Il privilegio generale sui beni mobili, relativo a crediti dello Stato per imposte, pene pecuniarie e soprattasse dovute, deve essere riconosciuto, con riferimento all'IRAP, anche per il periodo antecedente all'intervenuta modifica, nel 2007, dell'art. 2752 c.c.
Il privilegio sui beni mobili, inoltre, si estende, ai sensi dell'art. 2749 c.c., richiamato dall'art. 54 l. fall., anche al credito per interessi IVA, ma solo nei limiti di quelli dovuti per l'anno in corso alla data di apertura del fallimento e per l'anno anteriore. Sono i principi espressi dalla Corte di Cassazione, rispettivamente nell'ordinanza n. 15982 del 20 settembre e nella sentenza n. 16084 del 21 settembre.
I casi. In due distinte vicende Equitalia ha proposto ricorso per cassazione avverso i decreti con i quali il Tribunale di Verbania e quello di Terni avevano respinto l'opposizione allo stato passivo. Nel primo caso l'ente di riscossione lamentava l'esclusione del privilegio relativamente ad un credito vantato a titolo di IRAP; nel secondo caso il fatto che fossero stati riconosciuti gli interessi dovuti sui crediti IVA nei limiti dell'art. 2749 c.c. e al tasso legale mentre ne aveva chiesto l'ammissione in base all'art 2752, comma 3, c.c., il quale, nell'accordare il privilegio generale al credito dello Stato per IVA, non pone limitazioni di carattere temporale o quantitativo, in tal modo dettando, in asserto, una disciplina speciale prevalente su quella generale di cui all‘art. 2749 c.c. .
IRAP: c'è il privilegio anche prima della riforma. Il Tribunale di Verbania ha ritenuto che, prima della modifica apportata nel 2007 all'art. 2752, comma 1, c.c., il credito Irap non fosse assistito dal privilegio generale mobiliare. Di tutt'altro avviso la Cassazione, che conferma il suo più recente orientamento (v. infatti anche Cass. n. 4861/2010): la natura privilegiata dell'importo, infatti, era desumibile, già prima dell'intervento del legislatore del 2007, da un'interpretazione logico-sistematica della norma e, pertanto, il credito vantato da Equitalia doveva essere ammesso con il privilegio richiesto.
IVA: gli interessi sono un accessorio naturale e necessario del credito. Nella seconda vicenda le norme di riferimento considerate dalla S. Corte sono l'art. 2749 c.c., che estende anche agli interessi il privilegio generale mobiliare riconosciuto al credito ex art. 2752 c.c., e l'art. 54 l. fall. che, a seguito della riforma fallimentare del 2006, nel disciplinare il diritto dei creditori privilegiati nella ripartizione dell'attivo richiama, appunto, l'art. 2749 c.c. Gli interessi, infatti, partecipano della stessa natura dell'imposta, costituendo il relativo credito un accessorio naturale e necessario di quello riguardante il tributo.
Privilegio solo per l'anno in corso e per quello antecedente l'apertura della procedura concorsuale. La natura accessoria degli interessi rispetto al tributo, tuttavia, non produce ex se un'estensione, senza limiti di carattere temporale o quantitativo, del privilegio sull'intero importo dovuto: proprio il richiamo all'art. 2749 c.c., operato dall'art. 54 l. fall., infatti, consente di ritenere che il privilegio si estenda anche al credito per interessi, ma solo nei limiti di quelli dovuti per l'anno in corso alla data di apertura della procedura concorsuale e per l'anno anteriore, nonché - in forza dell'art. 55 l.fall. - di quelli maturati successivamente in misura legale e, secondo l'attuale disciplina, solo fno al primo riparto che sia anche solo parzialmente satisfattivo. Una diversa disciplina non è stata ritenuta desumibile dall'art. 2752 c.c.., che, in realtà, non contiene alcun riferimento al credito per interessi.
Inoltre, per la S. Corte, ai fini della individuazione del tasso d'interesse non sarebbe applicabile l'art. 30 del d.P R. n. 602/1973, il quale prevede un tasso d'interesse diverso da quello previsto in via generale dall'art. 1284 c.c., poiché - come già affermato in altri precedenti - la misura legale alla quale rinvia l'art. 2749, comma 2, deve intendersi riferita, al pari di quella prevista dagli artt. 2788 e 2855 c.c. per i crediti pignoratizi ed ipotecari, non già al saggio d'interesse stabilito dalla legge che disciplina il singolo credito, ma a quello previsto in via generale dall'art. 1284 c.c.