Codice di Procedura Civile art. 481 - Cessazione dell'efficacia del precetto.

Rosaria Giordano

Cessazione dell'efficacia del precetto.

[I]. Il precetto diventa inefficace, se nel termine di novanta giorni dalla sua notificazione [480 4] non è iniziata l'esecuzione [491, 502 2, 606, 608 1, 612 1].

[II]. Se contro il precetto è proposta opposizione [615 1, 617], il termine rimane sospeso e riprende a decorrere a norma dell'articolo 627.

Inquadramento

Il termine di novanta giorni di efficacia dell’atto di precetto decorre dalla notifica dello stesso al debitore ed è interrotto dal compimento di un atto esecutivo (ad esempio,  dall’effettuazione del pignoramento).

Per incardinare ulteriori procedure esecutive sulla scorta del medesimo titolo non è necessario intimare un altro atto di precetto.

Il termine resta sospeso nell'ipotesi in cui venga proposta opposizione avverso l'atto di precetto al fine di concedere al creditore la possibilità di valutare l'esito dell'opposizione per decidere se dare o meno inizio alla procedura esecutiva.

Calcolo del termine di efficacia

La norma in esame prevede che il precetto diviene inefficace, laddove entro novanta giorni dalla notifica dello stesso al debitore, il creditore non dia inizio all'esecuzione forzata.

Il dies a quo della decorrenza del termine, nonostante l'operare del generale principio di scissione soggettiva nel perfezionamento delle notifiche, è costituito dal momento nel quale l'atto di precetto è ricevuto dal destinatario (Trib. Vicenza 22 marzo 2012).

Il dies ad quem è costituito dall'inizio dell'esecuzione forzata, ossia: a) dalla notifica del pignoramento nell'espropriazione forzata; b) dalla notifica dell'avviso di rilascio nell'esecuzione in forma specifica per consegna o rilascio; c) dal deposito del ricorso dinanzi al giudice dell'esecuzione nell'esecuzione in forma specifica degli obblighi di fare e di non fare.

Nella giurisprudenza di legittimità ormai risalente si è affermato che il termine di cui all'art. 481 non è assoggettato a sospensione feriale, trattandosi di termine sostanziale (Cass. III, n. 3457/1980; contra la più recente Trib. Vicenza 22 marzo 2012).

Nello stesso senso in dottrina Vaccarella, 231 ss.

Natura del termine

Il termine di novanta giorni entro il quale occorre iniziare l'esecuzione dopo la intimazione del precetto è considerato, un termine di decadenza (Vaccarella, 230).

Ne deriva che detto termine  è rispettato, se entro lo stesso si propone la prima esecuzione, non essendo necessario intimare un successivo precetto nel caso in cui occorra procedere ad una ulteriore esecuzione, in quanto l'inizio di un'esecuzione implica che il precetto originario possa essere utilizzato per tutte le successive esecuzioni sino al soddisfo del credito (Cass. III, n. 9966/2006; conf. Trib. Reggio Emilia 26 maggio 2014).

È consentito al creditore notificare al debitore una seconda volta il precetto, al fine di sanare un vizio formale del primo, ma solo a condizione che nel frattempo l'azione esecutiva non sia già iniziata (Cass. n. 14189/2012).

Denuncia del vizio

L'inizio dell'esecuzione oltre il termine c.d. di perenzione del precetto comporta un vizio formale del procedimento deducibile mediante opposizione agli atti esecutivi (Cass. III, n. 21683/2009).

Secondo una parte della dottrina, invece, il vizio sarebbe rilevabile anche d'ufficio dal giudice dell'esecuzione (Castoro, 97 ss.).

Sospensione del termine

Il comma 2 della disposizione in esame stabilisce che se contro il precetto è proposta opposizione — deve ritenersi sia all'esecuzione che agli atti esecutivi — il termine si sospende e riprende a decorrere a norma dell'art. 627, ossia dal passaggio in giudicato della sentenza di primo grado, o, in caso di opposizione all'esecuzione, dalla comunicazione della sentenza di appello che rigetta l'opposizione.

La proposizione di un'opposizione avverso il precetto non impedisce di per sé al creditore di dare inizio all'esecuzione, in quanto l'art. 481 ad essa ricollega soltanto l'effetto di sospendere il termine di efficacia del precetto stesso, non già quello della sospensione dell'esecuzione, che è istituto diverso, senza che rilevi in contrario che l'identificazione delle cause di cessazione della sospensione sia per questo, come per l'altro, desumibile dall'art. 627 (Cass. L, n. 8465/2011).

È stato chiarito che il termine d'efficacia del precetto è sospeso a seguito della sospensione dell'esecuzione disposta, ai sensi dell'art. 373, comma 2, per avvenuta proposizione del ricorso per cassazione, e ricomincia a decorrere, nel caso in cui la sospensione sia revocata con ordinanza non pronunziata in udienza, non dalla pubblicazione della stessa ordinanza di revoca, ma dalla sua comunicazione, che segna il momento in cui la parte ha legale conoscenza dell'ordinanza ed è posta nelle condizioni di proseguire la propria attività (Cass. n. 9360/2008, in Foro it., 2009, n. 6, 1874, con nota di Metafora).

Inoltre, in virtù del rinvio all'art. 627 c.p.c., da parte dell'art. 481, comma 2, c.p.c., nel caso di ricorso per cassazione avverso la sentenza resa nel giudizio di opposizione ex art. 617 c.p.c., il termine di efficacia del precetto resta sospeso fino alla definizione del giudizio di legittimità (Cass. III, n. 27848/2022).

Spese

La Corte di cassazione, sull'assunto per il quale l'art. 95 c.p.c., nel porre a carico del debitore esecutato le spese sostenute dal creditore procedente e da quelli intervenuti che partecipano utilmente alla distribuzione, presuppone che il processo esecutivo sia iniziato con il pignoramento eseguito dall'ufficiale giudiziario, sicché tale disposizione, non può trovare applicazione in caso di pignoramento negativo e di mancato inizio dell'espropriazione forzata, ha chiarito che, divenuto inefficace il precetto per decorso del termine di novanta giorni, le spese di questo restano a carico dell'intimante in forza del combinato disposto degli artt. 310 e 632, ultimo comma, c.p.c., secondo cui le spese del processo estinto restano a carico delle parti che le hanno anticipate (Cass. n. 18676/2022).

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