Codice di Procedura Civile art. 480 - Forma del precetto.Forma del precetto. [I]. Il precetto consiste nell'intimazione di adempiere l'obbligo risultante dal titolo esecutivo [474] entro un termine non minore di dieci giorni [605 2], salva l'autorizzazione di cui all'articolo 482, con l'avvertimento che, in mancanza, si procederà a esecuzione forzata. [II]. Il precetto deve contenere a pena di nullità [156, 617] l'indicazione delle parti, della data di notificazione del titolo esecutivo [479 1, 654 2], se questa è fatta separatamente, o la trascrizione integrale del titolo stesso, quando è richiesta dalla legge [474, 603 2]. In quest'ultimo caso l'ufficiale giudiziario, prima della relazione di notificazione [148], deve certificare di avere riscontrato che la trascrizione corrisponde esattamente al titolo originale. Il precetto deve altresì contenere l'avvertimento che il debitore può, con l'ausilio di un organismo di composizione della crisi o di un professionista nominato dal giudice, porre rimedio alla situazione di sovraindebitamento concludendo con i creditori un accordo di composizione della crisi o proponendo agli stessi un piano del consumatore 1. [III].Il precetto deve inoltre contenere l'indicazione del giudice competente per l'esecuzione e, se è sottoscritto dalla parte personalmente, la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio della parte istante nel comune in cui ha sede il giudice oppure l'indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o l'elezione di un domicilio digitale speciale. In mancanza, le opposizioni al precetto si propongono davanti al giudice del luogo in cui è stato notificato e le notificazioni alla parte istante si fanno presso la cancelleria del giudice stesso, salvo quanto previsto dall'articolo 149-bis.2. [IV]. Il precetto deve essere sottoscritto a norma dell'articolo 125 e notificato alla parte personalmente a norma degli articoli 137 e seguenti.
[1] L'art. 13 d.l. 27 giugno 2015 n. 83, conv. con modif. in l. 6 agosto 2015, n. 132, ha inserito l'ultimo periodo. [2] Comma così sostituito dall'art. 3, comma 7, lett. c), d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164. Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. Il testo del comma era il seguente: «Il precetto deve inoltre contenere la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio della parte istante nel comune in cui ha sede il giudice competente per l'esecuzione. In mancanza le opposizioni al precetto si propongono davanti al giudice del luogo in cui è stato notificato, e le notificazioni alla parte istante si fanno presso la cancelleria del giudice stesso». Per la questione di non fondatezza, nei sensi di cui in motivazione, relativamente al testo antecedente la sostituzione, v. Corte cost. , con sentenza 29 dicembre 2005, n. 480. InquadramentoL'atto di precetto costituisce un'intimazione stragiudiziale ad adempiere nei confronti del debitore risultante dal titolo esecutivo il comando giuridico ivi versato corredato dall'avvertimento che, in mancanza, si procederà ad esecuzione forzata (Vaccarella, 204 ss., in arg., da ultimo, Metafora, Forma, notificazione ed efficacia del precetto, in Riv. es. forz., 2021, n. 2, 497). La natura stragiudiziale del precetto implica che la notifica dello stesso comporti l'interruzione solo istantanea del termine di prescrizione (Cass. L., n. 3741/2017; Cass. III, n. 19378/2014). Inoltre, lo stesso può essere sottoscritto personalmente dalla parte o da un suo procuratore ad negotia (che sarà un rappresentante sostanziale anche laddove sia un avvocato: Cass. III, n. 3998/2006). In sede applicativa si è ritenuto che, in ogni caso, il precetto intimato dal difensore nominato ai fini del giudizio di cognizione abilita il difensore medesimo a proseguire la sua attività per la realizzazione coattiva del credito consacrato nel titolo e quindi a sottoscrivere il precetto ed a rappresentare la parte anche nel susseguente processo esecutivo (Trib. Lucca, 9 aprile 2009, n. 417, in Giur. mer., 2009, n. 7-8, 1856, con nota di Giordano; Trib. Chieti, 6 febbraio 2008, in Guida al dir., 2008, n. 23, 100). Invero, la stessa S.C. ha più volte ribadito l'assunto per il quale la procura conferita dalla parte al difensore nel processo di cognizione è intesa non solo al conseguimento del