Codice di Procedura Civile art. 601 - Divisione.Divisione. [I]. Se si deve procedere alla divisione, l'esecuzione è sospesa [623] finché sulla divisione stessa non sia intervenuto un accordo fra le parti o pronunciata una sentenza avente i requisiti di cui all'articolo 627 [181 att.]. [II]. Avvenuta la divisione, la vendita o l'assegnazione dei beni attribuiti al debitore ha luogo secondo le norme contenute nei capi precedenti. InquadramentoSe il giudice dell'esecuzione dispone la divisione si determina una sospensione ex lege della procedura esecutiva sino al termine del giudizio di divisione. La divisione endoesecutiva ha caratteristiche peculiari, che si correlano al collegamento funzionale della stessa con l'esecuzione. Pertanto, ad esempio, il procedimento non può iniziare o proseguire se non esiste ovvero viene meno la qualità di creditore in capo al soggetto che ha incardinato la procedura (Cass. n. 6072/2012) e trova applicazione il principio generale della statuizione sulle spese secondo il principio di soccombenza (Trib. Torino, 3 dicembre 2002, Giur. mer., 2003, 863). Sospensione dell'esecuzioneLa norma in esame prevede una forma di sospensione ex lege della procedura esecutiva per l'ipotesi che si proceda a divisione del compendio indiviso tra il debitore esecutato ed i comproprietari. Secondo l’elaborazione giurisprudenziale più recente, la sospensione del processo esecutivo nelle more della divisione dei beni pignorati, ai sensi dell'art. 601 (cd. divisione "endoesecutiva"), costituisce una ipotesi speciale di sospensione per pregiudizialità necessaria, prevista in via generale dall'art. 295 e, di conseguenza, in applicazione dell'art. 297, esso va riassunto nel termine di tre o sei mesi (secondo la disciplina applicabile "ratione temporis") dalla pronuncia dell'ordinanza non impugnabile di cui all'art. 789, comma 3, ove non vi siano contestazioni, oppure dal passaggio in giudicato della sentenza che risolve le eventuali contestazioni (Cass. III, n. 12685/2021). Tale sospensione termina quando viene pronunciata nel giudizio divisorio, pur istruito dal giudice dell'esecuzione stesso una sentenza avente i requisiti di cui all'art. 627. Cessata la causa di sospensione, si procede alla vendita o all'assegnazione del bene secondo le regole proprie dell'espropriazione immobiliare. Il giudizio di divisione endoesecutivoOltre ad essere istruito dinanzi al giudice dell'esecuzione, il giudizio divisorio presenta talune peculiarità che si correlano al collegamento funzionale dello stesso alla procedura esecutiva. In particolare, a norma dell'art. 181 disp. att. c.p.c. il giudice dell'esecuzione, quando dispone che si proceda a divisione del bene indiviso, provvede all'istruzione della causa a norma degli artt. 175 ss. c.p.c. e, se gli interessati sono tutti presenti. Se, invece, gli interessati non sono tutti presenti, il giudice dell'esecuzione, con l'ordinanza di cui all'art. 600, secondo comma, del codice, fissa l'udienza davanti a sé per la comparizione delle parti, concedendo termine alla parte più diligente fino a sessanta giorni prima per l'integrazione del contraddittorio mediante la notifica dell'ordinanza. Tale termine però è risultato incompatibile con il termine a comparire di novanta giorni liberi previsto dall'art. 163-bis del codice anteriormente alla riforma, come pure con quello di centoventi giorni introdotto dal d. lgs. n. 149/2022 e con le forme del rito di cognizione ordinario novellato (e in particolare con i termini per le memorie integrative di cui all'art.171-ter). Da qui, la scelta del legislatore del 2024 di ricondurre il giudizio di divisione sotto le forme del rito semplificato previste dagli artt. 281-undecies ss. c.p.c. In dottrina si è osservato che questa scelta del legislatore è condivisibile anche alla luce delle particolari esigenze di celerità che dovrebbero contraddistinguere il giudizio di divisione, la cui definizione condiziona l'ulteriore corso della procedura esecutiva, sia del fatto che quasi sempre si tratta di un giudizio fondato su documenti (Farina – Giordano – Metafora, Il decreto correttivo alla riforma civile Cartabia, Milano 2024, 226). Pertanto, il giudizio di divisione dei beni pignorati non può essere iniziato e, se