Codice di Procedura Civile art. 483 - Cumulo dei mezzi di espropriazione 1 .Cumulo dei mezzi di espropriazione1. [I]. Il creditore può valersi cumulativamente dei diversi mezzi di espropriazione forzata previsti dalla legge [2910 c.c.], ma, su opposizione del debitore, il giudice dell'esecuzione, con ordinanza non impugnabile, può limitare l'espropriazione al mezzo che il creditore sceglie o, in mancanza, a quello che il giudice stesso determina. [II]. Se è iniziata anche l'esecuzione immobiliare, l'ordinanza è pronunciata dal giudice di quest'ultima.
[1] Articolo così sostituito dall'art. 89 d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51, con effetto, ai sensi dell'art. 247 comma 1 dello stesso decreto quale modificato dall'art. 1 l. 16 giugno 1998, n. 188, dal 2 giugno 1999. InquadramentoIl creditore per soddisfarsi della propria pretesa può attivare anche più procedure di espropriazione forzata, sia aventi ad oggetto beni omogenei che eterogenei (Cass. n. 11360/2006). Il limite è che il cumulo dei mezzi di espropriazione non ecceda in misura incongrua i crediti azionati (compresi quelli di eventuali creditori intervenuti) in quella procedura (Castoro, 130). L'eccessività del cumulo può essere contestata solo dal debitore (e non rilevata d'ufficio dal giudice) che dovrà proporre a tal fine un'opposizione dinanzi ad uno dei giudici delle esecuzioni promosse dal creditore ovvero al giudice dell'espropriazione immobiliare, ove sia iniziata anche quest'ultima (Borré, 284). Il giudice dell'esecuzione decide con ordinanza non impugnabile. Possibilità per il creditore di cumulare i mezzi di espropriazioneLa disposizione in esame stabilisce che al creditore è consentito, ai fini della soddisfazione in sede esecutiva della propria pretesa, avvalersi cumulativamente di diversi mezzi di espropriazione. In giurisprudenza è stato chiarito che ciò comporta che il creditore possa procedere esecutivamente in tempi successivi, oltre che su beni di natura eterogenea (ovvero beni mobili, crediti ed beni immobili), anche su beni omogenei, con l'unico limite, sottoposto al controllo del giudice, della congruità dei mezzi di esecuzione e della loro idoneità a determinare con immediatezza l'effettiva soddisfazione del credito fatto valere in executivis (Cass. n. 11360/2006; Cass. n. 3427/2003, Nuova giur. civ. comm. 1998, I, 528, con nota di Fratini). Invero, come evidenziato anche in dottrina, il cumulo dei mezzi espropriativi, legittimo in linea di principio (Saletti, 506), può essere considerato eccessivo se l'entità dei beni complessivamente pignorati ecceda in misura incongrua la somma dei crediti appartenenti a tutti i creditori presenti al momento della proposizione della opposizione al cumulo (Castoro, 130). Pertanto, come ripetutamente affermato anche in sede applicativa, la norma in esame consente di avviare più procedure esecutive sulla base del medesimo titolo, ed in tale ipotesi, quindi, lo stesso continua a conservare la sua validità fino all'integrale soddisfo del credito vantato, atteso che il rapporto tra l’ammontare dei beni pignorati rispetto alle necessità del processo esecutivo non può essere aprioristicamente determinato, dal momento che, nel corso del medesimo processo, sono consentiti gli interventi dei creditori i quali, se privilegiati, concorrono sul ricavato conservando la loro prelazione e, se chirografari, concorrono a parità degli altri ove spieghino rituale e tempestivo intervento. Ne deriva che il creditore pignorante è legittimato ad espropriare più di quanto sarebbe necessario per soddisfare il suo credito e il giudice cui sia richiesta la riduzione del pignoramento deve tener conto di questa eventualità nell'esercizio del potere discrezionale di cui all'art. 496 c.p.c. senza che possa ritenersi sussistente l'illegittimità del procedimento per il solo fatto del pignoramento di beni immobili in eccesso (Trib. Bari II, 21 novembre 2011, n. 3705). Sotto altro profilo, la S.C. ha evidenziato che, qualora, per il medesimo credito, pendano più espropriazioni, occorre distinguere a seconda che si verifichi un eccesso dei beni assoggettati a espropriazione (rispetto al credito azionato) o - piuttosto - che sia stato sottoposto a esecuzione lo stesso bene, in quanto, mentre nel primo caso pone rimedio l'art. 483, nel secondo i due procedimenti vanno riuniti (come andrebbe riunito il