Il pagamento diretto agli enti di previdenza da parte delle stazioni appaltanti in caso di DURC negativo

02 Aprile 2012

Il pagamento diretto agli Enti previdenziali e assicurativi da parte delle stazioni appaltanti è revocabile e/o inefficace nei confronti della massa fallimentare, poiché la disciplina specifica regolamenta un'ipotesi di semplice indicazione e/o di delegazione legale di pagamento, non già di cessione e/o di surrogazione in favore dell'Ente di previdenza.

Il pagamento diretto agli Enti previdenziali e assicurativi da parte delle stazioni appaltanti è revocabile e/o inefficace nei confronti della massa fallimentare, poiché la disciplina specifica regolamenta un'ipotesi di semplice indicazione e/o di delegazione legale di pagamento, non già di cessione e/o di surrogazione in favore dell'Ente di previdenza.

Come è noto, l'art. 4, comma 2, del D.P.R. 5.10.2010, n. 207, prescrive che “in caso di ottenimento da parte del responsabile del procedimento del documento unico di regolarità contributiva che segnali l'inadempienza contributiva relativa a uno o più soggetti impiegati nell'esecuzione del contratto, il medesimo trattiene dal certificato di pagamento l'importo corrispondente all'inadempienza. Il pagamento di quanto dovuto per le inadempienze accertate mediante documento unico di regolarità contributiva è disposto … direttamente agli enti previdenziali e assicurativi (…)”.
Dunque le stazioni appaltanti le quali verifichino, nel contesto dell'art. 118, comma 6, cod. lav. pubbl., la sussistenza di irregolarità contributive e/o previdenziali, sono tenute a pagare direttamente agli Enti le somme dovute agli affidatari dei lavori.
Tale previsione, tuttavia, per il suo significato letterale e per la sua funzione, non sembra poter costituire indice della volontà del Legislatore di trasferire il credito verso la stazione appaltante all'Ente di previdenza, né di “surrogare” quest'ultimo nella pretesa.
La surrogazione, infatti, presuppone sempre un fatto preesistente che giustifica il subentro del surrogato nella pretesa del creditore (artt. 1201 ss. c.c.).
Il trasferimento del credito, poi, appare oltre l'intenzione del Legislatore, che vuole soltanto che la stazione appaltante paghi direttamente l'Ente di previdenza, indicandolo come semplice legittimato a ricevere le somme (art. 1188 c.c.), o instaurando una delegazione di pagamento “legale” (art. 1269 c.c.).
Il fine perseguito dal Legislatore con la disciplina del DURC non è poi quello di assicurare comunque all'Ente la garanzia del pagamento di ciò che è dovuto, a tutela del lavoro, ma di garantire la parità competitiva fra le imprese che contrattano con la Pubblica Amministrazione, impendendo alle stesse di finanziarsi attraverso la dilazione dei propri debiti contributivi.
Dunque le somme corrisposte prima del fallimento, ma nei sei mesi antecedenti, sono revocabili, in quanto la stazione appaltante paga come terzo, utilizzando fondi del debitore decotto, qualora la Curatela possa provare che essa conosceva lo stato di insolvenza dell'affidatario.
Per quanto corrisposto successivamente all'apertura del concorso, invece, tanto la stazione appaltante, quanto l'Ente di previdenza, sono tenuti a restituire le somme alla massa, essendo il pagamento inefficace ai sensi dell'art. 44 l. fall.
La pretesa contributiva deve infatti essere sottoposta a verifica in sede fallimentare, e non può essere soddisfatta “fuori concorso”.
Solo nell'eventualità in cui il convenuto possa provare che l'attivo sarà con certezza sufficiente a pagare l'Ente previdenziale, l'azione revocatoria o di inefficacia potrà essere respinta.

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