provvedimento giurisdizionale favorevole, attributivo alla parte medesima del bene oggetto della controversia, ma anche all'attuazione concreta del comando giudiziale, cioè al conseguimento di quel bene attraverso l'esecuzione forzata, quando manchi la spontanea ottemperanza della controparte, sicché detta procura, in difetto di espressa limitazione (e particolarmente quando sia specificato che i poteri del difensore si estendono ad ogni stato e grado del procedimento) attribuisce lo ius postulandi anche in relazione al processo di esecuzione e negli eventuali giudizi di opposizione che possono frapporsi tra l'esercizio della pretesa esecutiva e la soddisfazione del credito (Cass. III, n. 26296/2007). Sotto altro profilo, è stato chiarito, in sede di legittimità, che è valido il precetto sottoscritto da difensore non munito di mandato se il titolare del diritto risultante dal titolo esecutivo gli conferisce la procura dopo la notifica di esso, perché la ratifica del dominus è ammissibile per il compimento di qualsiasi atto giuridico di natura sostanziale (Cass. III, n. 19362/2007; conf. Trib. Roma IV, 27 settembre 2005, Giur. mer., 2006, n. 4, 933). Più in generale, la mancata trascrizione della procura sulla copia dell'atto di precetto non è causa di nullità dell'atto perché la disposizione di cui all'art. 125, comma 1 — che impone la sottoscrizione delle parti sia nell'originale che nella copia degli atti — non si riferisce alla procura alle liti, la quale, apposta in calce o a margine, si incorpora nell'atto stesso ed è valida anche se non sia trascritta nella copia notificata (Cass. III, n. 7611/2006). Nel precetto deve essere indicata, ove la notifica non sia avvenuta contestualmente, la data in cui è stato notificato il titolo esecutivo in virtù del quale si minaccia di procedere ad esecuzione forzata (Cass. III, n. 4787/2001). Per alcuni titoli stragiudiziali (verbale contenente l'accordo raggiunto in sede di mediazione o negoziazione assistita; titoli di credito e scritture private autenticate) devono essere trascritti integralmente nell'atto di precetto. A seguito della riforma realizzata dal d.l. n. 83/2015 l'atto di precetto deve essere corredato — ma non è prevista alcuna sanzione per la violazione — dell'avvertimento al debitore della possibilità di addivenire alla complessiva esdebitazione attraverso i meccanismi di cui alla l. n. 3/2012. Nell'atto di precetto deve inoltre essere effettuata la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio nel luogo in cui vi sono beni pignorati. Il vizio nella notifica del precetto rileva soltanto nell'ipotesi di inesistenza e qualora impedisca all'atto di raggiungere il proprio scopo tipico (Cass. VI, n. 14495/2013). Il precetto come atto stragiudiziale di intimazione ad adempiereIl precetto è atto stragiudiziale prodromico all'esecuzione forzata mediante il quale il creditore intima il debitore ad adempiere spontaneamente al comando giuridico contenuto nel titolo esecutivo, avvertendolo che, in difetto, procederà, entro il termine indicato ad esecuzione forzata (Vaccarella, 204 ss.). Si è osservato, in sede di merito, che il precetto, che non è atto dell'esecuzione ma atto che preannuncia l'esecuzione, non è invalidato dal fatto che la sentenza titolo esecutivo sia stata impugnata né dal fatto che, successivamente alla notifica del precetto, ne sia stata sospesa l'efficacia esecutiva, nessuna incidenza avendo di per sé l'impugnazione e riguardando il provvedimento sospensivo la possibilità di dare inizio all'esecuzione preannunciata (Trib. Lucca 1 luglio 2015, n. 1208). L'intimazione ad adempiere deve riferirsi ad un debito già scaduto o comunque esigibile alla data di notificazione del precetto, risultando lo stesso precetto soltanto in tal caso idoneo a consentire, nel termine di novanta giorni, previsto dall'art. 481, il regolare inizio del processo per espropriazione col pignoramento (Cass. III, n. 3656/2013). Il termine entro il quale l'obbligazione deve essere adempiuta è non inferiore a dieci giorni: la mancata o la diversa assegnazione al debitore del termine non determina, tuttavia, la nullità del precetto, ma comporta soltanto che l'esecuzione non possa essere iniziata prima che sia decorso detto termine (Cass. III, n. 55/2002). L'omessa indicazione del termine, invero, costituisce