Entra in vigore la nuova disciplina relativa all’udienza prefallimentare

La Redazione
10 Gennaio 2014

Dal 1° gennaio 2014 è entrato in vigore il nuovo comma 3 dell'art. 15 l. fall., come modificato dall'art. 17 del c.d. Decreto Sviluppo-bis (d.l. 18 ottobre 2012, n. 179, conv., con mod., in l. n. 221/2012).

Dal 1° gennaio 2014 è entrato in vigore il nuovo comma 3 dell'art. 15 l. fall., come modificato dall'art. 17 del c.d. Decreto Sviluppo-bis (d.l. 18 ottobre 2012, n. 179, conv., con mod., in l. n. 221/2012).

Le modifiche riguardano l'udienza prefallimentare e, in particolare, la disciplina relativa alla fissazione dell'udienza preliminare e della notificazione del ricorso e del relativo provvedimento all'impresa debitrice.
Le nuove regole in materia sono state introdotte con l'obiettivo di evitare un pregiudizio ai creditori a causa di un'eccessiva dilatazione dei tempi per ottenere la sentenza dichiarativa di fallimento.
Infatti, mentre era prima richiesto soltanto che tra la data in cui veniva notificato il decreto di convocazione al debitore e quella in cui veniva fissata l'udienza dovessero trascorrere almeno 15 giorni; ora il nuovo terzo comma richiede altresì che l'udienza sia fissata in modo da cadere non oltre 45 giorni dal deposito del ricorso. La notifica, poi, non avviene più a cura della parte, ma è – almeno di norma - di competenza della cancelleria.
Secondo la nuova disciplina il ricorso, unitamente al decreto, deve essere notificato dalla Cancelleria all'indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) del debitore, come indicato nel Registro delle imprese ovvero nell'Indice nazionale degli indirizzi PEC di imprese e professionisti; l'esito della notifica viene quindi comunicato automaticamente al ricorrente dal sistema informatico che gestisce i registri di cancelleria.
Qualora la notifica a mezzo PEC non sia stata possibile (ad esempio perché non risulti iscritto alcun indirizzo PEC) o per qualunque motivo abbia avuto esito negativo (ad esempio perchè l'indirizzo non risulti funzionante), alla notifica del ricorso dovrà provvedere il ricorrente ma “esclusivamente di persona” secondo le modalità stabilite dall'art. 107 d.P.R. 15 dicembre 1959, n. 1229, mediante accesso diretto dell'ufficiale giudiziario alla sede dell'impresa indicata nel Registro delle imprese .
Il Legislatore ha voluto, attraverso questa disposizione, eliminare una delle più frequenti cause di rinvio dell'udienza conseguente ai tempi necessari per la restituzione dell'avviso postale di notifica.
Se nemmeno tale seconda modalità consentisse la notificazione del ricorso, questa dovrà eseguirsi mediante il deposito dell'atto nella casa comunale della sede sociale e si perfezionerà nel momento del deposito stesso, non essendo in tal modo necessarie ulteriori comunicazioni ovvero il decorrere dei successivi venti giorni come risulta invece richiesto dall'art. 143 c.p.c.
L'introduzione di una norma di questo tipo si è resa necessaria a causa del fenomeno, ormai frequentissimo, dell'irreperibilità del resistente presso la sede indicata nel Registro delle imprese, connessa, molte volte, in caso di resistente avente forma societaria, anche all'irreperibilità del legale rappresentante della società. Una simile situazione comportava infatti un'eccessiva dilatazione dei tempi necessari per la pronuncia della sentenza dichiarativa di fallimento e quindi per ciò stesso un grave danno per i creditori, considerato che con il dimezzamento dei termini del periodo sospetto ai fini dell'esercizio della revocatoria fallimentare seguito alla riforma del 2006 tale azione risultava sostanzialmente improponibile una volta intervenuto il fallimento.

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