Codice di Procedura Civile art. 330 - Notificazione dell'impugnazione 1

Mauro Di Marzio

Notificazione dell'impugnazione1

[I].Se nell'atto di notificazione della sentenza la parte ha dichiarato la sua residenza o eletto domicilio nella circoscrizione del giudice che l'ha pronunciata o ha indicato un indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o eletto un domicilio digitale speciale, l'impugnazione deve essere notificata nel luogo o all'indirizzo indicato; altrimenti si notifica, ai sensi dell'articolo 170, presso il procuratore costituito o all'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o al domicilio digitale speciale indicato per il giudizio oppure, in mancanza, nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto per il giudizio.

[II]. L'impugnazione puo' essere notificata collettivamente e impersonalmente agli eredi della parte defunta dopo la notificazione della sentenza, nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto dal defunto nell'atto di notificazione della sentenza ai sensi del primo comma o, in mancanza della suddetta dichiarazione di residenza o di elezione di domicilio, l'impugnazione puo' essere notificata, ai sensi dell'articolo 170, agli eredi collettivamente e impersonalmente presso il procuratore costituito o nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto dal defunto per il giudizio.

[III]. Quando mancano la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio e le indicazioni di cui al primo comma e, in ogni caso, dopo un anno dalla pubblicazione della sentenza, l'impugnazione, se e' ancora ammessa dalla legge, si notifica personalmente a norma degli articoli 137 e seguenti.»;

 

[1] Articolo modificato dall'art. 46, comma 10, della l. 18 giugno 2009, n. 69 (legge di riforma 2009), con effetto a decorrere dal 4 luglio 2009, per i giudizi instaurati dopo la data della sua entrata in vigore, che ha inserito le parole: ", ai sensi dell’articolo 170,"  e successivamente sostituito dall'art. 3, comma  4, lett. a),  del d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164. Il testo dell'articolo era il seguente: «Luogo di notificazione dell'impugnazione. [I]. Se nell'atto di notificazione della sentenza [285] la parte ha dichiarato la sua residenza o eletto domicilio [43 ss. c.c.] nella circoscrizione del giudice che l'ha pronunciata, l'impugnazione deve essere notificata nel luogo indicato; altrimenti si notifica, ai sensi dell’articolo 170, presso il procuratore costituito o nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto per il giudizio [1701] [II]. L'impugnazione può essere notificata nei luoghi sopra menzionati collettivamente e impersonalmente agli eredi della parte defunta dopo la notificazione della sentenza [2861, 3032, 3282].[III]. Quando manca la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio e, in ogni caso, dopo un anno dalla pubblicazione [133] della sentenza, l'impugnazione, se è ancora ammessa dalla legge [327], si notifica personalmente a norma degli articoli 137 e seguenti.». Ai sensi dell'art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023.

Inquadramento

Le impugnazioni debbono essere proposte mediante la notificazione di un atto che in alcuni casi (appello, revocazione, opposizione di terzo) ha forma di citazione, e in altri (cassazione, regolamento di competenza; procedimenti regolati dal rito del lavoro; procedimenti camerali), di ricorso (Liebman, 1984, 287).

La norma in esame, la quale individua il luogo presso cui la notificazione dell’impugnazione va effettuata, un tempo fondamentale nella disciplina delle impugnazioni, ha perso di rilievo, già prima della novella operata con il Correttivo (d.lgs. n. 164/2024), di cui subito si dirà, con il diffondersi della notificazione telematica da eseguirsi all’indirizzo PEC del destinatario.

Essa stabiliva, in ordine successivo, le regole da applicare ai fini della notifica dell’impugnazione da eseguirsi  dall’ufficiale giudiziario ad istanza della parte o del suo procuratore.

La disposizione in commento indica il luogo in cui l'atto di impugnazione va notificato, formulando diverse ipotesi a seconda che:

i) la sentenza fosse stata notificata (v. sub art. 285) e nel relativo atto si fosse provveduto ad indicare la residenza o ad eleggere domicilio nella circoscrizione del giudice che l'aveva pronunciata;

ii) la sentenza non fosse stata notificata ovvero non si fosse provveduto, all'atto della notifica, ad indicare la residenza o ad eleggere domicilio;

iii) mancasse la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio (locuzione riferita sia al caso della parte contumace, sia al caso della parte costituita personalmente senza dichiarazione di residenza o elezione di domicilio (Cass. n. 15123/2007);

iv) fosse decorso un anno dalla pubblicazione della sentenza.

