La Cassazione torna sull’applicabilità ratione temporis dell’esdebitazione

La Redazione
10 Dicembre 2015

Con la sentenza n. 24869/2015, la Corte di Cassazione ribadisce un consolidato principio in tema di applicabilità dell'istituto dell'esdebitazione previsto dagli artt. 142 e 144 l. fall., come modificati dall'intervento legislativo del 2006, secondo il quale gli effetti dell'esdebitazione possono estendersi alle sole procedure aperte anteriormente alla data d'entrata in vigore del d.lgs. n. 5/2006 e ancora pendenti in quel momento, non potendo invece trovare applicazione con riferimento alle procedure chiuse in epoca antecedente.

Con la sentenza n. 24869/2015, la Corte di Cassazione ribadisce un consolidato principio in tema di applicabilità dell'istituto dell'esdebitazione previsto dagli artt. 142 e 144 l. fall., come modificati dall'intervento legislativo del 2006, secondo il quale gli effetti dell'esdebitazione possono estendersi alle sole procedure aperte anteriormente alla data d'entrata in vigore del d.lgs. n. 5/2006 e ancora pendenti in quel momento, non potendo invece trovare applicazione con riferimento alle procedure chiuse in epoca antecedente.

Il caso Il Tribunale di Udine rigettava la richiesta di esdebitazione formulata dal socio di una s.n.c. il cui fallimento era stato chiuso con decreto datato 9 settembre 2005, affermando l'impossibilità di applicare l'istituto alle procedure chiuse anteriormente alla data di entrata in vigore del d.lgs. n. 5/2006. La pronuncia veniva confermata dalla Corte d'appello di Trieste con provvedimento impugnato dinanzi alla Corte di Cassazione dall'interessato che lamenta la violazione di norme di diritto e in particolare del regime transitorio di applicazione dell'istituto previsto dagli artt. 142 e 144 l. fall., come modificati dall'intervento legislativo del 2006, invocando un'interpretazione costituzionalmente orientata delle norme richiamate.
Limiti all'applicazione dell'esdebitazione - La Corte di Cassazione considera infondate le doglianze presentate dal ricorrente, poiché, come afferma la costante giurisprudenza di legittimità, l'istituto dell'esdebitazione trova applicazione, secondo quanto previsto dalla disciplina transitoria, con riferimento alle procedure aperte anteriormente alla data di entrata in vigore del d.lgs. n. 5/2006 e ancora pendenti in quel momento, nonché a quelle chiuse nel periodo intermedio e dunque fino all'entrata in vigore del d.lgs. n. 169/2007, purché la domanda sia stata presentata entro un anno. Per quanto riguarda invece le procedure chiuse antecedentemente non residua alcuna possibilità di applicazione dell'esdebitazione, circostanza che comunque non giustifica alcun dubbio di costituzionalità della disciplina transitoria, come invece suggeriva il ricorrente, in quanto l'applicabilità ratione temporis dell'istituto corrisponde ad una scelta del legislatore, secondo un criterio temporale non arbitrario riconducibile alla diversificazione delle situazioni giuridiche determinata dal fluire del tempo.
La riabilitazione e la chiusura del fallimento - Con riferimento all'ulteriore motivo di ricorso con cui veniva lamentata l'impossibilità di accedere alla riabilitazione, la Corte di legittimità ricorda come, in virtù della sentenza n. 39/2008 della Corte Costituzionale con cui veniva dichiarata l'illegittimità degli artt. 50 e 142 l. fall., nel testo antecedente all'intervento legislativo del 2006 e dunque abrogati il registro dei falliti e l'istituto della riabilitazione, la chiusura del fallimento con decreto anteriore alla data di entrata in vigore del d.lgs. n. 5/2006 comporta non solo la cessazione degli effetti patrimoniali della dichiarazione di fallimento, ma anche il venir meno delle incapacità personali che ne sono derivate.
Per questi motivi, la Corte rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese del giudizio di legittimità.

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