Se per un credito di una banca, insinuata nel fallimento, viene fornito come documento probatorio un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo, è necessario per l'ammissione che si fornisca anche, per quello stesso credito, il contratto da cui è originato il credito e l'eventuale atto di risoluzione e messa in mora?
Per quanto riguarda le insinuazioni al passivo fallimentare fondate su decreto ingiuntivo (impregiudicato il diritto del curatore di valutare, giusta il disposto dell'art. 95 l. fall., le domande di insinuazione al passivo al fine di valutare l'ammissibilità delle stesse domande fondate su decreto ingiuntivo), occorre subito distinguere tra: (i) insinuazioni al passivo fondate su decreti ingiuntivi definitivi, ai sensi dell'art. 647 c.p.c. e (ii) insinuazioni al passivo fondate su decreti ingiuntivi avverso i quali, al momento dell'insinuazione, pende il termine per la proposizione di opposizione da parte del fallito.
Ebbene si ritiene che il decreto ingiuntivo costituisca piena prova del credito fatto valere in via monitoria solo quando sia divenuto definitivo ai sensi dell'art. 647 c.p.c. (e in quanto tale sia dotato di esecutorietà) prima della dichiarazione di fallimento: ipotesi da cui occorre distinguere l'esecutività provvisoria, concessa a norma dell'articolo 642, primo e secondo comma, c.p.c.
Si ritiene perciò che solo il decreto ingiuntivo definitivo ai sensi dell'art. 647 c.p.c. costituisca piena prova del credito e, quindi, possa considerarsi documentazione sufficiente per l'insinuazione al passivo: nel qual caso la domanda di insinuazione al passivo potrà avere ad oggetto sia la somma ingiunta sia le spese legali liquidate dal giudice (Cass., 13 marzo 2009 n. 6198; in senso conforme: Cass., 27 ottobre 2014, n. 1650).
Sempre secondo il costante orientamento della Suprema Corte, il decreto ingiuntivo privo di esecutorietà, ai sensi dell'art. 647 c.p.c., non è opponibile al fallimento in quanto non passato in giudicato né dal punto di vista formale né, tantomeno, dal punto di vista sostanziale, né può più acquisire efficacia di cosa giudicata (formale o sostanziale) poiché, intervenuta la dichiarazione di fallimento, “ogni credito, secondo quanto prescrive l'art. 52 l. fall., deve essere accertato nel concorso dei creditori, secondo le regole stabilite dalla l. fall., art. 92 e ss., in sede di accertamento del passivo” (cfr, ex multis, Cass. 31 gennaio 2014, n. 2112).
Tutto quanto sopra esposto depone per ritenere che, in caso di insinuazione al passivo fondata su decreto ingiuntivo non definitivo, occorrerà depositare, oltre alla copia del decreto ingiuntivo stesso, quantomeno tutta la documentazione su cui detto decreto si fonda e, quindi, anche i documenti posti a fondamento del richiesto provvedimento monitorio; nel qual caso rilevano il contratto da cui è originato il credito, l'eventuale atto di risoluzione/recesso e messa in mora, nonché, in caso di conto corrente, gli estratti conto (non essendo sufficiente il solo salda-conto finale). La predetta documentazione dovrà, pertanto, essere prodotta affinché il curatore possa accertare l'effettiva sussistenza del diritto di credito oggetto di insinuazione.