Nella prima ipotesi la notificazione dell'impugnazione doveva essere eseguita nell'uno o nell'altro dei luoghi indicati (residenza dichiarata o domicilio eletto); si tratta di un criterio esclusivo, rispetto al quale i successivi criteri di individuazione del luogo di notificazione previsti dal comma 1 dovevano ritenersi sussidiari (Cass. n. 4412/1988; Cass. n. 1315/1986); nella seconda ipotesi la notifica doveva essere eseguita, «ai sensi dell'art. 170», ossia presso il procuratore costituito nel giudizio a quo o nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto per il giudizio; nella terza e quarta ipotesi l'impugnazione, se ancora ammessa, doveva essere notificata personalmente alla parte ai sensi degli artt. 137 ss. (Cass. n. 9174/2006, ove si chiarisce che la ratio discende dalla presunzione che alla scadenza del periodo indicato il rapporto tra la parte e il difensore sia cessato).

Il Correttivo ha modificato la norma nel senso che segue:

-) il primo comma è sostituito dal seguente: «Se nell'atto di notificazione della sentenza la parte ha dichiarato la sua residenza o eletto domicilio nella circoscrizione del giudice che l'ha pronunciata o ha indicato un indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o eletto un domicilio digitale speciale, l'impugnazione deve essere notificata nel luogo o all’indirizzo indicato; altrimenti si notifica, ai sensi dell'art. 170, presso il procuratore costituito o all’indirizzo di posta elettronica certificata oppure, in mancanza, nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto indicati per il giudizio»;

-) al secondo comma, le parole «nei luoghi» sono sostituite dalle seguenti: «nei modi»;

-) al terzo comma, le parole «Quando manca la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio» sono sostituite dalle seguenti: «Quando mancano le indicazioni di cui al primo comma».

In breve, i riferimenti alla dichiarazione di residenza e all’elezione di domicilio vengono affiancati dall’indicazione dell’indirizzo di posta elettronica certificata o del domicilio digitale: dunque il dato giurisprudenziale formatosi riguardo alla norma previgente va adattato al testo attuale, laddove prevede l’indicazione della PEC o del domicilio digitale speciale. Le modifiche apportate al secondo e al terzo comma sono di mero coordinamento terminologico.

Notificazione presso la residenza dichiarata o il domicilio eletto

La prima e principale regola posta in apertura del comma 1 della disposizione in commento, secondo cui, se la parte che ha notificato la sentenza ha anche indicato, all'atto della notificazione la propria residenza o ha eletto il domicilio nella circoscrizione del giudice che ha pronunciato la decisione, la notificazione dell'impugnazione deve essere eseguita in via esclusiva nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto. . Il tutto riferito oggi anche alla PEC o al domicilio digitale speciale. Il primo dei luoghi di notificazione dell'impugnazione indicato dalla norma in commento (presso la residenza dichiarata o il domicilio eletto nella circoscrizione del giudice che ha pronunciato la sentenza ovvero oggi negli ulteriori modi menzionati) ha carattere esclusivo.

La dichiarazione di residenza e l'elezione di domicilio devono contenere molteplici indicazioni geografiche (comune di residenza, strada o piazza, numero civico). Elezione di domicilio e dichiarazione di residenza non richiedono formule sacramentali, ma devono essere complete e inequivoche (Cass. n. 8845/1990) e devono risultare dallo stesso atto di notificazione della sentenza. La dichiarazione di residenza e l'elezione di domicilio, che impongono di notificare l'atto di impugnazione alla parte personalmente, cioè, sono quelle che consentono di identificare con esattezza il luogo dove la notificazione deve essere eseguita, con la conseguenza che — salvo che si tratti di un piccolo comune — ove difetti delle necessarie indicazioni, detta dichiarazione è priva di validità e non produce gli effetti stabiliti dall'indicato art. 330, senza che sia necessaria la certificazione dell'ufficiale giudiziario circa l'impossibilità di identificazione del luogo della residenza e del domicilio, e, quindi, la notificazione deve essere fatta presso il procuratore costituito o nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto per il giudizio in cui è stata pronunziata la sentenza da impugnare, ai sensi della seconda ipotesi del citato primo comma dell'art. 330 (Cass. n. 8845/1990).