una mera irregolarità formale, non rientrando tra i requisiti dell'atto di precetto prescritti a pena di nullità (Trib. Bari, II, 1° agosto 2008, n. 1959, giurisprudenzabarese.it). Poiché il precetto non è atto diretto all'instaurazione di un giudizio, né del processo esecutivo, interrompe la prescrizione senza effetti permanenti ed il carattere solo istantaneo dell'efficacia interruttiva sussiste anche nel caso in cui, dopo la sua notificazione, l'intimato abbia proposto opposizione (Cass. III, n. 19378/2014). Tuttavia, se il creditore opposto si costituisce formulando una domanda comunque tendente all'affermazione del proprio diritto di procedere all'esecuzione (ed in tale categoria va compresa certamente anche la mera richiesta di rigetto dell'opposizione) compie un'attività processuale rientrante nella fattispecie astratta prevista dal comma 2 dell'art. 2943 c.c., sicché, ai sensi del comma 2 dell'art. 2945 c.c., la prescrizione non corre fino al momento in cui passa in giudicato la sentenza che definisce il giudizio (Cass. III, n. 7737/2007, in Guida dir., 2007, n. 19, 68). È stato chiarito, in giurisprudenza, che, non può essere qualificato come atto di precetto il semplice invito al pagamento rivolto dal creditore al proprio debitore qualora, per la carenza dei requisiti richiesti dalla norma in esame (ovvero, l'intestazione, l'intimazione ad adempiere l'obbligo risultante dal titolo esecutivo, l'indicazione delle parti, la sottoscrizione del creditore e/o del suo difensore, l'elezione di domicilio o la dichiarazione di residenza), non sia riconoscibile come atto di precetto, pur se fatto notificare unitamente al titolo esecutivo (Cass. VI, n. 2109/2014). Resta fermo, per altro verso, che l'intimazione di adempiere l'obbligo risultante dal titolo esecutivo contenuta nel non richiede, quale requisito formale richiesto a pena di nullità, oltre all'indicazione della somma domandata in base al titolo esecutivo anche quella del procedimento logico-giuridico e del calcolo matematico seguiti per determinarla (Cass. III, n. 8906/2022; Cass. III, n. 4008/2013; conf. Trib. Arezzo, 16 febbraio 2016, n. 195). La S.C. ha più volte ribadito, poi, che il precetto può contenere anche l'intimazione al pagamento delle spese ad esso relative, senza che occorra una apposita liquidazione da parte del giudice dell'esecuzione, costituendo dette spese un accessorio di legge a quelle processuali, come avviene per le spese inerenti agli atti successivi e conseguenti alla sentenza (Cass. III, n. 19791/2011). E' incontroverso che, allorché il debitore abbia pagato per intero la somma indicata nel titolo esecutivo, comprensiva delle spese processuali ivi liquidate, il creditore non può, successivamente a tale pagamento, intimare il precetto (Cass., n. 9908/2015). Requisiti prescritti a pena di nullitàIl comma 2 della disposizione in esame prevede che l'atto di precetto debba contenere a pena di nullità l'indicazione delle parti, la data di notificazione del titolo esecutivo, ove non contestuale a quella del precetto, nonché la trascrizione integrale del titolo nell'atto di precetto nelle ipotesi in cui detta trascrizione è prevista. Indicazione delle parti Nonostante l'art. 480 sanzioni con la nullità del precetto l'omessa indicazione delle parti, la dottrina è incline a ritenere che tale vizio non sussista qualora l'identificazione delle stesse sia comunque possibile attraverso gli altri elementi del precetto o risulti dal titolo esecutivo contestualmente notificato o trascritto nell'atto (Nicoletti, 862; Persico, 563). La giurisprudenza, in sede applicativa, ha ritenuto, quindi, che l'omessa indicazione nell'atto di precetto e nel titolo del nome di battesimo dell'opponente non determina alcuna nullità dell'atto di precetto essendo dagli altri elementi emergenti da tali atti facilmente ed esattamente individuabile il destinatario del titolo e dell'atto opposto (Trib. Roma VII, 11 gennaio 2013, n. 604). Si è inoltre evidenziato che l'omissione del codice fiscale è irrilevante e non determina la nullità dell'atto giudiziario se l'atto è comunque idoneo al raggiungimento dello scopo, e tale da non determinare un'incertezza assoluta in ordine al soggetto contro il quale è stata proposta la domanda (cfr. Trib. Massa, 22 giugno 2015, n. 688, in una fattispecie