Codice di Procedura Civile art. 783 - Vendita di beni ereditari.

Mauro Di Marzio

Vendita di beni ereditari.

[I]. La vendita dei beni mobili deve essere promossa dal curatore nei trenta giorni successivi alla formazione dell'inventario [747, 769 ss.; 529 c.c.], salvo che il giudice1, con decreto motivato, non disponga altrimenti.

[II]. La vendita dei beni immobili può essere autorizzata dal tribunale con decreto [135] in camera di consiglio [737 ss.] soltanto nei casi di necessità o utilità evidente.

[1] V. sub art. 660.

Inquadramento

Secondo la norma in commento il curatore deve promuovere la vendita dei mobili nei trenta giorni dalla formazione dell'inventario. Lo scopo sembra essere quello di eliminare, in tal modo, il rischio di dispersione di quella parte del patrimonio più soggetta ad una simile eventualità e, dunque, di ridurre il contenuto della custodia posta a carico del curatore.

Quanto al termine, si osserva che esso ha un carattere « puramente esortativo » (Brama, 101), sicché, anche successivamente alla sua scadenza, nulla impedisce che la vendita sia effettuata.

Se è previsto che i mobili debbano essere alienati dopo la formazione dell'inventario, non è da escludere, tuttavia, l'alienazione in corso della formazione dell'inventario e finanche prima di essa. Difatti, deve ritenersi applicabile alla situazione di giacenza l'art. 460, comma 2, c.c., attraverso il duplice rinvio degli artt. 531 e 486 c.c., nella parte in cui consente al chiamato di vendere, con l'autorizzazione giudiziale, i beni che non si possono conservare o la cui conservazione importa grave dispendio. Si dà l'esempio dell'alienazione, in corso di inventario, del mobilio che arreda l'abitazione condotta in locazione dal de cuius, al fine di una più sollecita riconsegna dell'immobile al locatore, con conseguente risparmio del canone (Brama, 101).

Si è ora accennato che l'alienazione dei mobili costituisce per il curatore un obbligo, giacché — come si esprime l'art. 783, comma 1 — la vendita deve essere promossa. Ciò, però, non deve indurre a credere che essa possa essere compiuta senza autorizzazione giudiziale, in quanto la necessità di quest'ultima discende già dalla regola generale posta dall'art. 782, comma 2, il quale richiede l'autorizzazione giudiziale per tutti gli atti di straordinaria amministrazione, quale certamente è la vendita del patrimonio mobiliare. E, del resto, l'autorizzazione attiene non soltanto al se dell'atto — dal momento che il giudice potrebbe disporre diversamente, secondo l'espressa previsione dell'art. 783, comma 1 —, ma anche alle modalità della vendita e al prezzo.

Questo, in generale, non dovrà essere inferiore al prezzo stimato in inventario, sotto il quale si potrà scendere solo a seguito di tentativi di vendita infruttuosi, o in ragione di altre particolari circostanze. Potrà, però, essere effettuata una stima dei beni, in particolar modo se si tratti di beni di importante valore, quando quella contenuta in inventario non sia soddisfacente o non sia più attuale.

La valutazione discrezionale del giudice in ordine all'opportunità della vendita è la più vasta: si pensi a mobili di pregio artistico che è ragionevole presumere i chiamati, una volta accettata l'eredità, ambiscano a conservare, ovvero a condizioni di mercato che consiglino di procrastinare nel tempo la vendita.

Quanto alla forma della vendita trova applicazione l'art. 748 c.c. È qui utile aggiungere che la vendita richiederà sempre la forma scritta, sebbene ciò non sia richiesto ad substantiam actus, dal momento che l'esigenza dello scritto nasce dall'obbligo stesso del curatore di rendere il conto della gestione.

Vendita degli immobili

A differenza della vendita dei mobili, che è normalmente obbligatoria, quella degli immobili può essere eseguita solo in caso di necessità o utilità evidente, ai sensi dell'art. 783, comma 2.

Si versa certamente in caso di necessità quando occorra estinguere passività ereditarie e non sia disponibile liquidità sufficiente, in particolar modo quando sia stata intrapresa la liquidazione concorsuale di cui al combinato disposto degli artt. 503 e 498 c.c.