pignoramento promosso da altro creditore) e la circostanza, in linea di massima, non comporta alcun pregiudizio per il debitore atteso che non può considerarsi un pregiudizio il fatto che il pignoramento successivo possa mettere il creditore procedente al riparo da vizi attinenti al primo pignoramento, né la riunione comporta pregiudizio sul piano delle spese del processo, perché il giudice dell'esecuzione, in presenza di un pignoramento reiterato senza necessità applicando l'art. 92 ha facoltà di escludere le spese sostenute dal creditore procedente e il debitore può proporre opposizione contro una liquidazione delle spese che si estenda al secondo pignoramento (Cass. n. 23847/2008). Istanza in «opposizione» del debitoreQualora il debitore ravvisi un eccesso nel cumulo dei mezzi di espropriazione rispetto alla pretesa del creditore può proporre opposizione al giudice dell'esecuzione. Pertanto, si ritiene che come l'istanza di riduzione del pignoramento, anche quella in esame debba essere annoverata tra le tutele del debitore contro l'abuso dell'espropriazione forzata (Saletti, 507). Sebbene la lettera della norma faccia riferimento all'«opposizione», in realtà, secondo la dottrina, si tratta di un'istanza, non venendo in rilievo né l'insussistenza del diritto del creditore a procedere ad esecuzione ex art. 615 né un vizio della procedura ai sensi dell'art. 617 (Borré, 284). Per quest’impostazione v., in giurisprudenza, Cass. n. 18533/2007. Laddove sussistano i presupposti per l'accoglimento dell'istanza in questione, il Giudice dell'esecuzione lascerà innanzitutto al creditore la scelta del mezzo di espropriazione da conservare ed, in difetto, deciderà autonomamente. La previsione in commento non individua alcun limite temporale iniziale per la proposizione dell'istanza. Tuttavia, in dottrina si è osservato, a riguardo, che, per consentire una valutazione della stessa al giudice dell'esecuzione, come accade per la presentazione dell'istanza di riduzione del pignoramento, è opportuno che la stessa venga depositata dopo che nelle diverse procedure è stata espletata la perizia di stima e quindi fissato il valore del bene nell'ordinanza di vendita (Borré 284; Saletti 507). E’ stato precisato che il giudice potrà ordinare non soltanto la liberazione del bene dal vincolo del pignoramento ma anche condannare il creditore per responsabilità processuale aggravata (Cass. n. 18533/2007). CompetenzaIl secondo comma della norma pone un criterio «preferenziale» di attribuzione della competenza a decidere sull'istanza in opposizione del debitore in capo, ove la stessa sia iniziata, al giudice dell'espropriazione immobiliare. Qualora non sia stata incardinata anche un'espropriazione immobiliare, deve ritenersi che l'istanza in opposizione del debitore possa essere, in caso di giudici diversi, proposta a ciascuno di essi (Saletti, 545). È invece dibatutto in dottrina il problema dell'individuazione del giudice competente a decidere sull'istanza in esame quando, nell'ipotesi in cui non sia stata promossa un'espropriazione immobiliare, le procedure pendano di fronte ad uffici giudiziari diversi. Più in particolare, secondo una prima tesi, che appare dominante, in mancanza di indicazioni da parte del legislatore, ciascun giudice sarà competente (Martinetto, 222; Saletti, 544). Per altri dovrebbe invece demandarsi la competenza a decidere sull'istanza al giudice della prima esecuzione incardinata (Travi, 897). Altri ancora attribuiscono la competenza al giudice della procedura ritenuta eccessiva (Castoro, 131). 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Rossetti, L'espropriazione presso terzi versione 2014: una riforma nel segno dell'efficienza, in Giustiziacivile.com, 2015, n. 3; Saletti, Cumulo ed eccesso dei mezzi d'espropriazione forzata, in Riv. dir. proc. 1984, 506; Santangeli (a cura di), La nuova riforma del processo civile, Roma, 2014; Satta, L'esecuzione forzata, Torino, 1963; Tarzia, L'oggetto del processo d'espropriazione, Milano, 1961; Tarzia, Profili della sentenza civile impugnabile, Milano, 1967; Tarzia, Il contraddittorio nel processo esecutivo, in Riv. dir. proc. 1978, 193; Travi, Espropriazione forzata in generale, in Nss. D.I., VI, Torino, 1960, 897; Vaccarella, Titolo esecutivo, precetto, opposizioni, Torino, 1993; Verde, Intervento e prova del credito nell'espropriazione forzata, Milano, 1968. |