Codice di Procedura Civile art. 661 - Giudice competente (1).

Rosaria Giordano

Giudice competente (1).

[I]. Quando si intima la licenza o lo sfratto, la citazione a comparire deve farsi inderogabilmente [28] davanti al tribunale (2) del luogo in cui si trova la cosa locata.

(1) Articolo così sostituito dall'art. 6 l. 30 luglio 1984, n. 399.

(2) In questo articolo e negli artt. 668 3, 669-quater 3, 678 1, 693 2, 752 1-2, 769 1, 3, 826 3, la parola « tribunale » è stata sostituita alla parola « pretore » dall'art. 106 d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51, con effetto, ai sensi dell'art. 247 comma 1 dello stesso decreto quale modificato dall'art. 1 l. 16 giugno 1998, n. 188, dal 2 giugno 1999.

Inquadramento

Sono devolute alla competenza per materia del Tribunale del luogo ove si trova il bene locato tutte le questioni derivanti dal rapporto locatizio o con esso comunque collegate o connesse. Tale competenza ha natura inderogabile (Garbagnati, 309).

È discusso se tale criterio di competenza possa essere derogato ex art. 25 (in senso affermativo Trisorio Liuzzi, 2005, 71; contra Di Marzio (-Di Mauro), 430).

La norma non trova applicazione nell'ipotesi di noleggio di beni mobili (Trib. Milano XIII, 11 aprile 2012, n. 4220).

Profili generali

Sono devolute alla competenza per materia del Tribunale tutte le questioni derivanti dal rapporto locatizio o con esso comunque collegate o connesse.

La competenza ex art. 661 ha natura inderogabile, in quanto stabilita in funzione non della natura del rapporto giuridico controverso, ma della specialità del procedimento e della sommarietà della cognizione che precede la convalida (Garbagnati, 309).

La competenza per territorio è invece attribuita dall'art. 21 al Tribunale nella circoscrizione del quale è situato il bene immobile oggetto di causa.

Secondo una parte della dottrina, tuttavia, il predetto generale criterio di collegamento della competenza territoriale sarebbe derogato ai sensi dell'art. 25 per le controversie nelle quali è parte un'Amministrazione dello Stato, controversie per le quali, per vero, la competenza dovrebbe essere demandata al Giudice del luogo dove ha sede l'Ufficio dell'Avvocatura erariale, senza che, in accordo con tale posizione interpretativa, possa avallarsi un'altra soluzione, applicando l'art. 413, norma la cui operatività è difatti giustificata soltanto per le cause di lavoro in senso stretto nell'ottica di tutela del lavoratore (Trisorio Liuzi, 2005, 71).

Altra tesi, invece, è nel senso dell'inoperatività del foro erariale nella fattispecie in esame (Di Marzio (-Di Mauro), 430).

Questo orientamento è avallato anche nella giurisprudenza di legittimità (Cass. n. 11967/2005).

La disciplina posta dal comma 1 dell'art. 21 non trova per converso applicazione nell'ipotesi di noleggio di beni mobili (Trib. Milano XIII, 11 aprile 2012, n. 4220).

Analogamente, il criterio di collegamento della competenza previsto dall'art. 21, comma 1, non opera qualora si richieda la restituzione del bene oggetto di compravendita immobiliare (Cass. n. 19473/2005).

Casistica

In tema di regolamento di competenza, l'azione di sfratto per morosità (e la successiva fase a cognizione piena che ne sia seguita) introdotta da una società di gestione del risparmio in liquidazione coatta amministrativa, come tale soggetta alla disciplina di cui all'art. 83 d.lgs. n. 385/1993 (applicabile anche alle SGR in virtù del richiamo di cui all'art. 57 d.lgs. n. 58/1998), non può ritenersi compresa fra «le azioni civili di qualsiasi natura derivanti dalla liquidazione», per le quali il secondo inciso del comma 3 dell'art. 83 prevede che «è competente esclusivamente il tribunale del luogo dove la banca ha la sede legale», sicché, trattandosi di una controversia di natura locativa, la competenza territoriale deve essere radicata nel luogo ove si trova l'immobile locato ai sensi della disposizione in esame (Cass. n. 1119/2012).

Competenza delle sezioni specializzate agrarie

La competenza del giudice ordinario in ordine ai procedimenti di convalida di licenza o sfratto relativamente ai contratti agrari  cui fa pure riferimento l’art. 657 trova un limite nella competenza funzionale delle sezioni specializzate agrarie.

In passato era sorto l’interrogativo se tale competenza funzionale consentisse di adire il pretore, mediante il procedimento sommario di licenza o di sfratto, per conseguire la cessazione di un contratto di affitto di fondo rustico.

