Revocabile il pagamento del terzo con denaro del fallito o con denaro proprio recuperato con azione di rivalsa

La Redazione
29 Dicembre 2015

L'amministrazione straordinaria di una società in liquidazione ha proposto ricorso per Cassazione avverso la sentenza della Corte d'Appello territoriale che, confermando la sentenza del Tribunale, aveva rigettato la domanda di revocatoria ex art. 67, comma 1, l. fall., proposta nei confronti del pagamento effettuato dalla società Alfa a saldo di un debito maturato dalla società in liquidazione in bonis verso la società Beta.

Cass. Civ., 23 dicembre 2015, n. 25928, sent.

L'amministrazione straordinaria di una società in liquidazione ha proposto ricorso per Cassazione avverso la sentenza della Corte d'Appello territoriale che, confermando la sentenza del Tribunale, aveva rigettato la domanda di revocatoria ex art. 67, comma 1, l. fall., proposta nei confronti del pagamento effettuato dalla società Alfa a saldo di un debito maturato dalla società in liquidazione in bonis verso la società Beta.
Avevano infatti ritenuto i Giudici del merito di non dover considerare anomalo il pagamento effettuato dal terzo, non ritenendo sussistente un accordo preferenziale tra la società poi ammessa alla amministrazione straordinaria e la società Beta (creditrice), che aveva altresì dedotto di ignorare lo stato di insolvenza della debitrice.
La Corte di Cassazione con la sentenza n. 25928/2015, depositata il 23 dicembre 2015, ha accolto il ricorso, ritenendo revocabile il pagamento effettuato dal terzo ogniqualvolta la provvista dell'operazione incida direttamente o indirettamente sulla garanzia patrimoniale dei creditori concorsuali.
In primo luogo la Suprema Corte ha richiamato la propria giurisprudenza secondo la quale, ai fini dell'azione revocatoria ex art. 67, comma 1, n. 2) l. fall., sono da ritenersi mezzi normali di pagamento solamente quelli comunemente accettati nella pratica commerciale in sostituzione del denaro (come ad esempio assegni bancari e circolari, o vaglia cambiari) riconoscendo dunque la natura di mezzo anormale di pagamento, sempre ai fini della revocatoria fallimentare, la delegazione che il debitore abbia posto in essere allo scopo di estinguere la preesistente obbligazione pecuniaria, già scaduta ed esigibile.
Inoltre, la Corte ha ribadito come l'azione revocatoria sia esperibile quando il pagamento sia stato effettuato da un terzo, purché questi abbia pagato il debito con denaro dell'imprenditore poi sottoposto a procedura concorsuale, ovvero con denaro proprio, sempre che, dopo aver pagato, abbia esercitato azione di rivalsa prima dell'apertura della procedura concorsuale, con recupero del relativo importo, potendosi in tali casi ravvisarsi una potenziale idoneità di detto pagamento ad incidere sulla par condicio creditorum, stante la configurabilità di una effettiva relazione/interazione con il patrimonio del fallito.
La Suprema Corte ha così sancito la revocabilità del pagamento effettuato dal terzo di un debito gravante sul fallito, quando eseguito con denaro a questi dovuto, essendo il solvens obbligato verso il debitore successivamente dichiarato fallito, e valendo il suo pagamento ad estinguere entrambi i debiti.

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