Codice di Procedura Civile art. 742 - Revocabilità dei provvedimenti.

Rosaria Giordano

Revocabilità dei provvedimenti.

[I]. I decreti possono essere in ogni tempo modificati o revocati, ma restano salvi i diritti acquistati in buona fede dai terzi in forza di convenzioni anteriori alla modificazione o alla revoca.

Inquadramento

I provvedimenti camerali, sono inidonei al giudicato sostanziale (Cass. n. 2085/1992), in quanto sono sempre modificabili e revocabili da parte del giudice che ha emesso gli stessi.

La revoca è il ritiro del provvedimento per motivi di legittimità o opportunità (Chizzini, 229), mentre la modifica comprende la revoca unita ad un'integrazione del contenuto del provvedimento (Fazzalari, 122).

Il potere di revoca e modifica dei provvedimenti camerali può essere esercitato, anche d'ufficio, sia ove intervengano mutamenti nella situazione di fatto e di diritto sia per una rivalutazione delle risultanze processuali pregresse (Cass. n. 14091/2009).

La disposizione fa salvi i diritti acquistati per effetto di una convenzione anteriore dai terzi di buona fede. La S.C. ha chiarito che il terzo acquirente trova tutela nella norma in commento alle condizioni che:

a) esista un provvedimento autorizzativo di volontaria giurisdizione, anche se illegittimo o viziato, mentre nessun diritto potrebbe derivargli da un provvedimento giuridicamente inesistente, mancante di quel minimo di elementi necessari perche possa essere riconosciuto come provvedimento di volontaria giurisdizione;

b) i suoi diritti sorgano da un negozio giuridico concluso prima della revoca, modificazione o dichiarazione di illegittimità del provvedimento di volontaria giurisdizione

c) egli sia in buona fede, ad escludere la quale basta la semplice conoscenza da parte del terzo dei vizi che inficiavano il provvedimento di volontaria giurisdizione (Cass. n. 2255/1963).

Revoca e modifica

I provvedimenti camerali, in ragione di quanto previsto dalla norma in esame, sono inidonei al giudicato sostanziale (Cass. n. 2085/1992), in quanto assoggettati alla clausola rebus sic stantibus, in quanto sempre modificabili e revocabili da parte del giudice che ha emesso gli stessi (per una recente applicazione in ordine ai provvedimenti sulla potestà genitoriale emessi dal giudice minorile v. Cass. S.U., n. 32359/2018).

La revoca è il ritiro del provvedimento per motivi di legittimità o opportunità (Chizzini, 229), mentre la modifica comprende la revoca unita ad un'integrazione del contenuto del provvedimento (Fazzalari, 122).

La revoca o modifica può seguire ad un'istanza di parte o essere effettuata d'ufficio.

La S.C. ha chiarito che il potere di revoca e modifica dei provvedimenti in esame può essere esercitato sia ove intervengano mutamenti nella situazione di fatto e di diritto sia per una rivalutazione delle risultanze processuali pregresse (Cass. n. 14091/2009).

Esulano dall'ambito applicativo della norma in esame i provvedimenti emessi nei procedimenti camerali contenziosi che, in quanto idonei ad incidere definitivamente su diritti soggettivi, sono suscettibili di ricorso straordinario per cassazione ex art. 111, comma 7, Cost. (Cass. n. 11218/2013).

Tutela dei terzi di buona fede

La norma in esame precisa che restano salvi, nell'ipotesi di revoca o modifica del provvedimento camerale, i diritti acquistati dai terzi di buona fede.

La giurisprudenza di legittimità, specie risalente, si è occupata diffusamente della portata di tale previsione.

In generale, è stato più volte ribadito l'assunto per il quale il terzo acquirente trova tutela nella norma in commento alle condizioni che:

a) esista un provvedimento autorizzativo di volontaria giurisdizione, anche se illegittimo o viziato, mentre nessun diritto potrebbe derivargli da un provvedimento giuridicamente inesistente, mancante di quel minimo di elementi necessari perche possa essere riconosciuto come provvedimento di volontaria giurisdizione;

b) i suoi diritti sorgano da un negozio giuridico concluso prima della revoca, modificazione o dichiarazione di illegittimità del provvedimento di volontaria giurisdizione

c) egli sia in buona fede, ad escludere la quale basta la semplice conoscenza da parte del terzo dei vizi che inficiavano il provvedimento di volontaria giurisdizione (Cass. n. 2255/1963). In sostanza, non è sufficiente la semplice conoscibilità del vizio atteso che l'ignoranza del vizio, ancorché dipenda da colpa grave, importa sempre buona fede, e non rileva che lo stato d'ignoranza del vizio avrebbe potuto essere eliminato usando una diligenza anche minima (Cass. n. 3322/1960). La buona fede, in ogni caso, si presume, con onere della prova contraria a carico dell'altra parte (Cass. n. 859/1948).

La disposizione in esame, peraltro, nella parte in cui, per il caso di revoca o modifica dei provvedimenti di volontaria giurisdizione, fa salvi i diritti acquistati dai terzi in buona fede in base a contratti anteriori alla revoca o alla modifica stessa, non é applicabile all'ipotesi in cui i suddetti provvedimenti siano stati revocati a seguito di reclamo, in quanto i provvedimenti di volontaria giurisdizione divengono efficaci, ai sensi dell'art. 741 soltanto dopo che siano decorsi i termini per la proposizione del reclamo e, pertanto, sino a quel momento non possono costituire il presupposto di valide fattispecie acquisitive a favore di terzi (Cass. n. 32/1975).

I diritti dei terzi restano invece salvi nell'ipotesi di impugnazione in sede contenziosa dei provvedimenti resi in sede di giurisdizione volontaria (Cass. n. 4764/1984).

Bibliografia

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