Il legale rappresentante di una SPA propone ricorso in Cassazione avverso il decreto del Tribunale di Roma con il quale è stata dichiarata inammissibile la sua proposta di concordato preventivo.
I giudici di legittimità sono così chiamati ad esprimersi sull'ammissibilità di una proposta e di un piano concordatario che prevedono un pagamento dilazionato dei creditori privilegiati e sul se e sul come essi possano esercitare il loro diritto di voto nel concordato.
Nel caso di specie, la società debitrice proponeva un soddisfacimento integrale dei creditori privilegiati ma attraverso la liquidità generata dalle dismissioni realizzabili in attivo in un arco temporale non superiore ai quattro anni.
Ad avviso del Tribunale, una domanda concordataria avente un simile contenuto non può essere omologata: il pagamento non immediato dei creditori privilegiati contrasterebbe con il dettato normativo dell'art. 160 l. fall. il quale ammette solamente una riduzione quantitativa del credito privilegiato, ma non prevede alcune eccezione dal punto di vista temporale.
Di contraria opinione sono invece i giudici della Corte di Cassazione. Ritenendo meritevole di accoglimento quanto affermato dalla parte ricorrente, i giudici spiegano che l'ammissibilità di un pagamento dilazionato nei confronti dei creditori privilegiati si ricava dall'intervento legislativo realizzato con il D.lgs. n. 169/2007 che ha modificato l'art. 160 l. fall. al fine di incentivare lo strumento concordatario, anche attraverso l'eliminazione delle “illogiche differenze” esistenti tra concordato preventivo e fallimentare.
Inoltre, si spiega nella sentenza, il favor per un pagamento dilazionato dei creditori privilegiati si trae anche da ulteriori norme della legge fallimentare: in particolare l'art. 182–ter disciplina espressamente la possibilità di proporre un “pagamento parziale o anche dilazionato” in riferimento ai crediti tributari; e in sede di concordato con continuità aziendale, l'art. 186-bis, comma 2, lett. c) ammette “una moratoria fino a un anno dall'omologazione per il pagamento dei creditori muniti di privilegio, pegno o ipoteca”.
Dichiarato, quindi, ammissibile il piano concordatario che dilazioni il soddisfacimento dei creditori privilegiati, i giudici di legittimità chiariscono che il voto di tali creditori deve essere riconosciuto secondo quanto si desume dall'art. 177, comma 3, l. fall.
Secondo tale norma, se viene ridotto il pagamento di un creditore privilegiato, quest'ultimo è ammesso al voto per la parte residua del credito che degrada al chirografo. Considerando equivalenti l'ipotesi di pagamento non integrale e quella di pagamento dilazionato in ragione della perdita economica conseguente al ritardo del soddisfacimento, deve, parimenti, ammettersi al voto il creditore che ha subito la dilazione . In tal caso spetta al giudice di merito determinare il quantum di tale perdita in relazione al computo del voto dei privilegiati, e tale valutazione sarà effettuata sulla base della relazione giurata di cui al secondo comma dell'art. 160 l. fall.