Leasing traslativo risolto prima del fallimento: si applica la disciplina civilistica

La Redazione
11 Febbraio 2016

L'introduzione, nell'ordinamento, dell'art. 72-quater l.fall. non consente di ritenere superata la tradizionale distinzione tra leasing finanziario e traslativo, e le differenti conseguenze, tra cui l'applicazione analogica dell'art. 1526 c.c. al leasing traslativo, che da essa derivano nell'ipotesi di risoluzione del contratto per inadempimento dell'utilizzatore, avvenuta prima del fallimento di quest'ultimo. È il principio ribadito dalla Cassazione, con la sentenza n. 2538 del 9 febbraio.

L'introduzione, nell'ordinamento, dell'art. 72-quater l.fall. non consente di ritenere superata la tradizionale distinzione tra leasing finanziario e traslativo, e le differenti conseguenze, tra cui l'applicazione analogica dell'art. 1526 c.c. al leasing traslativo, che da essa derivano nell'ipotesi di risoluzione del contratto per inadempimento dell'utilizzatore, avvenuta prima del fallimento di quest'ultimo. È il principio ribadito dalla Cassazione, con la sentenza n. 2538 del 9 febbraio.

Il caso. Una banca chiedeva l'ammissione al passivo del proprio credito, per quanto maturato a seguito della risoluzione di un contratto di leasing traslativo; in seguito alla restituzione e alla vendita del bene, la Banca riduceva la richiesta risarcitoria, che veniva comunque respinta dal giudice delegato. Anche l'opposizione allo stato passivo veniva rigettata dal tribunale e la Banca proponeva ricorso per cassazione.
Contratto di leasing: tra scioglimento e risoluzione. Tra i numerosi motivi di ricorso, assumono rilevanza centrale quelli attinenti alla definizione della disciplina applicabile al contratto esistente tra le parti. Secondo la ricorrente, infatti, al contratto di leasing risolto anteriormente alla dichiarazione di fallimento non sarebbe applicabile la disciplina generale di cui al codice civile, bensì l'art. 72-quater l. fall.
La Cassazione aderisce, invece, all'orientamento secondo cui tale ultimo articolo si applica nel caso in cui il curatore intenda sciogliersi da un contratto che risulti pendente al momento dell'apertura del concorso. Se invece, come nel caso in esame, il contratto si è risolto per inadempimento dell'utilizzatore, prima del fallimento di quest'ultimo, deve applicarsi l'art. 72, comma 5, con la possibilità di applicare, in via analogica anche l'art. 1526 c.c. (Per un approfondimento, sul tema, si veda anche il Focus di Dalla Verità-Albertazzi, Leasing traslativo e fallimento dell'utilizzatore: la disciplina applicabile al contratto risolto anteriormente al fallimento, in questo portale).
In caso di risoluzione del contratto, continua a distinguersi tra leasing di godimento e traslativo. La distinzione strutturale esistente tra leasing di godimento e traslativo non può ritenersi superata dall'introduzione, nel nostro ordinamento, dell'art. 72-quater (in questo senso, si veda anche Cass. 8687/2015): tale distinzione, infatti, assume ancora rilevanza proprio nel caso di risoluzione del contratto.
Mentre in caso di scioglimento contrattuale è riconosciuta una tutela restitutoria, il rimedio generale della risoluzione prevede anche il risarcimento. E, in questo senso, il concedente di un contratto di leasing traslativo, risolto ante fallimento, che intenda chiedere anche il risarcimento derivante da tale risoluzione, deve proporre una domanda di ammissione al passivo completa di tutte le richieste nascenti dall'applicazione dell'art. 1526 c.c., quali la restituzione del bene, con la possibilità di pretendere, a titolo di risarcimento ex art. 1453 c.c., la differenza tra l'intero corrispettivo contrattuale e il valore del bene.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.