La semplice dichiarazione di domicilio non viene ritenuta equivalente all'elezione di domicilio (Cass. n. 810/1991). L'elezione di domicilio contenuta nel precetto non viene ritenuta equivalente, quanto agli effetti, all'elezione di domicilio contenuta nell'atto di notificazione della sentenza, restando esclusivamente connessa all'introduzione del processo di esecuzione (Cass. n. 3269/2007).

È stata ritenuta valida la notifica dell'impugnazione fatta personalmente e a mani proprie del destinatario, anche in luogo diverso dal domicilio eletto o dalla residenza dichiarata (Cass. n. 761/1999).

I criteri succedanei

È opinione comune che i criteri sussidiari posti dalla seconda parte del comma 1 dell'art. 330 possano essere utilizzati non solo quando sia stata notificata la sentenza e nell'atto non sia stato eletto domicilio o indicata la residenza, ma anche quando la notificazione dell'impugnazione debba essere effettuata nel termine lungo previsto dall'art. 327 in assenza della notifica (Cass. S.U., n. 12593/1993; o in caso di invalidità di essa: Cass. n. 2342/1983) della sentenza.

Ha stabilito in proposito la S.C. che l'impugnazione non preceduta dalla notificazione della sentenza impugnata e successiva all'anno dalla pubblicazione di questa, ma ancora ammessa per effetto della sospensione del termine di cui all'art. 327 durante il periodo feriale, va notificata non alla parte personalmente, bensì, indifferentemente, a scelta del notificante, o presso il procuratore della medesima costituito nel giudizio a quo o nel domicilio eletto ovvero nella residenza dichiarata per quel giudizio, dovendo ritenersi equiparate, ai sensi dell'ultima parte del primo comma dell'art. 330, sia l'ipotesi della mancata notificazione della sentenza impugnata, sia quella relativa alla mancata dichiarazione di residenza o elezione di domicilio (Cass. S.U., n. 12593/1993; Cass. S.U., n. 23299/2011; Cass. n. 3794/2014).

La notifica presso il procuratore

La S.C. ritiene il procuratore destinatario della notificazione in ragione di una proroga ex lege dei poteri conferitigli con la procura alle liti nel precedente grado del giudizio (Cass. n. 12102/1998Cass. n. 11402/1992; Cass. n. 4162/1989). Vale inoltre subito chiarire che la notificazione effettuata al procuratore costituito equivale alla notificazione eseguita alla parte presso il medesimo procuratore, soddisfacendo l'una e l'altra l'esigenza che l'impugnazione sia portata a conoscenza della parte per il tramite del suo rappresentante processuale (Cass. S.U., n. 3702/2017; Cass. n. 12498/2016; Cass. n. 8147/2001; Cass. n. 6720/1996). Ed ancora, l a violazione dell'obbligo, posto dall'art. 330, comma 1, di eseguire la notificazione dell'impugnazione alla controparte non  direttamente, ma nel domicilio eletto, comporta, ai sensi dell'art. 160, la nullità della notificazione stessa e tale vizio, se non rilevato dal giudice d'appello - che deve ordinare la rinnovazione della notifica a norma dell'art. 291 - e non sanato dalla costituzione dell'appellato, a sua volta comporta la nullità dell'intero processo e della sentenza che lo ha definito (Cass. n. 32006/2018).

Occorre inoltre dire che nell'ipotesi in cui la parte si sia costituita nel giudizio a quo a mezzo di due procuratori con uguali poteri di rappresentanza ed uno solo di essi sia stato designato come domiciliatario, la notifica della impugnazione è valida ancorché eseguita presso il procuratore non domiciliatario (Cass. n. 9689/2009). In particolare, viene ritenuta valida la notifica dell'impugnazione eseguita presso il procuratore non domiciliatario, in caso di sopravvenuto decesso dell'altro (Cass. n. 3125/2012; ma v. Cass. n. 11008/2006 per il caso in cui soltanto il domiciliatario abbia lo studio nella circoscrizione del giudice).

