Compenso minimo al curatore se il fallimento dura troppo e l’attivo inventariato rimane invenduto

La Redazione
12 Giugno 2013

La lunga durata della procedura fallimentare e la mancata realizzazione di gran parte dell'attivo inventariato giustificano la liquidazione al minimo del compenso per il curatore. È il principio espresso dalla Corte di Cassazione, nell'ordinanza n. 14686, dell'11 giugno.

La lunga durata della procedura fallimentare e la mancata realizzazione di gran parte dell'attivo inventariato giustificano la liquidazione al minimo del compenso per il curatore. È il principio espresso dalla Corte di Cassazione, nell'ordinanza n. 14686, dell'11 giugno.

La vicenda. Un avvocato ricorre per cassazione contro il decreto con cui il Tribunale di Crotone, nell'ambito di una procedura fallimentare, gli ha liquidato i compensi per l'attività professionale prestata, dapprima come commissario giudiziale del concordato preventivo di una società, in seguito come curatore del fallimento. Contesta, in particolare, la (presunta) liquidazione unitaria dei compensi per le due attività e l'applicazione dei minimi da parte del Tribunale.
Concordato e poi fallimento? I compensi del professionista si cumulano. La Cassazione rigetta il ricorso rilevando, in primo luogo, che il Tribunale ha liquidato in modo separato i due compensi, anche se li ha poi sommati per determinare l'importo spettante all'avvocato, facendo dunque corretta applicazione del principio per cui, quando al concordato preventivo faccia seguito il fallimento, i compensi spettanti al professionista per le due attività non si sovrappongono ma si cumulano.
Compenso minimo per il curatore se il fallimento è lungo e infruttuoso. La Cassazione conferma il provvedimento impugnato anche nella parte in cui ha applicato i minimi per la liquidazione del compenso spettante al curatore. Il Tribunale, infatti, ha chiarito che i compensi minimi appaiono giustificati “sia in ragione della mancata realizzazione della maggior parte dell'attivo inventariato, sia per la lunga durata della procedura”.
Non basta la stima, conta l'attivo effettivamente realizzato. Nell'attivo realizzato dal curatore, precisa infine la Cassazione, non possono essere compresi il mero valore di stima di un immobile, rimasto poi invenduto, o somme maggiori di quelle effettivamente ricavate dalla vendita dei mobili e ripartite tra i creditori.

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