Codice di Procedura Civile art. 821 - Rilevanza del decorso del termine 1 .

Mauro Di Marzio

Rilevanza del decorso del termine1.

[I]. Il decorso del termine indicato nell'articolo precedente non può essere fatto valere come causa di nullità del lodo se la parte, prima della deliberazione del lodo risultante dal dispositivo sottoscritto dalla maggioranza degli arbitri, non abbia notificato alle altre parti e agli arbitri che intende far valere la loro decadenza.

[II]. Se la parte fa valere la decadenza degli arbitri, questi, verificato il decorso del termine, dichiarano estinto il procedimento.

[1] Articolo sostituito dall'art. 23, d.lg. 2 febbraio 2006, n. 40, a far data dal 2 marzo 2006. Ai sensi dell'art. 27, comma 4, d.lg. n. 40, cit., la disposizione si applica ai procedimenti arbitrali, nei quali la domanda di arbitrato è stata proposta successivamente alla data di entrata in vigore del decreto. Precedentemente l'articolo era stato sostituito dall'art. 14 l. 5 gennaio 1994, n. 25. Il testo anteriore alla riforma recitava: «[I]. Il decorso del termine indicato nell'articolo precedente non può essere fatto valere come causa di nullità del lodo se la parte, prima della deliberazione del lodo risultante dal dispositivo sottoscritto dalla maggioranza degli arbitri non abbia notificato alle altre parti e agli arbitri che intende far valere la loro decadenza».

Inquadramento

La disposizione in commento stabilisce che il decorso del termine indicato nell'articolo precedente non può essere fatto valere come causa di nullità del lodo se la parte, prima della deliberazione del lodo risultante dal dispositivo sottoscritto dalla maggioranza degli arbitri (all'evidente scopo di impedire che la decadenza venga fatta valere a seconda dell'esito della lite: Cass. n. 6069/2004), non abbia notificato (intendendosi con ciò la notificazione alle parti e agli arbitri a mezzo di ufficiale giudiziario: Cass., n. 5771/1984; Cass., n. 4536/1980) alle altre parti e agli arbitri che intende far valere la loro decadenza. Non è dunque sufficiente, al fine di far valere il decorso del termine, un'eccezione di decadenza sollevata negli atti depositati dinanzi agli arbitri (Cass. n. 889/2012). Parimenti è stata ritenuta inidonea una «dichiarazione di decadenza» inviata direttamente dall'indirizzo di posta elettronica certificata della parte interessata (Cass. n. 10444/2023).

Il mero decorso del termine per la pronuncia del lodo, dunque, non è, di per sé sufficiente a determinare la nullità, essendo necessaria, ai sensi dell'art. 821, una manifestazione della volontà diretta a far valere la decadenza la quale costituisce oggetto di un vero e proprio onere posto a carico della parte interessata il cui adempimento non si risolve in una mera eccezione da proporsi nell'ambito del procedimento arbitrale trattandosi, invece, di un atto di disposizione in merito alla nullità, in difetto del quale quest'ultima non può essere fatta valere (Cass. n. 27364/2020).

La dichiarazione volta a far valere la decadenza può provenire sia personalmente dalla parte interessata, sia dal suo difensore, nei limiti previsti dall'art. 816-bis, secondo cui la procura al difensore si estende a qualsiasi atto processuale (per l'opposta soluzione, priva della novella di tale norma, Cass. n. 10910/2003). Detta dichiarazione va effettuata con la prima istanza o difesa successiva alla scadenza del termine, dovendosi fare applicazione dell'art. 829, comma 2, in forza della quale la parte che non eccepisce nella prima istanza o difesa successiva la violazione di una regola che disciplina lo svolgimento del procedimento arbitrale non può impugnare il lodo per tale motivo (per l'opinione secondo cui la notificazione agli arbitri dell'intenzione di far valere la decadenza va effettuata dopo la scadenza del termine e prima della pronuncia del lodo, v. Cass. n. 10910/2003; in senso opposto Cass. n. 3171/1973, in motivazione). Quanto al termine finale, occorre aver riguardo al momento in cui avviene la sottoscrizione del dispositivo della deliberazione da parte della maggioranza degli arbitri, anche se la motivazione è stessa successivamente (Cass. n. 3171/1973; Cass. n. 7863/1997).

Se la parte fa valere la decadenza degli arbitri, questi, verificato il decorso del termine, dichiarano estinto il procedimento: nulla accade, a contrario, se nessuno fa valere la decadenza, sicché la violazione del termine dà luogo ad una nullità relativa (Cass. n. 889/2012). Se gli arbitri non dichiarano l'estinzione e pronunciano comunque il lodo, la parte interessata deve impugnare ai sensi dell'art. 829, n. 6, potendo poi eventualmente agire per i danni in forza dell'art. 813-ter, comma 4.

Il lodo arbitrale emesso oltre il termine non è — benché nullo — emesso in carenza radicale di potestas iudicandi degli arbitri, atteso che, a norma dell'art. 821, il decorso del termine per la decisione non può essere fatto valere come causa di nullità del lodo se la parte, prima della deliberazione di quest'ultimo, non abbia notificato alle altre parti e agli arbitri che intende far valere la decadenza, e la possibilità che, con il mancato adempimento di tale onere, la nullità del lodo sia sanata è incompatibile con l'esclusione radicale della potestas iudicandi. Deriva da quanto precede, pertanto, che la declaratoria di nullità del lodo per tale causa non impedisce alla corte di appello il passaggio alla fase rescissoria ai sensi dell'art. 830, comma 2 (Cass. n. 744/2015).

Bibliografia

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