Codice di Procedura Civile art. 653 - Rigetto o accoglimento parziale dell'opposizione.

Caterina Costabile

Rigetto o accoglimento parziale dell'opposizione.

[I]. Se l'opposizione è rigettata con sentenza passata in giudicato  o provvisoriamente esecutiva, oppure è dichiarata con ordinanza l'estinzione del processo, il decreto, che non ne sia già munito, acquista efficacia esecutiva.

[II]. Se l'opposizione è accolta solo in parte, il titolo esecutivo è costituito esclusivamente dalla sentenza, ma gli atti di esecuzione già compiuti in base al decreto conservano i loro effetti nei limiti della somma o della quantità ridotta.

[III]. Con la sentenza che rigetta totalmente o in parte l'opposizione avverso il decreto ingiuntivo emesso sulla base dei titoli aventi efficacia esecutiva in base alle vigenti disposizioni, il giudice liquida anche le spese e gli onorari del decreto ingiuntivo 1.

 

[1] Comma aggiunto dall'art. 3 l. 10 maggio 1976, n. 358. Successivamente la Corte cost., con sentenza 31 dicembre 1986 n. 303, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente comma nella parte in cui non consente la liquidazione delle spese e competenze all'istante che abbia già a proprio favore un titolo esecutivo.

Inquadramento

La disposizione in esame disciplina gli effetti conseguenti alla pronuncia conclusiva del giudizio di opposizione sul decreto ingiuntivo.

Se l'opposizione è rigettata con sentenza passata in giudicato o provvisoriamente esecutiva il decreto, che non ne sia già munito, acquista efficacia esecutiva (Valitutti - De Stefano, 473 ss.).

Lo stesso accade nell'ipotesi in cui il giudizio di opposizione si concluda con ordinanza di estinzione.

Il secondo comma disciplina l'ipotesi in cui vi sia un accoglimento parziale dell'opposizione, stabilendo che in tal caso il titolo esecutivo è costituito esclusivamente dalla sentenza, ma che gli atti di esecuzione già compiuti in base al decreto conservano i loro effetti nei limiti della somma o della quantità ridotta.

La sentenza di rigetto

È opportuno sottolineare che la distinzione tra la sentenza passata in giudicato o dichiarata provvisoriamente esecutiva, contenuta nel testo dell'articolo in esame, non trova più fondamento: in seguito alla riformulazione dell'art. 282, infatti, la sentenza di primo grado è sempre provvisoriamente esecutiva tra le parti.

La norma viene interpretata nel senso che l'efficacia esecutiva conseguente alla sentenza di rigetto dell'opposizione, provvisoriamente esecutiva per legge, opera tanto nell'ipotesi in cui il decreto sia privo «ab origine» di clausola di provvisoria esecuzione, quanto in quella in cui ne sia privato in corso di causa con provvedimento di sospensione del giudice dell'opposizione (Cass. III, n. 3607/1999).

La giurisprudenza ha chiarito che qualora sia integralmente respinta l'opposizione avverso un decreto ingiuntivo non esecutivo, con sentenza che non pronunci sulla sua esecutività, il titolo fondante l'esecuzione non è quest'ultima, bensì, quanto a sorte capitale, accessori e spese da quello recati, il decreto stesso, la cui esecutorietà è collegata, appunto, alla sentenza, in forza della quale viene sancita indirettamente, con attitudine al giudicato successivo, la piena sussistenza del diritto azionato, nell'esatta misura e negli specifici modi in cui esso è stato posto in azione nel titolo, costituendo, invece, la sentenza titolo esecutivo solo per le eventuali, ulteriori voci di condanna in essa contenute (Cass. I, n. 23500/2021; Cass. III, n. 19595/2013).

Qualora la provvisoria esecuzione di un decreto ingiuntivo, originariamente concessa ai sensi dell'art. 642, venga successivamente revocata, la sentenza che rigetta l'opposizione, benché provvisoriamente esecutiva, non determina l'automatica caducazione del citato provvedimento di revoca, sicché il decreto, per costituire valido titolo esecutivo, deve essere munito di tale efficacia ai sensi dell'art. 654, ove questa non sia stata dichiarata in sentenza; siffatto provvedimento, non avendo carattere decisorio e definitivo, non è idoneo a passare in giudicato e non è suscettibile di ricorso per cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost. (Cass. I, n. 26676/2007).

L'estinzione del giudizio di opposizione

Nell'ipotesi in cui il giudizio di opposizione si estingua, il decreto ingiuntivo — che non ne fosse già assistito — acquista efficacia esecutiva ex art. 653, comma 1.

La dottrina reputa che la disposizione veda interpretata nel senso che l'efficacia esecutiva operi tanto nell'ipotesi in cui il decreto sia ab origine privo della clausola di provvisoria esecuzione, quanto in quella in cui ne sia privato in corso di causa con provvedimento di sospensione del giudice dell'opposizioneex art. 649 (Valitutti - De Stefano, 456).

Il decreto che acquisti esecutorietà per l'estinzione del giudizio di opposizione acquista, secondo la dominante giurisprudenza (Cass. III, n. 1492/1989; Cass. III, n. 7251/1986), efficacia equiparata al giudicato (contra Sciacchitano, 520).

In giurisprudenza si era formato un contrasto formatosi con riguardo alla questione dell'applicabilità, nel caso in cui l'estinzione del giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo sopravvenga nella fase conseguente alla pronuncia di cassazione con rinvio, dell'art. 393 a mente del quale a seguito dell'estinzione del processo di opposizione il decreto che non ne sia munito acquista efficacia esecutiva, ovvero dell'art. 653 alla stregua del quale alla mancata riassunzione consegue l'estinzione dell'intero procedimento e, quindi, l'inefficacia anche del decreto ingiuntivo opposto.

Le Sezioni Unite hanno composto detto contrasto ritenendo che l'estinzione del giudizio di rinvio, conseguente a cassazione di una decisione di rigetto, in primo grado o in appello, dell'opposizione proposta contro un decreto ingiuntivo, fa passare in giudicato il decreto opposto secondo quanto prevede l'art. 653 comma 1, mentre l'estinzione del giudizio di rinvio, conseguente a cassazione di una decisione di accoglimento, in primo grado o in appello, dell'opposizione proposta contro un decreto ingiuntivo, estingue l'intero processo, secondo quanto prevede l'art. 393 con conseguente inefficacia del decreto ingiuntivo (Cass. S.U., n. 4071/2010).

In tale ipotesi, l'erroneità della declaratoria di esecutorietà del decreto ingiuntivo inefficace deve essere fatta valere con l'opposizione all'esecuzione e non con la revocazione ex art. 395, comma 1, n. 5, strumento utilizzabile quando il provvedimento revocando sia in contrasto col giudicato precedente e non con quello formatosi successivamente (Cass. III, n. 8114/2020).

La giurisprudenza ha inoltre evidenziato che in caso di fallimento del debitore opponente in pendenza del giudizio di opposizione ex art. 645 il decreto ingiuntivo opposto è relativamente inefficace nei confronti della procedura fallimentare ma, se il giudizio di opposizione (interrotto per il fallimento del debitore) non viene riassunto, lo stesso decreto diviene definitivamente esecutivo e può essere fatto valere nei confronti del debitore ritornato "in bonis"(Cass. I, n. 13810/2022; Cass. III, n. 8110/2022).

Pertanto, è interesse e onere del debitore fallito riassumere il processo nei confronti del creditore opposto, onde evitare che il provvedimento monitorio consegua la definitiva esecutorietà per mancata o intempestiva riassunzione (Cass, I, n. 22047/2020).

L'accoglimento parziale dell'opposizione

Nell'ipotesi di accoglimento parziale il titolo esecutivo è costituito dalla sentenza che sostituisce, in tal modo, il decreto.

La previsione in commento trova, evidentemente, la propria ragion d'essere nell'esigenza di tutelare il diritto di credito, seppur appurato in misura minore.

Così, anche in caso di accoglimento parziale il decreto ingiuntivo deve essere revocato e sostituito dalla sentenza di accoglimento parziale della opposizione, anche per le determinazioni relative alle spese, sia della fase monitoria che dell'opposizione (Franco, 1564; Valitutti-De Stefano, 494).

La giurisprudenza ha rimarcato che, nel caso di sentenza non definitiva di accoglimento parziale dell'opposizione e di revoca del decreto, con prosecuzione del giudizio ai fini dell'accertamento dell'entità del credito oggetto della domanda contenuta nel ricorso monitorio, resta ferma, ai sensi dell'art. 653, comma 2, la conservazione degli atti di esecuzione già compiuti in forza dell'originaria esecutività del decreto (atti nei quali rientra anche l'ipoteca iscritta ai sensi dell'art. 655), nei limiti della somma o della quantità ridotta, quali risulteranno dalla sentenza definitiva (Cass. III, n. 21840/2013).

L'accoglimento parziale della opposizione, con i medesimi effetti appena descritti, ricorre anche quando, nelle more tra l'emissione del provvedimento monitorio e la decisione del giudizio di opposizione, il credito sia stato in parte pagato (Franco, 1568; Valitutti, De Stefano, 494).

Laddove la pretesa creditoria risulti fondata solo parzialmente, difatti, il giudice deve tanto revocare il decreto quanto condannare l'opponente al pagamento della minore somma spettante al creditore (Cass. II, n. 18265/2006).

