Codice di Procedura Civile art. 792 - Deposito del prezzo.Deposito del prezzo. [I]. L'acquirente che ha dichiarato al precedente proprietario e ai creditori iscritti [2808 2 c.c.] di volere liberare l'immobile acquistato dalle ipoteche [2889 ss. c.c.] deve chiedere, con ricorso [125] al presidente del tribunale competente per la espropriazione [26 1], la determinazione dei modi per il deposito del prezzo offerto. Il presidente provvede con decreto [135]. [II]. Se non sono state fatte richieste di espropriazione nei quaranta giorni successivi alla notificazione della dichiarazione al precedente proprietario e ai creditori iscritti [2891 1 c.c.], l'acquirente, nel termine perentorio [153] di sessanta giorni dalla notificazione, deve depositare nei modi prescritti dal presidente del tribunale il prezzo offerto nonché il certificato del deposito, il titolo d'acquisto col certificato di trascrizione [2664 2 c.c.], un estratto autentico dello stato ipotecario e l'originale dell'atto notificato al precedente proprietario e ai creditori iscritti1. [1] Comma modificato dall'art. 3, comma 8, lett. t) d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164, che ha sostituito le parole «nonche'» alle parole «e presentare nella cancelleria»; ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. InquadramentoLa facoltà di liberare i beni dalle ipoteche (c.d. purgazione volontaria delle ipoteche) è contemplata dagli artt. 2889-2898 c.c. L'acquirente di un bene ipotecato, il quale abbia trascritto il suo titolo e non sia personalmente obbligato nei confronti dei creditori ipotecari, è titolare del diritto potestativo (tale qualificato dalla S.C.) di liberare il bene dalle ipoteche iscritte anteriormente alla trascrizione del suo titolo di acquisto. A tal fine l'acquirente deve notificare ai creditori iscritti un atto da cui risulti il prezzo di acquisto o, in mancanza, il valore dichiarato del bene. L'offerta di purgazione è atto unilaterale ricettizio con il quale il terzo acquirente offre di pagare il prezzo per la liberazione del bene. I creditori iscritti (ed i relativi fideiussori: art. 2891 c.c.), a determinate condizioni, hanno diritto di far vendere il bene ipotecato. Ma, se tale richiesta non viene fatta, il valore del bene rimane definitivamente stabilito nell'importo che l'acquirente ha posto a disposizione dei creditori, come precedentemente indicato. La liberazione dalle ipoteche avviene dopo che è stato depositato il prezzo (art. 2893 c.c.). A tal proposito è chiamata ad operare la disposizione in commento, la quale disciplina — in maniera per vero incompleta — la fase di deposito del prezzo. Nel complesso, il procedimento di purgazione delle ipoteche mira a conseguire la libera circolazione del bene ipotecato, consentendo la sua liberazione indipendentemente dall'integrale soddisfazione dei crediti, attraverso l'offerta ai creditori ipotecari del prezzo di acquisto dell'immobile (Cass. n. 1453/1951). Il procedimento di purgazione delle ipoteche è stato ascritto da gran parte della dottrina al campo della giurisdizione volontaria (Fragali, 834; Redenti, 406). Tale ricostruzione (che pure ha un addentellato in giurisprudenza: Cass. n. 7214/1996) è stata tuttavia in seguito riconsiderata (Balena, 703), e si è giunti alla conclusione che il procedimento ha sempre natura contenziosa (Cass. n. 29742/2011; Cass. n. 7525/2012, le quali hanno ripercorso l'intera disciplina del procedimento, prospettando soluzioni applicative concernenti anche le situazioni riguardo alle quali il dato normativo tace). Tale procedimento, difatti, ha ad oggetto un diritto soggettivo dell'acquirente (diritto potestativo ad attuazione giudiziale eventuale e non necessaria), destinatario di una sorta di privilegio, avente ad oggetto la pretesa di liberare il bene dall'ipoteca corrispondendo il prezzo di acquisto. Di fronte al menzionato diritto stanno le posizioni di soggezione dei creditori iscritti, che possono restare tali solo in presenza delle condizioni di legge, altrimenti possono avvalersi dell'opposizione alla liberazione ed anche, con manifestazione di altro diritto potestativo, della richiesta di espropriazione. Il provvedimento emesso a conclusione del giudizio di liberazione degli immobili dalle ipoteche, allorquando vi sia contrasto fra le parti, tanto se di accoglimento, quanto se di rigetto dell'istanza di liberazione, pur essendo decisorio, in quanto derivante da un procedimento contenzioso a carattere sommario su diritti, non può considerarsi definitivo, e, quindi, equiparabile a una sentenza in senso sostanziale, essendo