Codice di Procedura Civile art. 621 - Limiti della prova testimoniale.

Rosaria Giordano

Limiti della prova testimoniale.

[I]. Il terzo opponente non può provare con testimoni [244 ss.] il suo diritto sui beni mobili pignorati nella casa o nell'azienda del debitore, tranne che l'esistenza del diritto stesso sia resa verosimile dalla professione o dal commercio esercitati dal terzo o dal debitore.

Inquadramento

La norma in commento integra gli artt. 2721 ss. c.c. in tema di limiti oggettivi della prova testimoniale, al fine di evitare che testimoni compiacenti affermino che un oggetto rinvenuto nell'abitazione dell'esecutato appartenga al terzo (Picardi,  262).

Stante il disposto dell'art. 2729, comma 2, c.c. si ritiene che il limite operi anche per le presunzioni (Cass. n. 14873/2000).

Sempre nell'ipotesi di pignoramento di beni mobili, il terzo opponente dovrà dimostrare — con le predette limitazioni probatorie — non solo il proprio diritto di proprietà su tali beni ma anche l'affidamento degli stessi al debitore (Cass. n. 20173/2010 conf. Trib. Bari II, 7 aprile 2011, n. 1266).

Ratio e portata della disposizione

La norma in commento integra gli artt. 2721 ss. c.c. in tema di limiti oggettivi della prova testimoniale, stabilendo che il terzo opponente non può provare per testimoni il proprio diritto sui beni mobili pignorati nella casa o nell'azienda del debitore, a meno che l'esistenza del diritto sia resa verosimile dalla professione o dal commercio esercitati dal terzo o dal debitore.

La finalità è evitare che testimoni compiacenti affermino che un oggetto rinvenuto nell'abitazione dell'esecutato appartenga al terzo (Picardi, § 262).

E’ stato rilevato, in sede applicativa, che l'espressione “casa del debitore” usata dalla norma in esame in tema di opposizione di terzo all'esecuzione, inerisce a un semplice rapporto di fatto che abbia però una certa stabilità e non sia temporanea ospitalità in casa altrui: pertanto, in caso di opposizione di terzo avverso il pignoramento eseguito contro una società, quando detto atto esecutivo venga effettuato in un luogo che, oltre a essere la residenza del terzo sia anche il luogo in cui la società debitrice svolge la sua normale attività amministrativa, non merita censura in sede di legittimità la valutazione del giudice di merito che, proprio in virtù dello stabile rapporto di fatto tra il debitore e detto luogo di sua appartenenza in comune con altri, ritenga sussistente la condizione di proprietà, in capo allo stesso debitore, di quei beni per i quali il diritto, oltre che conclamato dalla presunzione di possesso, è reso altresì verosimile dalla reale destinazione all'attività esecutata (App. Roma, sez. IX, 12 gennaio 2012, n. 168, in Guida al dir., 2012, n. 11, 53).

La giurisprudenza ritiene che il limite posto dall'art. 621 vada esteso anche alle presunzioni semplici, dovendosi considerare la previsione in commento unitamente all'art. 2729, comma 2, c.c. (Cass. n. 14873/2000).

La norma tuttavia non trova applicazione nell'ipotesi in cui l'esistenza del diritto sia resa verosimile dalla professione o dal commercio esercitati dal terzo o dal debitore: pensiamo, ad esempio, al debitore che abbia un'autorimessa nella quale venga effettuato il pignoramento.

Nel caso in cui il pignoramento non sia avvenuto nell'abitazione o nell'ufficio del debitore, il terzo opponente che dia dimostrazione di tale circostanza, non è per ciò solo esonerato dal provare l'esistenza, in suo favore di un diritto sul bene prevalente rispetto a quello fatto valere dal creditore procedente; infatti il fatto comporta che l'opponente non soggiaccia più alle limitazioni indicate nell'art. 621, fermo restando che la prova, pur senza limitazioni, e, quindi, anche con testimoni o per presunzioni, deve comunque vertere su quanto richiesto dal precedente art. 619 (Trib. Arezzo, 29 giugno 2010).

Circostanze che l'opponente è tenuto a dimostrare

Nel giudizio di opposizione di terzo all'esecuzione di cui all'art. 619 il terzo opponente deve dare la dimostrazione dei fatti costitutivi del diritto vantato sul bene pignorato.

Nel caso di beni immobili valgono le regole sull'onere probatorio proprie del giudizio di rivendicazione o di accertamento della proprietà dei beni stessi.

Nel caso di beni mobili non registrati, invece, è rilevante che il debitore sia proprietario dei beni pignorati ed è necessario dimostrarne l'appartenenza, la quale completa la valutazione sulla proprietà stante la presunzione in favore del creditore procedente che i beni mobili rinvenuti nella casa di abitazione o nell'azienda del debitore sono di proprietà del medesimo (Cass. n. 20173/2010).