La notifica deve essere effettuata al domicilio reale del procuratore (luogo in cui la professione è esercitata nel momento in cui la notifica deve essere eseguita: il dato di riferimento personale prevale su quello topografico), anche se il trasferimento non sia stato comunicato, non sussistendo un onere del detto procuratore di provvedere alla comunicazione del cambio di indirizzo (salve le ipotesi di domicilio eletto autonomamente), l'onere della cui individuazione incombendo, invece, sulla parte che richiede la notificazione, dovendosi escludere che tale onere di verifica (riscontro delle risultanze dell'albo professionale) — attuabile anche per via informatica o telematica — arrechi un significativo pregiudizio temporale o impedisca di fruire, per l'intero, dei termini di impugnazione.

Secondo l'orientamento prevalente, nei casi in considerazione, il procedimento di notificazione deve essere rinnovato e portato a buon fine entro la scadenza del termine fissato per l'impugnazione, così restando a carico del notificante il rischio che le diverse modalità con le quali deve essere ripetuta la notificazione non permettano in concreto di rispettare il termine stesso.

Pur ribadendo il principio dell'incombenza dell'onere di individuazione del domicilio del procuratore in capo al notificante, le Sezioni Unite (Cass. S.U., n. 3818/2009; Cass. S.U., n. 14494/2010; Cass. n. 20830/2013) hanno, peraltro, affermato che, ove la notifica abbia avuto ugualmente esito negativo per caso fortuito o forza maggiore (per la mancata od intempestiva comunicazione del mutamento del domicilio o per il ritardo della sua annotazione ovvero per la morte del procuratore o, comunque, per altro fatto non imputabile al richiedente attestato dall'ufficiale giudiziario), il procedimento notificatorio, ancora nella fase perfezionativa per il notificante, può essere riattivato e concluso, anche dopo il decorso dei relativi termini.

Ai sensi dell'art. 82 r.d. n. 37/1934 (legge professionale forense) il procuratore che eserciti il suo ministero fuori della circoscrizione del tribunale cui è assegnato deve eleggere domicilio, all'atto di costituirsi in giudizio, nel luogo dove ha sede l'ufficio giudiziario presso il quale è in corso il processo, intendendosi in mancanza di ciò che egli abbia eletto domicilio presso la cancelleria della stessa autorità giudiziaria, con la conseguenza che tale domicilio assume rilievo ai fini della notifica della sentenza per il decorso del termine breve per l'impugnazione nonché per la notifica dell'atto di impugnazione, rimanendo di contro irrilevante l'indicazione della residenza o anche l'elezione del domicilio fatta dalla parte stessa nella procura alle liti (Cass. S.U., n. 20845/2007; Cass. n. 9298/2012).

La notifica presso la cancelleria è valida anche nell'ipotesi in cui l'elezione di domicilio del procuratore esercente fuori della circoscrizione del Tribunale cui è assegnato sia divenuta inefficace, senza che il procuratore stesso abbia provveduto a ripristinare, con l'elezione del nuovo domicilio nel corso del giudizio, la relazione con il luogo sede dell'ufficio giudiziario (Cass. n. 2358/2010).

Secondo l'orientamento dominante sino a tempi abbastanza recenti, nel caso di procuratore domiciliatario esercente fuori della circoscrizione del tribunale di assegnazione ma nel medesimo distretto, che non avesse eletto domicilio nel luogo costituente sede dell'autorità giudiziaria procedente, doveva essere ritenuta valida la notifica che, anziché essere eseguita presso la cancelleria, fosse effettuata al domicilio eletto presso lo studio del difensore medesimo, «giacché, in tal caso, la parte interessata alla notificazione adempie in maniera ancor più diligente agli obblighi che le incombono ai fini della ritualità della notifica stessa, che, in siffatta forma, vale ancor più a far raggiungere all'atto lo scopo previsto dalla legge» (Cass. n. 17342/2005).

In seguito la S.C. ha affermato che, a partire dalla data di entrata in vigore delle modifiche degli artt. 125 e 366 apportate dall'art. 25 l. n. 183/2011, «esigenze di coerenza sistematica e d'interpretazione costituzionalmente orientata inducono a ritenere che, nel mutato contesto normativo, la domiciliazione ex lege presso la cancelleria dell'autorità giudiziaria, innanzi alla quale è in corso il giudizio, ai sensi dell'art. 82 r.d. n. 37/1934, consegue soltanto ove il difensore, non adempiendo all'obbligo prescritto dall'art. 125 per gli atti di parte e dall'art. 366 specificamente per il giudizio di cassazione, non abbia indicato l'indirizzo di posta elettronica certificata comunicato al proprio ordine» (Cass. S.U., n. 10143/2012; Cass. n. 17764/2013).