possibile rivalutare, in sede di cognizione piena, mediante domanda di accertamento, positivo o negativo, le condizioni della cancellazione, con la conseguenza che è inammissibile nei suoi confronti la proposizione del ricorso per cassazione ai sensi dell'art. 111, comma 7, Cost. (Cass.. n. 20396/2018). Deposito del prezzoL'acquirente che ha dichiarato al precedente proprietario e ai creditori iscritti di volere liberare il bene acquistato dalle ipoteche, dopo aver provveduto all'esecuzione della notificazione prevista dall'art. 2890 c.c. (nella quale, come si è accennato, occorre indicare il prezzo di acquisto del bene o il suo valore) nonché alla pubblicazione pure contemplata dalla norma, deve chiedere al presidente del tribunale la determinazione dei modi per il deposito del prezzo offerto. Competente per territorio è il tribunale individuato attraverso la previsione dell'art. 26, ossia il giudice del luogo in cui si trova la cosa. La sequenza procedimentale risultante dal combinato disposto della norma in esame con l'art. 2891 c.c. prevede la sovrapposizione di due termini entrambi decorrenti dalla notificazione dell'atto contenente la manifestazione di volontà dell'acquirente di liberare il bene dalle ipoteche: da un lato il termine di 40 giorni assegnato ai creditori per l'esercizio del diritto di richiedere al presidente del tribunale l'espropriazione dei beni; dall'altro lato il termine di 60 giorni, qualificato come perentorio, per il deposito del prezzo. È da credere, invece, che per i fideiussori, ai quali l'istanza non è notificata, il termine per chiedere l'espropriazione decorra dalla pubblicazione prevista dall'art. 2890. Il presidente provvede con decreto, senza che sia in questa fase prevista l'istituzione del contraddittorio (Balena, 714), che, invece, è prevista nella successiva fase regolata dall'art. 793-794, la quale segue al deposito da parte dell'istante della documentazione indicata dal comma 2 della disposizione in commento: alla stregua del dato normativo, cioè, l'istituzione del contraddittorio è contemplata per il solo caso che il presidente del tribunale, riconosciutane l'ammissibilità e la fondatezza, abbia provveduto ad indicare le modalità di deposito. Al quesito se il presidente, investito del ricorso ai sensi dell'art. 792, possa inaudita altera parte non solo provvedere alla determinazione delle modalità di deposito, ma anche disattendere l'istanza e chiudere il procedimento con una declaratoria di inammissibilità o di rigetto, la S.C. ha dato risposta negativa, perché la decisione sulle condizioni o meno della liberazione deve essere adottata con le garanzie di cui all'art. 794, previa istituzione del contraddittorio. Ne consegue che, se il presidente ravvisi sul ricorso ai sensi dell'art. 792, una qualche ragione di inammissibilità (è stata ad esempio ritenuta non ammissibile l'istanza di liberazione in caso di antecedente alla trascrizione dell'atto di acquisto: Cass. n. 7214/1996) o infondatezza della domanda di purgazione e, quindi, voglia negare il provvedimento richiesto, può decidere in tal senso, ma nel contempo, designandosi alla trattazione dell'affare o designando altro giudice, deve fissare l'udienza di comparizione ai sensi dell'art. 793 (Cass. n. 29742/2011; Cass. n. 7525/2012). L'acquirente, in mancanza di istanze di espropriazione, nel termine perentorio di 60 giorni decorrenti dalla notificazione dell'atto di cui all'art. 2889, comma 1, c.c. deve depositare, secondo le modalità indicate dal presidente del tribunale, il prezzo offerto; nello stesso termine deve depositare il certificato di avvenuto deposito del prezzo, il titolo di acquisto con il certificato di trascrizione, un estratto autentico dello stato ipotecario e l'originale dell'atto notificato al precedente proprietario e ai creditori iscritti. Sulla base di tale documentazione, una volta istituito il contraddittorio ai sensi dell'art. 793, il giudice adotta i provvedimenti contemplati dall'art. 794. La perentorietà del menzionato termini comporta l'applicazione della disciplina dettata dall'art. 153 e, dunque, la sua improrogabilità. In caso di mancato deposito del prezzo del termine assegnato si produce l'inefficacia della liberazione ex art. 2894 c.c., con le conseguenze ivi previste. BibliografiaBalena, Il procedimento per la liberazione degli immobili dalle ipoteche, in Riv. dir. civ. 1983, II, 703; Fragali, Ipoteca (dir. priv.), in Enc. dir., XXII, Milano, 1972; Montesano, Arieta, Trattato di diritto processuale civile, II, 2, Padova, 2002; Redenti, Diritto processuale civile, IV, Milano, 1957. |