La sentenza che, all'esito dell'opposizione ex art. 645, revochi il decreto ingiuntivo, condannando l'opponente al pagamento di una somma minore di quella originariamente portata dall'ingiunzione, deve pronunciare anche sulla domanda relativa agli interessi, con riferimento al diverso importo oggetto di condanna, pur in difetto di una specifica riproposizione, da parte del creditore, della relativa istanza, essendo il giudice dell'opposizione tenuto a procedere ad un'autonoma valutazione di tutti gli elementi offerti dalle parti in ordine alla fondatezza della pretesa creditoria fatta valere (Cass. III, n. 22281/2013).

La S.C. ha precisato che qualora il giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo si concluda con una sentenza di parziale accoglimento, recante tuttavia un'autonoma condanna dell'opponente-debitore al pagamento, in favore dell'opposto-creditore, di una somma inferiore a quella oggetto di ingiunzione, il titolo esecutivo è costituito, pur in mancanza di una revoca espressa del decreto ingiuntivo, esclusivamente dalla sentenza di condanna, che costituisce dunque il titolo da notificare, ai sensi dell'art. 479, risultando inapplicabile la norma dell'art. 654 al precetto intimato prima di procedere all'esecuzione forzata (Cass. III, n. 20052/2013).

L'accoglimento totale dell'opposizione

Qualora venga accolta l'opposizione sia il decreto ingiuntivo opposto che l'eventuale efficacia esecutiva vengono travolti (Valitutti - De Stefano, 489).

Gli atti esecutivi eventualmente compiuti sulla base del decreto ingiuntivo esecutivo diverranno inefficaci e la medesima sentenza costituisce titolo per la cancellazione della ipoteca eventualmente iscritta.

In relazione alla pronuncia di accoglimento dell'opposizione ed ai suoi effetti, è necessario sottolineare come in dottrina si siano sviluppate più interpretazioni.

L'orientamento prevalente (che pare trovare conferma anche a seguito della riforma dell'art. 336 del codice di rito) ritiene che il decreto ingiuntivo perda la propria efficacia non appena viene pronunciata la sentenza di primo grado (Garbagnati, 229; Valitutti - De Stefano, 490 ss.).

Anche la giurisprudenza ha evidenziato che la decisione di primo grado che, in accoglimento dell'opposizione al decreto ingiuntivo, dichiari la nullità del decreto opposto, determina la caducazione degli atti esecutivi compiuti sulla base dello stesso, indipendentemente dal passaggio in giudicato della sentenza (Cass. I, n. 19491/2005).

L'accoglimento dell'opposizione a decreto ingiuntivo comporta la definitiva caducazione del provvedimento monitorio, sicché l'eventuale riforma della sentenza di primo grado da parte del giudice d'appello – anche ove impropriamente conclusa con un dispositivo con il quale si “conferma” lo stesso - non determina la “riviviscenza” del decreto ingiuntivo già revocato, che, pertanto, non può costituire titolo per iniziare o proseguire l'esecuzione forzata (Cass. VI, n. 20868/2017).

Si è inoltre ritenuto che l'integrale pagamento della somma ingiunta comporta che il giudice dell'opposizione, revocato il decreto ingiuntivo, debba regolare le spese processuali, anche per la fase monitoria, secondo il principio della soccombenza virtuale, valutando la fondatezza dei motivi di opposizione con riferimento alla data di emissione del decreto (Cass. III, n. 26922/2022; Cass. II, n. 8428/2014).

Bibliografia

Asprella, Opposizione a decreto ingiuntivo tra teoria e pratica, in Giur. mer. 2011, 7-8, 2013 ss.; Balbi, Ingiunzione (procedimento di), in Enc. giur., XVII, Roma, 1997; Franco, Guida al procedimento di ingiunzione, Milano, 2009; Garbagnati, Il procedimento d’ingiunzione, Milano, 1991; Giordano, Note in tema di giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, in Giust. civ. 2013, 9, 489 ss.; Ronco, Struttura e disciplina del rito monitorio, Torino, 2000; Scarselli, I compensi professionali forensi dopo il decreto sulle specializzazioni, in Corr. giur., Speciale, 2012, 2, 67 ss; Sciacchitano, Ingiunzione (dir. proc. civ.), in Enc. dir., XXI, Milano, 1971; Vaccari, Le modifiche alla disciplina del procedimento di ingiunzione derivanti dalla c.d. riforma parametri, Giur. mer. 2013, 4, 857 ss; Valitutti, Il procedimento di ingiunzione: le problematiche più controverse, in Giur. mer. 2010, 7-8, 2032 ss.; Valitutti - De Stefano, Il decreto ingiuntivo e la fase di opposizione, Padova, 2013.

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