In accordo con un primo orientamento interpretativo, nel caso in cui nei procedimenti per convalida di sfratto, venga dedotta in giudizio una controversia relativa all'affitto di fondi rustici, la competenza funzionale attribuita alle sezioni specializzate agrarie esclude in toto quella del giudice ordinario, il quale difetta quindi anche del potere di emettere un provvedimento provvisorio ai sensi dell'art. 665 ma deve limitarsi a dichiarare  la propria incompetenza ed a  rimettere la causa davanti al giudice specializzato (Cass. n. 19473/2005). Pertanto, se il giudice ordinario adito, nonostante l'eccezione che la competenza spetta al giudice specializzato agrario per materia, ordini ugualmente il rilascio di un fondo, l'ordinanza di rilascio contiene implicitamente una pronunzia affermativa di competenza ed è, quindi, per il suo contenuto intrinseco, suscettibile d'impugnazione con istanza di regolamento di competenza (Cass. n. 10084/1990).

Parte della dottrina aveva criticato la tesi espressa dalla S.C., rilevando che la competenza delle sezioni specializzate agrarie entra in gioco solo quando l'opposizione dell'intimato trasforma il procedimento speciale per convalida in un ordinario giudizio di cognizione, mentre, in mancanza, il giudice ordinario potrebbe convalidare la licenza o lo sfratto sebbene intimati in relazione ad un contratto agrario (Cass. n. 6239/1996).

Pur volendo prendere atto del consolidato orientamento giurisprudenziale in senso contrario alla sussistenza di una competenza, anche per la fase sommaria, del Giudice ordinario, occorre chiedersi se in dette ipotesi il procedimento per convalida possa essere comunque promosso dinanzi alle sezioni specializzate agrarie, attribuendo  così un significato concreto al disposto dell’art. 657 laddove fa riferimento anche ad alcuni contratti agrari quali rientranti nell'ambito di applicazione del procedimento di convalida.

Successivamente, nella giurisprudenza di merito, è stato espresso un orientamento volto a negare la proponibilità del procedimento per convalida di fronte alle sezioni specializzate agrarie, mediante l’affermazione del principio secondo cui il procedimento per convalida di sfratto di cui all'art. 657 e ss., è inapplicabile alle controversie che rientrano nella competenza delle Sezioni specializzate agrarie, di talché il giudice agrario adito con citazione per la convalida di sfratto per finita locazione ovvero per morosità, ritenuta la propria competenza, pronuncia ordinanza di mutamento del rito ex art. 426 e dispone la continuazione della causa avanti a sé (Trib. Parma, 16 giugno 2005, in Dir. e giur. agr., 2006, n. 7-8, 466, con nota di Megha). A riguardo, è stato anche osservato, per supportare tale orientamento, che a seguito dell’entrata in vigore dell’art. 9 l. 14 febbraio 1990, n. 29, con il quale è stato disposto che tutte le controversie agrarie sono di competenza delle sezioni specializzate agrarie, deve escludersi l’ammissibilità del procedimento di convalida in materia di rapporti agrari, posto che la richiamata attribuzione di tutte le controversie agrarie al giudice specializzato ha determinato l’abrogazione per incompatibilità, ai sensi dell’art. 15 disp. prel. c.c., dell’art. 657 c.p.c. nella parte dedicata ai rapporti agrari (Trib. Nocera Inferiore, sez. agraria, 18 aprile 2008).

Competenza arbitrale

Nella vigenza della legislazione vincolistica si ponevano serie problematiche in ordine alla deferibilità ad arbitri delle controversie locatizie, in quanto l'art. 54 l. n. 392/1978 aveva introdotto un divieto assoluto di deferibilità in arbitri per le controversie in tema di canone locativo, divieto inteso in senso rigoroso dalla giurisprudenza di legittimità per la quale in materia di locazioni di immobili urbani disciplinate dalla l. 27 luglio 1978 n. 392, tutte le questioni relative alla determinazione del canone, in esse comprese le questioni concernenti l'integrazione e l'aumento, ovvero l'aggiornamento e l'adeguamento  del detto canone, sia se riguardino locazioni abitative sia se riguardino locazioni di immobili destinati ad uso diverso, non possono formare oggetto di pronuncia arbitrale per nullità della clausola compromissoria, a norma dell'art. 54 della stessa l. n. 392/1978 (Cass. n. 1914/2000; Cass. n. 9211/1999; ed, in sede di merito, Trib. Milano 8 maggio 1995, in Rass. loc. e cond., 1995, 275). La S.C. aveva inoltre chiarito che anche la clausola compromissoria stipulata prima dell'entrata in vigore della legge sull'equo canone, per le controversie relative alla determinazione del canone, è inefficace in quanto la nuova normativa può applicarsi ad un rapporto giuridico sorto anteriormente purché esso non abbia ancora esaurito i suoi effetti e si tratti di una norma diretta a regolare non tanto l'atto generatore del rapporto quanto gli effetti di esso (Cass. n. 3949/1988).