Più di recente si è sottolineato che l'art. 16-sexies (rubricato «Domicilio digitale») d.l. n. 179/2012, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 221/2012, come introdotto dall'art. 52 d.l. n. 90/2014, convertito, con modificazioni, dalla l. n. 114/2014, prevede testualmente: "Salvo quanto previsto dall'articolo 366 c.p.c., quando la legge prevede che le notificazioni degli atti in materia civile al difensore siano eseguite, ad istanza di parte, presso la cancelleria dell'ufficio giudiziario, alla notificazione con le predette modalità può procedersi esclusivamente quando non sia possibile, per causa imputabile al destinatario, la notificazione presso l'indirizzo di posta elettronica certificata, risultante dagli elenchi di cui all'art. 6-bis d.lgs. 7 marzo 2005, n. 82, nonché dal registro generale degli indirizzi elettronici, gestito dal ministero della giustizia"; tale norma, dunque, nell'ambito della giurisdizione civile (e fatto salvo quanto disposto dall'art. 366, per il giudizio di cassazione), impone alle parti la notificazione dei propri atti presso l'indirizzo PEC risultante dagli elenchi INI PEC di cui all'art. 6-bis d.lgs. n. 82/2005 (codice dell'amministrazione digitale) ovvero presso il ReGIndE, di cui al d.m. n. 44/2011, gestito dal Ministero della giustizia, escludendo che tale notificazione possa avvenire presso la cancelleria dell'ufficio giudiziario, salvo nei casi di impossibilità a procedersi a mezzo PEC, per causa da addebitarsi al destinatario della notificazione; in tal senso, la prescrizione dell'art. 16-sexies prescinde dalla stessa indicazione dell'indirizzo di posta elettronica ad opera del difensore, trovando applicazione direttamente in forza dell'indicazione normativa degli elenchi/registri da cui è dato attingere l'indirizzo PEC del difensore, stante l'obbligo in capo ad esso di comunicarlo al proprio ordine e dell'ordine di inserirlo sia nel registro INI PEC, che nel ReGIndE; pertanto, la norma in esame non solo depotenzia la portata dell'elezione di domicilio fisico, la cui eventuale inefficacia (ad es., per mutamento di indirizzo non comunicato) non consentirà, pertanto, la notificazione dell'atto in cancelleria, ma pur sempre e necessariamente alla PEC del difensore domiciliatario (salvo l'impossibilità per causa al medesimo imputabile), ma, al contempo, svuota di efficacia prescrittiva anche l'art. 82 r.d. n. 37/1934, posto che, stante l'obbligo di notificazione tramite PEC presso gli elenchi/registri normativamente indicati, potrà avere un rilievo unicamente in caso, per l'appunto, di mancata notificazione via PEC per causa imputabile al destinatario della stessa, quale localizzazione dell'ufficio giudiziario presso il quale operare la notificazione in cancelleria (Cass. n. 30139/2017; Cass. n. 14140/2019).

Il procuratore esercente il proprio ministero nella circoscrizione del tribunale al quale è assegnato non è tenuto ad eleggere domicilio nel luogo, ricompreso in detta circoscrizione, dove ha sede l'ufficio giudiziario innanzi al quale si svolge il processo, riferendosi l'obbligo di procedere a tale elezione, di cui all'art. 82 r.d. n. 37/1934, solo ai procuratori che esercitano il proprio ministero al di fuori della circoscrizione d'appartenenza. Pertanto, nei riguardi del procuratore esercente nella propria circoscrizione che non abbia eletto domicilio nel predetto luogo, le notificazioni non possono essere eseguite presso la cancelleria del giudice adito, ma vanno effettuate nel luogo, risultante dall'albo dell'Ordine professionale, in cui il procuratore ufficialmente risiede in ragione del suo ufficio a norma degli artt. 10 e 17, comma 1, n. 7, r.d.l. n. 1578/1933, conv. nella l. n. 36/1934, e ciò anche nell'ipotesi in cui l'elezione di domicilio presso il difensore indichi solo il comune nel quale è sito lo studio e non anche la via ed il numero civico dello stesso (Cass. n. 23384/2013).

