Codice di Procedura Civile art. 390 - Rinuncia.

Loredana Nazzicone
aggiornato da Mauro Di Marzio

Rinuncia.

[I]. La parte può rinunciare al ricorso principale [360] o incidentale [371 1-2] finché non sia cominciata la relazione all'udienza [379 1][, o sino alla data dell'adunanza camerale, o finche' non siano notificate le conclusioni scritte del pubblico ministero nei casi di cui all'articolo 380-ter ]  1.

[II]. La rinuncia deve farsi con atto sottoscritto dalla parte e dal suo avvocato o anche da questo solo se è munito di mandato speciale a tale effetto [84 1].

[III]. Del deposito dell'atto di rinuncia è data comunicazione alle parti costituite a cura della cancelleria2.

 

[1] L'articolo 75, comma 1, lettera c), del d.l. 21 giugno 2013, n. 69 conv., con modif., in l. 9 agosto 2013, n. 98, ha sostituito le parole «o sia notificata la richiesta del pubblico ministero di cui all'articolo 375», con le parole: «o siano notificate le conclusioni scritte del pubblico ministero nei casi di cui all'articolo 380-ter». Ai sensi del comma 2 del medesimo articolo 75 , il nuovo testo si applica ai giudizi dinanzi alla Corte di cassazione nei quali il decreto di fissazione dell'udienza o dell'adunanza in camera di consiglio sia adottato a partire dal giorno successivo alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.  L'art. 1-bis, comma 1, lett. h) del d.l. 31 agosto 2016, n. 168, conv., con modif., in l. 25 ottobre 2016, n. 197 ha sostituito le parole: «o siano notificate le conclusioni scritte del pubblico ministero nei casi di cui all'articolo 380-ter» con le seguenti: «o sino alla data dell'adunanza camerale, o finche' non siano notificate le conclusioni scritte del pubblico ministero nei casi di cui all'articolo 380-ter». A norma del comma 2 dell'art. 1-bis cit., « Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano ai ricorsi depositati successivamente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, nonche' a quelli gia' depositati alla medesima data per i quali non e' stata fissata udienza o adunanza in camera di consiglio».​ Da ultimo, le parole «, o finché non siano notificate le conclusioni scritte del pubblico ministero nei casi di cui all'articolo 380-ter» sono soppresse dall'art. 3, comma 28, lett. m) del D.lgs. 10 ottobre  2022, n. 149Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come modificato dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "5. Salvo quanto disposto dal comma 6, le norme del capo III del titolo III del libro secondo del codice di procedura civile e del capo IV delle disposizioni per l’attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, di cui al regio decreto 18 dicembre 1941, n. 1368, come modificati dal presente decreto, hanno effetto a decorrere dal 1° gennaio 2023 e si applicano ai giudizi introdotti con ricorso notificato a decorrere da tale data.- 6. Gli articoli 372, 375, 376, 377, 378, 379, 380, 380-bis, 380-bis.1, 380-ter, 390 e 391-bis del codice di procedura civile, come modificati dal presente decreto, si applicano anche ai giudizi introdotti con ricorso già notificato alla data del 1° gennaio 2023 per i quali non è stata ancora fissata udienza o adunanza in camera di consiglio".

[2] Comma così sostituito dall'art. 3, comma 28, lett. m) del D.lgs. 10 ottobre  2022, n. 149Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come modificato dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "5. Salvo quanto disposto dal comma 6, le norme del capo III del titolo III del libro secondo del codice di procedura civile e del capo IV delle disposizioni per l’attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, di cui al regio decreto 18 dicembre 1941, n. 1368, come modificati dal presente decreto, hanno effetto a decorrere dal 1° gennaio 2023 e si applicano ai giudizi introdotti con ricorso notificato a decorrere da tale data.- 6. Gli articoli 372, 375, 376, 377, 378, 379, 380, 380-bis, 380-bis.1, 380-ter, 390 e 391-bis del codice di procedura civile, come modificati dal presente decreto, si applicano anche ai giudizi introdotti con ricorso già notificato alla data del 1° gennaio 2023 per i quali non è stata ancora fissata udienza o adunanza in camera di consiglio".

