Nel concordato preventivo il debito IVA deve essere sempre pagato per intero, a prescindere dalla presenza o meno di una transazione fiscale ex art. 182-ter l. fall., perché la norma che lo stabilisce va considerata inderogabile e di ordine pubblico economico internazionale. E' questo il principio che anche la Cassazione penale riafferma con la sentenza n. 44283, depositata il 31 ottobre scorso.
La fattispecie. Un amministratore di una s.p.a. viene indagato per il reato di omesso versamento dell'IVA, ai sensi dell'art. 10-ter d. lgs. n. 74/2000, e il suo patrimonio sottoposto a sequestro preventivo per equivalente; il Tribunale, però, annulla il sequestro e il Collegio del riesame mette addirittura in discussione la sussistenza del reato contestato: la società, infatti, era stata ammessa, in precedenza, al concordato preventivo, per cui il pagamento dell'IVA avrebbe violato la par condicio creditorum.
Concordato: il debito Iva va pagato integralmente. Su ricorso del P.M., la Cassazione ha l'occasione di tornare sul tema non solo della dilazione, ma anche della falcidiabilità del credito erariale, per IVA e ritenute, nel concordato preventivo. E lo fa ribadendo quello che ormai può dirsi un indirizzo consolidato, almeno nella giurisprudenza di legittimità: nel concordato preventivo il debito IVA va sempre pagato per intero, a prescindere dalla presenza di una transazione fiscale. A imporlo è una norma inderogabile e di ordine pubblico economico internazionale, e a tal proposito richiama la Direttiva del Consiglio 2006/112/CE del 28.11.2006 e la sentenza CGUe del 29 marzo 2012.
Pagamento dilazionato del debito erariale solo in presenza di una transazione fiscale. Sul fronte interno, in più occasioni (i precedenti sono le famose sentenze del 2011, n. 22931 e 22932, e la n. 7667/2012) la Cassazione ha affermato che “in tema di omologazione del concordato preventivo con transazione fiscale […] sussiste l'intangibilità del predetto debito d'imposta”, e che tale principio può ormai considerarsi diritto vivente. L'unica possibilità di pagamento dilazionato è, appunto, quella riconosciuta dall'art. 182-ter l. fall., in presenza cioè di una transazione fiscale.
Per supportare questa tesi, la Cassazione richiama anche la disciplina del sovraindebitamento, così come modificata dal c.d. Decreto Sviluppo-bis: il nuovo art. 7 stabilisce, infatti, che “con riguardo ai tributi costituenti risorse proprie dell'Unione europea, all'imposta sul valore aggiunto ed alle ritenute operate e non versate, il piano può prevedere esclusivamente la dilazione del pagamento”.
Insomma, né dall'art. 160 né dall'art. 182-ter può essere desunta “una volontà legislativa che ponga in dubbio il principio della indisponibilità della pretesa tributaria” per l'IVA, consentendone il pagamento dilazionato al di fuori degli accordi di transazione fiscale.
Il concordato non esclude la configurabilità del reato di omesso versamento IVA. A chiusura della vicenda, la Cassazione statuisce che il concordato preventivo non esclude la configurabilità del reato tributario di cui all'art. 10-ter cit., reato omissivo istantaneo che si perfeziona alla scadenza del termine entro cui dev'essere effettuato il pagamento, a nulla rilevando che il soggetto tenuto all'adempimento del debito tributario sia stato in precedenza sottoposto a procedura di concordato preventivo, se tale procedura non ha autorizzato una dilazione di pagamento.
Ma la falcidiabilità dell'IVA rimane discussa: la giurisprudenza di merito è divisa. Sul tema della falcidiabilità del debito IVA nel concordato preventivo, tuttavia, la giurisprudenza di merito rimane divisa. Se alcuni fori hanno aderito – almeno in parte - ai principi espressi dalla Cassazione (ex multis: Trib. Milano 22.11.2012, Trib. Ivrea 15.5.2013, Trib. Monza, 2.10.2013), si registrano anche posizioni divergenti. Il Tribunale di Como, ad esempio, ha ritenuto ammissibile “la falcidia del credito dell'Erario, al pari di tutti gli altri crediti muniti di privilegio generale, con l'unico limite sancito dall'art. 160, comma 2, l. fall., ivi compreso quello del rispetto dell'ordine delle cause legittime di prelazione” (Trib. Como, 29.1.2013, in questo portale con nota di Stasi, Falcidiabilità dell'Iva e delle ritenute nell'ambito del concordato preventivo). Nello stesso senso, più di recente si sono espressi anche: Trib. Cosenza, 29.5.2013, il quale ritiene che l'obbligo di integrale pagamento di IVA e ritenute sia norma eccezionale, da confinare nell'ambito della sua espressa previsione e, dunque, solo in caso di concordato con transazione fiscale, e anche Trib. Busto Arsizio, 7.10.13.