A pochi mesi di distanza dall'importante pronuncia n. 47502/2012 (in IlFallimentarista, con nota di Lanzi, Il ruolo dell'insolvenza e della declaratoria di fallimento nell'ambito dei reati di bancarotta prefallimentare. Sul tema si veda anche l'Esperto in video, sempre di Lanzi, dal titolo: La bancarotta societaria), la Cassazione penale torna a occuparsi dei rapporti tra il reato di bancarotta fraudolenta e il sottostante fallimento della società.
E lo fa ribaltando completamente l'orientamento espresso nella precedente occasione, riavvicinandosi così a numerosi precedenti: con la sentenza n. 41887, depositata il 10 ottobre scorso, infatti, i giudici di legittimità hanno affermato che l'incidenza della condotta distrattiva nella causazione del fallimento è irrilevante ai fini della configurabilità del reato di bancarotta fraudolenta, “il cui evento è costituito unicamente dalla lesione dell'interesse patrimoniale della massa creditoria”, e non anche “dal dissesto della società, estraneo alla struttura del reato”.
Il caso. L'amministratrice di una società, successivamente fallita, veniva condannata in primo grado per il reato di cui all'art. 216 l. fall., per aver compiuto atti di distrazione del patrimonio societario: aveva ceduto alcuni immobili di proprietà della s.r.l. a un'altra società, di cui era socia, ma il prezzo pattuito veniva versato solo parzialmente. La Corte d'Appello confermava la condanna e l'amministratrice proponeva ricorso per cassazione.
Il reato di bancarotta e l'irrilevanza della distrazione: la Cassazione torna sui suoi passi? La citata pronuncia del 2012 rischia di rimanere un unicum nel panorama giurisprudenziale: con la sentenza in commento, infatti, la Cassazione Penale sembra tornare sui suoi passi, riaffermando l'irrilevanza della condotta distrattiva, ai fini della configurabilità del reato di bancarotta fraudolenta, come già aveva fatto in precedenti sentenze (Cass. Pen. n. 232/2012, n. 16579/2010, n. 40172/2009, n. 34584/2008).
In particolare, ritenendo infondata una doglianza formulata dalla ricorrente, in tema di mancata motivazione sull'esiguità della somma non pervenuta dalla vendita, ai fini dell'incidenza della distrazione sulla causazione del fallimento, la Cassazione afferma che tale aspetto è irrilevante rispetto alla configurabilità del reato di bancarotta fraudolenta, il cui evento è costituito unicamente dalla lesione dell'interesse patrimoniale della massa dei creditori. Il dissesto della società rimane, invece, estraneo alla struttura del reato, in quanto “mero substrato economico dell'insolvenza”, così come, di conseguenza, estraneo al reato è il rapporto causale tra la condotta e tale dissesto.
Peraltro, precisa la Corte, quando il legislatore ha ritenuto tale elemento come rilevante per la ravvisabilità del reato, lo ha espressamente previsto, “con l'estensione della necessità del nesso causale tra il dissesto e la commissione di determinati reati societari”, come nel caso della bancarotta impropria ex art. 233, comma 2, l. fall. Poiché una simile disposizione non è stata estesa anche ad altri reati fallimentari, deve concludersi per l'irrilevanza di tale aspetto nella configurabilità della bancarotta fraudolenta.