Inquadramento

Attesa la particolare struttura del giudizio di cassazione, il legislatore, da un lato, non ha previsto l’estinzione per inattività delle parti, e, dall’altro lato, ha imposto che l’eventuale rinuncia al ricorso sia manifestata, nelle forme indicate, sino al momento ultimo, individuato secondo quanto previsto dalla norma in commento, che è stata novellata dalla riforma del 2022, con la quale si è ritenuto opportuno prevedere che la rinuncia sia comunicata a cura della cancelleria alle parti costituite, così da agevolarne la conoscenza, potendo essa intervenire in qualsiasi momento fino alla data dell’adunanza in camera di consiglio o dell’inizio della relazione all’udienza.

In ogni modo, circa il termine finale per la rinuncia, occorre osservare che l’atto di rinuncia privo dei requisiti o fuori termine, sebbene non idoneo a determinare l’estinzione del processo, e dunque privo di effetti (Cass. n. 18531/2024), denota il definitivo venire meno di ogni interesse alla decisione e comporta, pertanto, l’inammissibilità del ricorso (Cass. S.U., n. 28182/2020; Cass. n. 14782/2018).

Forma della rinuncia

La validità dell'atto di rinuncia richiede ad substantiam la sottoscrizione congiunta di parte e difensore, salvo che quest'ultimo sia munito di mandato speciale (Cass. n. 901/2015; Cass. n. 7242/2010).

Si è affermato che, ove la società sia estinta per cancellazione, anche i soci possono intervenire per rinunciare al relativo ricorso (Cass. n. 9828/2015; v. Cass. S.U., n. 6070/2013).

Ove la rinuncia al ricorso sia espressa in via subordinata, essa comunque produce l'estinzione del giudizio (Cass. n. 25824/2014); mentre la rinuncia al ricorso per cassazione, formulata subordinandone l'efficacia all'eventuale riscontro di un motivo di inammissibilità, neppure se accettata dalla controparte  può avere l'effetto estintivo del procedimento (attesa l'impossibilita, aggiunge la Corte, di constatare il verificarsi della condizione apposta: Cass. n. 10934/2017).

Si noti, infine, che la rinuncia ad uno o più motivi di ricorso è efficace anche in mancanza della sottoscrizione della parte o del rilascio di uno specifico mandato al difensore, implicando una mera valutazione tecnica in ordine alle più opportune modalità dell'impugnazione e restando quindi sottratta alla disciplina in esame (Cass. n. 414/2021; Cass. n. 22269/2016; Cass.  n. 11154/2006).

Non necessità di accettazione della controparte

La rinuncia al ricorso per cassazione non richiede l'accettazione della controparte per essere produttiva dell'estinzione del processo, salve in tal caso le spese a carico del rinunciante (Cass. n. 11033/2019; Cass. n. 3971/2015; Cass. n. 17187/2014; Cass. n. 9857/2011; Cass. n. 21894/2009), peraltro oggi solo in via facoltativa, ex art. 391.

La notifica o la comunicazione

L'atto di rinuncia deve essere, quindi, notificato alle parti costituite o comunicato agli avvocati delle stesse, che vi appongono il visto.

Si è affermato che, in mancanza della notificazione alla controparte o comunicazione ai difensori per il visto, occorra pronunciare non l'estinzione, ma — atteso il venir meno definitivo di ogni interesse alla decisione — l'inammissibilità del ricorso (Cass. n. 12743/2016; Cass. n. 2259/2013; Cass. S.U., n. 3876/2010; Cass. n. 19800/2009). Secondo un diverso orientamento, la rinuncia è comunque perfezionata, pure in mancanza della notificazione alla controparte o comunicazione ai difensori per il visto, ove la controparte ne abbia avuto comunque notizia prima dell'udienza, visionandolo in cancelleria o avendone preso contezza prima dell'inizio dell'udienza, interloquendo su di esso: infatti, in tal caso la notifica alla controparte non si pone come elemento costitutivo della fattispecie, ma, quale atto unilaterale recettizio, produce effetti di per sé, salva la eventuale condanna alle spese (Cass. n. 17187/2014; e v. pure Cass. n. 3971/2015; la condanna, peraltro, è oggi facoltativa: v. sub art. 391).

