Codice di Procedura Civile art. 620 - Opposizione tardiva.

Rosaria Giordano

Opposizione tardiva.

[I]. Se in seguito all'opposizione il giudice non sospende la vendita dei beni mobili [624 1] o se l'opposizione è proposta dopo la vendita stessa, i diritti del terzo si fanno valere sulla somma ricavata [2920, 2926 1 c.c.].

Inquadramento

Se a seguito dell'opposizione tempestiva del terzo il giudice non sospende la vendita dei beni mobili ovvero se l'opposizione è proposta dopo la vendita i diritti del terzo si trasferiscono sulla somma ricavata.

Si vuole così tutelare l'aggiudicatario rispetto all'operare, per i beni mobili, dell'art. 1153 c.c.

Invero, la norma non trova applicazione anche nell'espropriazione immobiliare nella quale la disciplina sostanziale a monte non fa perno sulla buona fede, bensì sul momento della trascrizione e conseguente eventuale inefficacia della vendita ex art. 2914 c.c. Proto Pisani 2006, 731).

Disciplina dell'opposizione tardiva

L'opposizione del terzo che pretende avere la proprietà sui beni pignorati è proponibile prima che sia disposta la vendita o l'assegnazione dei beni mentre, se in seguito all'opposizione il giudice non sospende la vendita dei beni mobili o se l'opposizione é proposta dopo la vendita stessa, i diritti del terzo si fanno valere sulla somma ricavata.

L'opposizione tardiva di terzo di cui all'art. 620 può essere proposta finchè non sia stato compiuto l'atto di distribuzione della somma ricavata dalla vendita conseguentemente, essendo tale atto compiuto soltanto con l'esecuzione dell'ordine di pagamento della somma impartito dal giudice dell'esecuzione, deve ritenersi ammissibile il ricorso in opposizione depositato in cancelleria prima che il giudice abbia emesso detto provvedimento (Cass. n. 2664/1978).

A riguardo, è stato evidenziato, in sede applicativa, che la normativa vigente non attribuisce rilevanza al momento in cui l'opponente ha avuto notizia della espropriazione, atteso che il sistema privilegia la posizione dell'aggiudicatario e per altro verso i diritti del creditore procedente (Trib. Bari II, 7 novembre 2011, n. 3482, in giurisprudenzabarese.it).

Peraltro, resta fermo che, ai fini dell'ammissibilità dell'opposizione, debba aversi riguardo alla data della sua proposizione, restando irrilevante la circostanza che alla data di prima comparizione della causa la procedura esecutiva sia ormai estinta (Cass. n. 3136/2008).

Sebbene la disposizione in commento faccia riferimento ai beni mobili, è consolidato l'assunto per il quale è ammissibile la proposizione di una opposizione di terzo nel corso dell'esecuzione che si svolga con le forme del pignoramento presso terzi, ed è parimenti ammissibile la proposizione della detta opposizione in epoca successiva alla emanazione di un'ordinanza di assegnazione da parte del giudice dell'esecuzione (Cass. n. 10878/2012).  

Espropriazione immobiliare

La norma in esame non trova applicazione, invece, nell'espropriazione immobiliare.

Sul punto in dottrina si è osservato che questo assetto si fonda sulla circostanza per la quale, rispetto agli immobili, la disciplina sostanziale a monte non fa perno sulla buona fede, bensì sul momento della trascrizione e conseguente eventuale inefficacia della vendita ex art. 2914 c.c.

Invero, nell'espropriazione immobiliare, stante l'effetto derivativo della vendita forzata, l'opposizione di terzo è rimedio soltanto facoltativo, poiché il terzo può sempre rivendicare il bene nei confronti dell'acquirente o dell'assegnatario (mentre per i beni mobili può verificarsi un acquisto a titolo originario ex art. 1153 c.c.: Proto Pisani 2006, 731).

In sede di merito si è osservato che, peraltro, dal fatto che l'art. 620 disciplini l'ipotesi dell'opposizione in sede di esecuzione mobiliare non discende, infatti, l'inammissibilità della stessa in sede di esecuzione immobiliare, atteso che l'art. 620 è infatti norma speculare all'art. 2920 c.c., il quale prevede che se il terzo non ha fatto valere le proprie ragioni sulla somma ricavata dall'esecuzione mobiliare non può farle valere nei confronti dell'acquirente di buona fede, né può ripetere le somme distribuite ai creditori, salva la responsabilità del procedente di mala fede per i danni e le spese. Si è osservato, invero, che nel caso, invece, dell'espropriazione immobiliare resta la norma di cui all'art. 2921 c.c., secondo cui il terzo fa valere i propri diritti sulla cosa e l'acquirente, che ha subito l'evizione, ripete il prezzo nei limiti indicati dalla norma medesima: la norma presuppone dunque, a parte l'ordinaria azione petitoria da parte del terzo, anche l'accertamento del diritto di costui in sede di opposizione all'esecuzione e, dopo l'emanazione del decreto di trasferimento, in sede di opposizione all'esecuzione forzata per rilascio. Benché non si abbia trasformazione del diritto sulla cosa nel diritto al prezzo, come nel caso dell'art. 620, nulla si oppone a che il terzo, rinunciando al diritto sulla cosa, opti per l'opposizione sul prezzo (Trib. Bari II, 12 ottobre 2006, n. 2561, in giurisprudenzabarese.it).

Bibliografia

Canavese, Commento all’art. 619, in Le recenti riforme del processo civile a cura di Chiarloni, Bologna 2007, 1132 ss.; Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, Milano, 2017; Fabbrini, L’opposizione ordinaria del terzo nel sistema dei mezzi di impugnazione, Milano, 1968; Furno, Disegno sistematico delle opposizioni nel processo esecutivo, Firenze, 1942; Garbagnati, Opposizione all’esecuzione, dir. proc. civ., in Nss. D.I., XI, Torino, 1965, 1069 ss.; Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006; Proto-Pisani, Opposizione di terzo ordinaria, Napoli 1965; Punzi, La tutela del terzo nel processo esecutivo, Milano, 1971; Tarzia, Sul litisconsorzio necessario nell’opposizione di terzo all’esecuzione, in Giur. it. 1965, I, 2, 529 s.; Vaccarella, Titolo esecutivo, precetto, opposizioni, Torino, 1983.

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