Morte o cancellazione del procuratore e suo trasferimento

La morte del procuratore domiciliatario comporta automaticamente l'inefficacia dell'elezione di domicilio, con la conseguenza che la notificazione degli atti non può essere eseguita nel domicilio eletto, ma deve essere fatta nel domicilio reale (v. sub art. 141).

Pertanto, in caso di decesso del procuratore domiciliatario, sia se intervenuto successivamente all'udienza di precisazione delle conclusioni ma prima dell'udienza di discussione della causa, sia se sia intervenuto successivamente a tale ultima udienza, la notificazione dell'impugnazione deve (o, quanto meno, appare consigliabile che così ci si comporti) essere eseguita alla parte personalmente (Cass. S.U., n. 2714/2010).

La notifica dell'impugnazione effettuata presso il procuratore domiciliatario dopo il suo decesso, in quanto eseguita presso un soggetto non più esistente ed in un luogo non avente più alcun collegamento con il destinatario, viene considerata come mai avvenuta e, pertanto, ritenuta inesistente e non suscettibile di sanatoria. Tuttavia, qualora l'elezione di domicilio sia stata fatta presso lo studio del procuratore e tale studio gli sopravviva, la notifica ivi effettuata viene ritenuta soltanto invalida (per nullità sanabile ex tunc per effetto della costituzione della parte), dovendosi in questo caso considerare lo studio del professionista alla stregua di un ufficio (Cass. n. 58/2010; Cass. n. 9543/2010). Si è ulteriormente precisato che la morte del procuratore domiciliatario produce l'inefficacia della dichiarazione di elezione di domicilio e la necessità che la notificazione dell'impugnazione sia eseguita, a norma dell'art. 330, comma 3, alla parte personalmente a pena di inesistenza, a meno che l'elezione di domicilio sia fatta presso lo studio di un professionista la cui autonoma organizzazione gli sopravviva, dovendosi in questo caso considerare tale studio alla stregua di un ufficio. Tuttavia, se nella dichiarazione lo studio sia indicato come quello di una persona determinata, professionista o meno, la dichiarazione stessa diviene inefficace a seguito della morte del domiciliatario, in quanto in tal caso si è voluto attribuire rilievo all'elemento personale e non a quello oggettivo dell'organizzazione, fermo restando che, ove quest'ultima continui ad operare dopo la morte del procuratore, la notificazione eseguita presso lo studio deve ritenersi nulla e non inesistente (Cass. n. 8222/2016; Cass. n. 12411/2022 ).

Nel caso di cancellazione dall'albo professionale del difensore domiciliatario, l'estinzione ex lege del rapporto professionale comporta anche il venir meno dell'elezione di domicilio, con conseguente ritualità della notifica dell'impugnazione fatta alla parte personalmente (Cass. n. 19225/2011). Tuttavia la notificazione dell'impugnazione al procuratore domiciliatario nel precedente grado del giudizio ma nelle more cancellato dall'albo, in quanto eseguita nei confronti di persona collegabile al destinatario, è da ritenere affetta non da giuridica inesistenza bensì da nullità sanabile ex tunc per effetto della sua rinnovazione (Cass. n. 9528/2009; Cass. n. 12478/2013).

Non sembra avere avuto seguito il principio secondo cui sarebbe valida ed efficace la notificazione dell'atto d'appello eseguita presso il difensore della parte costituita, anche quando questi si sia volontariamente cancellato dall'albo professionale, a nulla rilevando se la cancellazione sia avvenuta prima o dopo l'esaurimento della fase di primo grado, atteso che il difensore cancellatosi, ai sensi dell'art. 85, mantiene la capacità di ricevere atti processuali della controparte e dell'ufficio (Cass. n. 10301/2012). In precedenza era al contrario ritenuto che la notificazione dell'impugnazione al procuratore domiciliatario nel precedente grado di giudizio, ma nelle more cancellato dall'albo professionale, in quanto eseguita nei confronti di persona avente un collegamento con il soggetto destinatario dell'atto, è affetta non da inesistenza, bensì da nullità sanabile ex tunc per effetto della sua rinnovazione, disposta ai sensi dell'art. 291 o eseguita spontaneamente dalla parte, ovvero a seguito della costituzione del suo destinatario (Cass. n. 9528/2009).