nella quale l'atto di precetto è stato notificato unitamente alla sentenza di condanna, nella quale tutti i dati delle parti erano correttamente riportati e comunque vi erano elementi di fatto tali non permettere di ingenerare la minima confusione nemmeno sull'individuazione della prestazione intimata). Data di notifica del titolo esecutivo Tra gli elementi che devono essere contenuti a pena di nullità nell'atto di precetto vi è l'indicazione della data di notifica del titolo esecutivo. L'indicazione della data di notifica del titolo esecutivo è tuttavia richiesta, a pena di nullità, solo qualora la notifica del titolo sia stata effettuata separatamente, ossia precedentemente alla notificazione del precetto (Cass. III, n. 4787/2001). L'opponente a precetto può limitarsi ad eccepire la mancanza di tale requisito, senza incorrere in alcun onere probatorio, gravando sull'autore dell'atto l'onere di fornire la prova dei requisiti di validità e di efficacia dell'atto che compie (Cass. III, n. 14090/2014). Il precetto privo dell'indicazione della data di notificazione del titolo esecutivo, ove avvenuta separatamente, è nullo (Trib. Bari, II, 4 novembre 2008, n. 2491, in giurisprudenzabarese.it). Peraltro, si è anche precisato, al contempo, che la mancata o inesatta indicazione, nell'atto di precetto, della data di notifica del titolo esecutivo, non inficia il precetto se consente al debitore di individuare, senza incertezze, quale sia lo specifico titolo esecutivo azionato, in quanto lo scopo dell'atto deve dunque ritenersi raggiunto (Trib. Como, 27 luglio 2007). Andando ad avallare l'impostazione più rigorosa, la Corte di legittimità ha chiarito che nell'espropriazione forzata promossa mediante ingiunzione esecutiva, il precetto deve contenere l'indicazione delle parti, della data di notifica del decreto ingiuntivo, nonché del provvedimento che ha disposto l'esecutorietà e l'apposizione della formula esecutiva, poiché la completa identificazione del titolo sostituisce, ai sensi dell'art. 654, la notifica dello stesso, sicché, in assenza di tali indicazioni, l'atto è viziato ex art. 480, producendosi una nullità equivalente a quella che colpisce il precetto non preceduto dalla notifica del titolo esecutivo, non suscettibile di sanatoria per raggiungimento dello scopo con la mera proposizione dell'opposizione agli atti esecutivi (Cass. n. 31226/2019). Tuttavia poiché i suddetti elementi formali sono prescritti, a pena di nullità dell'atto di precetto, allo scopo di consentire all'intimato l'individuazione inequivoca dell'obbligazione da adempiere e del titolo esecutivo azionato, la loro omissione (nella specie, l'indicazione della data di notificazione del decreto ingiuntivo) non comporta l'invalidità dell'intimazione qualora sia stato comunque raggiunto lo scopo dell'atto e, cioè, il debitore sia stato messo in condizione di conoscere con esattezza chi sia il creditore, quale sia il credito di cui si chiede conto e quale il titolo che lo sorregge (Cass. n. 1028/2020). Nel senso che l'art. 654, secondo comma, non è applicabile al decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo ex art. 642, che costituisce titolo perfettamente valido per l'esecuzione forzata, essendo sufficiente che l'atto di precetto, successivamente notificato al debitore, contenga gli estremi della notificazione del decreto ingiuntivo stesso, v. Cass. VI, n. 8870/2022. Sotto altro e più generale profilo, occorre ricordare che l'omessa indicazione del titolo esecutivo azionato non determina la nullità del precetto ai sensi del secondo comma della disposizione in esame, quando l'esigenza di individuazione del titolo risulti comunque soddisfatta attraverso altri elementi contenuti nel precetto stesso, la cui positiva valutazione da parte del giudice di merito - insindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata - può essere utilmente ancorata al successivo comportamento del debitore. (Cass. n. 15316/2017 con riguardo ad una fattispecie nella quale il precetto impugnato era stato notificato in rinnovazione di un precedente precetto e conteneva una precisa indicazione degli estremi della sentenza di condanna, notificata assieme al primo precetto, sulla base della quale sia il primo che il secondo precetto erano stati intimati; Cass. n. 25433/2014). Trascrizione