iniziato, non può proseguire ove venga meno in capo all'attore la qualità di creditore e, con essa, la legittimazione e l'interesse ad agire, a meno che a tale deficienza — originaria o sopravvenuta — non si rimedi con una valida domanda di scioglimento della comunione formulata dal debitore convenuto, da altro creditore munito di titolo esecutivo, o, ancora, da alcuno dei litisconsorti necessari indicati nell'art. 1113, comma 3, c.c. (Cass. n. 6072/2012). In ogni caso, come precisato dalla S.C., il giudizio di divisione dei beni indivisi pignorati (la cd. "divisione endoesecutiva") ha natura di procedimento incidentale di cognizione nel procedimento esecutivo e, pur essendo in collegamento con l'espropriazione forzata e devoluto alla competenza funzionale del giudice dell'esecuzione, costituisce un autonomo processo di scioglimento della comunione e non può essere considerato una fase o un subprocedimento della procedura espropriativa in cui si innesta, sicché nell'ambito del procedimento divisionale non possono essere introdotte - o, se comunque introdotte, non possono essere esaminate e decise - opposizioni esecutive avverso i provvedimenti del giudice dell'esecuzione (Cass. III, n. 22210/2021). Per altro verso, nel senso che il giudizio di divisione, nell'espropriazione di beni indivisi, è escluso dall'ambito applicativo della mediazione obbligatoria , trattandosi di procedimento incidentale di cognizione strumentale alla realizzazione del procedimento esecutivo (v. Trib. Prato, 9 maggio 2011 , Resp. civ. e prev., 2011, n. 9, 1876, con nota di P erago ). In sede applicativa, si è evidenziato, inoltre, che, mentre nell'ordinario giudizio di divisione le spese, che non siano superflue o non siano state cagionate da uno dei condividenti con infondate contestazioni, non sono regolate dal principio di soccombenza, ma debbono ordinariamente gravare sulla massa, nel giudizio divisorio instaurato ex art. 601 da parte di uno dei creditori e reso necessario dal fatto che l'azione esecutiva è stata promossa sulla sola quota del bene di proprietà del debitore esecutato, è configurabile una vera e propria soccombenza a carico del debitore esecutato nei confronti dei creditori procedenti, con le relative conseguenze in punto spese di lite. Invece per la posizione del condividente non debitore non vi è alcuna ragione di derogare la principio tradizionale, sicché egli risponde delle spese nei soli limiti della propria quota alla stregua della regola generale dell'interesse comune alla divisione (Trib. Torino, 3 dicembre 2002, Giur. mer., 2003, 863). Casistica Quando oggetto di espropriazione immobiliare sono quote di un'unità poderale - già costituita in comprensorio di bonifica da enti di colonizzazione o da consorzi di bonifica ed in origine assegnata in proprietà a contadini diretti coltivatori, ai sensi della l. 3 giugno 1940, n. 1078 - pervenute ai debitori in forza di successione a causa di morte anteriore all'entrata in vigore della l. 19 febbraio 1992, n. 191, la persistente infrazionabilità del bene preclude la vendita giudiziaria delle quote indivise, con la conseguenza che trova applicazione la speciale procedura camerale prevista dagli artt. 5 ss. della l. n. 1078/1940 invece dell'ordinario giudizio di divisione, previsto dall'art. 601 (Cass. n. 10653/2014). BibliografiaAcone, La separazione della quota in natura nell'espropriazione forzata di beni indivisi, in Foro it. 1960, IV, 297; Bonsignori, Espropriazione di quota di società a responsabilità limitata, Milano, 1961; Cardino, Comunione di beni ed espropriazione forzata, Torino, 2011; Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, Milano, 2017; Grasso, Espropriazione di beni indivisi, in Enc. dir., XV, Milano, 1966, 790; Grasso, L'espropriazione della quota, Milano, 1957; Lombardi A., Espropriazione forzata dei beni della comunione legale e responsabilità sussidiaria ex art. 189 comma 2 c.c., in Giur. mer. 2006, 1642; Merlin, L'espropriazione di beni indivisi, in AA.VV, Il processo civile di riforma in riforma, Milano, 2007, 133 ss.; Redenti, Sul pignoramento e sulla vendita forzata di beni indivisi, in Riv. dir. proc., 1948, 2330; Tarzia, Espropriazione dei beni indivisi, in Nss. D.I., VI, Torino, 1964, 886. |