Concordato con cessione di beni e atto di vendita in presenza di ipoteche e iscrizioni
10 Dicembre 2015
Nel decreto di omologa di un concordato preventivo con cessione dei beni, la vendita dei beni immobili è autorizzata anche a trattativa privata o con procedure competitive. In virtù del disposto dell'art. 8 d.lgs. n. 122/2005, il notaio rogante non può procedere alla stipula dell'atto di compravendita anteriormente alla cancellazione dei pesi che gravano sullo stesso. L'art. 8 del d.lgs. n. 122/2005 è altresì applicabile ad un concordato con cessione di beni?
L'art. 8 d.lgs. n. 122/2005 recita: “ll notaio non può procedere alla stipula dell'atto di compravendita se, anteriormente o contestualmente alla stipula, non si sia proceduto alla suddivisione del finanziamento in quote o al perfezionamento di un titolo per la cancellazione o frazionamento dell'ipoteca a garanzia o del pignoramento gravante sull'immobile”. La predetta norma non risulta applicabile al regime del concordato preventivo con cessione di beni. Infatti, già l'art. 182, comma 5, l. fall., come modificato dal d.lgs. n. 169/2007, prevedeva, per il caso di concordato con cessione dei beni, l'applicabilità, per quanto compatibili, delle norme dettate per la vendita dei beni nel fallimento e, in particolare, degli artt. da 105 a 108-ter l. fall.
RIFERIMENTI NORMATIVI – La soluzione del quesito in oggetto involge l'esame logico-sistematico delle seguenti norme: art. 8, d.lgs. n. 122/2005 (obbligo di cancellazione o frazionamento dell'ipoteca antecedente alla compravendita da parte del notaio rogante); art. 108, comma 2, l. fall. (potere del giudice delegato di ordinare la cancellazione dell'ipoteca ed altri vincoli gravanti sui beni venduti); art. 182, comma 5, l. fall. (norme in tema di fallimento applicabili alle cessioni nel concordato preventivo).
LE MOTIVAZIONI DELLA GIURISPRUDENZA – Già nel 2012, il Tribunale di Milano (decreto n. 5401 del 10 maggio 2012, in IlFallimentarista, con nota di Ivone-Macario, Concordato preventivo della fondazione esercente attività d'impresa e poteri del Tribunale nella disciplina della liquidazione), in sede di omologa di un concordato preventivo con cessione di beni, aveva veicolato una soluzione analoga a quella che risulterebbe dall'applicazione dell'art. 182, comma 5, l. fall., di attuale formulazione, come prima interpretato. I giudici, infatti, sostenendo che “(…) il Tribunale prima, con il decreto di omologa, o il Giudice Delegato poi, in fase esecutiva, possano ordinare (…) anche la cancellazione delle ipoteche (…) in caso di concordato preventivo, indipendentemente dalla procedura di vendita o cessione prescelta, e quindi anche nelle varie ipotesi di adozione della forma negoziale (…)”, aveva ordinato la cancellazione delle iscrizioni sui beni oggetto di cessione “salva la cautela costituita dalla precisazione che la successiva concreta attuazione di tale ordine di cancellazione da parte del notaio designato è subordinata alla constatazione dell'effettivo pagamento del prezzo di cessione dovuto (…)”. Quest'ultimo, infatti, a contrario del Giudice Delegato che, intervenendo nella fase esecutiva del concordato, ha il potere-dovere di subordinare l'ordine di cancellazione all'effettiva riscossione del prezzo della vendita del bene, evidentemente a salvaguardia del creditore ipotecario, opera in una fase della procedura in cui la cessione, e conseguentemente la riscossione del relativo prezzo, non sono stati ancora realizzati. Subordinare la cancellazione dell'iscrizione alla condizione (risolutiva) dell'effettivo pagamento del prezzo di cessione dovuto costituisce, senza alcun dubbio, un'opportuna cautela da parte del Tribunale, a tutela del creditore garantito da vincolo sul bene. |