del titolo I titoli di credito quando sono posti a fondamento dell'esecuzione devono essere integralmente trascritti nell'atto di precetto. È stato peraltro precisato che il precetto deve contenere la trascrizione non necessariamente integrale del titolo di credito bensì la indicazione degli elementi essenziali per la sua individuazione (Cass. n. 3593/1990). La mancata trascrizione del titolo esecutivo nel precetto intimato in base a cambiale o ad assegno, che è prescritta per la sua individuazione, ne determina la nullità, è deducibile con l'opposizione ex art. 617 (Cass. III, n. 5168/2005). Per una recente applicazione v. Cass. III, n. 13373/2024 per la quale l’omessa trascrizione integrale del fronte e del retro dell'assegno nel precetto - se impedisce all'intimato di trarre conoscenza dell'esistenza (o meno) di una clausola di girata per l'incasso e di riscontrare se l'intimante, pur coincidente con il beneficiario indicato nel titolo, mantiene la legittimazione alla riscossione dello stesso oppure abbia incaricato, in sua vece, un banchiere giratario, a norma degli artt. 43, 55, comma 3, e 86 del r.d. n. 1736 del 1933 - rende nullo l'atto di intimazione, privo di un essenziale requisito di contenuto-forma; detta invalidità, pregiudicando in maniera autoevidente il diritto dell'intimato ad un adempimento sicuramente liberatorio, è deducibile con l'opposizione agli atti esecutivi, senza che sia necessario allegare in modo specifico il pregiudizio patito. La l. n. 263/2005 ha accomunato nella medesima categoria delle cambiali e degli altri titoli di credito anche le scritture private autenticate, limitandone l'efficacia esecutiva alle obbligazioni di somme di denaro in esse contenute, ed ha altresì stabilito, come già per le cambiali e per gli altri titoli di credito, l'obbligo ai sensi dell'art. 480, comma 2, di trascrivere integralmente le dette scritture nell'atto di precetto (Castoro, 23). L'art. 12 d.lgs. n. 28/2010, sulla mediazione obbligatoria in materia civile e commerciale, prevede che, qualora tutte le parti aderenti alla mediazione siano assistite da un avvocato, l'accordo che sia stato sottoscritto dalle parti e dagli stessi avvocati costituisce titolo esecutivo per l'espropriazione forzata, l'esecuzione per consegna e rilascio, l'esecuzione degli obblighi di fare e non fare, nonché per l'iscrizione di ipoteca giudiziale qualora gli avvocati attestino e certifichino la conformità dell'accordo alle norme imperative e all'ordine pubblico, dovendo, in difetto di tali presupposti, essere richiesta l'omologa dell'accordo allegato al verbale al Presidente del tribunale che concede l'exequatur con decreto, previo accertamento della regolarità formale e del rispetto delle norme imperative e dell'ordine pubblico (sulle modalità del controllo operato dal Presidente del Tribunale v. Trib. Modica 9 dicembre 2011). Analogamente, l'art. 5 d.l. n. 132/2014, conv., con modif., nella l. n. 162/2014, prevede che in materia di negoziazione assistita l'accordo che compone la controversia, sottoscritto dalle parti e dagli avvocati che le assistono costituisce titolo esecutivo e per l'iscrizione di ipoteca giudiziale. Sia nell'ipotesi di mediazione obbligatoria che di negoziazione assistita l'accordo deve essere integralmente trascritto nel precetto ai sensi dell'art. 480, comma 2. Anche in ragione di tale indicazione nonché dell'assenza dell'intervento dell'autorità giudiziaria ai fini della formazione di tali titoli non sussiste alcun dubbio in ordine alla natura di titoli esecutivi stragiudiziali degli stessi di talché in sede di opposizione all'esecuzione potranno essere dedotti in via di eccezione anche fatti anteriori alla formazione del titolo Avvertimento al debitore non fallibileL'atto di precetto deve ora essere corredato, in forza dell'art. 13, comma 1, lett. a), del d.l. n. 83/2015, conv., in l. n. 132/2015, anche dell'avvertimento al debitore circa la facoltà di rivolgersi ad un organismo di composizione della crisi o ad un professionista di nomina giudiziale per risolvere la crisi proponendo un accordo o un piano del consumatore a norma della l. n. 3/2012. La nuova disposizione, inserita nell'ultimo periodo del secondo comma dell'art. 480 quale contenuto necessario dell'atto di precetto, ha, come evidenziato nella Relazione