Il contraente in bonis non può sciogliersi dal contratto pendente chiedendone la risoluzione

La Redazione
31 Agosto 2015

Deve escludersi la possibilità, per il contraente in bonis di un contratto in corso di esecuzione con debitore in concordato, di sciogliersi da tale rapporto chiedendo la risoluzione per inadempimento: il principio per cui non è consentito introdurre dopo la dichiarazione di fallimento un'azione giudiziale per la risoluzione (art. ex art. 72, commi 5 e 6 l. fall.), vale anche in ambito concordatario.

Deve escludersi la possibilità, per il contraente in bonis di un contratto in corso di esecuzione con debitore in concordato, di sciogliersi da tale rapporto chiedendo la risoluzione per inadempimento: il principio per cui non è consentito introdurre dopo la dichiarazione di fallimento un'azione giudiziale per la risoluzione (art. ex art. 72, commi 5 e 6 l. fall.), vale anche in ambito concordatario.

Nell'ambito del concordato preventivo in continuità aziendale, l'art. 182-quinquies l. fall. risponde alla ratio di consentire al debitore di remunerare i fornitori c.d. strategici alla prosecuzione dell'attività di impresa, ammettendo una deroga al principio della par condicio creditorum a fronte della prospettiva di riuscire ad ottenere la fornitura di beni o servizi indispensabili alla continuazione dell'attività, non assumendo invece alcuna rilevanza la prospettiva del debitore di poter utilizzare tale istituto per convincere a cooperare i creditori che illegittimamente rifiutano la propria prestazione. (Nel caso di specie, l'imprenditore chiede al Tribunale l'autorizzazione al pagamento dei crediti per le provvigioni degli agenti, maturate prima dell'apertura del concordato. Il Collegio non accoglie la richiesta, posta l'assenza dei presupposti normativamente previsti e la natura pacificamente concorsuale di tali crediti, maturati peraltro in virtù di contratti ancora in essere).

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