Bancarotta: calcolo della prescrizione in caso di consecutio ed elemento soggettivo

La Redazione
17 Aprile 2014

Il caso - La Corte d'Appello di Torino conferma la condanna di primo grado emessa nei confronti di alcuni amministratori di società appartenenti al medesimo gruppo per diversi reati di bancarotta societaria. Tutti gli imputati ricorrono in Cassazione.

Il caso - La Corte d'Appello di Torino conferma la condanna di primo grado emessa nei confronti di alcuni amministratori di società appartenenti al medesimo gruppo per diversi reati di bancarotta societaria. Tutti gli imputati ricorrono in Cassazione.

La consecutio tra procedure non rileva sotto i profili penalistici - Tra i motivi posti a fondamento del ricorso i giudici di legittimità affrontano, in via preliminare, la questione relativa alla prescrizione.
I ricorrenti sostengono che il termine di prescrizione non inizia a decorrere dal momento in cui viene emessa sentenza dichiarativa di fallimento, come ritenuto dai giudici di primo e secondo grado, bensì dal momento precedente in cui viene ammessa la società al concordato preventivo. A sostegno di tale affermazione essi invocano la relazione di sostanziale assorbimento che intercorre tra l'istituto di concordato preventivo e il fallimento: una volta che si avvia la prima procedura tutto ciò che ne consegue non sarebbe altro che lo sviluppo di un percorso unitario.
Di diverso avviso è però la S. Corte. La prescrizione decorre dalla sentenza dichiarativa di fallimento e non dall'ammissione al concordato preventivo, attesa la diversità tra le due procedure, che non permette di configurare nella consecutio delle due vicende concorsuali la medesima connotazione e quella uniformità che consente l'assorbimento cronologico della seconda nella prima.
La sussistenza di un nesso funzionale di unitarietà tra le due procedure ha come presupposto comune l'insolvenza, situazione omogenea alla crisi ex art. 160 l. fall., ma ciò non fa venir meno la distinzione tra le due procedure, che permane nei provvedimenti genetici (trattandosi in un caso di decreto che necessita di omologa e nell'altro di sentenza) così come nella gestione dell'impresa (che permane in capo all'imprenditore in caso di concordato mentre viene meno in caso di fallimento).
Che il Legislatore abbia dato rilievo alla diversità dei due istituti sotto il profilo penalistico è dimostrato dalla configurazione di due distinte figure di reato aventi ognuna una propria autonomia strutturale e una differente fonte normativa: l'art. 236 l. fall. per quanto riguarda il concordato preventivo e gli artt. 216-233 l. fall, per quanto riguarda il fallimento.
Si osserva, infatti, che mentre per quanto riguarda la bancarotta l'azione penale può essere esercitata anche in un momento precedente alla dichiarazione di fallimento, ciò non è possibile in sede di concordato preventivo.
In conclusione: se per alcune situazioni è ammissibile rinvenire a ritroso la data saliente per alcuni effetti concorsuali, come ad esempio ai fini dell'azione revocatoria, invece per quei rapporti che coinvolgono complessivamente le masse passive come accade negli illeciti fallimentari di natura penale tale uniformità non può essere ammessa.
Bancarotta societaria impropria: basta l'aggravamento del dissesto - I ricorrenti negano, in secondo luogo, la sussistenza del reato di bancarotta in quanto gli amministratori non avrebbero determinato il dissesto societario, ma lo avrebbero solo aggravato.
Anche tale motivo viene rigettato. Come già più volte affermato dalla stessa Corte, perché venga in essere il reato di bancarotta è sufficiente che la condotta illecita abbia concorso anche solo ad aggravare il dissesto già in atto.
Bancarotta preferenziale: è sufficiente l'accettazione del rischio - Precisano infine i giudici di legittimità che, ai fini della punibilità per il reato di bancarotta preferenziale, è necessario il dolo specifico in relazione alla volontà di preferire un determinato creditore, ma è altresì richiesta l'accettazione del rischio di arrecare un danno agli altri creditori concorsuali. Qualora l'aver preferito un creditore non determini alcun pregiudizio nei confronti degli altri non sarà integrata la fattispecie.

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