Illustrativa al d.l., l'obiettivo di rendere edotto il debitore che non sia imprenditore commerciale, ma sia comunque gravato da debiti di varia natura, della possibilità di avvalersi degli strumenti previsti dalla l. n. 3/2012 per pervenire all'esdebitazione. La norma resta silente in ordine alle conseguenze dell'omissione dell'avvertimento in questione. Sotto un primo profilo, deve ritenersi che l'inserimento dell'avvertimento nell'atto di precetto non sia necessario nelle ipotesi in cui il debitore non versi nelle condizioni soggettive per poter accedere ad una delle forme di composizione della crisi disciplinate dalla l. n. 3/2012 e, quindi, laddove il debitore sia, in sostanza, un imprenditore commerciale, una società o un ente. Con riguardo alle ipotesi nelle quali, invece, l'avvertimento deve essere inserito nell'atto di precetto in considerazione del fatto che il debitore è una persona fisica non fallibile per rispondere all'interrogativo prospettato in dottrina si è evidenziato che occorre fare ricorso ai principi generali dettati dall'art. 156 in tema di nullità processuali. Invero, l'art. 156 stabilisce che un atto processuale è nullo ove la nullità per inosservanza della forma sia comminata dalla legge nonché, anche in mancanza di tale previsione, qualora l'atto manca dei requisiti formali indispensabili per il raggiungimento dello scopo. Come evidenziato, nella fattispecie in esame, il legislatore, nell'introdurre questo nuovo requisito dell'atto di precetto non ha stabilito che lo stesso è a pena di nullità. Peraltro, neppure sembra potersi ritenere che l'atto, in mancanza del solo avvertimento in questione circa la possibilità per il debitore di ricorrere ai meccanismi di composizione della crisi disciplinati dalla l. n. 3/2012, sia inidoneo a raggiungere lo scopo processuale cui è destinato ex art. 156, comma 3, dovendo individuarsi tale scopo processuale, invero, nell'avviso al debitore della necessità di adempiere entro il termine indicato, non inferiore a giorni 10, poiché si procederà, in difetto, ad espropriazione forzata (Castoro, 85). Quest'ultima tesi ha trovato riscontro nella più recente giurisprudenza di legittimità per la quale In tema di espropriazione forzata, l'avvertimento al debitore esecutato prescritto, quale contenuto del precetto, dall'art. 480, comma 2, secondo periodo, c.p.c. (e volto a renderlo edotto della possibilità di porre rimedio alla situazione di sovraindebitamento mediante le procedure di composizione della crisi di cui alla l. n. 3/2012) ha la finalità, precipuamente "promozionale", di stimolare o incentivare l'accesso a una delle citate procedure, il quale non è comunque precluso dall'inizio o dalla progressione dell'esecuzione; ne consegue che l'omissione del predetto avvertimento non determina la nullità, bensì una mera irregolarità, dell'atto di intimazione (Cass. III, n. 23343/2022; cfr. già, in sede di merito, Trib. Milano III, 18 febbraio 2016). Elezione di domicilioIl comma 3 della norma in esame prevedeva, , sino alle sostituzione ad opera del recentissimo d.lgs. n. 164 del 2024, che il precetto deve contenere anche la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio della parte istante nel comune in cui ha sede il giudice competente per l'esecuzione, precisando che, in difetto di tale indicazione, le opposizioni al precetto si propongono davanti al giudice del luogo in cui è stato notificato, e le notificazioni alla parte istante si fanno presso la cancelleria del giudice stesso. Ciò comportava che il comune nel quale il creditore, con l'atto di precetto, avesse dichiarato la propria residenza od eletto il proprio domicilio, ai sensi dell'art. 480, comma 3, doveva ritenersi coincidente con quello in cui ha sede il giudice dell'esecuzione, e, pertanto, idoneo a determinare la competenza territoriale sull'opposizione al precetto medesimo proposta prima dell'instaurazione del procedimento esecutivo (art. 26 e 27), mentre l'eventuale contestazione di detta coincidenza (per non esservi in quel comune beni appartenenti all'esecutando, né la residenza del debitore di quest'ultimo), poteva essere sollevata soltanto dall'opponente, al fine di invocare la competenza del diverso giudice del luogo in cui è stato notificato il precetto, e non anche dallo stesso creditore, che resta vincolato