Codice di Procedura Civile art. 441 - Consulente tecnico in appello1.

Mauro Di Marzio

Consulente tecnico in appello1.

[I]. Il collegio, nell'udienza di cui al primo comma dell'articolo 437, può nominare un consulente tecnico [61; 145, 146 att.] rinviando ad altra udienza da fissarsi non oltre trenta giorni. In tal caso con la stessa ordinanza può adottare i provvedimenti di cui all'articolo 423.

[II]. Il consulente deve depositare il proprio parere almeno dieci giorni prima della nuova udienza.

[1] Articolo sostituito dall'art. 1, comma 1, l. 11 agosto 1973, n. 533.

Inquadramento

Anche in appello la consulenza tecnica deve essere intesa quale strumento di cui il giudice può avvalersi per acquisire elementi utili alla decisione. La norma in esame lascia alla valutazione del collegio la scelta della consulenza e sottolinea la differenza tra questo strumento di ausilio per il giudice, ed i mezzi di prova, invece regolati, nel giudizio di appello, dall'art. 437. Solo per questi ultimi sarà valido il requisito della indispensabilità.

La consulenza potrà invece essere ammessa, secondo una valutazione del collegio, di opportuna acquisizione di elementi chiarificatori per la soluzione della controversia. Ed infatti il giudice di merito non è tenuto, anche a fronte di una esplicita richiesta di parte, a disporre una nuova consulenza d'ufficio, atteso che il rinnovo dell'indagine tecnica rientra tra i poteri istituzionali del giudice di merito, sicché non è neppure necessaria una espressa pronunzia sul punto (Cass. n. 20227/2010). Rientra ugualmente tra i poteri del collegio la facoltà di avvalersi della consulenza già disposta in primo grado (Cass. n. 3371/2001).

La norma in esame dispone che l'udienza di affidamento dell'incarico e del giuramento del consulente, debba avvenire non oltre trenta giorni dalla nomina dello stesso. Si tratta di termini ordinatori, la cui violazione non inficia la nomina e le operazioni peritali.

La consulenza tecnica d'ufficio è funzionale alla sola risoluzione di questioni di fatto che presuppongano cognizioni di ordine tecnico e non giuridico sicché i consulenti tecnici non possono essere incaricati di accertamenti e valutazioni circa la qualificazione giuridica di fatti e la conformità al diritto di comportamenti, né, ove una tale inammissibile valutazione sia stata comunque effettuata (nella specie, quella relativa alla qualificazione della "attività confacente alle attitudini dell'assicurato", di cui all'art. 1 l. n. 222/1984, come attività usurante o stressante, o meno), di essa si deve tenere conto, a meno che non venga vagliata criticamente e sottoposta al dibattito processuale delle parti (Cass. n. 1186/2016).

Nelle controversie in materia di assistenza e previdenza obbligatorie, comprese quelle concernenti domande d'invalidità pensionabile, ove la parte interessata abbia mosso all'operato del consulente tecnico nominato in primo grado specifici rilievi critici - che possono essere formulati anche con la produzione di certificazione medica di data posteriore a quella delle indagini peritali ed avere, pure, un oggetto differente rispetto a quello già trattato dallo stesso consulente, purché di sufficiente portata decisiva ai fini di un diverso giudizio clinico - il giudice di appello ha l'obbligo di prenderli espressamente in considerazione e di procedere ai necessari accertamenti in merito, anche mediante nuove indagini tecniche o con la richiesta di chiarimenti al consulente (Cass. n. 13114/2014).

Bibliografia

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