L'utilità evidente, invece, può configurarsi in innumerevoli eventualità che non è possibile fissare. Va detto, però, in generale, che essa può sorgere tanto dalla considerazione delle spese che l'amministrazione dell'immobile richiederebbe, quanto dalla considerazione del lucro che l'investimento del ricavato dalla vendita potrebbe produrre. Come si è visto a suo tempo, l'inventario non prevede la stima degli immobili. Perciò, non c'è dubbio che, ai fini della vendita immobiliare, il bene da alienare debba essere previamente valutato da un esperto nominato dal giudice.

È da ritenere che la vendita immobiliare richiede una doppia autorizzazione: quella del giudice monocratico di cui all'art. 782, comma 2, e quella del tribunale in composizione collegiale, che è competente all'autorizzazione ai sensi dell'art. 783, comma 2. In altri termini, la regola posta dall'art. 782, comma 2, secondo la quale gli atti del curatore che eccedono l'ordinaria amministrazione debbono essere autorizzati dal giudice che esercita la vigilanza sulla procedura, ha carattere generale, e non è esclusa dalla previsione della norma in esame.

Bibliografia

Bonilini, La designazione testamentaria del notaio preposto alla redazione dell'inventario, in Fam. pers. succ. 2009, 748; Brama, Accettazione di eredità con beneficio di inventario, Milano, 1995; Calamandrei, Introduzione allo studio sistematico dei provvedimenti cautelari, Padova, 1936; Campanile, I riflessi del giudice unico sull'attività notarile, in Documenti giust. 649-662, 1999; Chiovenda, Principii di diritto processuale civile, Napoli, 1923; Chizzini, La disciplina processuale dei procedimenti relativi all'apertura della successione, in Bonilini (a cura di), Trattato di diritto delle successioni e donazioni, Milano, 2009; Civinini, I procedimenti in camera di consiglio, Torino, 1994; Comunale, Inventario, in Enc. dir., XXII, Milano, 1972; Di Marzio, I procedimenti di successione, Milano, 2002; Di Marzio e Thellung De Courtelary, Volontaria giurisdizione e successione mortis causa, Milano, 2000; D'Onofrio, Commento al codice di procedura civile, II, Torino, 1957; Doria, Necessaria unicità dell'inventario nella successione beneficiate, in Giur. it., 2010, 2076; Giannattasio, Delle successioni. Successioni testamentarie, in Comm. c.c., Torino, 1961; Grossi, Sigilli, in Enc. dir., XVII, Milano, 1990; Jannuzzi, Manuale della volontaria giurisdizione, Milano, 1984; Lazzaro, Gurrieri e D'Avino, Il giudice unico nelle mutate regole del processo civile e nella nuova geografia giudiziaria, Milano, 1998; Lorefice, Dei provvedimenti di successione, Padova, 1991; Maltese, I procedimenti in camera di consiglio: la disciplina in generale, in Quad. Csm 1999; Masiello e Brama, La volontaria giurisdizione presso la pretura, Milano, 1992; Mazzacane, La volontaria giurisdizione nell'attività notarile, Roma, 1980; Migliori, Aspetti pratici della esecuzione testamentaria, in Riv. not. 1971, 239; Montesano, Giurisdizione volontaria, in Enc. giur., XV, Roma, 1989 Mortara, Commentario del codice e delle leggi di procedura civile, V, Milano, 1923; Moscati, Sigilli (Diritto privato e diritto processuale civile), in Nss. D.I., XVII, Torino, 1970; Natoli, L'amministrazione dei beni ereditari, I, L'amministrazione durante il periodo antecedente all'accettazione dell'eredità, Milano, 1968; Prestipino, Delle successioni in generale, in Comm. c.c., diretto da De Martino, Roma, 1981; Redenti, Diritto processuale civile, III, Milano, 1957; Rocco, Trattato di diritto processuale civile, V, Torino, 1960; Scuto, Inventario (Diritto vigente), in Nss. D.I., IX, Torino, 1963; Serretta, La facultas postulandi del notaio nei procedimenti di volontaria giurisdizione, in Giust. civ. 1985, II, 211; Sessa, Artt. 743-783, in Codice di procedura civile commentato, a cura di Vaccarella e Verde, Torino, 1997.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario