Omesso versamento IVA: il sequestro preventivo è legittimo anche se il debitore è in concordato preventivo
22 Giugno 2015
IL CASO – Nelle more di un processo per l'accertamento del reato di omesso versamento IVA, di cui all'art. 10 ter d.lgs. n. 74/2000 nei confronti di una s.n.c. in concordato preventivo, il GIP disponeva il sequestro preventivo delle somme relative al profitto del detto reato sui conti correnti della società. In mancanza, il sequestro avrebbe dovuto disporsi sui conti correnti del socio unico ovvero sui suoi beni mobili e immobili. A seguito del rigetto dell'istanza di riesame presentata dal socio, questi propone ricorso in Cassazione.
CONCORDATO E MISURA DI SEQUESTRO POSSONO COESISTERE- Con il primo motivo il ricorrente lamenta l'illegittimità del sequestro preventivo disposto in pendenza di una procedura concorsuale. La terza sezione della Cassazione penale respinge tale doglianza. Durante la procedura concorsuale, spiegano infatti i Giudici di legittimità, lo spossessamento che il debitore subisce è attenuato, in quanto egli continua a conservare, oltre alla proprietà dei suoi beni, anche la loro amministrazione e disponibilità.
LA CRISI DI LIQUIDITÀ NON È CAUSA DI FORZA MAGGIORE - Con il secondo motivo, il ricorrente lamenta la contestazione del reato di omesso versamento IVA in presenza di una crisi di liquidità della società. Respinto anche questo motivo. Come già più volte ribadito dai Giudici di legittimità (in tal senso, v. Cass. Pen. 12/1/2014, n. 2614; Cass. Pen. 4/2/2014, n. 5467; Cass. 13/9/2013, n. 37528) una situazione di difficoltà finanziaria e di crisi di liquidità dell'imprenditore non costituisce una causa di forza maggiore che esclude il delitto contestato. |