Peraltro, l'art. 54 determinava la nullità soltanto della clausola compromissoria e non anche del compromesso, stante il tenore letterale della rubrica e del testo della norma e ciò in quanto, mentre la clausola compromissoria attiene ad eventuali controversie future nascenti dal contratto stipulato inter partes, di talché il locatore può far leva sulla condizione di inferiorità del conduttore per ottenere la sua adesione all'arbitrato, il compromesso postula una lite già insorta tra le parti, sicché il consenso manifestato dal conduttore al procedimento arbitrale si reputa prestato spontaneamente, senza pressione alcuna da parte del locatore (Ferrone, 1814).

Era stata evidenziata la necessità di inferire, in tale assetto, l'arbitrabilità delle controversie locatizie diverse da quelle rientranti nell'ambito d'applicazione dell'art. 54 legge c.d. equo canone (Fratini, 552).

Nel sistema attuale, invece, abrogato l'art. 54 l. n. 392/1978, non sembrano sussistere ostacoli rispetto alla deferibilità ad arbitri delle controversie locatizie che, invero, hanno ad oggetto di regola diritti disponibili, in omaggio alla previsione generale di cui all'art. 806 c.p.c. (Lombardi, 2014).

Infatti, come evidenziato nella stessa giurisprudenza di legittimità, il secondo comma dell'art. 447-bis c.p.c. nello stabilire la nullità delle clausole di deroga alla competenza per le controversie in materia di locazione e di comodato di immobili urbani, nonché di affitto di azienda (se non di competenza delle sezioni specializzate agrarie), ha riguardo alla sola competenza per territorio, che la stessa disposizione radica nel luogo in cui si trova la cosa, e quindi non vieta la compromissione in arbitri delle controversie ordinarie in materia locatizia, che  rientra nella piena disponibilità delle parti (Cass. n. 4652/1999). In altri termini, la portata, sotto tale aspetto, dell'art. 447-bis c.p.c. attiene esclusivamente al riparto della competenza per territorio tra giudici ordinari, senza incidere in alcun modo sul distinto profilo dell'arbitrabilità delle controversie in materia locatizia.

Pertanto, anche in materia locatizia, la possibilità di deferire controversie ad arbitri appare correlata alla natura disponibile delle stesse in accordo con il disposto dell'art. 806 che, dopo la riforma realizzata dal d.lgs. n. 40/2006, prevede che le parti possono far decidere da arbitri le controversie tra loro insorte che non abbiano per oggetto diritti indisponibili, salvo espresso divieto di legge, con la conseguenza che di regola sono deferibili ad arbitri le controversie concernenti diritti disponibili, salve le eccezioni previste espressamente dalla legge anche per siffatte controversie.

Differenti sono le tesi espresse, in primo luogo, in ordine all'incidenza della clausola compromissoria rituale sul procedimento di convalida di sfratto, ovvero cosa accada nell'ipotesi che le parti abbiano compromesso in arbitri rituali una controversia suscettibile di essere definita attraverso il procedimento per convalida, e se, in particolare, una volta stipulata una clausola compromissoria o un compromesso per arbitrato rituale concernente anche le controversie in ordine alla cessazione del rapporto locatizio per scadenza del termine ovvero alla sua risoluzione per morosità, il locatore possa o meno intraprendere - ed entro quali eventuali limiti - l'azione per convalida dinanzi al giudice ordinario.

Invero, secondo un primo orientamento, poiché tra le controversie non deferibili ad arbitri rientrano tutte quelle per le quali è prevista la competenza funzionale ed inderogabile del giudice ordinario, come, in particolare, i procedimenti speciali di convalida di licenza o di sfratto per finita locazione e di sfratto per morosità, previsti dagli art. 657 e 658 c.p.c., la clausola compromissoria sarebbe inefficace limitatamente alla prima fase a cognizione sommaria, non sussistendo, invece, alcuna preclusione a che nella fase successiva a cognizione piena, ossia dopo il mutamento del rito determinato dall'opposizione dell'intimato, la causa sia decisa nel merito da arbitri (v., tra le altre,Trib. Salerno I, 4 maggio 2007;Trib. Modena II, 19 marzo 2007, in Giur. mer., 2007, n. 11, 2822, con  nota di Di MarzioArbitrato e procedimento per convalida: una relazione difficile ed in Arch. loc., 2007, n. 5, 502).

Questa tesi si fonda sul rilievo per il quale i procedimenti di convalida o sfratto sono sottratti alla risoluzione arbitrale, stante il suddetto divieto per gli arbitri di conoscere procedimenti speciali sommari, alla medesima stregua della fase sommaria del procedimento monitorio e dei procedimenti camerali in genere (Fazzalari, 38).

