Concordato preventivo post “Decreto Sviluppo”: dal Tribunale di Milano nuove prassi da adottare

La Redazione
13 Dicembre 2012

Il Tribunale di Milano torna a occuparsi delle norme di carattere concorsuale contenute nel Decreto Sviluppo (l. n. 134/2012), con particolare riferimento a quelle relative al concordato preventivo, fornendo ulteriori precisazioni rispetto al protocollo deliberato nel precedente plenum del 20 settembre.

Tribunale di Milano - Sez. II - Verbale del Plenum 18.10.2012

Il Tribunale di Milano torna a occuparsi delle norme di carattere concorsuale contenute nel Decreto Sviluppo (l. n. 134/2012), con particolare riferimento a quelle relative al concordato preventivo, fornendo ulteriori precisazioni rispetto al protocollo deliberato nel precedente plenum del 20 settembre.
Evitare un uso abusivo e strumentale del pre-concordato. In questi primi mesi di vita della nuova disciplina, infatti, si è registrato un consistente aumento di ricorsi per concordato in bianco (o con riserva, o pre-concordato). Da qui la preoccupazione di evitare l'abuso di uno strumento che offre notevoli benefici e protezioni all'imprenditore.
Il Tribunale di Milano, quindi, è intervenuto analizzando i nuovi aspetti problematici, emersi in questi mesi, e dettando una prassi da adottare.
In primo luogo, è necessario valutare con attenzione che sussistano i presupposti oggettivi e soggettivi di accesso alla procedura, in particolare la sussistenza dello stato di crisi/insolvenza. Onde evitare un uso strumentale dell'automatic stay da parte di soggetti che, pur non versando in uno stato di crisi, vogliano semplicemente non pagare provvisoriamente i creditori, occorre valutare attentamente i bilanci, specie quello dell'ultimo anno. Se esso non è ancora stato approvato, le società devono comunque depositare una situazione economico/patrimoniale aggiornata.
Il concordato in continuità e le speciali autorizzazioni. I pagamenti di crediti anteriori vanno autorizzati solo in presenza delle condizioni richieste dalla legge (essenzialità delle prestazioni, miglior soddisfazione dei creditori) e solo dopo che è stato depositato un piano definitivo, perché è solo dal piano che si può desumere se il concordato è in continuità ai sensi dell'art. 186-bis l.fall., unica fattispecie per cui è prevista tale eccezionale possibilità di pagamento in deroga alla par condicio.
I contratti pendenti. L'art. 169-bis l. fall. concede al debitore la facoltà di richiedere al giudice l'autorizzazione a sciogliersi dai contratti pendenti. Sul punto, il Tribunale di Milano afferma che, in base al tenore letterale della norma, tale possibilità potrebbe considerarsi estesa anche al pre-concordato. Tuttavia, precisa il plenum milanese, in concreto non sarà possibile ottenere lo scioglimento dai contratti pendenti in una fase anteriore alla presentazione di proposta e piano definitivi, perché è solo grazie a questi ultimi che i giudici possono valutare la strategia imprenditoriale complessiva e, quindi, decidere se concedere o meno l'autorizzazione. In questa fase pre-concordataria sembra più ragionevole richiedere l'autorizzazione alla sospensione, anziché lo scioglimento.
I finanziamenti interinali. La mancanza di un piano definitivo costituisce un ostacolo, per quanto solo parziale e relativo (non assoluto), all'autorizzazione a contrarre finanziamenti interinali ex art. 182-quinquies l. fall.
Il Tribunale di Milano invita, in proposito, ad assumere sempre un atteggiamento estremamente prudenziale, valutando gli effetti dei finanziamenti sulla base dell'attestazione speciale chiesta all'attestatore e delle altre situazioni contabili rilevanti ed assumendo anche, ove necessario, sommarie informazioni.

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