Si è inoltre detto che la sanzione di nullità della notificazione dell'atto di impugnazione eseguita presso l'avvocato domiciliatario il quale, successivamente alla data di deliberazione della sentenza di primo grado, sia stato cancellato dall'albo per effetto dell'irrogazione di sanzione disciplinare non opera allorché lo stesso difensore abbia tenuto, nonostante tale evento ed in violazione dei principi di buona fede, lealtà e correttezza, un comportamento obiettivamente decettivo, idoneo a creare una situazione di apparenza di persistente titolarità dello ius postulandi (Cass. n. 12478/2013). 

Quanto al trasferimento del procuratore costituito, il principio da applicare è riassunto allora nella massima secondo cui, qualora la notificazione dell'impugnazione presso il procuratore costituito non sia andata a buon fine, per non avere l'ufficiale giudiziario reperito detto procuratore nel luogo indicato dall'istante, la questione della conoscenza o conoscibilità del diverso recapito del procuratore medesimo, anche se il trasferimento non sia stato comunicato da controparte, non ha alcun rilievo giuridico, atteso che la rinnovazione della notificazione deve avvenire entro la scadenza del termine fissato per l'impugnazione. Detto termine, in quanto perentorio, non è prorogabile, né soggetto a sospensione o interruzione se non nei casi previsti dalla legge, sicché decorre durante il tempo necessario per le ricerche del nuovo recapito del procuratore destinatario, restando a carico dell'istante il rischio di decadenza per mancato rispetto del termine stesso (Cass. n. 14083/2017; Cass. n. 17402/2002). Ed ancora, la notifica presso il domicilio dichiarato nel giudizio a quo, che abbia avuto esito negativo perché il procuratore si sia successivamente trasferito altrove, non ha alcun effetto giuridico, dovendo essere effettuata al domicilio reale del procuratore (quale risulta dall'albo, ovvero dagli atti processuali) anche se non vi sia stata rituale comunicazione del trasferimento alla controparte, poiché il dato di riferimento personale prevale su quello topografico, e non sussiste alcun onere del procuratore di provvedere alla comunicazione del cambio di indirizzo, tale onere essendo previsto, infatti, per il domicilio eletto autonomamente, mentre l'elezione operata dalla parte presso lo studio del procuratore ha solo la funzione di indicare la sede dello studio del procuratore, sicché costituisce onere del notificante l'effettuazione di apposite ricerche atte ad individuare il luogo di notificazione. Siffatto onere non si pone affatto in contrasto con gli artt. 3 e 24 Cost., potendo essere svolta agevolmente l'attività di ricerca posta a carico della parte, sicché non è configurabile alcuna lesione del canone della ragionevolezza né alcuna limitazione del diritto di difesa (Cass. n. 14083/2017; Cass. n. 8287/2002). In tale frangente non è agevole appellarsi al congegno che consente di reiterare la notificazione, riprendendo autonomamente il procedimento notificatorio non andato a buon fine. Ed infatti la legittima ripresa del procedimento notificatorio richiede che l'esito negativo della notificazione non sia imputabile al notificante. Ed infatti la S.C. ha affermato che la dedotta conoscenza del trasferimento dello studio dell'avvocato dopo che il termine per la notifica dell'atto di impugnazione era ormai scaduto costituisce una conseguenza della scelta di effettuare la notifica l'ultimo giorno utile. Tale scelta, imputabile al soggetto tenuto alla notifica, comporta il rischio di non essere in grado di svolgere le eventuali ricerche che si rendessero necessarie in caso di mancata notificazione (Cass. n. 8287/2002; egualmente v. Cass. n. 16040/2015; viceversa, Cass. n. 4842/2012  ha ritenuto incolpevole la prima omessa notifica, invano tentata presso lo studio del difensore di controparte, il quale, pur avendo informalmente comunicato al notificante il proprio trasferimento, gli aveva poi notificato la sentenza conclusiva del giudizio di primo grado apponendovi un timbro con l'indicazione del vecchio indirizzo.