alla suddetta dichiarazione od elezione (Cass. III, n. 13219/2010). Sul comma 3 della disposizione in esame era intervenuta la Corte Costituzionale con una fondamentale pronuncia interpretativa di rigetto, mediante la quale era stato chiarito — nel dichiarare non fondata, in riferimento agli artt. 3,24 e 111 Cost., la questione di legittimità costituzionale dell'art. 480, comma 3, nella parte in cui, ove il creditore nel precetto abbia eletto domicilio in un comune diverso da quello in cui vi siano beni esecutabili del debitore precettato, consentirebbe che la notificazione dell'opposizione a precetto possa essere eseguita presso la cancelleria del giudice del luogo ove è stato notificato l'atto — che Il debitore, infatti, in forza del “diritto vivente” può proporre opposizione al precetto al giudice del luogo di notifica di quest'ultimo ogni volta che egli deduca (anche implicitamente) l'inesistenza di suoi beni (o della residenza di suoi debitori) in tale luogo, ma può notificare la sua opposizione presso la cancelleria di tale giudice soltanto quando il creditore precettante abbia del tutto omesso la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio; ove tale dichiarazione o elezione vi sia, anche se in luogo che, secondo il debitore, mai potrebbe essere quello “dell'esecuzione”, la notificazione dell'opposizione deve necessariamente farsi nella residenza dichiarata o nel domicilio eletto (Corte cost. n. 480/2005). Dopo tale pronuncia , era ormai incontroverso, in giurisprudenza, che, alla stregua di un'interpretazione costituzionalmente orientata, il terzo comma della disposizione in esame nella parte in cui consente al debitore di eseguire la notificazione dell'atto di opposizione all'esecuzione presso la cancelleria del giudice del luogo in cui gli è stato notificato il precetto soltanto qualora il creditore precettante abbia del tutto omesso l'indicazione della residenza o l'elezione di domicilio, mentre, in caso contrario, la notifica dell'atto di opposizione deve essere effettuata nel luogo indicato dal creditore e non nella cancelleria, diversamente potendo il creditore precettante ignorare l'intervenuta opposizione (Cass. III, n. 18040/2013; Cass. III, n. 12540/2009). Il terzo comma della disposizione in esame è stato tuttavia sostituito dal recentissimo d.lgs. n. 164 del 2024con la previsione secondo cui Il precetto deve inoltre contenere l'indicazione del giudice competente per l'esecuzione e, se è sottoscritto dalla parte personalmente, la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio della parte istante nel comune in cui ha sede il giudice oppure l'indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o l'elezione di un domicilio digitale speciale. In mancanza, le opposizioni al precetto si propongono davanti al giudice del luogo in cui è stato notificato e le notificazioni alla parte istante si fanno presso la cancelleria del giudice stesso, salvo quanto previsto dall'art. 149-bis. Come evidenziato nella Relazione Illustrativa, considerata la completa informatizzazione del processo, si prevede, in primo luogo, che nell'atto di precetto sottoscritto dalla parte personalmente l'indicazione della residenza o l'elezione di domicilio nel comune in cui ha sede il giudice competente per l'esecuzione possono essere sostituite dall'indicazione di un indirizzo di posta elettronica certificata o dall'elezione di un domicilio digitale speciale. In mancanza, le notificazioni continueranno ad essere effettuate presso la cancelleria, salvo, tuttavia, che il destinatario non sia un soggetto per il quale la legge prevede l'obbligo di munirsi di un indirizzo di posta elettronica certificata oppure ha eletto domicilio digitale ai sensi dell'articolo 3-bis, comma 1-bis del Codice dell'Amministrazione giudiziale. In questa ipotesi, infatti, può trovare applicazione l'art. 149-bis c.p.c. che, nella formulazione contestualmente modificata dallo stesso d.lgs. n. 164 del 2024, stabilisce che se la notifica non può essere effettuata secondo le predette modalità occorre distinguere se non può essere eseguita o non ha esito positivo per causa non imputabile al destinatario, o meno. In particolare, si prevede che, se la notificazione non può essere eseguita o non ha esito positivo per causa imputabile al destinatario, l'ufficiale giudiziario la esegue mediante inserimento dell'atto da notificare nel portale dei servizi telematici gestito dal Ministero della giustizia, unitamente ad una dichiarazione sulla sussistenza dei presupposti per l'inserimento, all'interno di un'area riservata collegata al codice fiscale del destinatario e generata dal portale e accessibile al destinatario. La notificazione si ha per eseguita, per il destinatario, nel decimo giorno successivo a quello in cui è compiuto l'inserimento o, se anteriore, nella data in cui egli accede all'area riservata.