Il termine finale di proposizione, nei procedimenti camerali, è stato individuato in quello della notifica delle conclusioni del p.g. e del decreto di fissazione dell'adunanza della Corte (Cass. n. 30253/2011) o della notifica della relazione scritta approntata dal consigliere relatore nominato ai sensi dell'art. 377 (Cass. n. 4852/2008; Cass. n. 21876/2007).

La cessazione della materia del contendere

La prassi conosce l'ulteriore causa di conclusione del giudizio di legittimità, rappresentata dalla dichiarazione della cessazione della materia del contendere.

Ad essa, anche innanzi alla C.S., si può pervenire — con conseguente declaratoria — quando la rinuncia al ricorso non sia sottoscritta dalla parte di persona ma dal solo difensore, privo di mandato speciale, il quale resta, tuttavia, abilitato a palesare il sopravvenuto difetto di interesse del ricorrente a proseguire il giudizio (Cass. n. 23161/2013; Cass. n. 22806/2004; Cass. n. 8822/2003). Così anche per il caso di rinuncia tardiva al regolamento di giurisdizione (Cass. S.U., n. 3164/2019) o di rinuncia non notificata (Cass. n.13923 /2019).

Ma, in senso diverso, si è pure affermato che la dichiarazione congiunta di “cessata materia del contendere”, ove provenga da difensori privi della procura speciale, non integra né rinuncia, né manifestazione di cessazione della materia del contendere (Cass. n. 149/2014; Cass. n. 16785/2003).

Altra ipotesi, in cui si è fatto luogo a tale pronuncia è quella della revocazione della sentenza impugnata anche con ricorso per cassazione, con conseguente inammissibilità del ricorso per sopravvenuto difetto di interesse (Cass. n. 9201/2021; Cass. S.U., n. 10553/2017; Cass. n. 21951/2013; Cass. S.U., n. 25278/2006), e ciò in quanto si reputa irrilevante, in contrario, che la sentenza di revocazione possa essere a sua volta impugnata per cassazione, giacché la suddetta revocazione costituisce una mera possibilità, mentre la carenza di interesse del ricorrente a coltivare il ricorso è attuale.

In ogni caso, l'inattualità della lite sopravvenuta nel corso del procedimento per cassazione non si traduce nella inammissibilità o nella improcedibilità della impugnazione stessa. Ed invero, la S.C. non potrebbe semplicemente pronunciare l'inammissibilità del ricorso, perché tale pronuncia si esaurirebbe sul piano processuale, al contrario occorrendo provvedere alla rimozione delle sentenze già emesse, in quanto non più attuali: onde la pronuncia deve essere di cassazione senza rinvio, ai sensi dell'art. 382, comma 3, ultima parte, in quanto la causa non può essere proseguita, pur con una decisione che, dando atto del sopravvenuto venir meno delle ragioni di contrasto fra le parti, equivalga ad una pronuncia di merito sebbene non entri nel merito della controversia (Cass. n. 10553/2009; Cass. n. 19160/2007; Cass. n. 3311/2000; Cass. n. 5476/1999; Cass. n. 3075/1997).

