La Corte di Cassazione con la sentenza n. 16553/2015, depositata il 6 agosto 2015, ha affermato che lo stato passivo definitivo rende immodificabili gli elementi del credito ammesso (esistenza, ammontare, cause di privilegio) in sede di riparto finale della procedura. L'occasione per affermare tale principio è pervenuta dal ricorso presentato da un istituto bancario che, ammesso con rango ipotecario al fallimento di una propria debitrice, con il decreto dichiarativo dell'esecutività dello stato di riparto finale, si era visto degradato il proprio credito al rango chirografario: tale decisione era stata motivata dal Giudice Delegato dal fatto che, nel termine ventennale di cui all'art. 2847 c.c., spirato nel corso della procedura concorsuale, non fosse intervenuta da parte della creditrice la rinnovazione dell'iscrizione ipotecaria. Avverso il predetto decreto la banca creditrice proponeva reclamo che il Tribunale competente rigettava, e dunque la banca ricorreva per Cassazione.
IL CASO - La Corte di Cassazione con la sentenza n. 16553/2015, depositata il 6 agosto 2015, ha affermato che lo stato passivo definitivo rende immodificabili gli elementi del credito ammesso (esistenza, ammontare, cause di privilegio) in sede di riparto finale della procedura. L'occasione per affermare tale principio è pervenuta dal ricorso presentato da un istituto bancario che, ammesso con rango ipotecario al fallimento di una propria debitrice, con il decreto dichiarativo dell'esecutività dello stato di riparto finale, si era visto degradato il proprio credito al rango chirografario: tale decisione era stata motivata dal Giudice Delegato dal fatto che, nel termine ventennale di cui all'art. 2847 c.c., spirato nel corso della procedura concorsuale, non fosse intervenuta da parte della creditrice la rinnovazione dell'iscrizione ipotecaria. Avverso il predetto decreto la banca creditrice proponeva reclamo che il Tribunale competente rigettava, e dunque la banca ricorreva per Cassazione.
LA VALUTAZIONE DEL CREDITO - La Suprema Corte ha ribadito che lo stato passivoexart. 96 l. fall., una volta divenuto definitivo, preclude ogni ulteriore valutazione sull'esistenza del credito, sulla sua entità e sull'esistenza di eventuali cause di prelazione, e dunque il Giudice Delegato non ha più la possibilità di riesaminare tali questioni in sede di distribuzione finale, mediante la degradazione al chirografo di un credito già ammesso in via ipotecaria. E dunque il mancato rinnovo dell'iscrizione ipotecaria alla scadenza del ventennio dalla prima formalità pubblicitaria può essere ragione di degradazione del credito, in quanto in materia non opera la prescrizione, facendo fede la situazione creditoria al momento della proposizione della domanda di ammissione al passivo. Tale principio si adatta alla sistematica concorsuale, per la quale il creditore, depositata la domanda, consuma il suo potere processuale e né ha più la possibilità di intervenire sul diritto d'ipoteca, il quale cessa di essere nella sua disponibilità una volta ammesso al passivo della procedura (a differenza di quanto accade nell'esecuzione singolare, ove l'iscrizione non deve aver superato il ventennio alla data della vendita forzosa, che realizza l'espropriazione che il creditore ha diritto di chiedere, mentre nella procedura concorsuale la vendita è disposta su iniziativa del curatore). L'estensione del privilegio riconosciuta dall'art. 2855 c.c. (per le spese di costituzione, iscrizione e di intervento nell'esecuzione) è così riferibile esclusivamente alla rinnovazione dell'iscrizione eseguita prima della proposizione della domanda, tempestiva o tardiva, di insinuazione al passivo fallimentare.
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