E’ inoltre necessario dimostrare, da parte dell’opponente,l’affidamento delle cose al debitore, con atto di data certa anteriore al pignoramento (Trib. Ivrea, 21 gennaio 2010, n. 52, in Guida al dir., 2010, n. 21, 75).

Peraltro, qualora il pignoramento mobiliare sia effettuato nella forma prevista dal comma 3 dell'art. 513, poiché lo stesso prescinde dal collegamento spaziale dei beni pignorati presso la casa o l'azienda del debitore, presupponendo soltanto la disponibilità materiale della cosa da parte del debitore medesimo, rispetto alla quale il terzo che ne rivendichi la proprietà dovrà fornire la prova del titolo di questa, ma non anche l'affidamento al debitore, che, invece, è presupposto rilevante nella fattispecie regolata dal comma 1 del citato art. 513 ed alla cui stregua si impone il rigoroso regime probatorio dettato dalla disposizione in commento (Cass. n. 8746/2011).

Casistica

In tema di opposizione di terzo all'esecuzione proposta dal proprietario dell'immobile in cui ha sede l'azienda dell'esecutato, il vincolo pertinenziale non è configurabile nei rapporti fra le componenti del complesso aziendale, globalmente concorrenti, con reciproca complementarietà, ad una funzione unitaria. (Cass. n. 2909/2007, la quale in una fattispecie relativa a una gru mobile - carroponte - non incorporata al suolo, ha escluso che detto macchinario costituisse pertinenza dell'immobile).

Il terzo che si oppone all'esecuzione sui beni mobili pignorati presso la casa o l'azienda del debitore non può fondare il suo proprietà su di essi sulla trascrizione dei beni a suo favore - nella specie l'iscrizione nel Pra - perché tale formalità, ai sensi degli art. 2683 e 2684 c.c., non è costitutiva del trasferimento del diritto di proprietà - effetto reale del semplice consenso del venditore e del compratore - bensì ha la diversa finalità di risolvere il conflitto tra più acquirenti del medesimo bene dallo stesso venditore (c.d. pubblicità dichiarativa), e quindi non costituisce prova sufficientemente idonea a superare la presunzione legale stabilita dall'art. 621 (Cass. n. 15569/2004).

Qualora il creditore opposto abbia fornito la prova che il debitore esecutato, al momento del pignoramento, risultava risiedere nel luogo in cui il pignoramento medesimo veniva eseguito e si trovavano i beni rivendicati dal terzo opponente, su quest'ultimo grava l'onere di provare l'esistenza del proprio diritto di proprietà sui beni con i limiti di cui all'art. 621, e cioè con atti scritti aventi data certa anteriore al pignoramento, con esclusione della possibilità di far ricorso alla prova testimoniale e - per effetto del combinato disposto di tale norma con l'art. 2729 comma 2 c.c. - alle presunzioni semplici (Trib. Brindisi, 7 marzo 2006, n. 211).

In materia di esecuzione il terzo che si oppone all'esecuzione mobiliare ha l'onere di provare documentalmente non soltanto l'affidamento dei beni al debitore in data certa, anteriore al pignoramento, ma altresì il suo diritto di proprietà su di essi e a questo fine la produzione del solo contratto di locazione o comodato col terzo è prova inidonea (Trib. Monza, 20 febbraio 2006).

In tema di opposizione di terzi avverso l'esecuzione mobiliare, anche i soggetti conviventi con il debitore esecutato, ivi compresa la moglie, sono tenuti, al pari di ogni altro terzo opponente, a provare documentalmente, con scrittura di data certa anteriore al pignoramento, l'acquisto del diritto dominicale sui beni stessi, non essendo a questo fine sufficiente una scrittura intervenuta fra i coniugi, la quale contenga la reciproca ricognizione o l'accertamento della distinta appartenenza all'uno ed all'altro degli arredi della casa coniugale, trattandosi di atto dichiarativo, vincolante nei rapporti interni, ma inidoneo ad evidenziare il suddetto acquisto del diritto di proprietà, e come tale inopponibile al creditore procedente (Trib. Monza, 1° ottobre 2003, in Giur. Mer., 2004, 921).

Bibliografia

Canavese, Commento all’art. 619, in Le recenti riforme del processo civile a cura di Chiarloni, Bologna 2007, 1132 ss.; Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, Milano, 2017; Fabbrini, L’opposizione ordinaria del terzo nel sistema dei mezzi di impugnazione, Milano, 1968; Furno, Disegno sistematico delle opposizioni nel processo esecutivo, Firenze, 1942; Garbagnati, Opposizione all’esecuzione, dir. proc. civ., in Nss. D.I., XI, Torino, 1965, 1069 ss.; Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006; Proto-Pisani, Opposizione di terzo ordinaria, Napoli 1965; Punzi, La tutela del terzo nel processo esecutivo, Milano, 1971; Tarzia, Sul litisconsorzio necessario nell’opposizione di terzo all’esecuzione, in Giur. it. 1965, I, 2, 529 s.; Vaccarella, Titolo esecutivo, precetto, opposizioni, Torino, 1983.

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