Codice di Procedura Civile art. 656 - Impugnazioni.

Caterina Costabile

Impugnazioni.

[I]. Il decreto d'ingiunzione, divenuto esecutivo a norma dell'articolo 647, può impugnarsi per revocazione nei casi indicati nei numeri 1, 2, 5 e 6 dell'articolo 395 e con opposizione di terzo nei casi previsti nell'articolo 404 secondo comma.

Inquadramento

L'art. 656 stabilisce che avverso il decreto ingiuntivo dichiarato esecutivo ex art. 647 sono esperibili la revocazione straordinaria e l'opposizione di terzo revocatoria.

Detta previsione rende evidente l'intento del legislatore di attribuire al provvedimento in esame un'efficacia equiparata a quella del giudicato (Valitutti - De Stefano, 511).

La giurisprudenza ha ritenuto che l'impugnazione del decreto ingiuntivo per revocazione prevista dall'art. 656 nei casi indicati nei n. 1, 2, 5 e 6 dell'art. 395, è ammissibile non soltanto nell'ipotesi in cui il decreto sia divenuto esecutivo per mancata opposizione o mancata costituzione dell'opponente, secondo le ipotesi espressamente previste dall'art. 647 cui fa richiamo il citato art. 656, ma anche nel caso in cui il decreto stesso sia divenuto esecutivo per estinzione del procedimento di opposizione ex art. 653 (Cass. III, n. 1492/1989).

La condotta processuale della parte, in sede di procedimento monitorio, consistente nella affermazione non vera in ordine alla titolarità del diritto di credito fatto valere e nel silenzio circa l'esistenza di un atto di rinuncia allo stesso, mirante ad ottenere, attraverso l'inganno del giudice, un provvedimento immediatamente esecutivo, è stata ritenuta idonea ad integrare gli estremi dell'ipotesi di dolo di cui al n. 1 dell'art. 395 (Trib. Milano 4 aprile 1996).

È stato altresì sottolineato che la sentenza che accoglie l'opposizione di terzo revocatoria proposta avverso decreto ingiuntivo divenuto esecutivo ai sensi dell'art. 647 non comporta soltanto l'inefficacia di quel provvedimento nei confronti del terzo opponente, mantenendolo invece fermo nel rapporto tra le parti originarie, ma la sua totale eliminazione nei confronti delle parti del processo originario, con effetto riflesso e consequenziale nei confronti del terzo opponente (Cass. III, n. 24631/2015).

La S.C. ha altresì chiarito che il passaggio in giudicato del decreto ingiuntivo non opposto non è impedito - o revocato - dalla sua impugnazione con la revocazione straordinaria o l'opposizione di terzo, rimedi straordinari per loro natura proponibili avverso sentenze passate in giudicato, l'assoggettamento ai quali del decreto ingiuntivo in tanto ha ragione di esistere in quanto l'esaurimento della esperibilità di quelli ordinari ha già dato luogo al giudicato (Cass. II, n. 8299/2021).

Disciplina dei procedimenti

L'art. 656 non indica quale sia il termine per proporre la domanda di revocazione o l'opposizione di terzo.

La dottrina ritiene che, in mancanza di una precisa indicazione, il termine da applicare sia quello previsto dall'art. 325 (Valitutti - De Stefano, 512).

In particolare, parte della dottrina, distingue l'ipotesi prevista dall'art. 395, n. 5, sostenendo che, in tal caso, la decorrenza inizia dal momento di decadenza del termine previsto per l'opposizione ordinaria (Garbagnati, 273; Sciacchitano, 526).

La competenza per il giudizio in ordine alla revocazione ed alla opposizione di terzo sorge in capo al giudice che ha emesso il decreto (Garbagnati, 274; Valitutti - De Stefano, 512).

La S.C. ha ritenuto che il creditore che agisce con il rimedio della opposizione di terzo revocatoria avverso un decreto ingiuntivo (che si assuma) ottenuto, nei confronti del proprio debitore, da un terzo per effetto di collusione tra questi ultimi, ha l'onere di indicare specificamente, nell'atto di citazione in opposizione, la data della conoscenza di tale collusione e della relativa prova, così come prescritto dall'art. 405, comma 2, con la conseguenza che la omissione di tale indicazione è causa di nullità dell'atto di citazione, ai sensi dell'art. 156, comma 2, (integrando, in sostanza, una ipotesi di “mancata esposizione dei fatti” richiesta dall'art. 163, n. 4), atteso il difetto, nell'atto, di uno dei requisiti formali indispensabili al raggiungimento del suo scopo, costituito, nel caso di specie, dall'esigenza di porre immediatamente il giudice e la controparte in condizione di rilevare la tempestività dell'opposizione, in relazione al termine perentorio di trenta giorni dalla scoperta (del dolo o della collusione) stabilito dagli artt. 325 e 326, comma 2 (Cass. III, n. 10116/1997).

Bibliografia

Asprella, Opposizione a decreto ingiuntivo tra teoria e pratica, in Giur. mer. 2011, 7-8, 2013 ss.; Balbi, Ingiunzione (procedimento di), in Enc. giur., XVII, Roma, 1997; Franco, Guida al procedimento di ingiunzione, Milano, 2009; Garbagnati, Il procedimento d’ingiunzione, Milano, 1991; Giordano, Note in tema di giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, in Giust. civ. 2013, 9, 489 ss.; Ronco, Struttura e disciplina del rito monitorio, Torino, 2000; Scarselli, I compensi professionali forensi dopo il decreto sulle specializzazioni, in Corr. giur., Speciale, 2012, 2, 67 ss; Sciacchitano, Ingiunzione (dir. proc. civ.), in Enc. dir., XXI, Milano, 1971; Vaccari, Le modifiche alla disciplina del procedimento di ingiunzione derivanti dalla c.d. riforma parametri, Giur. mer. 2013, 4, 857 ss; Valitutti, Il procedimento di ingiunzione: le problematiche più controverse, in Giur. mer. 2010, 7-8, 2032 ss.; Valitutti - De Stefano, Il decreto ingiuntivo e la fase di opposizione, Padova, 2013.

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