In accordo con una distinta impostazione interpretativa, affermata soprattutto nella giurisprudenza di merito, qualora la controversia relativa alla cessazione o risoluzione del contratto per scadenza del termine o per morosità sia stata oggetto di clausola compromissoria o di compromesso, ciò comporta una rinuncia del locatore a servirsi del procedimento per convalida, con la conseguenza che va riconosciuta la devoluzione della controversia agli arbitri, senza, tuttavia, che essi possano pronunciare i provvedimenti previsti dagli artt. 663 e 665 (Pret. Roma 18 luglio 1996, in Rass. loc. cond., 1997, 422 ed in Arch. loc. e cond., 1997, 476).

Una parte della dottrina ritiene di aderire a tale orientamento osservando che la tesi dominante si fonda soprattutto sull'assenza di poteri coercitivi in capo agli arbitri che impedirebbe agli stessi, in ragione del disposto dell'art. 818 c.p.c., di pronunciare l'ordinanza di convalida e l'ordinanza provvisoria di rilascio, ma ciò non comporta anche che la parte interessata, pur avendo volontariamente convenuto la devoluzione della controversia ad arbitri, possa nondimeno ricorrere al procedimento per convalida (Di Marzio 2007, 2826).

Con riferimento all'arbitrato rituale, appare consolidata in giurisprudenza la tesi per la quale fra le controversie non deferibili ad arbitri rientrano tutte quelle per le quali è prevista la competenza funzionale ed inderogabile del giudice ordinario, come, in particolare, i procedimenti speciali di convalida di licenza o di sfratto per finita locazione e di sfratto per morosità, previsti dagli artt. 657 e 658 c.p.c. che appartengono alla competenza funzionale del giudice, limitatamente peraltro alla prima fase a cognizione sommaria, non sussistendo invece alcuna preclusione a che nella fase successiva a cognizione piena la causa sia decisa nel merito da arbitri, con la conseguenza che la deduzione, nella fase sommaria, dell'esistenza di una clausola arbitrale, non priva il giudice della convalida  della competenza ad emettere i provvedimenti immediati ma lo obbliga, una volta chiusa la fase anzidetta, a declinare con sentenza la propria competenza, dichiarando sussistente per il merito quella arbitrale, incombendo poi alle parti di attivarsi per l'effettivo svolgimento del relativo giudizio (Cass. n. 7127/1995; Cass. n. 387/1991).

Questa tesi è stata confermata in sede applicativa dalla giurisprudenza per la quale tra le controversie non deferibili ad arbitri rientrano tutte quelle per le quali è prevista la competenza funzionale ed inderogabile del giudice ordinario, come, in particolare, i procedimenti speciali di convalida di licenza o di sfratto per finita locazione e di sfratto per morosità, previsti dagli art. 657 e 658 c.p.c.; ciò tuttavia limitatamente alla prima fase a cognizione sommaria, non sussistendo, invece, alcuna preclusione a che nella fase successiva a cognizione piena la causa sia decisa nel merito da arbitri (Trib. Salerno I, 4 maggio 2007; Trib. Modena II, 19 marzo 2007, in Arch. loc. 2007, n. 5, 502).

Occorre segnalare, poi, che la S.C. ha ritenuto che la speciale sanatoria della morosità del conduttore, disciplinata dall'art. 55 l. 27 luglio 1978, n. 392, per le sole locazioni abitative di immobili urbani, si applica, oltre che nel procedimento di convalida di sfratto, anche quando la domanda di risoluzione contrattuale sia stata introdotta in via ordinaria, ovvero sia stata deferita agli arbitri (Cass. n. 21836/2014).

Distinta questione è quella che attiene all'incidenza di una clausola compromissoria per arbitrato irrituale ai fini della proponibilità dell'azione per convalida di licenza o sfratto.

E' controverso che, in materia di arbitrato irrituale, la domanda giudiziale eventualmente proposta nonostante l'esistenza della clausola compromissoria deve ritenersi improponibile, atteso che la natura negoziale della decisione per arbitrato libero, o irrituale, comporta l'assoluta improponibilità dell'azione in via giurisdizionale, per la convenzionale rinuncia all'azione operata dalle parti, con il conseguente difetto di giurisdizione (Trib. Bari IV, 16 aprile 2012, n. 1319, giurisprudenzabarese.it).

Il problema centrale da valutare è se la rinuncia alla giurisdizione insita nella clausola compromissoria per arbitrato irrituale implichi anche l'inammissibilità dell'azione per convalida di licenza o sfratto finalizzata ad ottenere i provvedimenti tipici della fase sommaria, ossia l'ordinanza di convalida ed il provvedimento di rilascio con riserva delle eccezioni del convenuto.

Bibliografia

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