sul diritto reale o sul possesso dell'immobile dia luogo ad una domanda di accertamento incidentale, ex art. 34, tale da rendere necessaria una pronuncia con efficacia di giudicato sul diritto reale immobiliare o sul possesso, verrà meno la competenza del giudice di pace, salvo che tale accertamento incidentale non appaia, prima facie, del tutto infondato, oppure meramente strumentale a conseguire lo spostamento di competenza, con violazione dei principi di lealtà processuale. D'altro canto, come osservano conclusivamente le Sezioni Unite: a) l'art. 14 accomuna, in punto di competenza, "le cause relative a somme di denaro" e quelle inerenti "a beni mobili"; b) l'art. 813 c.c. estende le disposizioni di legge concernenti i beni immobili ai soli diritti reali che hanno ad oggetto beni immobili (mentre agli altri diritti si applica il regime dei beni mobili, ivi compresi, quindi i diritti personali su immobili); c) in presenza di domande, la causa petendi si risolve in un titolo obbligatorio personale; d) risulterebbe incoerente e la disfunzionale un sistema processuale che, per qualunque azione di risarcimento di danni, anche minimi, ad immobili, in caso di un semplice dubbio sulla proprietà o sul possesso, o addirittura anche nell'ipotesi di relazione con l'immobile pacifica, costringesse l'attore ad addossarsi la spesa sproporzionata di un giudizio di fronte al tribunale; e) le "cause di vicinato" sono attribuite per materia al giudice di pace, senza limite di valore, pur riferendosi esse ontologicamente ad un bene immobile, oggetto necessario di cognizione, seppure come mero antecedente logico; f) il petitum mediato delle azioni risarcitorie, ovvero la pretesa fatta valere (avente ad oggetto una somma di danaro), è, per definizione, un "diritto concernente una cosa mobile"; g) risultano necessarie interpretazioni deflattive della materia del c.d. contenzioso "minore". La competenza del giudice di pace in tema di immissioni, ex art. 7, comma 3, n. 3, si intende tassativamente circoscritta alle cause tra proprietari e detentori di immobili ad uso abitativo, esulando da essa le controversie relative ad immissioni provenienti da impianti industriali, agricoli o destinati ad uso commerciale, giacché la norma processuale non copre l'intero ambito applicativo dell'art. 844 c.c. Sicché, qualora l'immobile, seppure a prevalente destinazione abitativa, sia utilizzato anche per scopi diversi, ai fini della determinazione della competenza occorre dare rilievo non già alla destinazione prevalente, né alla classificazione catastale del bene, ma alla fonte dei fenomeni denunciati (Cass. VI, n. 19446/2019). La competenza del giudice di pace è stata inoltre negata per le controversie aventi ad oggetto il pagamento di canoni di locazione , ancorché di importo non eccedente il limite di cinquemila euro di cui all'art. 7, comma 1, avendo la pretesa creditoria in un rapporto locativo, materia da ritenersi riservata alla competenza del tribunale (Cass. III, n. 28041/2019; Cass. VI, n. 20554/2019).. Si nega l'applicabilità del procedimento sommario, previsto dagli artt. 702-bis e segg. nelle controversie in cui la competenza appartenga al giudice di pace (Cass. III, n. 27591/2019). La soluzione offerta dall'ord. n. 21582/2011 delle Sezioni Unite della Cassazione si uniforma a quella dottrina che, in relazione all'espressione “cause relative a beni mobili”, di cui all'art. 7, comma 1, ha inteso riferibile la competenza generale per valore del giudice di pace a qualsiasi controversia, personale o reale, di accertamento, di condanna o costitutiva, relativa a cosa mobile, anche se diretta all'attuazione di un obbligo pecuniario che sia sinallagmaticamente collegato con un immobile, con esclusione quindi solo delle azioni reali o personali immobiliari, in pratica giustificandosi la mancata estensione della competenza del giudice onorario anche alle azioni immobiliari solo in base all'esigenza di non rimettere allo stesso il contenzioso in materia di locazioni. Riecheggia, nella interpretazione prescelta, l'influsso di politica giudiziaria incline ad assegnare al giudice di pace l'ambizioso ruolo di giudice della “convivenza civile” (Rota, 112). BibliografiaChiarloni, Il giudice di pace, in Le riforme del processo civile, a cura di Sergio Chiarloni, Bologna, 1992; Chiarloni, Giudice di pace, in Dig. civ., Torino, 1993; Proto Pisani, Il giudice di pace tra mito e realtà, in Foro it. 1989, V, 1 ss.; Rota, Il giudice di pace, in Le riforme della giustizia civile, a cura di Taruffo, Torino, 2000, 61 ss. |