Infatti, pur postulando che siano accaduti, nel corso del giudizio, fatti tali da determinare il venir meno delle ragioni di contrasto tra le parti e, con ciò, dell'interesse all'azione, la composizione in tal modo della controversia, se la vicenda sia verificata in sede d'impugnazione, giustifica non già l'inammissibilità del ricorso per cassazione, bensì, da un lato, la caducazione di tutte le sentenze già emanate nei precedenti gradi di giudizio e non passate in giudicato, prive di attualità e, dall'altro, una pronuncia finale sulle spese, secondo una valutazione di soccombenza virtuale, senza che a tale pronuncia consegua alcuna idoneità ad acquistare efficacia di giudicato sostanziale sulla pretesa fatta valere, limitandosi tale efficacia di giudicato al solo aspetto del venir meno dell'interesse alla prosecuzione del processo in corso (Cass. n. 8309/2015; Cass. n. 7855/2015; Cass. n. 7185/2010; Cass. n. 12887/2009; Cass. n. 10553/2009; Cass. n. 19160/2007; Cass. n. 4714/2006).

D'altra parte, si afferma invece (Cass. n. 24632/2019; Cass. S.U., n. 8980/2018) che, ove nel corso del giudizio di legittimità le parti definiscano la controversia, la corte deve dichiarare cessata la materia del contendere, con conseguente venir meno dell'efficacia della sentenza impugnata.

Inapplicabilità del raddoppio del contributo unificato

La declaratoria di estinzione del giudizio esclude l'applicabilità dell'art. 13, comma 1-uater, d.P.R. n. 115/2002, relativo all'obbligo della parte impugnante non vittoriosa di versare una somma pari al contributo unificato già versato all'atto della proposizione dell'impugnazione (Cass. n. 19560/2015; Cass. n. 13636/2015).

Infatti, la ratio della disposizione, volta a scoraggiare le impugnazioni dilatorie o pretestuose, non ricorre per situazioni successive al ricorso, come l'inammissibilità sopravvenuta o l'estinzione del ricorso.

Possibilità di ordinare la cancellazione della trascrizione dell'atto introduttivo

Si è ammessa l'adozione dell'ordine di cancellazione della trascrizione della domanda giudiziale ex art. 2668 c.c., per economia di giudizi (Cass. n. 18741/2016; Cass. n. 13715/2013; Cass. n. 8991/2012; Cass. n. 5587/2007).

E cioè, come è stato anche da ultimo ribadito, nel giudizio di cassazione, tanto nell'ipotesi di estinzione per rinunzia (accettata), quanto nel caso di declaratoria di cessazione della materia del contendere, deve essere giudizialmente ordinata la cancellazione della trascrizione della domanda giudiziale (Cass. n. 8759/2024).

Ricorso incidentale tardivo

Risolvendo un contrasto, le Sezioni unite hanno sancito il principio secondo cui la regola dell'art. 334, comma 2, laddove prevede che l'inammissibilità dell'impugnazione principale rende inefficace quella incidentale tardiva perde efficacia, non vale in ipotesi di rinuncia, dato che il controricorrente non ha il potere di opporvisi all'iniziativa dell'avversario, onde l'ipotesi non può essere trattata alla stregua della inammissibilità dell'impugnazione principale (Cass. S.U., n. 8925/2011; Cass. n. 2990/2009; Cass. n. 22385/2008; in senso opposto, Cass. n. 21254/2008; Cass. n. 1093/2010; Cass. n. 2855/2009; Cass. n. 21254/2008; Cass. n. 9741/2008; Cass. n. 9452/2006).

Peraltro, se il difensore del ricorrente incidentale tardivo sottoscriva “per accettazione” la rinuncia del ricorrente, in tal modo dichiara la sua sopravvenuta carenza di interesse con conseguente inammissibilità del ricorso incidentale (Cass. n. 18707/2013).

Regolamento di giurisdizione

La rinuncia al ricorso per regolamento preventivo di giurisdizione, ove non accettata dalla controparte, la quale abbia fatto propria l'istanza di regolamento, resta priva di effetti, imponendo alla Corte di cassazione di pronunciare sulla giurisdizione, giacché rimane efficace l'atto di impulso processuale contenuto nel controricorso (Cass. S.U., n. 7380/2013; Cass. S.U., n. 24417/2010).

Bibliografia

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