SottoscrizioneIl precetto è un atto stragiudiziale e, quindi, può essere validamente sottoscritto dalla parte o da un suo procuratore ad negotia. A quest'ultimo riguardo, la S.C. ha più volte affermato che, considerata la natura dello stesso, in caso di sottoscrizione del precetto da parte di altro soggetto in rappresentanza del titolare del diritto risultante sul titolo esecutivo, tale rappresentanza è sempre di carattere sostanziale, anche se conferita a persona avente la qualità di avvocato, restando conseguentemente irrilevante il difetto di procura sull'originale o sulla copia notificata dell'atto (Cass. VI, n. 8213/2012). L'omessa sottoscrizione dell'atto determina, secondo l'orientamento dominante, una nullità insanabile dello stesso (Cass. III, n. 9292/2001). Per altra tesi, sostenuta in dottrina, il vizio non sussisterebbe nell'ipotesi in cui sia desumibile aliunde la provenienza dell'atto (Satta III, 114). NotificaLa natura stragiudiziale dell'atto di precetto implica che lo stesso debba essere notificato alla parte personalmente ai sensi degli artt. 137 ss. Il vizio di notificazione del precetto rileva solo se è di gravità tale da determinare la inesistenza della notificazione, ovvero l'impossibilità di raggiungere il suo scopo tipico (ad esempio, lasciando a disposizione del debitore un termine per adempiere inferiore a quello minimo di dieci giorni: Cass. III, n. 14209/2014), mentre di regola detto vizio si sana in forza dell'avvenuta proposizione, da parte dell'intimato, dell'opposizione ex art. 617 (Cass. VI, n. 14495/2013). RinnovazioneIn linea di principio il creditore è libero, fino al pagamento integrale del credito, di intimare tanti precetti quanti reputi necessari (e solo per l'importo complessivo del credito, non potendo egli frazionarne l'esecuzione), purché non chieda, in quelli successivi, le spese (ed i compensi e gli accessori) per i precetti precedenti (Cass. III, n. 19876/2013). Peraltro, la notifica di un secondo precetto fondato sullo stesso titolo esecutivo, solo per la parte di credito non intimata in precedenza, integra una condotta abusiva degli strumenti processuali offerti dall'ordinamento (Cass. L., n. 6663/2013, in Foro it., 2014, 3, 916, con nota di Brunialti). Peraltro, è stato anche precisato che, se le condizioni di esistenza ed esigibilità della pretesa esecutiva non erano esistenti al momento della intimazione del precetto e per tale ragione il precetto, sia stato opposto, il creditore che voglia iniziare l'esecuzione sulla base della sopravvenienza di dette condizioni nel corso del giudizio di opposizione deve intimare un nuovo precetto, perché, se dà corso all'esecuzione sulla base del precetto opposto, si espone al rischio che il debitore proponga opposizione agli atti esecutivi contestando che l'esecuzione è iniziata senza la previa notifica del precetto, essendo la riferibilità del primo precetto a questa nuova esecuzione impedita dal fatto che esso non poteva contemplare (e fondarsi sul) le condizioni di esistenza ed esigibilità sopravvenute (Cass. III, n. 20634/2006). La giurisprudenza della S.C. ha precisato che qualora la procura sia stata apposta a margine dell'atto di precetto senza alcuna limitazione, con il conferimento del mandato a procedere esecutivamente, essa estende la sua validità ed efficacia sia all'atto di precetto in rinnovazione, relativo al medesimo credito, avente la sua fonte nel medesimo titolo esecutivo, sia al processo esecutivo che, sulla base del precetto, anche in rinnovazione, sia stato introdotto dal creditore ovvero all'intervento che dallo stesso creditore sia stato effettuato nel processo esecutivo già pendente contro il suo debitore (Cass. III, n. 8001/2015). 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