Morte o perdita di capacità della parte costituita

Rinviando alle osservazioni già svolte sull'evoluzione giurisprudenziale concernente la materia in esame sub art. 328, è qui sufficiente rammentare che, secondo l'attuale indirizzo giurisprudenziale, la morte o la perdita di capacità della parte costituita a mezzo di procuratore, dallo stesso non dichiarate in udienza o notificate alle altre parti, comportano, giusta la regola dell'ultrattività del mandato alla lite, che:

a) la notificazione della sentenza fatta a detto procuratore, ex art. 285, è idonea a far decorrere il termine per l'impugnazione nei confronti della parte deceduta o del rappresentante legale di quella divenuta incapace;

b) il medesimo procuratore, qualora originariamente munito di procura alla lite valida per gli ulteriori gradi del processo, è legittimato a proporre impugnazione — ad eccezione del ricorso per cassazione, per cui è richiesta la procura speciale — in rappresentanza della parte che, deceduta o divenuta incapace, va considerata, nell'ambito del processo, tuttora in vita e capace;

c) è ammissibile la notificazione dell'impugnazione presso di lui, ai sensi dell'art. 330, comma 1, senza che rilevi la conoscenza aliunde di uno degli eventi previsti dall'art. 299 da parte del notificante (Cass. S.U., n. 15295/2014).

Occorre poi aggiungere, con riguardo all'ipotesi disciplinata dal comma 2 della disposizione in esame, laddove consente la notificazione «collettivamente ed impersonalmente agli eredi», che tale previsione possiede carattere eccezionale. È stato affermato che, qualora la parte non abbia dichiarato la residenza o eletto domicilio per il giudizio, essendo rimasta contumace o essendosi costituita personalmente senza dichiarare la residenza o eleggere domicilio, la notificazione dell'impugnazione va effettuata personalmente, ai sensi dell'art. 330, ultimo comma, e quindi, in caso di decesso, la notifica agli eredi non può essere effettuata collettivamente ed impersonalmente, ma va eseguita nominatim, ai sensi degli artt. 137 ss., indipendentemente dall'avvenuta notifica della sentenza e dalla circostanza che la morte della parte si sia verificata prima o dopo tale notifica (Cass. n. 11315/2009).

Qualora la notificazione dell'atto di appello sia stata effettuata nei confronti del procuratore della parte deceduta nel corso del giudizio di primo grado e non degli eredi, sebbene la controparte fosse a conoscenza dell'evento, la nullità dell'impugnazione per omissione del requisito di cui all'art. 163, comma 3, n. 2, è sanata, con efficacia ex tunc, dalla costituzione in giudizio degli eredi, attesa l'applicabilità anche alle notificazioni del principio di sanatoria delle nullità processuali per il raggiungimento dello scopo dell'atto, sicché non si realizza il passaggio in giudicato della sentenza impugnata (Cass. n. 4935/2016).

L'impugnazione proposta nei confronti di minore d'età divenuto maggiorenne nel corso del precedente grado di giudizio, ma senza che l'evento sia stato dichiarato o notificato, non è inammissibile qualora il gravame sia stato notificato ai suoi genitori nella qualità di esercenti la potestà, laddove l'interessato, ancorché per eccepire l'inammissibilità dell'appello, si sia costituito in giudizio, così dimostrando la conoscenza della vicenda processuale e l'assenza di pregiudizio per le facoltà difensive, con conseguente sanatoria della nullità scaturente dal vizio di notifica (Cass. n. 23213/2015).

Parte rimasta contumace nel giudizio a quo

La notificazione dell'impugnazione alla parte rimasta contumace nel giudizio a quo deve ovviamente essere eseguita alla parte personalmente.

La notifica del ricorso per cassazione alla parte rimasta contumace nel giudizio di appello eseguita, anziché alla parte personalmente, al procuratore domiciliatario in primo grado, viene ritenuta valida allorché la procura conferita sia espressamente riferibile a tutti i gradi del processo, mentre viene ritenuta invalida in caso contrario. Tuttavia, secondo un orientamento, la notificazione sarebbe da ritenere affetta da giuridica inesistenza atteso che l'elezione di domicilio presso il procuratore ha effetto limitatamente al grado del giudizio per il quale la procura medesima è stata conferita (Cass. n. 23484/2004). In altre occasioni è stato affermato che la notifica nella suddetta forma deve ritenersi non inesistente (non potendo ritenersi effettuata in un luogo ed ad una persona non aventi alcun riferimento con il soggetto destinatario) ma nulla e suscettibile di sanatoria, mediante rinnovazione (Cass. n. 22529/2006; Cass. S.U., n. 10817/2008).

Bibliografia

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